mercoledì 28 settembre 2011

la sicurezza europea del napoli sorprende anche il villarreal

Di Diego Del Pozzo

Continua alla grande la campagna europea del Napoli 2011-2012, che nasconde ottimamente la scarsa abitudine al massimo palcoscenico continentale, assente dal San Paolo da ben ventuno anni, dietro una condizione atletica straripante e una enorme voglia di stupire. Così, dopo il bellissimo pareggio esterno col Manchester City, fa le spese della sfrontatezza azzurra anche il Villarreal, che esce sconfitto da Fuorigrotta con un 2-0 che non ammette repliche e, anzi, va persino stretto agli uomini di Walter Mazzarri.
Ritmi elevatissimi, pressing feroce a centrocampo, movimento perpetuo di tutti e undici gli uomini in campo (a partire dalle tre stelle dell'attacco partenopeo, generosissime come l'ultimo dei gregari): sono questi gli ingredienti della chiara vittoria del Napoli, capace di schiacciare costantemente gli spagnoli - ben più esperti a livello di Champions League - nella propria metà campo, fino all'inevitabile uno-due scaturito in pochi minuti da due giocate di Lavezzi, che prima ha servito Hamsik, lesto a battere a rete da solo in area; poi s'è procurato il rigore trasformato da Cavani.
Certo, questo Villarreal sembra soltanto un lontano parente della squadra che, appena un anno fa, aveva eliminato gli azzurri dall'Europa League. Ma, in ogni caso, la sicurezza che il Napoli continua a mostrare sul palcoscenico della Champions League impressiona e fa ben sperare per il futuro, nonostante il difficilissimo girone nel quale si trovano gli azzurri.

lunedì 26 settembre 2011

il napoli fa 0-0 in casa con la fiorentina di un grande cerci

Di Diego Del Pozzo

Sabato sera, il Napoli ha confermato la sua idiosincrasia nei confronti delle squadre che vengono al San Paolo per difendersi con undici elementi dietro la linea della palla, pareggiando 0-0 contro una peraltro ottima Fiorentina (nella foto, un duello tra Gargano e Jovetic). Rispetto ad altri match casalinghi "sfortunati" degli azzurri, però, stavolta gli avversari hanno anche punto con pericolosità, sfiorando il gol in diverse occasioni, grazie soprattutto a un Alessio Cerci straripante sulla fascia destra dell'attacco viola.
Certo, se l'arbitro avesse concesso i due rigori netti
che c'erano a favore del Napoli, la squadra di Mihailovic sarebbe poi stata costretta ad aprirsi per inseguire il gol del pari e, dunque, a concedere maggiori spazi ai velocisti azzurri, con conseguenze potenzialmente letali. Comunque, anche questo pari tra le mura amiche rappresenta un piccolo tributo da pagare sull'altare della Champions League, che da qui almeno fino a dicembre assorbirà soprattutto energie nervose da atleti, come quelli del Napoli, poco abituati a un palcoscenico tanto prestigioso e usurante.

Ps: Ha fatto benissimo Mazzarri a confermare Fideleff nell'undici titolare, in modo da fargli superare subito la delusione di Verona. Però, purtroppo, stavolta il giovane difensore argentino ha deluso più che contro il Chievo, costringendo il tecnico azzurro a sostituirlo col più scafato Totò Aronica. Comunque, lo rivedremo senz'altro...

sabato 24 settembre 2011

napoli: mazzarri ha fatto bene a fare turnover a verona!

Di Diego Del Pozzo

Nonostante la sconfitta per 1-0 a Verona col Chievo (in un turno infrasettimanale che, comunque, non ha fatto troppi danni), col massiccio turnover che tanto ha fatto discutere, io continuo a essere dalla parte di Walter Mazzarri e a condividerne totalmente le scelte. Quella di Verona, infatti, era la partita ideale, oltre che l'unica di questo periodo iniziale della stagione, per testare la consistenza reale di alcune cosiddette riserve, più che per far riposare i titolari. Mazzarri aveva bisogno di risposte certe, con i tre punti in palio, sull'affidabilità dei vari Fernandez, Fideleff (nella foto), Santana, Pandev. E certo non poteva chiederle ai match contro Fiorentina, Villarreal in Champions League, o Inter.
Ebbene, nonostante la sconfitta - ma la gara doveva finire tranquillamente 0-0 - l'unico bocciato certo è Goran Pandev, che è totalmente fuori condizione e va recuperato atleticamente in modo da poter fare la differenza con la sua classe ed esperienza (anche internazionale). Per il resto, gli altri presunti rincalzi hanno pienamente superato l'esame: in particolare, il biondo centrale di sinistra Ignacio Fideleff, che fino al momento del clamoroso, sfortunato e, purtroppo, decisivo errore difensivo era stato nettamente il migliore in campo.
Adesso, dunque, il tecnico partenopeo sa di poter contare su alternative in più rispetto a quelle già rodate (Zuniga, Dzemaili, Mascara) e può dire di aver ottenuto l'obiettivo che si era prefissato con la trasferta di Verona. Anzi, conoscendo Mazzarri, sono certo che riproporrà Fideleff dal primo minuto anche stasera contro la Fiorentina, in modo da fargli archiviare in fretta l'incidente che ha provocato la rete di Moscardelli del Chievo. E' così che si guida un gruppo e lo si fa crescere.

giovedì 22 settembre 2011

caos inter: gasperini, ranieri, moratti e... moggi!

Di Diego Del Pozzo

I "senatori" dell'Inter sono riusciti nel loro intento e hanno fatto esonerare Giampiero Gasperini, dopo appena novanta giorni alla guida della squadra nerazzurra. E' ovvio, comunque, che l'allenatore piemontese ci ha messo del suo, con scelte forzate e immotivate (difesa a tre, Sneijder a centrocampo, Pazzini sempre fuori...) che ne hanno ulteriormente compromesso il rapporto con i veri allenatori interisti in campo: Javier Zanetti ed Esteban Cambiasso. Certo, però, nonostante tutto ciò, che vedere scene come quella di martedì sera a Novara, con Cambiasso che impone a Ranocchia di passare alla difesa a quattro "perché lo dico io...", fa davvero pensare male. Inqualificabile, poi, è stato il comportamento della società e, in testa, del presidente Moratti, sempre lontanissimi da un tecnico che, in ogni caso, avevano scelto loro, assieme al suo progetto tecnico-tattico.
Comunque, per rimettere assieme i cocci della gioielleria nerazzurra è stato chiamato il miglior allenatore italiano disponibile su piazza, quel Claudio Ranieri (qui nella foto, mentre dirige il suo primo allenamento ad Appiano Gentile) perfetto per missioni di questo tipo, anche se sarà strano vederlo seduto sulla panchina della squadra che, in questi anni, ha contrastato prima alla guida della Juve e poi con la Roma.
E proprio a proposito del passato juventino di Ranieri, argomento che ha già fatto storcere il naso a troppi puristi interisti, mi piace ridare qui il giusto peso a quel passato. Alla guida di una Juventus mai sentita sua fino in fondo, l'allenatore romano pagò, ancora una volta, il pessimo rapporto con lo storico nemico Luciano Moggi. Se si riflette in maniera obiettiva, infatti, non si può fare a meno di riconoscere come sia stato proprio "Lucky Luciano" - che, all'epoca, negli ambienti juventini interni ed esterni alla società contava ancora molto (Alessio Secco, Tuttosport, i tifosi, Del Piero...) - a contribuire massicciamente al montare di quel clima da "terra bruciata" sviluppatosi innaturalmente attorno a Ranieri, fino al culmine dell'incontro segreto (segreto?) tra Blanc e Lippi e della ridicola e offensiva cacciata a due giornate dalla fine della sua seconda stagione, in favore del lippiano Ciro Ferrara, quando uno dei due match ancora da disputare era nientepopodimenoche "l'amichevole" stagionale col Siena. Insomma, Claudio Ranieri non può essere considerato per nulla "juventino" e, anzi, proprio questa sua scarsa "appartenenza" non gli ha consentito di resistere più a lungo in quell'ambiente a lui abbastanza ostile.
Dunque, anche per questo motivo, oltre che per il 4-3-1-2 che riproporrà immediatamente, per l'Inter attuale rappresenta la migliore scelta possibile...

martedì 20 settembre 2011

napoli: stracciato il milan (3-1) e mandato già a cinque punti...

Di Diego Del Pozzo

Il Milan B appesantito dagli anni e dalle tante assenze non può nulla contro il Napoli A, carico emotivamente (dopo il prestigioso pari di Champions in casa del Manchester City) e atleticamente (grazie al lavoro del sempre più bravo preparatore Pondrelli). E, infatti, il big match della terza giornata di Serie A (la seconda effettiva, a causa dello sciopero), andato in scena al San Paolo domenica sera come posticipo, ha avuto ben poca storia, nonostante una partenza un po' frenata e timida degli azzurri, che non per caso avevano subito la rete di Aquilani.Poi, però, la voglia di rimontare il risultato e dare ai tifosi la prima soddisfazione della stagione ha caricato gli uomini di Mazzarri, forse addirittura ben oltre il necessario. Così, si sono scatenati gli uomini di maggior classe ed esperienza della squadra: l'ottimo Gargano (autore di una prova maiuscola in mezzo al campo, nonché del bellissimo assist per il 2-1), un generosissimo Pocho Lavezzi più forte dei suoi acciacchi, un Hamsik sempre più calciatore totale, un Inler tignosissimo ma sempre lucido e, soprattutto, l'eroe della serata, quel Matador Edinson Cavani (nella foto qui sopra) autore di una straordinaria tripletta tutta al volo capace di schiantare i rossoneri senza possibilità d'appello. E, tra l'altro, l'attaccante uruguayano è giunto alla quinta tripletta in un anno con la maglia azzurra (una nella scorsa Europa League e le altre in Serie A: l'anno scorso contro Juventus, Sampdoria e Lazio, quest'anno al Milan).
E, dopo appena due match disputati, tra azzurri e rossoneri ci sono già cinque punti di differenza in classifica.

domenica 18 settembre 2011

un bel profilo di gokhan inler da un esperto di calcio elvetico

Di Carlo Pizzigoni
(Max - 18 settembre 2011)

Se il Napoli è oggi la squadra con più appeal d’Italia non è solo merito dei tre tenori davanti, Hamsik, Lavezzi e il bomber Cavani. La certezza che la squadra di Mazzarri sia competitiva ad alto livello in Europa, dopo il pareggio a Manchester contro il City plurimiliardario di Roberto Mancini, è dovuta anche al fatto che è arrivato un nuovo direttore d’orchestra in mezzo al campo, il (mezzo) turco napoletano Gökhan Inler. Niente però atteggiamento sopra le righe alla Totò, Inler fuori dal campo è una persona fin troppo seria, tanto che per animare la conferenza stampa di presentazione il presidente Aurelio De Laurentiis gli ha messo in testa una maschera da leone.Avranno sorriso su a Olten, nel nord della Svizzera, dove nacque il movimento letterario più celebre della storia elvetica contemporanea, con Friedrich Dürrenmatt e Max Frisch. A Olten lo conoscono Gökhan, lo hanno visto crescere: figlio di una famiglia turca, esultarono quando giovanissimo era quasi certo il suo passaggio al Fenerbahce di Istanbul. E invece Inler rimase in Svizzera, e grazie alla Svizzera si è affermato: dopo essere stato scartato dal Basilea è Lucien Favre a scoprirlo e lanciarlo nello Zurigo. Favre, probabilmente il miglior allenatore della Svizzera dei nostri lustri (sta facendo un lavoro eccezionale anche al Borussia Mönchengladbach, quest’anno), tira fuori da Inler il meglio da questo ragazzo taciturno, introverso, (troppo) sensibile, incline all’apatia ma dai mezzi tecnici fenomenali.
Il sangue turco, l’educazione (anche sportiva) svizzera ha sortito un mix unico, da maneggiare con cura: soprattutto da sollecitare con i giusti toni. A Udine lo hanno scovato prima di tutti, allo Zurigo, dove giocava con Dzemaili (ora suo compagno al Napoli) e con il più talentuoso di tutti Margairaz, che come da copione si è perso, e lo hanno gestito in maniera perfetta, stimolandolo quando era il caso, costruendo anche moralmente il giocatore. La scelta della Nazionale ha un po’ deluso tanti fratelli turchi, Inler ha preferito la Svizzera, quando quasi tutti i giocatori con doppio passaporto (da Kuzmanovic a Rakitic) sceglievano di allontanarsi da Berna. Chi si attendeva da Inler un proclama, dopo questa preferenza, non lo conosce: “Ehm, veramente ho scelto chi mi ha chiamato prima!”. Gökhan Inler è un centrocampista che sa fare tutto e lo sa fare bene, è un cristallo da lucidare costantemente e con cura, brillerà, e con lui il Napoli.

venerdì 16 settembre 2011

champions league: il napoli può essere aiutato dal calendario

Di Diego Del Pozzo

Nonostante il brillante esordio a Manchester, il girone di Champions League del Napoli continua a essere oggettivamente difficilissimo. Una mano agli azzurri, però, potrebbe arrivare dalla composizione del calendario.
E proprio questo era uno dei motivi che mi rendeva fiducioso in vista dell’esordio al City of Manchester Stadium, poi superato in maniera assolutamente brillante (nella foto, Inler e Campagnaro fermano Aguero). In ottica Champions, infatti, il principale difetto degli uomini di Mazzarri, dopo una campagna acquisti estiva che aveva certamente rafforzato la rosa dal punto di vista tecnico, poteva essere quello dell’inesperienza a certi livelli, con conseguente emozione da mettere in conto quantomeno in occasione delle prime uscite. E, da questo punto di vista, esordire in trasferta a Manchester, contro una squadra a sua volta assente dalla massima competizione europea da più di quarant’anni e dotata di un blasone tranquillamente paragonabile a quello partenopeo, era sicuramente da preferire piuttosto che farlo, per esempio, contro il Bayern all’Allianz Arena.
Scorrendo il calendario, poi, il secondo match in casa col Villarreal - cioè quello, sulla carta, meno ostico rispetto agli altri - potrebbe fare da trampolino di lancio per le ambizioni europee azzurre, che sarebbero poi messe definitivamente alla prova alla terza giornata, ancora al San Paolo (in un contesto ambientale, presumibilmente, traboccante di entusiasmo), dal Bayern Monaco. La proibitiva trasferta in Germania, quindi, giungerebbe quando il Napoli dovrebbe aver già preso familiarità con la massima competizione europea per club e, dunque, potrebbe risultare meno temibile dal punto di vista perlomeno psicologico. La rivincita della scorsa Europa League a Vila-Real e la conclusione-spareggio in casa col Manchester City già bloccato a domicilio potrebbero, a quel punto, certificare l’inatteso passaggio del Napoli alla fase a eliminazione diretta. E, per qualificarsi in un girone tanto equilibrato, potrebbero bastare anche soltanto 8 punti, magari frutto di due vittorie (Villarreal e City in casa), due pareggi (quello già ottenuto a Manchester e uno in casa col Bayern) e due sconfitte (a Monaco e Vila-Real).

giovedì 15 settembre 2011

champions league: grande esordio per il napoli!

Di Alberto Cerruti
(La Gazzetta dello Sport - 15 settembre 2011)

Grazie Napoli. Grazie per aver giocato la partita più bella delle tre italiane in Champions. E pazienza se alla fine è arrivato "soltanto" un pareggio, che tutti i 2.500 tifosi arrivati fin qui avrebbero firmato alla vigilia. Negli occhi di chi ha preso freddo in tribuna o di chi ha visto la partita in tv, rimarrà per sempre il ricordo di un Napoli da applausi che ha giocato con la personalità della grande squadra, non con la paura della debuttante, o semplicemente con la consapevolezza di essere sfavorita nei 90' e per il passaggio agli ottavi. E il merito ancora una volta è di Mazzarri, che si conferma un signor allenatore capace di caricare tutti e di scegliere la formazione meno scontata ma più giusta, con Zuniga e Gargano al posto di Dossena e Dzemaili. E poi ci sono i meriti dei giocatori, a cominciare da capitan Cannavaro, con l'unica eccezione di De Sanctis che lascia passare sul primo palo la punizione dell'1-1 di Kolarov. Peccato, perché solo 6 minuti prima il gol di Cavani (nella foto) aveva regalato il sogno di una clamorosa ma meritata vittoria. Anche se stavolta, più del risultato, in prospettiva europea conta la prova di maturità della squadra.
Ventuno anni di lontananza da quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni erano tanti per il Napoli, ma erano pochi rispetto ai 43 di assenza del City. E allora per celebrare il suo doppio debutto, in Champions e in casa, il grande schermo scalda l'attesa proiettando immagini del passato europeo degli antenati di Dzeko e Aguero. Tra i tanti gol si vedono anche quelli rifilati al milanista Albertosi in una partita di Coppa Uefa del 6 dicembre 1978 vinta 3-0, anch'essa storica perché fu l'ultima in Europa di Rivera. I trionfi del passato però caricano soltanto i tifosi della squadra di Mancini, che rispetto all'ultima passeggiata contro il Wigan ritrova Zabaleta, Kolarov, Nasri e Dzeko. Tra i due bentornati nella coppa dei ricchi, il City conferma di avere più uomini di classe e più voglia di arrivare subito al sodo. Il Napoli, però, fa capire subito di non lasciarsi intimorire, evitando di farsi schiacciare oltre i limiti della decenza.
Con il gigante Tourè padrone in mezzo al campo al fianco di Barry, alle spalle del trio Silva-Aguero-Nasri a supporto di Dzeko, il City fa paura quando parte in velocità. Al momento del dunque, però, c'è sempre una gamba di Campagnaro e Aronica, oppure la testa di Cannavaro ad anticipare gli uomini di Mancini, troppo dipendenti dal folletto spagnolo Silva, che sembra un incrocio tra Xavi e Iniesta. Rinfrancato dalla grande concentrazione di Zuniga e dal movimento continuo di Gargano, al fianco del preziosissimo Inler, il Napoli ha sempre la forza di ripartire. E quando al 18' Zuniga smarca Lavezzi, solo la sfortuna nega il gol all'argentino che calcia benissimo, ma vede il suo pallone finire sulla traversa. Proprio Lavezzi, però, regala da un angolo un pallone a Tourè che va via da solo e dopo aver scambiato con Aguero pareggia il conto delle traverse.
Superato senza danni il primo tempo, il Napoli acquista fiducia crescendo alla distanza come le grandi squadre. Hamsik calcia a colpo sicuro, ma trova Kompany che respinge sulla linea il suo pallone. E' il segnale che spaventa e frena il City, mentre Mazzarri è costretto a inserire Dzemaili al posto dell'acciaccato Lavezzi. E proprio l'ultimo arrivato squarcia la difesa avversaria con le sue discese, sfiorando il gol. Poi è Maggio che in contropiede consegna a Cavani il pallone dell'1-0. Sembra fatta, ma il City ha un sussulto di orgoglio. Aguero colpisce la traversa, poi è Kolarov su punizione a sorprendere De Sanctis sul primo palo. Un'altra squadra si spegnerebbe, ma non il Napoli che riprende ad attaccare, anche quando Mancini, senza lo squalificato Balotelli, inserisce Tevez al posto di Dzeko. Niente da fare: è il City ad arrendersi alla squadra di Mazzarri, non il contrario. E allora grazie Napoli e avanti così. Perché questo è soltanto l'inizio.

martedì 13 settembre 2011

pensiero della settimana: cosa fa uno juventino...

Cosa fa uno juventino il martedì, mercoledì e giovedì sera? Va a dormire presto... (d.d.p.)

domenica 11 settembre 2011

serie a: buon esordio per il napoli, che vince 3-1 a cesena

Di Diego Del Pozzo

Buon inizio di stagione per il Napoli di Walter Mazzarri, vittorioso 3-1 in trasferta sul sintetico del "Manuzzi" di Cesena, grazie a un secondo tempo condotto con l'autorevolezza della grande squadra, seppur contro un'avversaria ridotta in dieci in seguito a un'espulsione.
Dopo essere passato subito in vantaggio col Pocho Lavezzi, lanciato da un astuto assist da fallo laterale alla Rory Delap di un ottimo Hugo Campagnaro (autore del secondo gol azzurro e, comunque, miglior uomo in campo), il Napoli s'è prima fatto raggiungere da Guana, poi ha persino rischiato qualcosina, quindi - nella seconda metà - ha stretto la squadra di Giampaolo nella propria metà campo, costruendo numerose occasioni da rete e siglandone due, con Campagnaro e Marek Hamsik.
La prima pratica in trasferta, quindi, è stata archiviata positivamente e a far sorridere sono la consueta notevole condizione atletica, la presenza "tosta" e qualitativa di Gokhan Inler in mezzo al campo e l'accelerazione collettiva che, a un certo punto del secondo tempo, ha consentito di spaccare il match in due.

venerdì 9 settembre 2011

intervista a zeman su "l'espresso": il boemo sempre all'attacco

Di Malcom Pagani
(L'Espresso - 8 settembre 2011)

La prima la spegne in un vaso. Ne seguiranno altre sei in un'ora, annegate in un bicchiere di plastica riadattato all'uso. L'elegante signore in maglietta lilla che fuma, rifuma e poi fuma ancora, è in corsa da una vita. Ha la tenacia di uno Zatopek, la visionarietà di un Milos Forman e sul suo nido volteggia da sempre un'aria di lucida follia. Inguainato in 64 anni di smorfie, ironie e verità, Zdenek Zeman regge ancora magnificamente il peso dell'eresia. E' a Pescara. In B. Vince, perde, gioca, come sempre. E attacca.
Doping, Calciopoli, passaporti falsi per far diventare italiani giocatori sudamericani. Lei spiegò e poi pagò. Si è mai pentito?
"Eventualmente, avrei dovuto star zitto prima. La verità è pericolosa. Una volta detta, è inopportuno rimangiarsela. Avevo ragione. Non c'era nulla da smentire".
Però è rimasto solo.
"Peccato. Io sto meglio in mezzo alla gente. Da solo (ride). Mi piace osservare quello che succede attorno a me".
Il calcio è uscito dalle farmacie?
"Spero di sì, ma non ne sono convinto. Se si trovano dopati negli altri sport, non fatico a credere che qualcuno cerchi rimedi artificiali alla propria incapacità. La meritocrazia è uno slogan. Nell'ambiente c'è troppa gente che non c'entra niente".
I suoi estimatori dicono: "La Figc avrebbe dovuto offrire a Zeman la Nazionale".
"Avrebbe. Non è mai successo".
Carenza di cultura sportiva?
"In Italia purtroppo manca. Consequenzialmente, Zeman non sa dove andare".
A volte si ha l'impressione che l'abbiano raccontata a metà. E che la responsabilità, quando non la complicità, sia anche sua.
"Su di me si sa più di ciò che si dovrebbe sapere. Anche cose inessenziali".
Che rapporto ha con i giornalisti?
"Non voglio influenzarli. Quindi non li porto a cena, né a prendere un caffè".
Sarebbe grave?
"Non voglio corsie preferenziali e desidero che ciascuno scriva ciò che pensa".
Zeman l'integralista.
"Per cinquant'anni mi sono sentito boemo. Ero più preciso, metodico, meno flessibile. Poi mi sono scoperto italiano e ho imparato qualcosa del vostro carattere".
Insegnamenti?
"Non sempre positivi, ma capaci di cambiarmi. Tornando ai giornalisti, è vera un'altra cosa".
Quale?
"Che molti allenatori gli telefonano per essere aiutati" (Terza sigaretta).
Disapprova?
"Affronto il problema diversamente. Mi illudo che possa aiutarmi solo il campo".
Zeman non ha i rapporti giusti?
"Non so cosa significhi "rapporto giusto"".

mercoledì 7 settembre 2011

serie a 2011-2012: ecco il ranking di "calciopassioni"

Di Diego Del Pozzo

Quest'anno, col rischio di espormi a figuracce, ho deciso di lanciarmi anch'io nel tradizionale (e sciocco) giochino dei pronostici d'inizio stagione. D'altra parte, se uno tra i migliori giornalisti sportivi italiani, cioè Roberto Beccantini, non ne azzecca una da diversi anni, quando si lancia nel pronostico d'inizio stagione sul Guerin Sportivo, allora cosa ho da temere io?
Ecco, dunque, quella che secondo me sarà la classifica finale della Serie A 2011-2012, per quelli che sono i valori in campo in questo momento. Naturalmente, clamorosi e imprevedibili infortuni di qualche protagonista, così come eclatanti manovre al mercato di riparazione di gennaio, potrebbero cambiare tutto di qui a qualche mese. Comunque, andiamo a iniziare:
1) Napoli
2) Inter
3) Juventus
4) Milan
5) Lazio
6) Udinese
7) Roma
8) Fiorentina
9) Atalanta
10) Genoa
11) Palermo
12) Parma
13) Cagliari
14) Chievo
15) Novara
16) Catania
17) Cesena
18) Bologna
19) Lecce
20) Siena.

lunedì 5 settembre 2011

serie b: vogliono spezzare subito le gambe al boemo!

Ecco il video dell'allucinante arbitraggio subìto domenica pomeriggio dal Pescara di Zdenek Zeman nell'immeritata sconfitta per 3-2 a Modena. L'arbitro Viti di Campobasso sembra un sicario mandato lì da chissà chi...
D'altronde, il Pescara era a punteggio pieno dopo due giornate e sarebbe potuto andare in fuga, rovinando i piani a qualcuno. Mamma mia! Altro che Calciopoli... (d.d.p.)

sabato 3 settembre 2011

la guerra di spagna tra real e barcellona: quando finirà?

Di Paolo Condò
(La Gazzetta dello Sport - 3 settembre 2011)

Tante foto assieme non le avevano mai fatte. Xavi abbraccia Casillas (clic), Casillas prende sotto braccio Fabregas (clic), Busquets e Sergio Ramos condividono un incontro stampa (clic, però Mata si infila tra i due, hai visto mai). Il messaggio di unità che la Spagna vuole inviare all'esterno è trasparente, e la rissa finale dopo la rimonta sul Cile, col madridista Arbeloa che assale Vidal per difendere il catalano Iniesta, pare un timbro. Ma quando Vicente Del Bosque dice "spero che abbiano inteso il mio discorso", beh, allora capisci che non solo qualcosa di grave ha diviso lo spogliatoio dei campioni del mondo, ma che la ricucitura dello sbrego - strappo sarebbe poco - va ancora testata.
La storia è nota, l'eccesso di confronti fra Real e Barcellona della scorsa primavera ha trasformato la rivalità in una guerra. Il problema è che i giocatori si sono lasciati tirare dentro, a differenza per esempio del caso italiano. Da noi infuria da anni un'ordalia tra Inter e Juve nella quale i dirigenti si mandano a dire cose terribili, ma in campo (e meno male) non succede niente. La Roja, invece, è dilaniata dai reciproci rancori per calcioni, simulazioni, manate, provocazioni, schiaffi, risse accadute in questi mesi fra i nazionali delle due superpotenze. Sullo sfondo di questo panorama bellico si staglia ovviamente la figura di José Mourinho.
La gelata ha una data d'inizio: il 29 novembre il Barcellona annichilisce il Real con la famosa manita, il 5-0 che per giocatori e tecnico è l'umiliazione più feroce della carriera. C'è chi ha rovistato negli archivi tv per confrontare i prepartita, quei lunghi momenti che le squadre passano affiancate nel tunnel in attesa che l'arbitro ordini l'ingresso in campo. Fino alla sera del 5-0 madridisti e catalani, malgrado la tensione del grande match imminente, avevano sempre parlato e scherzato fra loro; da allora un muro di ghiaccio divide i due eserciti, nessuno ha più rivolto la parola a nessuno, i bambini che tengono per mano i campioni hanno un'espressione ogni volta più disagiata. Si ripropone l'eterna questione del galateo in caso di vittorie larghe: nei confronti di un avversario in ginocchio è più rispettoso non infierire o continuare fino al 90' alla stessa intensità? I pareri sono discordi, la realtà è che il Real prende il ceffone malissimo, segnandosi soprattutto la baldanza di Piqué, che saluta curve e tribune agitando la mano aperta per far vedere le cinque dita.
La versione catalana chiama in causa Mourinho perché due anni prima il Barça aveva vinto addirittura 6-2 al Bernabeu senza che succedesse nulla. Il fatto che Mou non digerisca la manita è vero e anche normale, come è normale - conoscendolo un po' - che usi la disfatta come enzima mentale per stimolare i suoi alla rivincita. Però il portoghese è un leader da tempi di guerra, e come tale applica la sua strategia: ranghi serrati, il nemico non si stima ma si odia, nessun distinguo consentito. Il problema con Casillas nasce qui perché Iker è il fidanzato di Spagna, idolo del madridismo ma considerato a Barcellona un avversario magnifico per valore e sportività, l'erede di Raul. A Mourinho non può sfuggire il distacco col quale il portiere accoglie i suoi diktat, ne parla con Florentino Perez il quale pretende da Casillas una superiore adesione alla crociata del tecnico. Iker obbedisce, raffredda i rapporti con i catalani e in coda all'ultimo dei quattro clasicos di primavera arriva il fattaccio: è il ritorno della semifinale di Champions, ampiamente decisa dopo il 2-0 del Barça al Bernabeu, e nei minuti finali a Pedro viene fischiato un fuorigioco. Casillas corre a prendere il pallone e lo calcia contro l'attaccante per suscitarne la reazione: Pedro è diffidato, un cartellino giallo gli costerebbe la finale, Xavi al centro del campo capisce e urla "Iker!" con tale forza da farsi sentire in tribuna. La rabbia è proporzionata al compagno da difendere: Pedro non è un tipo polemico come Piqué o un simulatore come Busquets, Pedro è un ragazzino delle Canarie fresco ed entusiasta, benvoluto da tutti proprio per il suo buon carattere. Xavi e Casillas, sin lì amici fraterni (si frequentano nelle varie nazionali dal '96), si guardano furiosi, Iker ripete il gesto di toccarsi una guancia che sta eseguendo da venti minuti (vuol dire "che faccia tosta"), la gara finisce e i due smettono di parlarsi.
Il casus belli finisce di avvelenare pozzi già inquinati. Dopo l'1-1 di Liga nel primo dei quattro match di fila, Piqué - catalano autonomista - sibila nel tunnel "a Valencia vinceremo la coppa del vostro re" innescando la prima rissa; e proprio a Mestalla il Barcellona si indigna per la strategia del Real, che al primo fallo fischiato ad Arbeloa si precipita in blocco dall'arbitro per caricarlo di pressione. Al vertice della tensione si arriva il 17 agosto, ritorno di Supercoppa, quando Marcelo abbatte Fabregas e Casillas commenta "si sarà buttato, lo fanno sempre". Del Bosque in tribuna viene colto con la testa fra le mani, Xavi si chiede apertamente se Iker sia impazzito: ha dato del simulatore a un compagno di nazionale, lui che ne è il capitano. La retromarcia di Casillas si materializza con una telefonata a Xavi e Puyol, che sono gli altri due leader della Roja: Iker è il simbolo, Xavi il regista in campo, Puyol il capo-guerra. Ma Mou non gradisce la tregua, e dopo aver ventilato già in estate di cambiare capitano, punisce Casillas escludendolo dal trofeo Bernabeu, la festa estiva del Real. Il conflitto fra le due fascette è sotto gli occhi di tutti, e al povero Iker rischiano di saltare i nervi. Dev'essere vero che questi giorni in nazionale hanno avviato il disgelo: ma l'unico test che conti è in calendario al Bernabeu il 10 dicembre, data del prossimo clasico.

venerdì 2 settembre 2011

europa league 2011-2012: ecco gli esiti del sorteggio...

Di Diego Del Pozzo

Dovevo ancora rendere conto ai lettori di Calciopassioni dell'esito dei sorteggi di Europa League, manifestazione affascinante e, purtroppo, costantemente sottovalutata dalle società italiane, che si sono giocate il terzo posto nel ranking Uefa proprio grazie ai pessimi risultati ottenuti in quella che è la seconda competizione europea per squadre di club.
Dopo le eliminazioni di Palermo e Roma ai preliminari - clamorosa quella dei giallorossi per mano dello Slovan Bratislava (sembra uno scherzo, ma non lo è...) - restano in lizza soltanto Lazio e Udinese. I romani sono stati sorteggiati con Sporting Lisbona, Zurigo e Vasluj; mentre gli uomini di Guidolin, retrocessi dopo i preliminari di Champions League persi contro l'Arsenal, hanno trovato nell'urna Atletico Madrid, Rennes e Sion.
Ecco, comunque, la composizione di tutti i gruppi della prima fase:
GRUPPO A: Tottenham, Rubin Kazan, Paok Salonicco, Shamrock Rovers;
GRUPPO B: Copenaghen, Standard Liegi, Hannover, Vorskla;
GRUPPO C: Psv Eindhoven, Hapoel Tel Aviv, Rapid Bucarest, Legia Varsavia;
GRUPPO D: Sporting Lisbona, LAZIO, Zurigo, Vasluj;
GRUPPO E: Dinamo Kiev, Besiktas, Stoke, Maccabi Tel Aviv;
GRUPPO F: Psg, Atletico Bilbao, Salisburgo, Slovan Bratislava;
GRUPPO G: Az Alkmaar, Metalist Kharkiv, Austria Vienna, Malmoe;
GRUPPO H: Braga, Bruges, Birmingham, Maribor;
GRUPPO I: Atletico Madrid, UDINESE, Rennes, Sion;
GRUPPO J: Schalke 04, Steaua Bucarest, Maccabi Haifa, Aek Larnaca;
GRUPPO K: Twente, Fulham, Odense, Wisla Cracovia;
GRUPPO L: Anderlecht, Aek Atene, Lokomotiv Mosca, Sturm Graz.
Questa fase a gruppi si disputerà secondo il seguente calendario: 15 settembre (1ª giornata), 29 settembre (2ª giornata), 20 ottobre (3ª giornata), 3 novembre (4ª giornata), 30 novembre e 1 dicembre (5ª giornata), 14 e 15 dicembre (6ª giornata).
Le prime due clas­sificate di ciascun raggruppamen­to daranno vita, assieme alle otto squadre terze classificate dei gironi di Champions League, ai Sedicesimi di fina­le. Questi e i turni successivi si svolgeranno nelle seguenti date: Sedicesimi (sorteggio 16 dicembre a Nyon) il 16 febbraio (andata), il 23 febbraio (ritorno); Ottavi (sorteggio 16 dicembre a Nyon) l'8 marzo (andata), il 15 marzo (ritorno); Quarti (sorteggio 16 marzo a Nyon) il 29 marzo (andata), il 5 aprile (ritorno); Semifinali (sorteggio 16 marzo a Nyon) il 19 aprile (andata), il 26 aprile (ritorno). La Finale si disputerà il 9 maggio a Bucarest, in Romania.