giovedì 12 marzo 2009

beccantini sull'eliminazione dell'inter


Il match di ieri sera, nell'articolo di Roberto Beccantini pubblicato sul quotidiano La Stampa in edicola oggi. (d.d.p.)
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Mourinho, fortuna che era speciale
Di Roberto Beccantini (La Stampa - 12 marzo 2009)
Nulla da dire, se non che il 2-0 avrebbe rispecchiato meglio la superiorità che il Manchester United manifestò a San Siro. Qui, al teatro dei sogni, e degli incubi, l'Inter non si è fatta accompagnare alla porta dalla maestra, ma ci è andata con le sue gambe e il suo orgoglio, dopo aver incassato, al 4' del primo tempo e al 4' del secondo, due gol di testa, non proprio uguali, non proprio lontani. La traversa di Ibrahimovic e il palo di Adriano certificano come e quanto abbia provato a rovesciare la notte.
Eliminata negli ottavi, come la stagione scorsa. Dal Liverpool al Manchester United, da Mancini a Mourinho. Passa la squadra più tecnica, più votata al gioco, costruita con l'abilità certosina e raffinata degli orafi. Per l'Inter, punto e a capo: tiranna in patria, damigella all'estero. E a certi costi, poi. Quando si dice il destino. A San Siro, il Manchester United pennellò calcio sublime per mezz'ora senza portare a casa nemmeno lo straccio di un golletto. A Old Trafford, gli bastano quattro minuti e un calcio d'angolo, il secondo. Parabola di Giggs e stacco del rientrante Vidic: nel traffico, lo perde proprio Vieira, non nuovo a questo genere di «smarrimenti» (ricordate la finale mondiale di Berlino? Ebbene sì, Materazzi era «suo»).
Mourinho ha scelto Balotelli, largo a sinistra: ma più che un 4-4-2 è un 4-5-1 d'attesa, anche se il gol-lampo consiglierebbe una gestione meno frenata. Pure i rossi, a essere sinceri, non sembrano disinvolti come all'andata: due settimane fa restava un appello, questo; oggi, non più, e la tensione si tocca, si palpa. Ferguson ha allestito un 4-3-2-1 ad assetto variabile, con Rooney e Berbatov ad alternarsi in cima all'albero. Ibrahimovic reclama munizioni, piano piano l'Inter guadagna metri: un po' perché Giggs e Scholes si affacciano di rado alle finestre e un po' perché Maicon e Stankovic cominciano a ingranare. E' il 28', quando Ibra incorna sulla traversa una punizione di Maicon. Julio Cesar tiene l'Inter in partita al 37', su O'Shea, smarcato da Rooney, a sua volta imbeccato da un superbo Giggs. Stufi di porgere l'altra guancia, i campioni replicano per le rime: Ibra-Stankovic, alto; Balotelli-Ibra, a fil di palo. Cristiano Ronaldo e Giggs si scambiano destra e sinistra, Rooney si fa un mazzo tanto, Santon non abbassa mai gli occhi. Al Meazza dominò una squadra sola, il Manchester, qui c'è molto più equilibrio.
Alla ripresa, Mourinho rimescola le carte. Muntari al posto di Vieira, deludente, poi Stankovic rifinitore, e Balotelli punta-punta, alla destra del «padre», Ibrahimovic, atteso al varco da «bronzi» della cilindrata di Ferdinand e Vidic. Il minuto fatale è sempre il 4': Rooney, enorme, fa l'ala e scodella in area; Cristiano Ronaldo, letale, fa il centravanti e schiaccia di testa, con Berbatov in fuorigioco e zero moviole a masturbarsi e domandarsi se fosse attivo o no. Appartiene, il raddoppio, all'eclettismo della scuola Ferguson, brevettata da tempo e nel tempo. Samuel e Cordoba ci restano di sasso. Le mani in tasca di Mourinho sono tutto un programma. O'Shea ed Evra presidiano i valichi esterni, là dove Maicon e Santon non mollano l'osso. Adriano avvicenda uno Stankovic avaro di lampi e di tuoni e, stimolato da Cambiasso, coglie subito un palo che avrebbe potuto aprire almeno una fessura nel muro rosso di Manchester. Lo United affida a Rooney, Berbatov e ancora Rooney il compito di tenere alto l'onore del casato. A proposito: dove sarebbe l'Inter, senza i guanti e gli zompi di Julio Cesar? Da quattro stagioni, la squadra campione usciva regolarmente negli ottavi. Il Manchester United si rivolta alla dittatura dei numeri. La staffetta Scholes-Anderson aiuta a prendere fiato, mentre l'uscita di Balotelli, uno dei più reattivi, e l'ingresso di Figo insegnano che anche Mourinho, per crederci, ha bisogno di qualcosa di molto forte, di quasi irreale. Certo, è stata la sua miglior Inter extra campionato. Cambiasso e capitan Zanetti la scortano verso una dignitosa resa.
C'era una volta Mancini. Arrivò Mourinho. Pissi-pissi dei cortigiani: vedrete che roba, soprattutto in Europa. Abbiamo visto.

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