lunedì 24 settembre 2012

il dottor stramamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Qualcuno può avvertire Massimo Moratti che Derek Zoolander non è adatto ad allenare l'Inter? Grazie.

domenica 16 settembre 2012

serie a: il nuovo che avanza!

Di Diego Del Pozzo

Forse anche nel calcio italiano sta finalmente arrivando il momento del nuovo che avanza, complice la profonda crisi economica che in estate ha provocato la "fuga" all'estero di tanti campioni stranieri affermati e strapagati. Sia come sia, comunque, meglio tardi che mai!
Il gol di Lorenzo Insigne in Napoli-Parma 3-1
Durante la terza giornata di Serie A, infatti, sono andati in gol ben cinque giovani talenti emergenti del panorama calcistico nazionale: Lorenzo Insigne (fresco di convincente esordio in Nazionale), Ciro Immobile, Gianluca Caprari (cioè il tridente d'attacco del Pescara zemaniano vincitore della Serie B 2011-2012), Marco Sau (lanciato due anni fa proprio da Zeman a Foggia in Lega Pro) e Alessandro Florenzi (centrocampista tuttofare della Roma allenata dal Boemo), tutti già grandi protagonisti dello scorso torneo cadetto.
Insomma, questa terza giornata di Serie A ha definitivamente acceso i riflettori su cinque possibili uomini-copertina del calcio italiano prossimo venturo, uniti dal comune "marchio di qualità" di un grande maestro di calcio e di vita e perfetti per proporsi in maniera convincente come simboli viventi della notevole qualità, troppo spesso snobbata dai club tricolori di prima fascia, presente nei tornei minori e nei vivai italiani.

sabato 15 settembre 2012

napoli: frustalupi racconta mazzarri alla vigilia del match col parma

Di Roberto Ventre
(Il Mattino - 15 settembre 2012)

Sempre al suo fianco. Collaboratore fidatissimo, Niccolò Frustalupi, il secondo di Mazzarri, quello che ne conosce tutti i segreti e ne ha seguito il percorso professionale in serie A che domani tocca le 300 panchine.
«Devo tutto a Mazzarri, il primo a credere in me, il tecnico che mi ha dato fiducia in questi anni. Ho imparato tutto ma proprio tutto da lui».
Walter Mazzarri e il suo vice Niccolò Frustalupi
Come si è incrociata la sua strada con quella di Mazzarri?
«Lavoravo nella Pistoiese dove svolgevo più ruoli. Il direttore sportivo Bini mi disse che dovevamo andare a prendere una persona e assistere con lui alle finali playoff Primavera a Padova. Questa persona era Mazzarri: guidavo l’auto e dai discorsi capii che sarebbe stato il nuovo allenatore della Pistoiese».
E da quel momento cominciò la collaborazione?
«Sì, mi ha portato nel suo staff tecnico, cominciai a fare l’osservatore alla Pistoiese, poi più avanti il viceallenatore, il ruolo attuale. Studio gli avversari e sottopongo le mie relazioni a Mazzarri che prende le sue decisioni».
La compattezza dello staff, uno dei punti di forza?
«Mazzarri dà grande importanza alla distinzione dei ruoli che ognuno cerca di svolgere al meglio. Poi tocca a lui prendere le decisioni dopo essersi confrontato con noi».
È il migliore allenatore in A?
«Senza ombra di dubbio, parlano i risultati. In carriera non ha mai fallito un obiettivo alla guida di qualsiasi squadra riuscendo a tirare fuori sempre il massimo dai suoi giocatori e anche di più».
Ce lo descrive nell’immediata vigilia delle partite?
«Cerca di prevedere tutto quello che potrebbe succedere nello sviluppo della gara e ne parla con noi collaboratori. Negli spogliatoi pensa a tutti gli eventi che potrebbero capitare sia in negativo che in positivo per poter apportare delle modifiche in corso».
Con voi parla molto anche durante la gara: cosa vi dice?
«Si rivolge a noi e ai calciatori in panchina, commenta le situazioni che avvengono in campo, le cose fatte bene, altre fatte male e altre che potrebbero farsi meglio».
Quali sono le sue caratteristiche migliori?
«Dal punto di vista tattico è bravissimo: è un perfezionista, studia ogni minimo particolare, cerca di capire quale possa essere anche qualche piccolo spunto per vincere le partite. È un perfezionista in tutto, non solo nella lettura della partita, in tutto quello che può far rendere al meglio i giocatori».
Un’altra qualità, la gestione del gruppo...
«La coerenza, questa è la dote maggiormente apprezzata dai calciatori. E poi è molto diretto con il gruppo, così gode della stima di tutti».
La volta che l’ha visto più felice?
«Dopo la vittoria in coppa Italia a Roma sulla Juventus, per una volta si è sciolto, liberando le sue emozioni dopo aver centrato un grande traguardo. Di momenti belli vissuti insieme a Napoli ce ne sono stati tanti, la vittoria a Torino per 3-2 sulla Juve, il pareggio con l’Inter al San Paolo con la qualificazione in Champions, la vittoria sul Manchester City».
E la volta che l’ha visto più arrabbiato?
«Dopo il pareggio 2-2 contro il Catania. Era incavolato nero, inavvicinabile».
Si arrabbiò anche con la squadra?
«Nel dopo partita non parla mai negli spogliatoi alla squadra sia in caso di vittorie che di sconfitte: la partita viene rianalizzata alla ripresa degli allenamenti».
Il Mazzarri lontano dal campo, come lo descriverebbe?
«Non stacca mai la spina, eccezion fatta per una ventina di giorni di vacanza a fine campionato. La giornata per lui dura 24 ore, il telefono è sempre acceso, vive per il suo lavoro».
In questi anni quanto è cambiato?
«È sempre lo stesso per quanto riguarda i principi base, l’approccio al lavoro, la voglia di ottenere sempre il massimo. Ha modificato di volta in volta la sua metodologia in base alle esperienze professionali che sono mutate di anno in anno».
Più va avanti in carriera e più fuma?
«Ha sempre fumato tanto e anche adesso credo fumi almeno un pacchetto. La sigaretta sempre accesa, tranne che durante la partita, poi recupera alla fine».
Quando il primo giorno di lavoro a Castelvolturno disse a luglio di essere il nuovo allenatore del Napoli, cosa pensò?
«Sorprese anche me, non sapevo nulla. Confermò la sua genialità, fu il suo modo per trasmettere nuovi stimoli a se stesso e al gruppo».

mercoledì 5 settembre 2012

un'inchiesta su calcio e camorra, pubblicata sul quotidiano "il mattino"

Di Gigi Di Fiore
(Il Mattino - 5 settembre 2012)

In campo, nel torneo di Promozione, era sempre aggressivo. Tirava calci, pugni, provocava. Luigi Baccante, detto Maurizio, giocava da mediano nel Marano e tutti sapevano che era un affiliato del clan Nuvoletta. Oggi è all’ergastolo, accusato di essere uno dei mandanti dell’omicidio di Giancarlo Siani.
Calcio e camorra, lo sport più popolare in Italia che, soprattutto nei piccoli centri e nelle serie minori, attira simpatie, consensi. Le squadre sono per questo appetite da dirigenti in odore di camorra. È successo per il Quarto calcio, arrivato fino alla serie D con la presidenza di Castrese Paragliola, imprenditore considerato vicino al clan Polverino. E succedeva, anni fa, con il Posillipo calcio a Napoli, che aveva in prima divisione dirigente-allenatore Giovanni Paesano, il boss del quartiere ucciso dinanzi all’ippodromo di Agnano il 4 giugno 1995. Nell’ottobre del 1980, Antonio Sibilia, presidente dell’Avellino in Serie A con simpatie per il boss della Nco Raffaele Cutolo, costrinse il suo calciatore di colore Juary a consegnare durante un processo una medaglia al noto capocamorra. Per la gioia di telecamere e giornalisti.
In tempi più recenti, quelli in cui inchieste della Dda napoletana sui clan sono incappate nelle intercettazioni del calcio scommesse, le sorprese sono state continue. Tutte legate al giro di affari delle scommesse legate al calcio controllate, anche nelle serie inferiori, dai clan camorristici. Raccontò, negli anni Novanta, il pentito Raffaele Giuliano di Forcella: "Fu mio fratello a inventarsi il sistema del totonero, il sistema delle scommesse clandestine legate al calcio. Già agli inizi, rendeva fino a 200 milioni di lire a settimana". E aggiunse il fratello Guglielmo, anche lui pentito: "Le scommesse rappresentano il maggior introito del nostro clan. Con il tempo, siamo arrivati a guadagnare due miliardi a settimana". Furono proprio i Giuliano ad accogliere, nella loro casa di Forcella, addirittura Maradona dopo la vittoria del primo scudetto del Napoli. Le foto del calciatore con Carmine Giuliano fecero il giro del mondo. E si parlò del pibe de oro e di camorra anche dopo il furto del Pallone d’oro alla Banca della Provincia di Napoli. Alcuni amici di Maradona si rivolsero ai Lo Russo di Miano, per cercare di recuperare i beni del calciatore rubati nel caveau durante la clamorosa rapina.
Il sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio, ex magistrato, non ha mai perso occasione di denunciare le infiltrazioni del clan D’Alessandro nell’area stabiese. E non ne è stata estranea neanche la squadra locale, la Juve Stabia, che finì nell’inchiesta Golden goal per la partita con il Sorrento al centro di un appetitoso giro di scommesse. Due calciatori del Sorrento, ipotizzò l’indagine dei carabinieri, accettarono 25mila euro da esponenti dei clan stabiesi D’Alessandro-Di Martino per alterare l’incontro. I calciatori della Juve Stabia furono anche costretti da malintenzionati a rimanere in mutande dopo una trasferta. Denunciò due anni fa l’allora procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore: "I clan sono sempre più attivi nel giro delle scommesse legate al calcio". Oltre alle scommesse, la squadra locale è anche un mezzo per apparire e attirare simpatie sul clan. A Pagani, provincia di Salerno, due dirigenti della squadra furono arrestati per associazione camorristica dalla Dda di Salerno. Ritenuti vicini al clan D’Auria Petrosino, da finanziatori della campagna elettorale del sindaco, bussavano a soldi al Comune, per la squadra: almeno diecimila euro all’anno.
Da una provincia all’altra. Albanova era il nome antico di Casal di Principe. Un nome dato alla squadra locale, che arrivò a sfiorare la promozione in C1 con la presidenza di Dante Passarelli, imprenditore dello zucchero morto in un incidente misterioso, considerato affiliato al clan dei Casalesi. Nel 1992, tra i dirigenti ci fu anche Francesco Schiavone detto Sandokan uno dei vertici della mafia-camorra casertana. Un famoso comunicato annunciò quell’ingresso societario: "Finalmente un raggio di sole nel Casale calcio. Il noto imprenditore Francesco Schiavone è entrato a far parte della dirigenza". L’investimento nella squadra serviva a far girare soldi, cambiarli, trasformarli. Riciclaggio, ma anche consenso sociale sul territorio. Allo stadio, si consolidavano le simpatie dei tifosi per un boss definito "solo un imprenditore". Anche la Mondragonese, sempre provincia di Caserta, squadra di Serie D, ha avuto dirigenza inquinata, con Renato Pagliuca, ex calciatore che fu reggente del clan La Torre. Diceva in giro di voler comprare il brasiliano Cerezo. La squadra era il suo giocattolo. Finì male, ucciso nel 1995.
Storie di camorra e di calcio inquinato. Nelle ultime inchieste sul calcio scommesse, protagonisti sono gruppi di clan slavi. Ma le squadre dei piccoli centri restano strumenti di potere e controllo sociale. E, su questo, le mafie sono molto sensibili. In Campania, come nelle altre regioni. Sicilia e Calabria in testa.

lunedì 3 settembre 2012

serie a: il napoli si conferma solido contro un'ottima fiorentina

Di Diego Del Pozzo

L'orribile terreno di gioco del San Paolo ieri sera
Partite come quella di ieri sera contro la Fiorentina il Napoli dello scorso anno le avrebbe pareggiate 0-0 o addirittura perse. Dunque, il fatto di essere riusciti a prevalere sull'ottima squadra allenata da Vincenzo Montella, pur non esprimendo un gioco particolarmente brillante né efficace, deve caricare positivamente gli azzurri e renderli pienamente consapevoli della propria forza: senza cali di tensione, infatti, questo potrebbe proprio essere l'anno giusto per provare a puntare a uno scudetto atteso dai tempi di Maradona. La squadra c'è, la rosa è più profonda e piena di valide alternative, l'esperienza e la convinzione sono maggiori e innesti come Britos e Behrami (ieri sera deludente, però) hanno reso ancor più fisico il gruppo di Walter Mazzarri. Ma, naturalmente, per puntare davvero in alto è necessario che Cavani si ripeta agli stessi livelli delle sue prime due stagioni partenopee e che Hamsik continui sulla strada di queste prime giornate.
Tornando a ieri sera, l'indegno campo di gioco del San Paolo (scandaloso!) ha reso il match più bloccato di quanto ci si sarebbe potuti immaginare alla vigilia, nonostante una Fiorentina volitiva e affascinante nella sua volontà di produrre incessantemente gioco abbia provato in ogni modo a "fare la partita". Il Napoli, forse anche per lo shock provocato dal fatto di doversi esibire su un vero e proprio campo di patate, non ha fatto più di tanto per vincere la gara, controllandola però sempre con una certa autorevolezza. Nel secondo tempo, il cambio tra uno spento Behrami e un più convincente e lucido Inler, però, ha provocato la svolta, concretizzata grazie a due suggerimenti da fermo di un ottimo Lorenzo Insigne (neo-nazionale di Prandelli: auguri!) sui quali ha finalizzato prima Hamsik (aiutato dalla decisiva deviazione di Borja Valero) e poi Dzemaili con una botta rasoterra da fuori area dopo respinta della difesa viola. Il forcing finale degli uomini di Montella, per fortuna, ha portato soltanto alla rete di Jovetic del definitivo 2-1.
E adesso, alla prima sosta per le Nazionali, il Napoli è al comando della classifica di Serie A, assieme alla Juventus campione in carica e alla Lazio del nuovo allenatore Petkovic. 

serie a: ancora una volta l'arbitro spiana la strada alla juve (e sono 3 su 3!)

Di Diego Del Pozzo

La seconda giornata di Serie A ha confermato che quest'anno chi vorrà opporsi alla Juventus campione in carica dovrà davvero sudare sette camicie, non soltanto per l'oggettiva forza della squadra bianconera ma anche per l'evidente extrabudget che, in fase di calciomercato, la dirigenza di casa Agnelli pare proprio aver destinato... ai "rapporti" con la classe arbitrale, in ossequio ai bei tempi moggiani non troppo andati.
Scherzi a parte, in questo inizio stagione, sta cominciando a diventare davvero fastidiosa la tendenza degli arbitri italiani a sbagliare - in modi clamorosi - sempre a favore dei bianconeri: tre match ufficiali e tre condotte di gara infarcite di inaudite decisioni errate che hanno sempre fatto partire la Juve con un vantaggio sull'avversario del quale, probabilmente, non avrebbe avuto bisogno (ma chissà, almeno nella finale-farsa di Supercoppa, cosa sarebbe accaduto con un arbitro degno di questo nome).
E anche ieri, per non rischiare più di tanto, lo 0-0 al Friuli di Udine è stato schiodato grazie a un generoso rigore e a una inesistente espulsione del portiere Brkic, dopo appena un quarto d'ora dal fischio d'inizio. Poi, certo, in undici contro dieci per quasi tutta la partita diventa più facile dominare i match e vincere 4-1 in trasferta. Ma, almeno per ora, andiamo avanti e incrociamo le dita... Certo che se il buongiorno si vede dal mattino...

sabato 1 settembre 2012

mazzarri e i suoi due napoli: "quest'anno niente titolarissimi!"

Di Diego Del Pozzo

Nella conferenza stampa odierna di presentazione di Napoli-Fiorentina (domani sera, ore 20.45, stadio San Paolo, seconda giornata della Serie A 2012-2013), Walter Mazzarri ha lanciato quello che sarà lo slogan della nuova stagione calcistica della sua squadra: "Quest'anno, niente più "titolarissimi" - ha dichiarato - ma più turnover, grazie a una rosa ben più profonda rispetto all'anno scorso".
Mazzarri indica la strada giusta al suo Napoli
E, in effetti, le giornate conclusive del calciomercato estivo hanno portato al Napoli alcuni calciatori di sicuro interesse e grande utilità, da inserire all'interno di una rosa che, attualmente, può davvero contare su due (o più) alternative per ciascun ruolo.
Ecco, dunque, la possibile formazione-tipo dell'ambizioso Napoli 2012-2013, con le alternative (in alcuni casi ben più che semplici riserve) indicate tra parentesi: De Sanctis (Rosati) - Campagnaro (Gamberini), Cannavaro (Fernandez), Britos (Aronica) - Maggio (Mesto), Behrami (Dzemaili), Inler (Donadel), Hamsik (El Kaddouri), Zuniga (Dossena) - Pandev (Insigne) - Cavani (Vargas). A questi 22 giocatori vanno aggiunti Grava, il neo-acquisto Bruno Uvini e il terzo portiere Colombo.
La profondità della rosa si evince ancora meglio schierando le due formazioni una contro l'altra:
Napoli 1 (3-5-1-1): De Sanctis - Campagnaro, Cannavaro, Britos - Maggio, Behrami, Inler, Hamsik, Zuniga - Pandev - Cavani;
Napoli 2 (3-5-1-1): Rosati - Gamberini (Uvini), Fernandez, Aronica (Grava) - Mesto, Dzemaili, Donadel, El Kaddouri, Dossena - Insigne - Vargas.
E credo che proprio questo cosiddetto Napoli 2, se ben amalgamato, possa difendersi piuttosto bene, sia in campionato che in Europa League. Peccato soltanto per la cessione di Walter Gargano a una diretta concorrente come l'Inter. Ma, si sa, nessuno è perfetto... 

europa league: sorteggio amico per il napoli, con psv, dnipro e aik

Di Gianluca Vigliotti
(Il Mattino - 1 settembre 2012)

Walter Mazzarri non è tranquillo: "È un girone da non sottovalutare - dice il tecnico azzurro - con squadre di prestigio come Psv ed altri due club che hanno dimostrato il loro valore nei turni preliminari e nei playoff".
Ma quali sono punti di forza e di debolezza delle avversarie? Ecco un piccolo vademecum.
Il gruppo del Napoli in Europa League 2012-2013
Psv Eindhoven. Gioca nel Philips Stadion (capienza 35mila spettatori). Ha vinto 21 campionati, 9 coppe d’Olanda e altrettante Supercoppe. Ha conquistato la coppa Uefa ’78 e la Coppa dei Campioni ’88. L’allenatore, Dick Advocaat, è tornato ad allenare il Psv Eindhoven vincendo subito la Supercoppa d’Olanda. Negli ultimi due anni è stato il ct della Russia. Ha guidato anche le nazionali di Belgio, Emirati Arabi e Corea del Sud. È stato allenatore della nazionale olandese dal ’92 al ’94 e dal 2002 al 2004. Advocaat ha già allenato il Psv Eindhoven nel periodo 1995-1998, vincendo un campionato, una Coppa d’Olanda e tre Supercoppe. Con i Rangers Glasgow ha vinto due campionati, due Coppe di Scozia e una Coppa di Lega. Alla guida dello Zenit in Russia ha vinto la Coppa Uefa e la Supercoppa d’Europa nella stagione 2007-2008. Advocaat schiera la squadra con il 4-3-3. Tra i pali gioca il polacco Tyton. La linea difensiva prevede sulla destra Hutchinson, al centro il brasiliano Marcelo e il capitano Bouma, mentre la corsia di sinistra è riservata a Willems. La gestione del centrocampo è affidata all’esperienza di Van Bommel, ex Milan, insieme a Toivonen e Strootman. Il tridente d’attacco vede Matavz, a lungo seguito anche dal Napoli, con Lens e Mertens ai lati. Il punto debole è la difesa, forte nel gioco aereo ma patisce le giocate rapide palla a terra. Le ripartenze delle avversarie possono mettere in difficoltà i centrali difensivi, lenti. Il punto di forza è l’attacco: Matavz è il terminale delle giocate insieme al belga Mertens ed a Lens.
Dnipro Dnipropetrovsk. Gioca nella Dnipro Arena (31mila posti). Ai tempi dell’Urss, la squadra ucraina ha vinto 2 scudetti, una Coppa e una Supercoppa. La società è controllata dal Privatbank Group. L’allenatore è Juande Ramos, spagnolo, che guida il Dnipro dal 2010. Nel suo ricco palmares spiccano i successi ottenuti con il Siviglia: due Coppe Uefa (2006 e 2007) e una Supercoppa Europea (2006), oltre a una Coppa del Re e una Supercoppa. Con il Tottenham ha vinto la Coppa di Lega inglese 2008. Una parentesi al Real Madrid. Ramos solitamente dispone la sua squadra con lo schema 4-2-3-1. In porta il ceco Lastuvka. La difesa a quattro prevede sulla destra l’utilizzo del centrocampista adattato Cheberyachko, i centrali difensivi sono Mandziuk e Mazuch, con il nigeriano Odibe ottimo sostituto, mentre sulla corsia sinistra c’è il croato Strinic. La coppia centrale di centrocampo è formata dal brasiliano Giuliano e dal capitano Rotan, con Kravchenko e Olijnyk buoni ricambi. Il forte nazionale ucraino Konoplyanka, insieme alla sorpresa Zozulya e ad Alijev ruotano alle spalle dell’unica punta, il croato Kalinic, vera stella del Dnipro, con il brasiliano Matheus valida alternativa. Il punto debole è il centrocampo: la tecnica e la lentezza di giocatori abili come Giuliano e Rotan, poco abituati al lavoro di contenimento, spesso mette in difficoltà il reparto difensivo. Il punto di forza è il fattore campo: la squadra, imbattuta in campionato, ha vinto 4 gare su 4, segnando 11 gol. Alla Dnipro Arena anche 4 al Liberec nel ritorno dei playoff di Europa League.
Aik Stoccolma. Gioca nello stadio Rasunda (36mila posti). Ha vinto 11 campionati, 8 coppe di Svezia ed una Supercoppa. L’allenatore, Andreas Alm, ha 39 anni ed è alla guida dell’Aik da due stagioni. Alm schiera la squadra con il 4-4-2. In porta Turina. La linea difensiva a quattro prevede sulla destra Tjernstrom, al centro la coppia svedese Karlsson e Backman, mentre a sinistra la corsia è affidata a Johansson. Lo schieramento di centrocampo prevede a destra Danielsson, a sinistra Lalawelè, mentre la coppia centrale è composta dal fantasista del Costa Rica Borges, e da Gustavsson. In attacco Lundberg e Lorentzon, due reti a testa nei turni di qualificazione di Europa League. Il punto debole è la difesa: come spesso accade per le formazioni svedesi, lo schieramento subisce la velocità degli avversari. Il punto di forza è la condizione fisica: la squadra svedese ha superato già tre turni di qualificazione di Europa League, eliminando Cska Mosca e Lech Poznan.

il napoli fa il botto all'esordio. e domani sera arrivano i viola

Di Diego Del Pozzo
 
Il Napoli ha iniziato la Serie A 2012-2013 domenica scorsa con una prova di forza davvero notevole contro il Palermo, sul terreno di gioco della Favorita: vittoria in trasferta per 3-0 e un dominio costante in ogni fase del match, con un Marek Hamsik assolutamente perfetto per come ha saputo finalizzare, suggerire, contrastare e "far legna" in mezzo al campo, interpretando le due fasi di gioco da calciatore totale con pochi eguali attualmente anche a livello internazionale.
Per avere un quadro più chiaro della reale consistenza degli azzurri di Walter Mazzarri, però, bisognerà attendere almeno il confronto casalingo di domani sera con l'affascinante nuova (rivoluzionata) Fiorentina allenata da Vincenzo Montella, perché il Palermo letteralmente annientato dalle reti di Hamsik, Maggio e Cavani mi è sembrato davvero ben poca cosa (e il povero Sannino ne avrà di lavoro da fare...).
In attesa della partita con i viola, comunque, mi piace riproporre la lucida analisi tattica di Palermo-Napoli 0-3, curata dall'esperto Adriano Bacconi e pubblicata martedì scorso sul quotidiano partenopeo Il Mattino. Eccola, qui di seguito. Buona lettura.
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Squadra con meccanismi perfetti. La vittoria porta il marchio Mazzarri
Di Adriano Bacconi
Marek Hamsik, uomo-guida del nuovo Napoli
Il Napoli riparte da Mazzarri, dal suo modo di intendere il calcio e dalla filosofia di gioco che ormai la sua squadra ha acquisito. La vittoria del Barbera è la vittoria di un gruppo che negli anni ha acquisito certezze nel modo di stare in campo, negli atteggiamenti, nelle relazioni di gioco, nella capacità di gestire i diversi momenti della gara. Già con la Juventus in SuperCoppa, nei primi 30', si erano visti segnali positivi. Il Napoli aveva messo in sotto i Campioni d'Italia sul piano del ritmo e della consapevolezza di sé. Gli episodi avevano poi stravolto l'andamento della finale di Pechino, interferenze che non hanno condizionato la gara di Palermo.
Il risultato, in questo caso è stato la logica conseguenza dello stratosferico predominio tecnico-tattico della squadra partenopea, che va ben oltre il 56% di possesso palla o il 9% in più di giocate nel terzo offensivo rispetto all'avversario. Sin dai primi minuti si è vista una squadra autorevole nella costruzione del gioco da dietro con Britos in grado di esprimersi finalmente compiutamente. I suoi lanci a cambiare gioco sono stati una valida alternativa all'inizio azione proposto fino all'anno scorso dal solo Cannavaro. Queste aperture hanno sistematicamente allungato all'indietro il Palermo creando lo spazio. L'alternanza delle giocate d'attacco del Napoli è uno dei segreti del successo azzurro.
La difesa a tre di Sannino è costretta a indietreggiare spesso fino al limite della propria area di rigore per non concedere profondità a Cavani. Si crea così lo spazio a centrocampo per la regia bassa di Inler e, tra le linee, per gli inserimenti devastanti di Hamsik.
In questo quadro tattico si inseriscono le azioni più importanti della partita, tra cui la clamorosa traversa di Cavani. L'azione parte con un lancio di Cannavaro sull'inserimento di Maggio a destra (altra costante del match). Subito Hamsik a sostegno, giro palla su Aronica e nuovo cambio gioco sull'esterno, questa volta posizionato sul secondo palo. Il Palermo in questo continuo spostamento della palla da destra a sinistra perde la bussola e perde, soprattutto, la marcatura di Cavani che può concludere indisturbato da un metro. Siamo al 42' e c'è una squadra sola in campo. Inevitabile il gol che arriva di lì a poco, questa volta su combinazione tutta rasoterra Inler-Maggio. Hamsik semina Barreto e detta il passaggio filtrante al compagno prima di fulminare Ujkani sul primo palo.
Lo slovacco dimostra personalità, opportunismo, condizione fisica. È lui l'uomo chiave del Napoli che vuol contendere lo scudetto alla Juventus. La sua duttilità tattica è impressionante. Rientra sotto la linea della palla in fase di non possesso, si muove senza palla con maestria sia sul gioco lungo, posizionandosi al posto giusto sulle sponde e sui rimbalzi, sia nel fraseggio breve, buttandosi negli spazi con perfetta scelta di tempo. È forse oggi il trequartista più completo del campionato italiano.
Nella ripresa si vede il Napoli a mio avviso migliore. Il Palermo parte carico, cerca di aumentare la velocità delle giocate, punta sull'estro e l'orgoglio di Miccoli. Ma gli ospiti ne vanificano ogni velleità continuando a gestire la palla con grande maturità tattica. Il Napoli non arretra il baricentro, non si affida al contropiede. Tutt'altro. Manda a vuoto il pressing dei rosanero con una circolazione palla molto lucida che prevede una fase di maggior fraseggio sull'out sinistro, dove Aronica fa valere la precisione del suo sinistro e una di accelerazione e finalizzazione a destra dove Maggio spinge come un forsennato e Hamsik si butta a creare la superiorità numerica.
Al 61' esce Insigne per crampi. Non lascia il segno sul match, come non lo lascia Behrami. Entrambi fanno il loro compitino ma si vede che devono ancora prendere confidenza con gli schemi di Mazzarri. Il tecnico livornese ci ha abituati a questo. Tutti i nuovi hanno bisogno di mettersi a studiare di buona lena per poter prendere dei buoni voti all'esame finale. Britos e Vargas (entrato nel finale e autore dell'assist a Cavani del 3-0) lo possono testimoniare. Solo ora, dopo un anno di apprendistato, iniziano a capire come si deve giocare nel Napoli.
Poco dopo Maggio stende Cetto davanti a De Sanctis, Orsato lascia correre. È l'unico neo di una partita altrimenti perfetta. A chiudere il conto ci pensa ancora la premiata ditta Hamsik (rifinitura di 30 metri di sinistro) - Maggio (controllo in corsa di petto e collo secco sul secondo palo). Se il buongiorno si vede dal mattino...