giovedì 26 marzo 2009

il ritorno di ronaldo


Bella intervista a Ronaldo, sulla Gazzetta dello Sport di ieri: l'ha realizzata Paolo Condò, che in questi giorni è in Sudamerica per una serie di articoli, come sempre molto interessanti e piacevoli da leggere. Ecco l'intervista. (d.d.p.)
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Ronie: "30 gol per Dunga. Ma basta con l'Europa"
Di Paolo Condò (La Gazzetta dello Sport - 25 marzo 2009)
SAN PAOLO (Brasile), 25 marzo 2009 - La security del Corinthians circonda Ronaldo come se fosse un capo di Stato. Fuori dallo stadio Pacaembu infuria la battaglia tra polizia e tifosi. Il clima è di altissima tensione e le guardie del corpo non sono per nulla benevole, ma qualche domanda al Fenomeno si riesce a fare.
Ronaldo, è soddisfatto di come sta procedendo il rientro?
“Sì. Dopo aver segnato due reti, contro il Santos non ce l’ho fatta, ma abbiamo vinto lo stesso. Credo che i tifosi si stessero facendo un’idea sbagliata: non posso segnare in ogni partita, ora lo sanno”.
Lei dice di essere all’80 per cento, ma per tornare il vero Ronaldo francamente le manca più del 20...
“Nel periodo di inattività ero ingrassato di 11 chili. Ne ho smaltiti 8, ma gli ultimi tre mi stanno facendo penare. Buttandoli giù, ritroverei l’esplosività che mi manca”.
Lei ha un anno di contratto con il Corinthians più un’opzione per il 2010. Quali traguardi si è posto?
“Bastano 30 gol? Ecco, se riuscissi a segnare 30 gol penso che il Corinthians vincerebbe qualcosa. La cosa più importante comunque sarà l’accesso alla coppa Libertadores, la Champions del Sudamerica”.
Per giocarla dovrebbe restare qui nel 2010. Se il recupero procedesse nel migliore dei modi, non pensa di tornare in Europa?
“No. Credo che quella fase della mia carriera e della mia vita si sia conclusa. É stata una grande avventura, ma la logica e il cuore dicono che è finita. Chiuderò la carriera in Brasile, la cosa più naturale è che accada nel Corinthians. Mi ci sto trovando davvero bene”.
Ma ha ricevuto qualche telefonata da club europei?
“Nulla di serio”.
Si dice che soltanto lei potesse trovare la forza per tornare un’altra volta dopo un infortunio grave.
“Lo so, ed è un bel complimento. Ma se avessi potuto scegliere avrei preferito una carriera meno accidentata, e pazienza se la fama di giocatore con le palle fosse toccata a un altro”.
Come spiega la scelta di tornare in Brasile, e di restarci.
“Qui il calcio è diverso. In Europa ci sono 20 giocatori in 30 metri di campo, qui in 50, si respira di più: in questo tipo di calcio posso recuperare la condizione con calma, in Europa avrei subito due avversari alle caviglie e la gente direbbe "non tornerà lui". Piano. Vediamo come va la stagione”.
Lo stesso concetto vale per il ritorno nella Seleçao?
“Naturalmente. Non avrebbe senso dire adesso "voglio la maglia numero 9", prima devo fare i 30 gol di cui si diceva e poi ne discuteremo con Dunga. Giocare il Mondiale è sempre stata la mia gioia massima”.
Qual è l’aspetto più piacevole di questo ennesimo ritorno?
“La sensazione di stare bene fisicamente. Le ultime stagioni erano state un po’ così sia al Real che al Milan, avevo sempre qualcosa, uno stiramento, una tendinite, insomma il corpo mandava segnali. Adesso, invece, non ho l’ombra di un dolorino”.
Ce n’è anche uno spiacevole?
“Sono state fatte troppe chiacchiere, come sempre: "Ronaldo non tornerà più", "quello con il Corinthians è solo marketing", e così via. Ho risposto sul campo, anche qui come sempre. Ciò che molti stentano a capire è che la mia felicità si trova sul campo. Dove io mi diverto”.
Anche ad allenarsi? Questa sarebbe nuova...
“Giocare è meglio di allenarsi, ovvio, e dopo anni vissuti al ritmo di una partita ogni 3 giorni confesso che una settimana come quella passata, con 7 giorni tra una gara e l’altra, è stata una fatica. In questi mesi, però, ho trovato nuovi stimoli”.
Fuori dal campo come va, invece?
“Bene. San Paolo è una megalopoli e in macchina mi ci perdo ogni giorno, ma il navigatore risolve il problema. Sono qui con la mia compagna, Bia, e Maria Sofia che ha 3 mesi. Vivo tranquillo, ogni tanto esco la sera, non capisco perché se ne parli così tanto, sembra quasi che il Brasile sia diventato un Paese di santi... La vita è una sola, perché passarla a polemizzare?”.

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