mercoledì 4 marzo 2009

una gaffe "alla memoria"


Ho letto, con qualche giorno di ritardo, questo commento di Antonio Corbo, che giustamente evidenzia l'ennesima gaffe dell'Amministrazione comunale di Napoli. Ecco il bel pezzetto. (d.d.p.)
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Gino Palumbo dimenticato.
Una gaffe aiuta a capire questa città.
Di Antonio Corbo
(blog "Il graffio", sul sito de La Repubblica - Napoli)
Questa cronaca è un fiume in piena. Scorre portando via tutto. Anche piccoli sassi, i detriti di giorni sempre concitati. Una velocità che non fa mai riflettere.
Penso all'assessore Alfredo Ponticelli, delega allo sport, Comune di Napoli. Un gentiluomo. Non sembrerò fazioso quindi raccontando la sua ultima proposta. Ha chiesto al sindaco di dedicare la sala stampa del San Paolo al giornalista Candido Cannavò, direttore della Gazzetta dello Sport per molti anni, siciliano di Catania, ormai milanese. Il sindaco Iervolino accoglie la proposta. Il suo animo gentile le fa dire subito e troppo spesso sì.
Cannavò è un collega autorevole che ricordo con infinito rispetto. La mia prima reazione: bella idea, ecco un assessore di pronta sensibilità. La mia seconda reazione devo però confidarla: è giusto ricordare Cannavò, certo, ma non c'è qualche altra grande figura di napoletano da ricordare a Napoli? Penso subito a Gino Palumbo, il caposcuola in Italia dei giornalisti sportivi moderni. Direttore della Gazzetta, vicedirettore del Corriere della Sera, il quotidiano che avrebbe anche diretto se non fosse stato falciato da un tumore. Rifiutò l'incarico con la sua leggendaria onestà da un ospedale di Parigi, dove aveva appena saputo che la sua vita era segnata. Accanto a lui si è formato anche Candido Cannavò. Prima di andare a Milano, Palumbo aveva insegnato questo mestiere ad almeno due generazioni di giornalisti napoletani. Scrivo i nomi di quelli che se ne sono già andati: Enrico e Cesare Marcucci, Antonio Scotti, Riccardo Cassero, Lello Barbuto, Elio Tramontano, Ciccio Assini, Agostino Panico, Guido Prestisimone, Mario Vitelli.
Bell'idea quella dell'assessore allo sport del Comune di Napoli, splendide la figura e la carriera di Cannavò, mi sono detto: ma possibile che Ponticelli non abbia pensato in questi anni anche ad un napoletano? Ne parlo con Toni Iavarone, presidente dell'Unione Stampa Sportiva (Ussi) di Napoli. Collega attento. Di buona memoria e tempra. "Come", si soprende anche lui, "il Comune non sa che la sala stampa del San Paolo è già dedicata alla memoria di Gino Palumbo?".
Ascolto. Mi rallegro e mi deprimo. Continua Iavarone, infatti: "Il Comune dovrebbe saperlo, ma ha dimenticato anche di rimettere a posto la targa, è caduta. Nonostante le nostre lettere".
Strana città, Napoli. Basta un soffio di libeccio per far crollare una lapide di marmo. Strano Comune, poi. Nella capitale dell'emergenza, insegue l'ultima emozione. Improvvisa giorno per giorno. Niente che non sia labile. Niente che sia normale, come rimettere a posto una lapide staccata dal maltempo. Napoli dimentica tutto. La normalità. I suoi uomini migliori. Forse ha già dimenticato se stessa.

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