lunedì 30 agosto 2010

cigarini via dal napoli ma convocato in nazionale

Di Diego Del Pozzo

Prima della pausa estiva del mio blog, perplesso per la cessione di Luca Cigarini dal Napoli al Siviglia, mi interrogavo su ciò che sarebbe potuto accadere, di qui a qualche anno, quando la società partenopea avrebbe cambiato allenatore e la squadra, tatticamente disposta in modo differente, avrebbe avuto bisogno di un regista puro in mezzo al campo, invece che di due mediani di fatica e corsa come oggi. In definitiva, mi chiedevo, non è che quel Napoli futuro avrebbe rimpianto colui che, nel frattempo, si sarebbe imposto come regista della nuova Nazionale di Cesare Prandelli?
Ebbene, con molto anticipo rispetto alle mie previsioni, Cigarini è stato convocato già oggi pomeriggio - in sostituzione dell'infortunato Marchisio - per entrare a far parte del gruppo azzurro in vista delle due gare di qualificazione europea che l'Italia disputerà nei prossimi giorni contro Estonia e Far-Oer. Insomma, complimenti vivissimi ai vertici del Napoli per la lungimiranza...

quale napoli affronterà la nuova stagione?

Di Diego Del Pozzo

Dopo il buon pareggio di Firenze alla prima giornata di Serie A, il Napoli sta completando in queste ore la rosa che dovrà affrontare una stagione 2010-2011 che si preannuncia più difficile che mai, sia in Italia che in Europa.
Il problema - che sta allarmando i tifosi e lasciando perplessi i semplici osservatori, nonostante la fiducia della quale Walter Mazzarri gode agli occhi di entrambi - è che tutte le operazioni di calciomercato realizzate finora sono state assolutamente schizofreniche, come se non vi fosse una strategia chiara in società, tranne che quella di limitare il più possibile le ambizioni di una squadra che, invece, per bocca del suo presidente vorrebbe qualificarsi per la Champions League entro un paio d'anni: insomma, meglio una dorata "medietà" che i rischi del passo più lungo della gamba (anche se, forse, in una piazza come Napoli il passo non sarebbe affatto da considerarsi più lungo della gamba...).
Fino a questo momento, infatti, il Napoli ha effettuato le seguenti operazioni di mercato, reparto per reparto e senza considerare i cosiddetti "esuberi" di ritorno dai vari prestiti: in porta, innanzitutto, ha per fortuna rimandato in Argentina l'improponibile Navarro; in difesa, ha venduto a titolo definitivo Contini e sta per cedere anche Rinaudo, senza averli sostituiti con nessuno tranne che col rientrante Santacroce (e manca almeno un centrale come riserva di Paolo Cannavaro); a centrocampo, ha svenduto Datolo e gli ottimi Bogliacino e, soprattutto, Cigarini, per puntare sull'incontrollabile Blasi (di rientro da Palermo dopo un anno di panchina), sul promettente giovanotto Maiello e sul medianaccio algerino tutto fisico e temperamento Hassan Yebda (tutto da sperimentare, però, a livello di calcio italiano); in attacco, infine, ha ceduto l'enigmatico Hoffer, il solido Denis, il nazionale italiano Fabio Quagliarella, sostituendoli con Edinson Cavani (ottimo acquisto, attaccante versatile, ma non propriamente un uomo d'area da venti gol a stagione: qui nella foto, la sua bella rete a Firenze), col trequartista José Ernesto Sosa (che farà la riserva di Hamsik e/o Lavezzi), con lo stagionato Cristiano Lucarelli e con l'altro virgulto Camillo Ciano (che sarebbe stato più saggio mandare alla corte di Zeman, com'è stato fatto per l'altro "gioiellino" Insigne, per farli valorizzare entrambi dal calcio iper-offensivo del Boemo).
Insomma, a meno di clamorose aggiunte dell'ultimo minuto, la coperta mi sembra un po' corta, tenuto conto che in Europa League il Napoli dovrà affrontare squadroni come Liverpool e Steaua Bucarest di giovedì sera, per poi rituffarsi - presumibilmente con gli stessi titolari di metà settimana, perché le riserve non offrono molte garanzie - nel successivo week-end di Serie A. Ho la sensazione che, in estate, Mazzarri abbia preteso e ottenuto "carta bianca" dalla società, puntando tutto su un gruppo ristretto ma motivatissimo, su una solidità tattica derivante dalla continuità tecnica e dalla conseguente maggiore conoscenza dei suoi schemi e sul feeling instauratosi con le stelle - si fa per dire... - presenti in rosa (Hamsik, Lavezzi, Cavani, Gargano, Maggio, De Sanctis). Il giochetto potrebbe anche riuscire, ma nel corso della stagione tutto deve andare assolutamente per il verso giusto, senza infortuni gravi e altri contrattempi.
Ciò che lascia un po' perplesso il tifoso napoletano che è dentro di me, però, è il precedente della stagione dell'ultima Sampdoria guidata dal tecnico toscano, finalista di Coppa Italia ma estremamente deludente in campionato proprio perché logorata dagli impegni europei del giovedì sera.

domenica 29 agosto 2010

napoli: si parte con un pari a firenze, ma il gol non c'era

Di Diego Del Pozzo

La Serie A 2010-2011 del Napoli inizia con un buon pareggio conquistato in serata sul difficile campo della Fiorentina. La squadra allenata da Walter Mazzarri porta il punto a casa piuttosto agevolmente, anche se - va detto subito - il gol del momentaneo vantaggio partenopeo non era da convalidare, in quanto il notevole colpo di testa di Cavani sul bel cross di Dossena non aveva oltrepassato interamente la linea di porta (nella foto qui sotto, il fermo immagine tratto da Sky, nel quale si vede il pallone che, dopo essere rimbalzato sotto la traversa colpisce la linea bianca e ritorna in campo).
Detto ciò, però, gli azzurri legittimano il vantaggio nel corso di un primo tempo condotto con autorità e che avrebbero potuto persino chiudere con più di un gol di scarto, se la traversa non avesse fermato il diagonale al volo di Lavezzi e se Hamsik non avesse sprecato una facile occasione da rete tirando a lato. Tutt'altra storia, invece, nella ripresa, con gli uomini di Mihajlovic più grintosi e vogliosi di raggiungere un pareggio che, poi, meritano ampiamente nel corso di una seconda frazione persino arrembante. Dopo il bellissimo pari di D'Agostino, infatti, soltanto alcuni interventi di un De Sanctis ancora da Nazionale e la scarsa precisione al tiro di Gilardino impediscono ai viola di vincere il match. Alla fine, comunque, vien fuori un pareggio giusto tra due squadre che hanno saputo mostrare apprezzabili trame di gioco e un ritmo già più che discreto.
Ps: Prima gara del campionato e prima espulsione per Manuele Blasi. A buon intenditor...

sabato 28 agosto 2010

la cessione di quagliarella vista dal mondo dello spettacolo

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 28 agosto 2010)

Anche tra i tifosi eccellenti che lavorano nel mondo dello spettacolo c'è fermento per la cessione di Fabio Quagliarella alla Juventus (nella foto qui sotto, il giocatore pensieroso in panchina durante Elfsborg-Napoli 0-2 di giovedì sera). "Sono davvero dispiaciuto - sottolinea, per esempio, un tifosissimo come Nino D'Angelo - perché secondo me Fabio è uno dei migliori attaccanti italiani. E penso che, lasciandolo andare via, la squadra si sia indebolita. A questo punto, non capisco perché qualche settimana fa è stato venduto pure Denis. Insomma, da tifoso, questo mercato del Napoli mi sembra un po' strano, anche se finora Mazzarri e la società hanno dimostrato di sapere il fatto loro". Fa eco a D'Angelo anche il comico Biagio Izzo, che pone l'accento su un altro aspetto della vicenda: "Il problema più grande - spiega - deriva dal fatto che Fabio è napoletano e, come tale, per i tifosi era diventato un idolo. Insomma, è come un pezzo di cuore che se ne va. E per giunta alla Juve. Io che lo conosco bene, comunque, auguro all'amico Fabio ogni bene, perché so che, in cuor suo, negli scontri diretti tiferà sempre per il Napoli".
Anche Peppino Di Capri si dice "dispiaciuto perché va via un napoletano che i tifosi avevano eletto a simbolo di questa nuova squadra". Però, il cantante allarga la sua analisi: "Non so come spiegarlo, ma Quagliarella mi ha sempre dato l'impressione - aggiunge - di non essersi inserito nel gruppo, quasi come se il fatto di essere titolare in Nazionale lo rendesse un po' diverso. Anche per questo, ho sempre considerato la sua cessione come una cosa che si sarebbe verificata. E poi, con Lucarelli, in attacco iniziavano a essere in troppi". Pure per Gino Rivieccio non è il caso di fasciarsi la testa: "Io che seguo il Napoli da quarant'anni, ho assistito - spiega il comico napoletano - a cessioni ben più dolorose di questa, peraltro sempre alla Juve: per esempio, quelle di Zoff o di Ferrara. Insomma, c'è di peggio. Anche perché non è che Quagliarella l'anno scorso abbia entusiasmato. E poi, credo che tutta l'operazione sia stata avallata da Mazzarri, che adesso potrà contare su una squadra più in linea con le sue idee". Su una lunghezza d'onda simile è anche la showgirl Caterina Balivo, per la quale "nel calcio come nella vita nessuno è indispensabile. Quindi, se il Napoli ha deciso di vendere Quagliarella alla Juve - aggiunge - avrà avuto le sue buone ragioni, dal punto di vista tecnico e aziendale".
E' fortissima, invece, la delusione del regista teatrale e cinematografico Eduardo Tartaglia, per il quale "questa operazione non ha motivazioni né economiche né di strategia, ma va soltanto a interrompere un percorso di crescita e fa capire che il Napoli non potrà mai competere seriamente con le prime della classe. Infatti, una società di primo livello - conclude Tartaglia - non dovrebbe mai rafforzare una diretta concorrente. Ma, evidentemente, questa mossa è l'ammissione di un orizzonte limitato e della voglia di restare nella medietà. La cosa triste è che così si spezzano i sogni dei tifosi prima ancora che la stagione abbia inizio, ponendo un chiaro limite alle ambizioni della squadra".

adesso mou sarà contento...

L'Inter fallisce il pokerissimo. L'Atletico Madrid ha conquistato la Supercoppa europea battendo a Montecarlo i neroazzurri per 2-0. I gol sono stati segnati nel secondo tempo da Reyes al 17' e da Aguero al 37'. L'interista Milito si è fatto parare un rigore al 90'. Per l'Inter sfuma la possibilità di conquistare sei trofei nella stessa stagione, dopo le vittorie dello Scudetto, della Coppa Italia, della Champions League e della Supercoppa italiana.
Fonte: Ansa.

venerdì 27 agosto 2010

ecco i gironi di champions league ed europa league 2010-2011

Di Diego Del Pozzo

Dopo la conclusione di tutte le gare di play-off delle due competizioni, sono stati effettuati i sorteggi per la fase a gironi di Champions League ed Europa League. Nella manifestazione regina non ci sarà la Sampdoria, che s'è suicidata martedì sera, quando al 92' minuto conduceva ancora 3-0, prima di farsi rimontare dal Werder Brema fino al definitivo 3-2, che ne ha sancito la retrocessione in Europa League. Peccato! Comunque, ecco i gruppi.
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Champions League 2010-2011:
Gruppo A: Twente, Inter, Werder Brema, Tottenham;
Gruppo B: Benfica, Schalke 04, Hapoel Tel-Aviv, Olympique Lione;
Gruppo C: Bursaspor, Manchester United, Rangers, Valencia;
Gruppo D: Barcellona, Copenaghen, Panathinaikos, Rubin Kazan;
Gruppo E: Basilea, Cluj, Bayern Monaco, Roma;
Gruppo F: Chelsea, Zilina, Olympique Marsiglia, Spartak Mosca;
Gruppo G: Ajax, Auxerre, Milan, Real Madrid;
Gruppo H: Arsenal, Partizan Belgrado, Shakhtar Donetsk, Sporting Braga.
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Europa League 2010-2011:
Gruppo A: Juventus, Lech Poznan, Manchester City, Red Bull Salisburgo;
Gruppo B: Aris Salonicco, Atletico Madrid, Bayer Leverkusen, Rosenborg;
Gruppo C: Gent, Levski Sofia, Lille, Sporting Lisbona;
Gruppo D: Club Brugge, Dinamo Zagabria, Paok Salonicco, Villarreal;
Gruppo E: Az Alkmaar, Bate Borisov, Dinamo Kiev, Sheriff Tiraspol;
Gruppo F: Cska Mosca, Losanna, Palermo, Sparta Praga;
Gruppo G: Aek Atene, Hajduk Spalato, Anderlecht, Zenit San Pietroburgo;
Gruppo H: Young Boys, Getafe, Odense, Stoccarda;
Gruppo I: Debreceni, Metalist Kharkiv, Psv Eindhoven, Sampdoria;
Gruppo J: Borussia Dortmund, Karpaty Lviv, Paris Saint Germain, Siviglia;
Gruppo K: Utrecht, Liverpool, Napoli, Steaua Bucarest;
Gruppo L: Besiktas, Cska Sofia, Porto, Rapid Vienna.
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pazzo napoli: vince in svezia, ma vende quagliarella!

Di Diego Del Pozzo

Stranissima serata, quella di ieri, per il nuovo Napoli che - almeno sulla carta - ambisce a inserirsi nell'elite del calcio italiano ed europeo. Da un lato, infatti, la squadra partenopea ha superato agilmente l'ostacolo (!?!) del play-off di Europa League - 2-0 in Svezia sul campo dell'Elfsborg, con bella doppietta di Edinson Cavani (nella foto qui sotto, la sua seconda rete) - qualificandosi per la fase a gironi della seconda competizione europea per club; dall'altro, invece, a soli tre giorni dall'inizio della Serie A, ha venduto Fabio Quagliarella alla Juventus, per giunta perdendo tre milioni di euro rispetto alla cifra spesa appena un anno fa per acquistarlo dall'Udinese (15 contro 18).
L'inattesa cessione ha creato grande sconcerto a Napoli, tra i tifosi e gli osservatori più o meno neutrali, sollevando più di un dubbio sulle reali intenzioni della proprietà di far crescere la squadra oltre quella fascia medio-alta italiana alla quale appartiene attualmente (insomma, la stessa di Sampdoria, Fiorentina, Genoa e Palermo). Io stesso, al di là delle valutazioni tecniche sul valore del calciatore Quagliarella e sul suo rendimento durante la passata stagione, non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile rafforzare una presumibile diretta concorrente per la qualificazione alla Champions League e, al tempo stesso, quali reali prospettive di crescita abbia una società che non è in grado nemmeno di gestire un po' di sano turnover tra i suoi giocatori e che, nonostante il gravoso impegno europeo che l'anno scorso non c'era, preferisce presentarsi all'inizio della nuova stagione con gli uomini davvero contati e con un parco riserve non certo esaltante. Mah!

mercoledì 25 agosto 2010

libri: come il calcio ha sconfitto l'apartheid

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 22 agosto 2010)

Nell'anno della Coppa del mondo di calcio, l'evento globale che ha posto il nuovo Sudafrica multietnico al centro della scena internazionale, può essere utile tornare con la memoria a quando, durante gli anni drammatici dell'apartheid, proprio il football seppe ritagliarsi un ruolo strategico nella formazione della nuova classe dirigente emersa poi dalle elezioni libere del 1994 che proclamarono Nelson Mandela presidente.
L'originale "laboratorio politico" si attivò tra le mura del carcere di massima sicurezza di Robben Island, "l'isola del diavolo" che a inizio anni Sessanta il regime razzista sudafricano decise di trasformare in luogo di detenzione "sperimentale" nel quale deportare i capi, gli attivisti e le milizie dei vari movimenti di resistenza, in modo da evitare che, sparsi tra gli istituti di pena sulla terraferma, potessero influenzare i prigionieri comuni e sensibilizzarli alla lotta contro l'apartheid. Oggi patrimonio dell'umanità sotto l'egida dell'Unesco, Robben Island è un brullo isolotto battuto dai venti, situato a dodici chilometri dalla costa di Cape Town. Su questa zolla di terra piatta e un po' spoglia, circondata da acque turbolente, gli uomini del regime praticarono ogni forma di atrocità ai danni dei prigionieri politici, con l'unico scopo di piegarli e sottometterli. Ma nel clima di brutalità e repressione generalizzate proprio la passione per il calcio, comune alla quasi totalità dei detenuti, trasformò ben presto Robben Island in una sorta di "scuola" per i quadri dirigenti del Sudafrica democratico di oggi.
A ricostruire questa storia sorprendente e finora quasi sconosciuta è un libro importante da poco tradotto, che mette in evidenza il peso avuto dal football nella nascita del nuovo Sudafrica multietnico. Il libro, scritto da Chuck Korr e Marvin Close e pubblicato in Italia da Iacobelli, s'intitola Molto più di un gioco. Il calcio contro l'apartheid (240 pagine, 15 euro) e ricostruisce la straordinaria esperienza umana e politica della Makana Football Association, la lega calcistica fondata nel 1969 dai detenuti politici di Robben Island e rimasta in piena attività fino alla chiusura della prigione nel 1990. Chiamata "Makana" dal nome di un condottiero zulu ucciso mentre fuggiva dall'isola nel tardo Ottocento, messa in piedi dai prigionieri dopo anni di trattative con le autorità del carcere, questa lega calcistica divenne ben presto un organismo complesso con nove squadre, ciascuna con tre diverse formazioni per le serie A, B e C; gruppi di arbitri ufficiali che rispondevano rigorosamente al regolamento della FIFA; segretari e referenti per ogni club; un collegio giudicante per le controversie e le misure disciplinari; una minuziosa rete di comunicazioni scritte e atti ufficiali di ogni tipo (referti arbitrali, graduatorie, ricorsi disciplinari, risultati e classifiche marcatori), che hanno costituito la base dalla quale Korr e Close sono partiti per le loro ricerche.
Il calcio e la sua organizzazione divennero, dunque, elementi centrali nelle vite dei prigionieri, i quali dapprima tornarono a sentirsi umani e poi misero da parte le divisioni politiche per trasformarsi in un movimento sempre più unito, capace di dialogare, lottare, chiedere e ottenere; ma anche di gestire un'articolata burocrazia interna che, anni dopo, sarebbe servita da modello per l'organizzazione di una nazione. Tra quegli uomini, infatti, c'erano alcuni tra i personaggi più influenti del nuovo Sudafrica libero: scienziati e docenti universitari, avvocati ed educatori, senatori e futuri ministri del governo democratico. Persino l'attuale presidente sudafricano Jacob Zuma, uno di coloro che più si sono battuti per l'assegnazione della Coppa del Mondo di calcio al suo Paese, all'interno di Robben Island era conosciuto e rispettato per essere il terzino destro nonché capitano dei Rangers, una tra le squadre fondatrici della Makana Football Association. Da parte sua, invece, il futuro "padre" del nuovo Sudafrica multietnico, Nelson Mandela, non potè mai giocare a calcio sull'isola, poiché trascorse in isolamento tutto il suo lungo periodo di detenzione.

martedì 24 agosto 2010

mourinho continua a dare fastidio anche dalla spagna

Di Diego Del Pozzo

Se fossi un tifoso interista sarei estremamente infastidito dalle continue sortite spagnole dell'ex allenatore nerazzurro José Mourinho che, una volta accasatosi al Real Madrid rovinando col suo comportamento la festa per una vittoria in Champions League attesa ben quarantacinque anni, non perde occasione di stuzzicare "l'odiato" neo-tecnico interista Rafa Benitez. L'ultima provocazione è di rara volgarità: dopo la vittoria dell'Inter nella Supercoppa italiana, infatti, il vate portoghese ha fatto sapere "urbi et orbi" che quello di Benitez sulla panchina dell'Inter "non è un lavoro ma il Paradiso, perché ha trovato già tutto apparecchiato". Come a dire: anche questa vittoria appartiene a me!
In realtà, mi sembra chiaro quanto Mourinho tema l'Inter come avversaria europea di primo livello e, al suo solito, come abbia già iniziato - ad agosto!!! - a lavorare per logorare lentamente i nervi di quelli che adesso - per utilizzare una terminologia a lui cara - sono suoi "nemici". Dovranno essere bravi, dunque, Benitez e i suoi giocatori a evitare di lasciarsi trascinare in una polemica continua, dalla quale avranno solo da perderci...

mercoledì 18 agosto 2010

riassunto delle puntate precedenti

Di Diego Del Pozzo

Nonostante le mie vacanze siano, per fortuna, ancora in corso, una precaria e lentissima connessione dalla costa jonica calabrese mi permette di riattivare con un minimo di regolarità Calciopassioni, in attesa della ripartenza ufficiale che avverrà soltanto nella settimana conclusiva di agosto, quando la stagione calcistica sarà, ormai, già in pieno fermento.
Per ripartire col piede giusto, mi sembra opportuno riepilogare quelli che, secondo me, sono stati gli avvenimenti calcistici più interessanti verificatisi in queste settimane di mia assenza dal Web:
1) Cesare Prandelli ha preso ufficialmente possesso della panchina di commissario tecnico della Nazionale italiana, rendendo chiara la svolta a 180° rispetto alla precedente gestione: "chiavi della squadra" affidate ad Antonio Cassano, col beneplacito dei pochi "senatori" ancora presenti in rosa (De Rossi, Pirlo, Chiellini, oltre all'attualmente infortunato neo-capitano Buffon); apertura totale ai giocatori di talento, anche se caratterialmente "complicati" (primo tra tutti, Mario Balotelli); disponibilità a guardare agli oriundi, almeno per tamponare le emergenze, in attesa dell'auspicabile esplosione di qualche giovane talento in un futuro non troppo lontano; decisivo abbassamento dell'età media della rosa; grande attenzione ai valori etici, oltre che a quelli tecnici, con il varo di un vero e proprio regolamento interno e con la promessa che, in caso di condotta riprovevole con i club, non si verrà convocati in Nazionale. Le premesse sono incoraggianti, anche se il nuovo ciclo prandelliano s'è aperto con la sconfitta londinese contro la Costa d'Avorio, opportuna per ricordare a tutti che ci sarà tanto lavoro da fare;
2) Roberto Baggio ha fatto il suo rientro ufficiale nell'ambiente del calcio italiano, nominato presidente del Settore tecnico di Coverciano da un presidente federale, Giancarlo Abete, disposto a tutto pur di non cedere la propria poltrona. Comunque, Baggio potrà certamente dare un contributo utile al movimento calcistico nazionale, così come Gianni Rivera e Arrigo Sacchi, nominati rispettivamente al vertice del Settore giovanile e scolastico e al Coordinamento delle Nazionali giovanili (compresa l'Under 21). Speriamo che non siano - come temo - soltanto nomine di facciata;
3) Dopo il fallimento al Mondiale sudafricano, il calcio italiano si è reso conto di essere in crisi strutturale. E, tra tante proposte bislacche, qualcuno ha iniziato a parlare seriamente della possibilità di schierare squadre B delle società italiane più importanti - come avviene in altri Paesi calcisticamente evoluti - in quelle che sono le attuali Prima e Seconda divisione della Lega Pro: in questo modo, i giovani farebbero realmente esperienza di gioco in gare agonisticamente "vere" e potrebbero maturare prima rispetto a quanto avviene attualmente in un campionato Primavera che, così com'è, ha fatto il suo tempo;
4) A proposito di giovani, dopo una telenovela durata per buona parte dell'estate, l'Inter ha ceduto il ventenne Mario Balotelli al Manchester City allenato da Roberto Mancini, cioè l'allenatore che lo lanciò in Serie A a diciassette anni d'età. Così, va a giocare all'estero il più forte calciatore italiano Under 23, impoverendo ulteriormente il panorama calcistico nostrano e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, quanti passi indietro ha fatto il calcio italiano - o l'Italia tutta? - in questi ultimi anni;
5) Intanto, proprio la Premier League nella quale giocherà anche Balotelli ha preso il via a ridosso del week-end di Ferragosto. Il Chelsea ha iniziato giocando ancora col pallottoliere (6-0), mentre l'Arsenal s'è conquistato un prezioso pareggio sul campo del Liverpool, grazie a una papera di Pepe Reina a tempo praticamente scaduto: e pensare che, di solito, i Gunners - i quali avevano meditato di fare un'offerta estiva proprio ai Reds, per tentare di acquistare Reina - perdono punti per colpa degli errori dei loro portieri; stavolta, invece, li hanno conquistati.