giovedì 19 settembre 2019

2-0 al liverpool e partenza col botto per il napoli in champions league!

Di Diego Del Pozzo

La prima giornata della Champions League 2019-2020 (disputata tra martedì e mercoledì) ha detto alcune cose molto interessanti sulle quattro squadre italiane impegnate quest'anno nella massima competizione calcistica internazionale per club.
Il Napoli di Carlo Ancelotti - da qualche anno (dai tempi di Rafa Benitez), la più "europea" tra le compagini nostrane - prosegue sicuro nel suo percorso di crescita e batte in casa 2-0 i campioni d'Europa del Liverpool al termine di un match intenso e vibrante, oltre che di notevole livello qualitativo. La Juventus esce con un 2-2 dal difficile campo dell'Atletico Madrid (facendosi, però, rimontare due gol di vantaggio) e continua nella sua complessa trasformazione dovuta al cambio di guida tecnica da Allegri a Sarri. L'Inter di Antonio Conte delude profondamente facendosi bloccare a San Siro sul pari (1-1) dallo Slavia Praga, sulla carta certamente la squadra più debole del proprio girone (che include anche Barcellona e Borussia Dortmund!). L'Atalanta paga oltremodo lo scotto dell'esordio assoluto in Champions e si lascia travolgere (4-0) da una Dinamo Zagabria che, da un po' di anni a questa parte, non era mai andata oltre il ruolo di squadra-materasso nella fase a gironi del torneo.
Il match più bello e importante tra quelli delle italiane è stato certamente quello giocato dal Napoli contro il Liverpool, in un San Paolo finalmente rimesso a nuovo dopo gli interventi effettuati in occasione delle Universiadi di luglio. Partita seria, matura, intensa, sofferta, pienamente europea, quella disputata dagli azzurri contro i campioni d'Europa in carica, che anche al San Paolo hanno giocato con ritmi, fisicità, pressing sconosciuti in Italia, ma si sono trovati di fronte una squadra che quest'anno sembra davvero forte e ancora più convinta dei propri (tanti) mezzi; una squadra in grado di rispondere agli inglesi con la loro stessa moneta e che al 92esimo (in occasione del gol del definitivo 2-0) ancora pressava ai limiti dell'area avversaria.
Grande prova collettiva, insomma, quella offerta dagli uomini di Carlo Ancelotti, con un sontuoso Mario Rui (qui a sinistra nella foto) sorprendentemente migliore in campo faccia a faccia con lo spauracchio Salah (annullato!), con gli esordienti Meret e Di Lorenzo dotati della sicurezza e sfacciataggine di chi sembrava giocasse in Champions da anni, con Koulibaly di nuovo califfo della difesa, col solito inesauribile Allan, con un Mertens stracarico e all'argento vivo, Callejòn e Fabian Ruiz sempre professori di tecnica e tattica e col gigantesco e carismatico Fernando Llorente che, partendo dalla panchina, quest'anno potrebbe rivelarsi il tassello che mancava per completare il puzzle azzurro, oltre che dal punto di vista tecnico e atletico anche per quel che concerne la personalità e l'esperienza a livello di calcio di vertice (e Manolas, Lozano, Zielinski, Insigne e Milik saranno presto in piena forma, pronti a dare il contributo che ci si attende da calciatori del loro calibro).
La bella vittoria contro il forte Liverpool certifica, dunque, la bontà del lavoro tecnico e mentale di Ancelotti (che, a fine match, ha detto di volere "una squadra capace di fare tutto") e potrebbe essere il segnale dell'ulteriore salto di qualità del Napoli a livello europeo. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino...
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martedì 17 settembre 2019

calcio e cinema: parla asif kapadia, tra maradona e napoli-liverpool

Di Diego Del Pozzo

Ieri, in occasione dell'anteprima italiana a Napoli del suo atteso documentario Diego Maradona, il regista da Oscar (per Amy) Asif Kapadia s'è soffermato anche sull'attualità calcistica, in particolare sull'inizio della Champions League 2019-2020 e sul big match odierno in programma allo stadio San Paolo tra Napoli e Liverpool, la squadra per la quale batte il suo cuore di tifoso.
Il regista Asif Kapadia a Napoli durante l'anteprima italiana del suo film
Kapadia, dopo aver conosciuto molto bene Napoli e il Napoli durante gli anni di lavorazione del suo documentario su Maradona, che cosa pensa della città e della sua squadra di calcio?
"Della città mi sono letteralmente innamorato. E anche la squadra è diventata la mia preferita tra quelle italiane, tanto che sarei felicissimo se gli azzurri quest'anno riuscissero a conquistare la Serie A. Posso dire, anzi, di essere diventato tifoso del Napoli, tranne che quando gioca contro il mio Liverpool". 
Quindi, nel match d'esordio della Champions League di quest'anno non avrà dubbi sulla squadra per la quale tifare...
"No. Nonostante la simpatia per il Napoli, infatti, spero proprio che possa vincere il mio Liverpool. Lo scorso anno riuscii ad assistere alla partita d'andata sugli spalti del San Paolo e mi dispiace che quest'anno non potrò essere presente, perché dopo l'anteprima del film a Napoli devo rientrare immediatamente a Londra, per poi partire alla volta dell'Argentina, dove nei prossimi giorni è in programma l'anteprima del film a Buenos Aires e dove spero di poter contare anche sulla presenza in sala di Maradona". 
Il Liverpool è campione d'Europa in carica e quest'anno è subito ripartito alla grande. Quali sono, secondo lei, i punti di forza della squadra?
"Ce n'è uno, innanzitutto: Jurgen Klopp. Per me, lui è un allenatore straordinario, che ha cambiato il club e la squadra dall'interno, portando una ventata di novità e idee calcistiche fantastiche. Ritengo che quella con Klopp sia stata in assoluto la firma più azzeccata del Liverpool da una trentina d'anni a questa parte, sia per quanto riguarda i calciatori che gli allenatori". 
E di Ancelotti alla guida del Napoli che cosa pensa?
"Mi piace molto, è un grande allenatore con una storia importante e con alcune caratteristiche da vero vincente, prima tra tutte quella capacità unica di restare calmo e di trasmettere tranquillità all'ambiente nel quale lavora. Tra l'altro, nel mio film c'è anche un'inquadratura dell'Ancelotti calciatore, ai tempi della sua presenza nella nazionale italiana durante il Mondiale di Messico 1986". 
Oltre ad Ancelotti, nel suo documentario si vedono anche tanti altri campioni impegnati nella Serie A degli anni Ottanta, quando il campionato italiano era il più ricco e spettacolare del mondo. Rispetto ad allora, sembra passato un secolo, con la Premier League che oggi domina tra le leghe calcistiche europee e la Champions League diventata l'autentico emblema del calcio-show. Che cosa pensa del football contemporaneo?
"Gli anni Ottanta sono stati un periodo irripetibile per il calcio italiano e internazionale, perché alcune logiche del business non erano ancora state perfezionate, come invece avviene oggi. Per questo, poteva accadere che il più forte calciatore del mondo, Maradona, si trasferisse dal Barcellona in una squadra tutto sommato di secondo piano come il Napoli, o che società di provincia come Verona o Udinese riuscissero ad attrarre grandi campioni. Anche a livello europeo c'era più equilibrio e maggiori possibilità di risultati a sorpresa. Oggi, invece, i top players si trasferiscono soltanto da un top club all'altro: dal Paris Saint Germain al Real Madrid, dal Barcellona al Manchester City, dal Bayern Monaco alla Juventus, in un circolo estremamente ristretto ed elitario. E, tranne pochissime eccezioni, alla fine vincono sempre i più ricchi e potenti. E questo, onestamente, non mi piace poi così tanto". 
Lei ha spesso sottolineato le affinità tra le realtà sociali di Napoli e di Liverpool. Che cosa accomuna le due città, dunque, dal suo punto di vista?
"La gente di Napoli e di Liverpool è molto simile: sanguigna, schiettamente popolare, legatissima alle sue origini e alla sua città, pazza d'amore per il calcio e per la sua squadra. Anche per questo, forse, a Napoli mi sono subito sentito come a casa. Sono molto simili anche le brutture razziste che i tifosi partenopei e quelli dei Reds devono subire in quasi tutti gli stadi italiani e inglesi. Spero sinceramente che i napoletani non si irritino per la ricostruzione degli indimenticabili sette anni di Maradona nella loro città, perché la mia intenzione era di celebrarne la grandezza, pur senza occultarne le zone d'ombra e i lati oscuri. Se lo avessi fatto, non sarei stato un buon regista. Ma tutto ciò che ho raccontato nel mio documentario è ampiamente documentato attraverso interviste, immagini d'archivio e ricostruzioni di chi era presente all'epoca. Da parte mia, ho cercato di mettere in campo uno sguardo che fosse il più onesto possibile".
Dopo l'anteprima italiana di ieri sera, Diego Maradona di Asif Kapadia sarà nei cinema italiani come evento speciale il 23, 24 e 25 settembre, distribuito da Nexo Digital.
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mercoledì 4 settembre 2019

un nuovo libro sul calcio inglese, firmato da nicola roggero di sky

L'editore Rizzoli ha appena pubblicato questo imperdibile libro sul calcio inglese scritto da un innamorato sincero e raffinato conoscitore come Nicola Roggero, uno tra i più preparati giornalisti e telecronisti sportivi italiani e, naturalmente, una tra le voci nostrane del football d'Oltremanica su Sky.
Qui di seguito, propongo volentieri le note di presentazione del volume, direttamente dal sito ufficiale della casa editrice (
questo).
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Chiunque ami il calcio e vada ad assistere a una partita di Premier League in Inghilterra resta senza fiato. Perché lì il gioco più bello del mondo è ancor più bello: è il campionato più ricco, gli stadi sono i più spettacolari, le squadre sono al massimo livello. Ma non solo: perché quei luoghi ormai mitici – da Stamford Bridge a Wembley, da Old Trafford a Highbury – preservano una tradizione unica di vittorie e campioni, ma anche il segreto di un rapporto diretto con il pubblico che non esiste altrove.
Per tutti gli appassionati italiani che da anni seguono il football britannico in tv (in passato sulla televisione svizzera e Tele+, oggi su Sky), Nicola Roggero racconta per la prima volta tutta l’epopea di questo fenomeno, dal lontano 1888 quando il gentiluomo William McGregor diede origine al primo campionato inglese per arrivare alla finale della Champions League 2019 in cui, sbaragliate le altre rivali del resto d’Europa, si sono fronteggiate Liverpool e Tottenham.
È una cavalcata entusiasmante che passa dalle prodezze di Dixie Dean che negli anni Venti segnò 349 gol solo con la maglia dell’Everton alla tragedia del Manchester United nel ’58 (una Superga inglese), dal dominio pluridecennale in patria e in Europa del Liverpool alla parentesi oscura degli hooligans. Il tutto per approdare alla fase attuale con il passaggio dalla Football alla Premier League nel 1992, gli anni di fatica e gloria di Alex Ferguson, e la carrellata dei massimi interpreti (anche italiani) del football contemporaneo: Beckham, Shearer, Drogba e poi Vialli, Mourinho, Conte, Ancelotti, Pep Guardiola…
A dimostrazione che lo stile inglese è inimitabile. Perciò scoprirne le storie e i segreti è un modo per godere più appieno della magia del calcio.