giovedì 31 dicembre 2009

inghilterra: col nuovo anno ritorna la f.a. cup

Di Diego Del Pozzo

Mentre in Italia il mondo del calcio, mass media compresi, si trastulla a interrogarsi sul ritorno a casa di Luca Toni o sul passaggio di David Suazo dall'Inter al Genoa, in Paesi civili come l'Inghilterra - o la Spagna, dove sabato riprende la Liga con un ottimo Barcellona-Villarreal - entra nel vivo la più antica manifestazione calcistica del mondo, cioè la F.A. Cup (qui sotto, la coppa in tutto il suo splendore).
A partire dal terzo turno in programma sabato e domenica, infatti, entrano in gioco anche le "big" di Championship e Premier League, impegnate in partite rigorosamente a eliminazione diretta, ma sempre dotate di straordinario fascino, soprattutto grazie all'atmosfera unica degli stadi nei quali queste si disputano: in molti casi, infatti, le squadre delle due serie maggiori hanno modo di confrontarsi, su campi periferici ma sempre ribollenti di entusiasmo e intrisi di storia, con formazioni appartenenti alle leghe professionistiche minori o, addirittura, all'universo "non league". E, di solito, ne scaturiscono match di grande intensità, con frequenti sorprese dovute all'incredibile vigorìa dei vari "Davide-contro-Golia" e ai contesti adrenalinici e "ruspanti" nei quali si disputano le partite.
Tra l'altro, i calciatori inglesi - che, evidentemente, sentono la fatica in misura minore rispetto ai loro colleghi italiani - arrivano al terzo turno di F.A. Cup dopo due turni di campionato disputati a distanza ravvicinata, tra il 26 e il 30 dicembre: dunque, lavorare stanca solo nel calcio italiano? Mah!
Comunque, ecco, qui di seguito, il programma completo del terzo turno della straordinaria, unica e sola Coppa d'Inghilterra:
Sabato 2 Gennaio
ore 13.30: Bristol City - Cardiff City;
ore 16: Accrington Stanley - Gillingham, Aston Villa - Blackburn, Blackpool - Ipswich Town, Bolton - Lincoln City, Brentford - Doncaster, Everton - Carlisle, Fulham - Swindon Town, Huddersfield - West Bromwich Albion, Leicester - Swansea City, Middlesbrough - Manchester City, Millwall - Derby County, Milton Keynes Dons - Burnley, Nottingham Forest - Birmingham City, Plymouth Argyle - Newcastle United, Portsmouth - Coventry, Preston North End - Colchester, Scunthorpe - Barnsley, Sheffield Wednesday - Crystal Palace, Southampton - Luton Town, Stoke City - York City, Sunderland - Barrow, Torquay - Brighton, Tottenham - Peterborough, Wigan - Hull City;
ore 18.15: Reading - Liverpool.
Domenica 3 Gennaio
ore 14: Manchester United - Leeds United;
ore 16: Chelsea - Watford, Notts County - Forest Green, Sheffield United - Queens Park Rangers;
ore 17.15: West Ham - Arsenal;
ore 19.15: Tranmere - Wolverhampton.

mercoledì 30 dicembre 2009

inghilterra: una premier league apertissima

Di Diego Del Pozzo

Il doppio turno di fine anno della Premier League ha detto che il campionato è più aperto che mai, con almeno tre squadre, per ora, in grado di dire la loro per la vittoria finale: il Chelsea capolista, il Manchester United secondo a due punti e l'Arsenal terzo a quattro lunghezze, ma potenzialmente secondo a un solo punto di distanza dagli uomini di Carlo Ancelotti, poiché i Gunners devono recuperare un match - in casa col Bolton, a inizio anno - rispetto alle due rivali (nella foto qui sotto, Samir Nasri, grande protagonista della vittoria esterna, 1-4, contro il Portsmouth).
Dietro di loro, quindi, infuria la lotta per il quarto posto, l'ultimo che vale la qualificazione alla prossima Champions League, con in ballo il Tottenham di Harry Redknapp, l'Aston Villa di Martin O'Neill e il Manchester City rilanciato da Roberto Mancini con due successi consecutivi (tra l'altro, i mancuniani hanno, a loro volta, una gara da recuperare rispetto alle altre due contendenti). Subito dietro, torna a riaffacciarsi il Liverpool reduce dal fondamentale successo in trasferta del Villa Park (con gol di Fernando Torres al novantaduesimo minuto), seguito da un Birmingham City capace di mettere in fila addirittura undici risultati positivi.
Rispetto alle più recenti edizioni, dunque, la Premier League 2009-2010 sembra un po' più aperta e combattuta, almeno fino a questo punto. Da adesso in poi, però, inizierà a contare molto la profondità delle varie rose e la capacità dei manager di mettere in campo sempre e comunque squadre competitive. Fin dai primi giorni di gennaio, infatti, F.A. Cup e Carling Cup arricchiranno (e appesantiranno) con maggiore regolarità il panorama domestico inglese, in attesa del ritorno in grande stile, a febbraio, della Champions League, che deciderà buona parte dei destini futuri di Chelsea, Manchester United (nella foto sopra, Wayne Rooney, sempre più determinante anche in zona-gol) e Arsenal, le tre squadre d'Oltremanica ancora in lizza al via degli ottavi di finale.

martedì 29 dicembre 2009

inghilterra: quando il gioco si fa duro...

Di Diego Del Pozzo

Immaginate di dover abbandonare la vostra squadra per qualche settimana, per giocare la Coppa d'Africa con la vostra nazionale. E immaginate di voler salutare il vostro pubblico con una vittoria, che tra l'altro manca da un po' di tempo al vostro club, nonostante siate ancora primi in classifica. Immaginate, quindi, di chiudere il primo tempo della vostra ultima gara prima della partenza con un gol di svantaggio, per di più in un derby contro un avversario sulla carta meno quotato di voi. Cosa fareste in una simile situazione?
Deve essere passato proprio questo per la testa di Didier Drogba, ieri sera, al momento di rientrare negli spogliatoi per l'intervallo di Chelsea-Fulham. E, da grande campione e grande uomo di sport qual è, l'attaccante ivoriano ha pensato bene di reagire da par suo.
E' stato il suo allenatore, Carlo Ancelotti, a svelare ciò che è accaduto nello spogliatoio dei Blues, tra primo e secondo tempo di un match che, poi, il Chelsea è riuscito a ribaltare e a far suo col punteggio di 2-1. Drogba, assieme all'altro "senatore" John Terry, ha iniziato a parlare ai compagni, partendo pian pianino e proseguendo con un crescendo inarrestabile. Ha detto che loro, nel secondo tempo, avrebbero dovuto buttare l'anima e il cuore sul rettangolo verde di Stamford Bridge, perché lui voleva salutare i tifosi con una vittoria. E poi ha detto loro, rassicurandoli, che sarebbe stato proprio lui a siglare il gol del pareggio e che, dopo, tutti insieme sarebbero riusciti a vincere la partita per 2-1: tutte cose puntualmente verificatesi.
Ancelotti ha raccontato queste cose ai media italiani, lasciando emergere dalle sue parole l'enorme ammirazione che ha nei confronti di Didier Drogba, "un uomo - ha sottolineato Carletto - che possiede valori importanti dentro di sé". "Ho lasciato che parlassero direttamente i giocatori - ha concluso il tecnico italiano - perché, in determinati momenti, sono proprio loro a dover prendere posizione e, poi, a fare la differenza": è in simili momenti e in questo modo, infatti, che nascono i grandi gruppi vincenti.

lunedì 28 dicembre 2009

inghilterra: il nuovo mancioster city

Di Diego Del Pozzo

Si vedono già i primi risultati dell'arrivo di Roberto Mancini sulla panchina del Manchester City, in particolare per ciò che concerne la sua disastrata difesa: zero gol subìti, infatti, nelle due vittorie di fine 2009 su Stoke City e Wolverhampton (con cinque reti all'attivo), contro le ben nove incassate da Sunderland, Tottenham e Bolton nelle precedenti tre giornate di Premier League.
E, in effetti, la solidità difensiva deve assolutamente essere il primo pensiero del tecnico italiano poiché, con la massiccia dose di talento offensivo della quale dispongono i Citizens, un gol a favore prima o poi arriverà sempre. Anche contro i pur non irresistibili Potters e Wolves, infatti, il City ha mostrato apprezzabili trame di gioco, spesso intessute attraverso rapidi passaggi rasoterra e continui scambi di posizione tra i giocatori d'attacco. Al tempo stesso, però, le ha sapute abbinare a una fase difensiva meno improvvisata rispetto a quella vista, con sconcertante regolarità, sotto la gestione tecnica di Mark Hughes. Certo, in entrambi i match, la squadra di Mancini ha ancora corso qualche pericolo di troppo, rispetto a quelle che sono le sue potenzialità. Ma come inizio non c'è davvero malaccio. E, infatti, pare che l'annunciata fronda, a favore dell'ex tecnico malamente licenziato dagli sceicchi, sia già prontamente rientrata.
Comunque, dopo venti giornate di campionato e con una gara ancora da recuperare, il Manchester City può puntare all'obiettivo del quarto posto con ottime possibilità di riuscita, provando magari pure a togliersi qualche sfizio nella seconda parte di torneo. Anche perché, tra l'altro, bisogna vedere cosa porterà ai mancuniani il calciomercato di gennaio, che sarà affrontato con un budget ineguagliabile da chiunque altro. Non c'è che dire: Roberto Mancini è uno che sa scegliere davvero bene i propri presidenti...

domenica 27 dicembre 2009

inghilterra: prosegue la rincorsa dell'arsenal

Di Diego Del Pozzo

La "due giorni" del Boxing Day 2009 di Premier League ha detto qualcosa di molto, molto chiaro: probabilmente, quest'anno, per il titolo saranno in corsa davvero anche i sempre più giovani Gunners di Arsène Wenger, nonostante le pesantissime assenze a causa dei tanti infortuni (primo tra tutti quello di Robin Van Persie).
Infatti, mentre il Chelsea ancelottiano collezionava l'ennesimo pareggio, seppur sul campo di un Birmingham City sempre più lanciato, l'Arsenal - praticamente privo di attaccanti plausibili - asfaltava il rognoso Aston Villa di Martin O'Neill (miglior difesa del torneo), sul terreno casalingo dell'Emirates, con un perentorio 3-0 maturato sì dopo l'ingresso dell'immenso Cesc Fabregas (nella foto sopra) poco prima dell'ora di gioco, ma comunque mai in discussione per l'intero match. Proprio al catalano, comunque, è toccato l'onore di aprire e chiudere la gara, con due gol bellissimi (il primo su calcio di punizione "alla Platini", il secondo a chiusura di una rapidissima ripartenza "Made in Wenger"); del bravissimo Diaby (qui sotto) - forse il migliore in campo, sui novanta minuti - la terza rete, a suggello di una prestazione personale davvero da incorniciare.
E, a proposito di performance individuali rilevanti, il tecnico alsaziano dei londinesi dovrà trovare al più presto una soluzione efficace alla prossima assenza di Song per la Coppa d'Africa, perché il camerunense si è confermato anche oggi giocatore assolutamente decisivo per gli equilibri dell'intera squadra, grazie alla sua straordinaria fisicità e a una capacità unica di ricoprire con eguale profitto il ruolo di centromediano davanti alla difesa e quello di centrale difensivo aggiunto in caso di necessità: forse, allora, Wenger non esagerava affatto, quando faceva notare come l'assenza di Song per l'Arsenal sarebbe stata pesante almeno quanto quella di Drogba per il Chelsea...
Comunque, in attesa di tornare in campo nell'ultimo match del 2009, sul campo del Portsmouth, i Gunners sono a soli quattro punti dalla capolista allenata da Carlo Ancelotti. E a inizio 2010 recupereranno la gara di Premier League ancora mancante, in casa contro il Bolton. Se tutto va per il meglio, dunque, sognare non è proibito.

sabato 26 dicembre 2009

made in england: la tradizione del "boxing day"

Di Diego Del Pozzo

Mentre gli acclamati protagonisti della nostra Serie A, durante le festività natalizie, sono impegnati in stancanti passeggiate sulle spiagge di Miami o in stressanti inseguimenti della bellona di turno in qualche localino di Ibiza, nella civile Inghilterra del calcio la Premier League va regolarmente avanti, programmando ben due giornate di campionato in soli tre giorni. E così fanno anche tutti i tornei britannici cosiddetti minori.
D'altra parte, in Gran Bretagna tradizione vuole che i giorni a cavallo tra Natale e Capodanno siano quelli più affollati di partite, spesso di cartello, in modo da sfruttare il maggior tempo libero da parte degli appassionati - semplice come idea; d'altra parte, vale anche per il cinema e per il teatro - e proporre loro quella che si è sempre configurata come un'autentica festa del calcio.
Fino agli anni Sessanta del secolo scorso si giocava addirittura durante il giorno di Natale (ultima giornata intera nel 1957, ultimo singolo match professionistico nel 1965), con partita a campi invertiti da disputare il giorno dopo, cioè a Santo Stefano, che nei Paesi anglosassoni viene chiamato Boxing Day, dall'usanza che avevano una volta le famiglie nobiliari di regalare in questo giorno i loro doni (spesso in grandi scatoli, boxes) ai dipendenti o alla servitù. Il Boxing Day è tradizionalmente dedicato, in Gran Bretagna in particolare, anche all'inizio dei saldi nei grandi magazzini e, ovviamente, alla disputa di importanti eventi sportivi.
Ci sono stati alcuni anni, in passato, che hanno visto svolgersi anche quattro-cinque giornate di campionato nel periodo compreso tra Natale e Capodanno, con autentiche maratone, straordinariamente affascinanti per gli appassionati anche se foriere spesso di risultati bizzarri e a volte non troppo attendibili. Ovviamente, le partite di questi giorni di festa, sia a livello di Premier che nei campionati cosiddetti minori, sono disputate sempre in stadi pieni e festanti, con molti tifosi pronti a sfoggiare i loro completini da Santa Claus (nella foto in alto) e tantissimi bambini accanto ai loro papà e alle loro mamme.
E pensare che qui da noi, dove il clima peraltro sarebbe più favorevole rispetto alla Gran Bretagna, i campionati di calcio riprenderanno soltanto all'Epifania, che come si sa "tutte le feste porta via"...

venerdì 25 dicembre 2009

tanti auguri a tutti i lettori

Di Diego Del Pozzo

Calciopassioni augura un Natale sereno e riposante a tutti i lettori affezionati e a coloro che si trovano a navigare qui per caso. Come dono natalizio ecco, qui sotto, quella che secondo me è la più bella immagine calcistica del 2009.

giovedì 24 dicembre 2009

quando il teatro incontra il football

Di Diego Del Pozzo

In questi giorni di vacanza, il regista bosniaco Haris Pasovic (nella foto) è a Napoli per una serie di sopralluoghi e incontri finalizzati alla realizzazione di un suo attesissimo spettacolo teatrale dedicato al gioco del calcio, in anteprima mondiale durante il Napoli Teatro Festival Italia in programma a giugno 2010.
Per il suo Football Football - questo il titolo della pièce - gli sarà utile, infatti, la conoscenza diretta dell'ambiente del calcio napoletano, al quale si ispirerà per lo spettacolo di teatro-danza che sta creando e che firmerà assieme al coreografo belga Koen Augustunen. Durante il suo soggiorno, Pasovic incontrerà calciatori del presente e del passato, tifosi più o meno illustri, farà interviste e girerà parecchie immagini in video. "Vorrei che Football Football - ha spiegato nei giorni scorsi al quotidiano Il Mattino - fosse una sorprendente panoramica sul calcio. Non sono interessato a politica, economia, corruzione o violenza, ma al gioco in sé. Credo, infatti, che sia uno sport incredibilmente teatrale, dionisiaco per natura, una forma pura di entusiasmo e gioco. E che, quindi, offra tantissimo materiale sul quale fare ricerche e lavorare".

martedì 22 dicembre 2009

in un libro-strenna tutti i record del calcio

Di Massimo Grilli
(www.corrieredellosport.it, dicembre 2009)

Non è il libro del Mondiale 2010, come il titolo potrebbe far supporre, ma è molto di più. E' la versione italiana (curata da Tommaso Guaita, Giorgio Farina, Massimo Perrone e Davide Rota) del libro dei record della Fifa, una sorta di Guinness dei Primati pallonaro.
Coloratissimo, strapieno di numeri, curiosità, statistiche, passa in rassegna tutte o quasi le nazioni dove si fa calcio, mettendo in rilievo i protagonisti che ne hanno fatto la storia, i giocatori più presenti in nazionale, i bomber, tutti i commissari tecnici, i record.
Una sezione importante è dedicata naturalmente al Mondiale sudafricano che ci aspetta nel 2010, con i suoi eroi e i suoi primati: ecco quindi Ronaldo con le sue 15 reti nella fase finale, le 25 presenze di Lothar Matthaeus, gli 11 secondi occorsi ad Hakan Sukur per andare in gol nel 2002 contro la Corea del Sud, le 27 reti messe a segno dall'Ungheria nelle finali del 1954. E poi gli arbitri, ammoniti ed espulsi, il pubblico, i rigori.
Non è finita: questo libro passa in rassegna anche i Campionati Europei, la Coppa America, la Confederations Cup, il Mondiale per club, il torneo Olimpico, le principali competizioni giovanili; e ancora il Futsal, il Beach Soccer, il calcio femminile, i premi assegnati dalla Fifa ai migliori giocatori.
Molto divertente, da non perdere.
Keir Radnedge (a cura di), Mondiali 2010. Il libro ufficiale dei record, Rizzoli, Milano, 256 pagine, 28 euro.

lunedì 21 dicembre 2009

quattro spunti da un freddo week-end europeo

Di Diego Del Pozzo

Week-end calcistico davvero intenso, quello appena concluso, con diversi temi interessanti e tanta neve sui campi di mezza Europa.
1) In Premier League, un ottimo Arsenal guadagna tre punti in una volta sola sul Manchester United (triturato dal Fulham a Craven Cottage) e due sul Chelsea capolista (fermato sul 1-1, a Boleyn Ground, da un grintosissimo West Ham: qui sopra, nella foto): così, dopo il 3-0 casalingo sull'Hull City, i Gunners si ripropongono prepotentemente per la lotta al vertice, nella quale potranno rientrare in maniera definitiva dopo il recupero d'inizio anno contro il Bolton, match che potrebbe fargli scavalcare lo United al secondo posto e riportarli a tre punti dai Blues di Carlo Ancelotti.
2) In prospettiva, però, la novità più rilevante del fine settimana inglese è, senz'altro, la repentina - anche se decisa già da fine novembre - sostituzione di Mark Hughes sulla panchina del sempre più ambizioso Manchester City. Al suo posto, infatti, lo sceicco Mansour e i suoi uomini hanno scelto nientepopodimenoche Roberto Mancini (qui sotto, durante la presentazione odierna), che così si rituffa nell'agone dopo la forzata sosta post-interista. Senza troppe chiacchiere, il tecnico jesino dovrà conquistare la qualificazione alla prossima Champions League, possibilmente attraverso un gioco offensivo e spettacolare: è questo ciò che gli chiede il "padrone" in cambio del lauto contratto da 3.5 milioni di euro annuali fino al 2013.
3) In Francia, il Bordeaux di Laurent Blanc continua a fare esattamente ciò che l'Inter di Mourinho fa in Italia: dominare il campionato con otto punti sulla seconda, che potrebbero diventare cinque in caso di vittoria di quest'ultima nella gara ancora da recuperare (lì è il Marsiglia, qui il Milan). Gourcuff è sempre più decisivo e Blanc ha costruito, pezzetto dopo pezzetto, un "giocattolo" bello ed efficace, che rischia di fare parecchia strada pure in Champions League (dove io la vedo in semifinale).
4) La Bundesliga tedesca si ferma per la sosta invernale - che quest'anno sarà più breve del solito, causa Mondiali 2010 - col Bayer Leverkusen "campione d'autunno", anche se seguito a ruota dallo Schalke 04 di Felix Magath, dal Bayern Monaco di Louis Van Gaal (qui sopra, Olic e Gomez durante il match vinto 5-2 contro l'Herta Berlino) e poi da Amburgo e Werder Brema: cinque squadre in cinque punti, per quello che si conferma come il torneo più equilibrato d'Europa. Per inciso, in Germania si sono disputate senza problemi tutte le partite in programma nel week-end, nonostante temperature inferiori a quelle italiane e dosi di neve e ghiaccio ben superiori alle nostre. Magari, se anche in Italia i "padroni del vapore" si decidessero a costruire stadi moderni e funzionali...

domenica 20 dicembre 2009

... e adesso il napoli sa essere anche cinico

Di Diego Del Pozzo

Nella domenica che ha visto il Napoli disputare la peggior partita casalinga dell'era Mazzarri, gli azzurri scoprono di esser diventati anche una squadra cinica.
Sì, proprio come quelle che, dall'alto della loro maggiore sicurezza e personalità, riescono a chiudere vittoriosamente pure quei match nei quali hanno sofferto oltre il lecito. Ed è quanto verificatosi oggi pomeriggio allo stadio San Paolo, dove l'ottimo Chievo di Mimmo Di Carlo è venuto ad aggredire il Napoli in casa propria e, pur non creando eccessivi problemi a un comunque bravissimo De Sanctis, a dominarlo tatticamente e fisicamente, soprattutto in mezzo al campo. Qui, Luciano ha letteralmente distrutto il sempre spaesato Zuniga sulla fascia sinistra partenopea, mentre Rigoni, Marcolini e Pinzi hanno fatto maledettamente soffrire Gargano, Pazienza e Maggio, sul piano del ritmo e dell'intensità.
Per fortuna, una verticalizzazione dello stesso Gargano e un bello spunto in velocità di Denis hanno provocato il rigore del 1-0, trasformato da Hamsik poco dopo il quarto d'ora (nella foto qui sopra). Altrimenti, per il Napoli sarebbe stata decisamente più dura di quanto non sia poi stata. Comunque, in una partita piuttosto avara di emozioni, le occasioni più pericolose sono state proprio della squadra di casa, nonostante il predominio territoriale clivense. Quasi logico seppur ingeneroso nei confronti di un Chievo tanto volitivo, in piena "Zona Mazzarri" è così giunto il raddoppio di un ritrovato Fabio Quagliarella (qui sotto, nella foto), lanciato da una "magata" di un Bogliacino che, con poche parole e molti fatti, ha saputo guadagnarsi sul campo la conferma nel mercato di gennaio.
Quello odierno, in ogni caso, è il decimo risultato utile consecutivo del nuovo Napoli prepotentemente rilanciato da Walter Mazzarri (non accadeva dagli anni Settanta, sotto Vinicio): cinque vittorie, cinque pareggi, venti punti totalizzati, con una media di due a partita, sesto posto in classifica e autorevole ingresso nelle posizioni utili per la qualificazione alle coppe europee. Su questa ottima base di partenza, dopo la pausa natalizia, dovrà fondarsi la rincorsa degli azzurri a quel sogno chiamato Europa League (per quest'anno meglio lasciar perdere la "chimera" Champions...). Magari, con qualche rinforzo mirato in arrivo dal calciomercato: per esempio, il famoso esterno sinistro di centrocampo...

sabato 19 dicembre 2009

barcellona campione di tutto (ma proprio tutto...)

Di Diego Del Pozzo

Ci sono volute ben 64 partite ma, alla fine di questo lunghissimo 2009, il grande Barcellona allenato dall'esordiente Pep Guardiola è riuscito nell'impresa che tutti gli osservatori ritenevano impossibile e che, finora, nessun'altra squadra nella storia del calcio era riuscita ancora a compiere: vincere tutte e sei le competizioni ufficiali alle quali ha partecipato nella stessa stagione.
Ecco qui, allora, l'impressionante elenco, adesso completo e definitivo: Liga, Copa del Rey, Champions League, Supercoppa spagnola, Supercoppa europea, Campionato mondiale per club (qui sopra, il capitano Carles Puyol alza la coppa al cielo, circondato dai suoi compagni festanti: tutti hanno indossato, per la premiazione, la tradizionale maglia blaugrana sopra a quella arancione con la quale hanno disputato la gara).
L'ultimo alloro, come si conviene alle vere imprese, è stato quello più difficile da conquistare, grazie allo straordinario cuore degli argentini dell'Estudiantes de la Plata, che il loro capitano "senza tempo" Juan Sebastian Veron è riuscito a spingere molto oltre i propri limiti strutturali, fino a trascinarli a un solo minuto da una vittoria che avrebbe avuto coloriture addirittura epiche e sulla quale quasi nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo alla vigilia.
Sì, perché oggi pomeriggio, nella finale del Mondiale per club disputata ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, il Pincha è stato raggiunto dal Barcellona soltanto all'ottantanovesimo minuto, dopo essere passato in vantaggio nel primo tempo con un bel colpo di testa di Mauro Boselli ed essersi difeso con successo quasi fino al fischio finale. Infatti, le stelle blaugrana sono state efficacemente annullate, grazie alla tattica accorta adottata dal tecnico Alejandro Sabella, al pressing feroce e a una fisicità degna di quel grande e durissimo Estudiantes che quarantuno anni prima Veron padre guidò al trionfo intercontinentale e che suo figlio avrebbe voluto omaggiare proprio oggi, riportando il trofeo alla Plata.
Purtroppo, però, gli argentini si sono trovati di fronte una grandissima squadra che, pur sulle ginocchia fisicamente, ha saputo ovviare alla mancanza di energie e della consueta brillantezza con un orgoglio almeno pari a quello dei propri avversari. Così, quando mancava soltanto un minuto alla fine, l'ormai "mitico" Pedrito è riuscito a pareggiare il match, con uno spunto acrobatico davvero pregevole (la sua esultanza nella foto qui sopra).
Nei supplementari, poi, con l'inerzia della gara ormai tutta dalla parte dei catalani, è stato il tocco del fuoriclasse - addirittura un colpo di petto!!! - a decidere partita e torneo: e il gol decisivo è stato lo squillo col quale l'immenso Leo Messi ha ricordato al mondo per quale motivo era stato appena premiato col Pallone d'Oro e perché lunedì sera riceverà anche il FIFA World Player. Soltanto un genio del calcio, infatti, poteva pensare - perché certe cose sono difficili innanzitutto da pensare... - di decidere una finale intercontinentale, nel secondo tempo supplementare, con una rete segnata di petto (il suo gol nella foto qui sopra).
Va detto subito che la vittoria del Barcellona è stata meritatissima, per l'oggettiva forza e qualità superiore di quella che è stata, indubbiamente, la squadra più forte dell'anno. Però, non ho potuto non provare commozione e tristezza per quel Veron inebetito, avvolto nella rete di una porta (qui sopra), giunto appena a pochi secondi dalla realizzazione del sogno di una vita. Dall'altra parte, però, a colpirmi allo stesso modo sono state le lacrime genuine - quasi fanciullesche - di Guardiola, quando durante la premiazione ha realizzato, finalmente, ciò che ha portato a compimento al suo primo anno da capo-allenatore della "sua" squadra (qui sotto, il Pep lanciato in aria dai suoi giocatori, come già dopo la finale di Champions League vinta a Roma contro il Manchester United).
Non c'è che dire, dunque: se il Barcellona, con questo trionfo, si è confermato "più che un club" (come recita il suo slogan ufficiale), questa finale intercontinentale 2009 è stata, certamente, "più che una semplice partita".

venerdì 18 dicembre 2009

coppe europee: le italiane "rischiano" l'en-plein

Di Diego Del Pozzo

Il sorteggio degli ottavi di finale di Champions League e dei sedicesimi di Europa League ha prodotto accoppiamenti abbastanza agghiaccianti per le squadre italiane superstiti nelle due competizioni. Così, tra febbraio e marzo del prossimo anno, le rappresentanti italiche potrebbero addirittura aspirare a un inedito cinque-su-cinque, nel senso che rischiano concretamente di andare tutte a casa senza nemmeno aspettare l'arrivo della primavera.
A essere messe peggio, comunque, sono le tre di Champions, poiché l'Inter ha pescato la "favorita-numero-due" del tabellone (dopo il Barcellona), cioè il Chelsea guidato da Carlo Ancelotti (non proprio un amicone di José Mourinho), mentre il Milan si confronterà col temibile Manchester United e la Fiorentina - prima nel suo girone - si è vista abbinare alla peggiore tra le seconde, il rinato Bayern Monaco di Louis Van Gaal. Da quest'anno, gli ottavi di finale saranno spalmati su quattro settimane: le prime due per l'andata (16-17 e 23-24 febbraio), le altre due per il ritorno (9-10 e 16-17 marzo). Ed ecco il quadro completo degli abbinamenti:
Inter - Chelsea
Milan - Manchester United
Bayern Monaco - Fiorentina
Stoccarda - Barcellona
Olympiacos - Bordeaux
Cska Mosca - Siviglia
Lione - Real Madrid
Porto - Arsenal.
Per quanto riguarda i sedicesimi di Europa League, invece, Roma e Juventus (retrocessa dalla Champions) se la vedranno con Panathinaikos e Ajax: non proprio due passeggiate di salute, ma tutto sommato confronti che possono essere vinti se affrontati con la giusta concentrazione. Qui di seguito, in ogni caso, c'è l'elenco dettagliato degli accoppiamenti, anche con le indicazioni in vista degli ottavi di finale.
Sedicesimi di finale di Europa League:
1. Rubin Kazan - Hapoel Tel Aviv
2. Athletic Bilbao - Anderlecht
3. FC Copenaghen - Olympique Marsiglia
4. Panathinaikos Atene - Roma
5. Atletico Madrid - Galatasaray Istanbul
6. Ajax Amsterdam - Juventus
7. Bruges - Valencia
8. Fulham - Shakhtar Donetsk
9. Liverpool - Unirea Urziceni
10. Amburgo - Psv Eindhoven
11. Villarreal - Wolfsburg
12. Standard Liegi - Salisburgo
13. Twente - Werder Brema
14. Lilla - Fenerbahçe Istanbul
15. Everton - Sporting Lisbona
16. Hertha Berlino - Benfica.
Ottavi di finale:
vincente 10 - vincente 2
vincente 1 - vincente 11
vincente 5 - vincente 15
vincente 16 - vincente 3
vincente 4 - vincente 12
vincente 14 - vincente 9
vincente 6 - vincente 8
vincente 7 - vincente 13.

giovedì 17 dicembre 2009

un mercoledì da leoni (calcisticamente parlando)

Di Diego Del Pozzo

Quella di ieri è stata una giornata davvero intensa per gli appassionati di calcio, con tanti incontri più o meno importanti disputati in tornei nazionali e internazionali.
1) In Italia, l'Inter ha battuto il Livorno nel primo ottavo di finale della coppa nazionale (gli altri si giocheranno a metà gennaio), grazie a un calcio di punizione del solito "portafortuna" Wesley Sneijder. La notizia vera, però, è che José Mourinho ha riacquistato la parola.
2) In Inghilterra, tra martedì e ieri, si è disputata la diciassettesima giornata di Premier League: il Chelsea ha mantenuto tre punti di vantaggio sul Manchester United, poiché le due squadre hanno vinto i rispettivi match casalinghi contro Portsmouth (2-1: qui sopra, Anelka esultante dopo il suo gol) e Wolverhampton (3-0). Più rilevante, piuttosto, è stato il pareggio in trasferta dell'Arsenal a Burnley (1-1), dove i Gunners hanno sprecato una ghiotta occasione per mantenersi in scia del duo di testa: lascia ben sperare, comunque, la gara da recuperare a inizio gennaio contro il Bolton, perfetta per ridurre ancora le distanze dalla vetta. Prosegue, intanto, il momento d'oro dell'Aston Villa di Martin O'Neill, ormai a tutti gli effetti squadra di vertice del calcio inglese. Così come pare stabilmente inserito nell'élite anche il Tottenham, che è stato capace di spazzar via il Manchester City con un perentorio 3-0.
3) Anche in Francia s'è giocato per la Ligue 1, dove il Bordeaux pare destinato a lasciare soltanto le briciole alle altre presunte rivali per il titolo: vittoria per 1-0 sul difficile campo del Montpellier e altri tre punti messi in cascina per l'ottima squadra allenata da Laurent Blanc e guidata in campo da Yoann Gourcuff (eccolo di spalle, qui sopra, mentre festeggia con i compagni dopo il successo di ieri). Soltanto l'Olympique Marsiglia di Didier Descahmps - altro tecnico serio e preparato, ingiustamente sottovalutato in Italia - è riuscita a tenere il passo dei Girondini, mentre gli ex dominatori del Lione sono addirittura staccati di otto punti.
4) In Europa League, infine, si sono disputati i match della giornata conclusiva della fase a gironi, superata in scioltezza dalla Roma, che ha chiuso al primo posto nel suo gruppo - davanti al Fulham - grazie al 3-0 sul campo del CSKA Sofia, ottenuto con una formazione piena zeppa di giovani (qui sopra, la gioia dei giocatori al fischio finale). Eliminati Lazio e Genoa, hanno superato il turno, invece, quasi tutte le favorite della vigilia, in attesa adesso delle otto squadre provenienti dalla Champions League, tra le quali c'è anche la Juventus. E domani è in programma il sorteggio degli ottavi di Champions e dei sedicesimi di Europa League.

mercoledì 16 dicembre 2009

mondiale per club: è ancora europa-sudamerica

Di Diego Del Pozzo

Sarà ancora una volta Europa contro Sudamerica, in quella che - nonostante l'apertura anche ai campioni degli altri continenti - resta null'altro che una Coppa Intercontinentale "potenziata" e allungata (stiracchiata?) per motivi meramente economico-commerciali e politici: troppo deboli, infatti, si sono dimostrati i vari campioni d'Asia, Africa, Oceania e Centro-Nordamerica per dare un senso reale allo strombazzatissimo Mondiale per Club che la FIFA cerca di promuovere in ogni modo.
Come da pronostico, dunque, sabato ad Abu Dhabi si affronteranno gli argentini dell'Estudiantes de la Plata di Juan Sebastian Veron (qui sopra, la sua gioia al termine della semifinale) e gli spagnoli del Barcellona di Leo Messi (qui sotto, il suo gol contro l'Atlante), vincitori nelle rispettive semifinali contro i sudcoreani del Pohang Steelers per 2-1 e contro i messicani dell'Atlante per 3-1.
E gli stimoli per le due finaliste non mancheranno di certo: Veron, infatti, guiderà il Pincha con l'orgoglio e la voglia di provare a eguagliare suo padre, il quale vinse Libertadores e Intercontinentale quarantuno anni fa con una indimenticabile versione dei biancorossi della Plata; i Blaugrana allenati da Pep Guardiola, invece, cercheranno di completare la loro clamorosa "stagione perfetta" con l'ultimo trofeo (il sesto su sei) che gli resta ancora da vincere. Credo proprio che, grazie alla proverbiale garra che metteranno in campo gli argentini e a una condizione non proprio al top da parte dei campioni d'Europa, la finale sarà più equilibrata di quanto si potesse immaginare alla vigilia del torneo...

martedì 15 dicembre 2009

argentina: banfield campione dopo 113 anni

Di Diego Del Pozzo

Ci sono voluti ben 113 anni - tanti ne sono passati da quando, nel 1896, un gruppo di immigrati dal Regno Unito lo fondò - ma, alla fine, il Banfield (club tra i più antichi del Paese) è riuscito a conquistare il suo primo, storico titolo di campione d'Argentina.
E la vittoria dei biancoverdi dei sobborghi meridionali di Buenos Aires sarà ricordata, certamente, come una tra le più clamorose e inattese dell'intera storia del campionato, dato che alla vigilia di questo Apertura 2009 l'obiettivo realistico del Taladro (significa "Trapano" ed è il soprannome del club) era di totalizzare più punti possibile in modo da posizionarsi al meglio nella tabella triennale con la quale, in Argentina, vengono decise le retrocessioni nella serie cadetta. Invece, gli uomini guidati magistralmente dal sottovalutato tecnico Julio Cesar Falcioni hanno saputo strabiliare tutti, grazie a una solidità e a una continuità che non hanno trovato apprezzabili riscontri nella concorrenza: 41 punti finali, accumulati grazie a 12 vittorie, 5 pareggi e sole 2 sconfitte. Tra queste c'è anche quella dell'ultima giornata alla Bombonera contro il Boca Juniors, un 2-0 con doppietta di Martin Palermo, ininfluente grazie alla contemporanea battuta d'arresto della principale contendente per il titolo, il Newell's Old Boys allenato da Nestor Sensini (battuto 2-0 dal San Lorenzo e finito a due punti dai campioni).
La formula che ha permesso al Banfield di vincere questo Apertura, comunque abbastanza deludente sul piano tecnico, è stata molto semplice: un 4-4-2 estremamente organizzato e basato soprattutto su una fase difensiva di grande solidità; in avanti, poi, sono bastati i gol del centravanti uruguayano Santiago Silva, discreto giocatore ma nulla più, laureatosi capocannoniere con 14 reti in 19 partite. Il torneo si è deciso alla terzultima giornata, quando il Newell's Old Boys di Sensini è stato battuto clamorosamente in casa dall'Arsenal Sarandì, facendosi così superare dai biancoverdi senza più riuscire, poi, a rimontarli.
I rosarini, comunque, ci riproveranno certamente durante il prossimo torneo Clausura, per il quale, però, i tifosi argentini (e non solo) si aspettano, innanzitutto, la rinascita delle due tradizionali grandi d'Argentina, Boca Juniors e River Plate, mai in corsa durante il semestre appena concluso, che le ha viste accumulare soltanto delusioni su delusioni.

lunedì 14 dicembre 2009

l'arsenal si avvicina sempre di più alla vetta

Di Diego Del Pozzo

Ieri pomeriggio il rimaneggiato Arsenal di "mastro" Wenger ha compiuto un'autentica impresa, andando a espugnare Anfield per 2-1, nell'unico match domenicale che chiudeva la sedicesima giornata di Premier League. Nonostante il pessimo momento degli uomini di Rafa Benitez, infatti, vincere in casa del Liverpool non è mai facile, soprattutto in occasione di gare sentite come quella contro i Gunners (qui sotto, un contrasto di centrocampo tra Fabregas e Mascherano).
E, invece, l'Arsenal ha saputo far propria la partita, pur senza brillare, rimontando nella ripresa il gol di svantaggio siglato da Dirk Kuyt a quattro minuti dal riposo. Nel secondo tempo, ci ha pensato prima un autogol di Johnson, al cinquantesimo minuto, a ristabilire la parità tra le due squadre. Poi, otto minuti più tardi, è salito in cattedra colui che è diventato un autentico incubo per i tifosi dei Reds, dopo la quaterna rifilata al Liverpool l'anno scorso: sto parlando, naturalmente, di Andrey Arshavin, autore di un grandissimo gol, rivelatosi poi decisivo per la vittoria della sua squadra. Il trequartista russo, tra l'altro, è stato schierato da Arsène Wenger nell'inusuale ruolo di centravanti, a causa delle tante assenze dei londinesi nel reparto offensivo.
Con questa vittoria, l'Arsenal si conferma al terzo posto, avvicinandosi maggiormente al Chelsea capolista, bloccato sul pareggio casalingo (3-3) dall'Everton; e al Manchester United, addirittura sconfitto all'Old Trafford da un Aston Villa definitivamente rilanciato. E i Gunners devono sempre recuperare una gara (in casa, contro il Bolton, il 5 gennaio) rispetto alle rivali... Che sia la stagione buona per sperare in qualcosa di più concreto di un semplice piazzamento?

domenica 13 dicembre 2009

il napoli regala spettacolo ed emozioni a gò gò

Di Diego Del Pozzo

Dopo il doppio scialbo pareggio per 0-0 contro il Catania in trasferta e la Lazio in casa - e dopo il bel pari (sfortunatissimo) di Parma - il Napoli sembra davvero avere ingranato la quinta, all'inseguimento di quel sogno che si chiama Europa (più o meno "nobile" si vedrà...).
Nelle ultime due giornate di campionato, infatti, gli uomini di Mazzarri hanno segnato tre gol al Bari e altri tre al Cagliari (qui sopra, l'esultanza degli azzurri dopo la rete di Lavezzi di ieri), due tra le squadre più in forma dell'intera Serie A, spettacolari e redditizie, piene di giocatori interessanti, guidate da due ottimi allenatori come Ventura e Allegri. Ebbene, la settimana scorsa, il Bari è uscito sconfitto dal San Paolo col punteggio di 3-2, dopo essere stato per due volte in vantaggio: ancora una volta, il Napoli ha mostrato grande grinta e volontà, riuscendo a capovolgere il risultato nei secondi conclusivi, grazie a un rinato Fabio Quagliarella (autore di due gol e un assist), in quella che sembra, ormai, essere diventata davvero la "Zona Mazzarri". Il Bari, dotato di una tra le migliori difese del campionato, è stato messo costantemente alla corda e costretto a usare anche le maniere forti - due espulsioni! - per arginare in qualche modo i solisti azzurri, comunque valorizzati da un gioco che scorre in maniera sempre più fluida e continua.
La conferma di tutto ciò è giunta ieri pomeriggio, quando il Napoli è andato a pareggiare 3-3 a Cagliari, dopo aver condotto per 2-0 fino a venti minuti dalla fine - dominando il match in lungo e in largo fino a quel momento - e dopo essere andato sotto per 3-2 al novantesimo: anche stavolta, però, la "Zona Mazzarri" s'è rivelata fatale per un'avversaria dei partenopei, grazie al definitivo pareggio siglato da Mariano Bogliacino addirittura al minuto numero novantasei (qui sopra, nella foto). Al Sant'Elia, dunque, è andata in scena una vera e propria girandola di emozioni, con continui colpi di scena e capovolgimenti di fronte e di punteggio, tensioni e proteste, accenni di rissa e un'espulsione (quella di un Lavezzi evidentemente alla ricerca - proprio come l'anno scorso - di una scusa per anticipare le vacanze natalizie in Argentina). Su tutto, però, è andata in scena una "recita" davvero notevole del Napoli, che per almeno settanta minuti ha saputo andare oltre persino la positiva prestazione di Parma: il Cagliari, infatti, è stato messo in un angolo, con due gol e con innumerevoli altri tiri in porta da parte degli azzurri, dominanti in ogni zona del campo e guidati da un Marek Hamsik particolarmente ispirato. Peccato, però, per il blackout finale, che ha rischiato di compromettere quanto di buono si era visto fino a quel momento.
Adesso, dunque, toccherà a Walter Mazzarri capire il motivo di questi ricorrenti cali di concentrazione e di tensione della squadra, per evitare che diventino una costante: in un campionato tanto equilibrato com'è quello di quest'anno, infatti, chi sbaglia di meno può raggiungere più facilmente l'obiettivo che si è prefissato.

venerdì 11 dicembre 2009

pensiero della settimana: chissenefrega...

Di Diego Del Pozzo

José Mourinho non parla dopo la sconfitta dell'Inter contro la Juventus. José Mourinho non parla dopo la vittoria in Champions League contro il Rubin Kazan. José Mourinho non parla prima della trasferta di campionato di domenica contro l'Atalanta.
Ma chissenefrega... Vorrà dire che ce ne faremo tutti una ragione e cercheremo di sopravvivere anche senza ascoltare il "Verbo"...

giovedì 10 dicembre 2009

champions league: inter, il coraggio paga

Di Diego Del Pozzo

Ancora una volta, in occasione della partita conclusiva del primo turno di Champions League giocata ieri sera, le mosse di Josè Mourinho sono state psicologiche prim'ancora che tecnico-tattiche.
Infatti, essendo costretto a giocarsi il tutto per tutto in una gara secca contro un'avversaria, il Rubin Kazan, da lui ritenuta, a ragione, decisamente inferiore, l'allenatore portoghese ha deciso di schierare una formazione iper-offensiva fin dall'inizio, col tridente Balotelli-Milito-Eto'o supportato da un centrocampo molto qualitativo con Sneijder e Stankovic ai lati di Thiago Motta. In questo modo, il segnale che Mourinho ha voluto lanciare alla sua squadra è stato chiarissimo: "Siamo più forti, dunque andiamo in campo e distruggiamoli...". Ovviamente, essendo un uomo intelligente (seppure antipatico come pochi...), immagino che gli fosse ben chiaro il rischio di proporre uno schieramento spaccato in due e pronto a offrire il fianco ai veloci contrattacchi dei neo-bi-campioni di Russia. Ma, avrà ragionato Mou, per qualificarsi l'Inter deve comunque segnare un gol in più degli avversari e vincere la partita, anche se le reti dovessero essere tante, da una parte e dall'altra.
E, in effetti, il match di San Siro si è sviluppato esattamente secondo le previsioni del tecnico lusitano: Inter all'attacco con grinta, voglia e buone trame offensive; Rubin in contropiede spesso pericolosissimi con Julio Cesar che ha salvato risultato e qualificazione almeno in due-tre occasioni. Ne è scaturita una gara decisamente bella, veloce, spettacolare, vinta logicamente dalla squadra più forte e che, soprattutto, ha potuto contare sul giocatore più decisivo e talentuoso tra i ventidue in campo: il diciannovenne "cavallo pazzo" Mario Balotelli (sopra e sotto, due suoi esempi di strapotenza). Dal cilindro del giovane attaccante italiano, infatti, sono sbucati il decisivo assist di tacco per il primo gol di Eto'o e la spaventosa cannonata su punizione da trentacinque metri che ha fissato il punteggio sul definitivo 2-0.
Probabilmente, quella di ieri sera è stata la prima partita giocata dall'Inter di Josè Mourinho con una mentalità realmente europea: per intenderci, la stessa messa regolarmente in campo dai vari Barcellona, Manchester United e compagnia bella. E questa, in vista degli ottavi di finale a eliminazione diretta, potrebbe rappresentare una novità dirompente per l'intero panorama della Champions League.
Ma, a proposito di mentalità europea, chi sembra averla definitivamente acquisita è, senz'altro, la Fiorentina, che anche nel tempio di Anfield è andata a fare la partita, affrontando il Liverpool - peraltro, in un momento sempre più nero - con una sicurezza inimmaginabile fino a qualche mese fa. I viola di Cesare Prandelli, seguiti da più di tremila tifosi festanti e rumorosissimi, hanno condotto la gara e impegnato a più riprese il portiere brasiliano dei Reds Diego Cavalieri, recuperando il gol dell'immeritato svantaggio e vincendo la partita poco oltre il novantesimo minuto grazie al solito implacabile Alberto Gilardino (qui sotto, la sua esultanza dopo il gol). Adesso, con un pizzico di fortuna, per la Fiorentina potrebbero aprirsi interessantissime prospettive agli ottavi di finale, dove gli uomini di Prandelli saranno chiamati a confermare la nuova mentalità europea che avevo loro riconosciuto già in un mio precedente intervento. Tra l'altro, con gli introiti derivanti dalla qualificazione da aggiungere ai venticinque milioni di euro guadagnati in estate con la cessione di Felipe Melo e ancora non spesi, lo scafato direttore sportivo Pantaleo Corvino potrebbe rinforzare ulteriormente la rosa, magari con un centrocampista e un difensore di livello internazionale, in modo da far compiere alla squadra il decisivo salto di qualità: chissà, forse davvero questa Fiorentina può diventare ciò che è stata la Roma di Spalletti nella Champions League delle ultime tre-quattro stagioni, si spera con un briciolo di concretezza in più.
Altra italiana indubbiamente dotata di mentalità "da Champions" è il Milan brasileiro di Leonardo, anche se al primo turno ha sofferto più del dovuto con una squadra di livello non eccelso come lo Zurigo. Il Milan di questa stagione, però, è un unicum, dal gioco particolarissimo e dagli equilibri sempre piuttosto precari: e credo che, nel prosieguo dell'annata dei rossoneri, conterà molto, anzi sarà decisiva, la condizione fisico-atletica di alcuni uomini-chiave come Seedorf, Ronaldinho e Borriello.
In qualunque modo vada il sorteggio del 18 dicembre, comunque, sono certo che, dagli ottavi di finale di Champions League in poi, ne vedremo davvero delle belle...

mercoledì 9 dicembre 2009

champions league: il quadro delle qualificate

Di Diego Del Pozzo

Con le gare di stasera s'è conclusa la prima fase della Champions League 2009-2010. Fiorentina, Inter e Milan si sono qualificate per gli ottavi di finale, mentre la Juventus, terza nel proprio girone, dovrà proseguire in Europa League.
In particolare, la Fiorentina è l'unica squadra italiana che è riuscita a vincere il proprio gruppo, pertanto agli ottavi potrà sperare in un avversario alla sua portata, magari da pescare tra Cska Mosca, Stoccarda e Olympiacos; meglio sarà, per i viola, evitare l'esperto e rognoso Porto e, soprattutto, il rinato Bayern Monaco di Louis Van Gaal, che - assieme all'Inter - sarà l'autentica mina vagante del sorteggio.
Si prospetta molto più dura, invece, la situazione per le due squadre milanesi, giunte seconde nei rispettivi gironi. Nell'urna delle prime classificate, infatti, ci sono - oltre alla Fiorentina, non abbinabile a Inter e Milan - le "big" Barcellona, Manchester United, Chelsea e Real Madrid, più altre tre squadre comunque temibili come Bordeaux (quella che ha fatto più punti di tutti al primo turno), Siviglia e Arsenal.
Ricapitolando, dunque, vediamo il quadro completo delle qualificate, in rigoroso ordine alfabetico e divise tra prime e seconde dei vari gironi: Arsenal, Barcellona, Bordeaux, Chelsea, Fiorentina, Manchester United, Real Madrid, Siviglia (prime); Bayern Monaco, Cska Mosca, Inter, Lione, Milan, Olimpiacos, Porto, Stoccarda (seconde).
Il sorteggio si svolgerà a Nyon venerdì 18 dicembre, assieme a quello della Europa League, con i seguenti parametri: 1) prime contro seconde; 2) niente gare tra squadre dello stesso Paese o che abbiano disputato il primo turno nello stesso girone; 3) le prime giocano la gara di ritorno in casa.

martedì 8 dicembre 2009

juve-bayern 1-4: pistole contro fucili

Di Diego Del Pozzo

"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto": l'esito del match-spareggio di Champions League tra Juventus e Bayern Monaco - con i bavaresi che hanno letteralmente annientato i bianconeri, umiliandoli persino oltre il sonoro 4-1 rifilatogli a domicilio (nella foto qui sotto, la disperazione di Amauri e Trezeguet) - mi ha fatto tornare alla mente la celeberrima frase pronunciata nel capolavoro spaghetti-western di Sergio Leone Per un pugno di dollari. E, volendola adattare a quanto visto poco fa sul terreno dello stadio Olimpico di Torino, la frase potrebbe suonare più o meno così: "Quando una squadra con un grande allenatore incontra una squadra con un tecnico esordiente non troppo dotato, quella col tecnico esordiente è una squadra morta".
La partita di Torino, infatti, non si è mai davvero giocata, tanto eclatante è apparsa la differenza tra le due squadre, in termini di personalità, disposizione tattica, qualità tecniche, grinta e motivazioni, fisicità e velocità. Il Bayern (qui sotto, la gioia dei giocatori) allenato dal contestato e odiato, ma inequivocabilmente dotato di acume superiore alla media, Louis Van Gaal ha, infatti, letteralmente maciullato una Juventus capace di illudere gli osservatori meno attenti con una vittoria sull'Inter in campionato: vittoria che, per quanto s'è riuscito a intravedere in campo tra nevrosi e scorrettezze varie, avrebbe tranquillamente potuto essere una sconfitta.
Invece, i mediaservi - sempre pronti a servire non soltanto le maglie rossonere, anzi... - hanno preferito ignorare i campanelli d'allarme squillati durante la gara contro i Mourinho Boys, provando a mettere in evidenza il cuore e la capacità di soffrire di un gruppo che, invece, di fronte a un avversario di autentico livello internazionale (guidato da un tecnico di autentico livello internazionale...) si è ben presto sciolto come neve al sole, a partire dai due calciatori messi alla guida dell'attesa resurrezione di Madama: i brasiliani Diego (spaesato e fuori ruolo) e Felipe Melo (mediocre e tecnicamente limitato di suo).
Così, in modo assolutamente meritato, la Juventus del neo-allenatore lippiano Ciro Ferrara (qui a destra, sconsolato), quello che sulla scia del Pep barcelonista avrebbe dovuto vincere campionato e/o Champions League, si appresta a fare la sua gran bella figura nella neonata Europa League. Che, per chi non lo ricordasse, ha sostituito la vecchia Coppa Uefa. Cioè, non proprio il massimo della vita...

lunedì 7 dicembre 2009

l'impossibile squalifica dello stadio olimpico

Di Diego Del Pozzo

Cosa dovranno mai combinare i teppisti che si spacciano per tifosi di Roma e Lazio per far squalificare lo stadio Olimpico dagli organi di giustizia sportiva?
Petardi e botti pericolosi e assordanti, "puncicature" ai supporters avversari (una simpatica abitudine degli ultrà giallorossi), cori vergognosi ed esposizione di striscioni di pessimo gusto, persino una interruzione di quasi dieci minuti del derby di ieri sera (nella foto qui sopra, un po' di elettricità anche in campo): nulla riesce a smuovere il giudice sportivo e a fargli decidere la sacrosanta squalifica - o perlomeno l'interdizione al pubblico per alcune gare - dello stadio romano di proprietà del CONI. Che sia proprio l'autorevole ente proprietario la causa di questo continuo doppiopesismo rispetto ad altri casi analoghi? Diceva quel tale: a pensar male, a volte...
Qualche anno fa, per tornare a un esempio che mi tocca più da vicino, il Napoli pagò con alcune giornate di squalifica del San Paolo il reiterato lancio di petardi da parte di un gruppo che, fu poi dimostrato, intendeva ricattare la società. Perché a Roma tutto ciò può accadere impunemente, senza timori di conseguenze che non siano "multine" da poche decine di migliaia di euro?

domenica 6 dicembre 2009

il flamengo campione del brasile 17 anni dopo

Di Diego Del Pozzo

Ha dovuto attendere ben diciassette anni, lo sterminato popolo rubro-negro, ma ne è davvero valsa la pena. Sì, perché quello conquistato oggi dal Flamengo è il titolo di campione del Brasile meno atteso tra i sei che sono adesso nella sua ricca bacheca. E, anche per questo motivo, la gioia dei suoi tantissimi tifosi - si stima che un terzo degli appassionati brasiliani di calcio tifi per il Mengao - è stata ancora più grande e incontenibile (qui sotto, la festa del Maracanà).
Il Flamengo allenato con grande pragmatismo dall'ex centrocampista - anche romanista - Andrade vince, come da pronostico, la gara conclusiva casalinga col Gremio, giunto a Rio de Janeiro per perdere e, quindi, impedire agli acerrimi rivali cittadini dell'Internacional di Porto Alegre di conquistare un campionato, che, probabilmente, avrebbero anche potuto meritare. Ma di tutto ciò al Flamengo non può esser data la colpa, poiché lo sprint dei rubro-negros nelle due giornate conclusive del Brasileirao 2009, col sorpasso sul San Paolo e appunto sull'Internacional, gli ha permesso di potersi giocare il match point nelle condizioni più favorevoli, come nelle precedenti giornate non avevano saputo fare, invece, le rivali per il titolo (addirittura, il Palmeiras, dominatore della prima fase di stagione, ha completato il proprio clamoroso crollo in classifica riuscendo a non qualificarsi nemmeno per la Libertadores diretta).
Sulla gara odierna, disputata in un Maracanà strapieno di oltre ottantamila spettatori ribollenti di entusiasmo, c'è ben poco da dire, nonostante l'illusorio vantaggio di un Gremio che aveva fatto capire le proprie intenzioni fin dalla formazione schierata in partenza, con soli tre titolari. Com'era scritto, infatti, il Flamengo completava la propria rimonta, peraltro con due reti poco attese dei difensori David e Ronaldo Angelim (qui sotto, la sua esultanza dopo il gol del definitivo 2-1), incontrando ben poca opposizione dai calciatori avversari. Contemporaneamente, Internacional e San Paolo chiudevano le rispettive partite rifilando quattro gol a testa, rivelatisi inutili, alle malcapitate oppositrici: in tal modo, al di là delle polemiche sulla maggiore o minore vis pugnandi del Tricolor di Porto Alegre, per ciascuna aumentavano ulteriormente le recriminazioni su ciò che sarebbe potuto essere e non è stato.
Grande protagonista della vittoria flamenguista in campionato è stato certamente Adriano, autore di ben 19 reti - capocannoniere assieme a Diego Tardelli dell'Atletico Mineiro - e di un contributo rilevante in termini di fisico, carisma, esperienza: un Adriano probabilmente a non più del quaranta-cinquanta per cento delle sue potenzialità, ma nuovamente felice e, soprattutto, a suo agio in un ambiente più adeguato alle proprie esigenze. Adesso, l'ex centravanti interista punta a disputare un grande campionato statale a inizio 2010, per poter convincere definitivamente il commissario tecnico Dunga a portarlo in Sudafrica con la Selecao. Accanto all'Imperatore, si sono rivelate determinanti due "vecchie volpi" come Ze Roberto e Petkovic, ma anche un terzino destro tra i più interessanti del torneo, come Leo Moura. Tutto ciò è stato mixato con realismo e pochi voli pindarici dal tecnico Andrade, che ha puntato innanzitutto su una difesa molto solida, ben protetta da tre mediani difficilmente superabili, affidandosi poi in attacco soprattutto alle invenzioni di Adriano (qui sotto, la foto della sua gioia irrefrenabile).
La grande stagione del futbol carioca - per anni "oltraggiato" dai trionfi di quello paulista - si completa con le salvezze sul "filo di lana" di due club gloriosi come Botafogo e Fluminense e, soprattutto, col ritorno nella massima serie da parte del Vasco da Gama, che ricompone, dopo un solo torneo di purgatorio, il puzzle affascinante, quest'anno inevitabilmente incompleto, del grande calcio targato Rio de Janeiro.

serie a: la vergogna del match clou

Di Diego Del Pozzo

Non è stato affatto un bel vedere, quello offerto dal match clou della quindicesima giornata di Serie A, soprattutto se, da una partita come Juventus-Inter, ci si aspettava uno spettacolo "spendibile" anche in termini promozionali, magari per far conoscere meglio il calcio italiano all'estero.
Ebbene, il "Derby d'Italia" di ieri sera è stato insozzato dalla vergogna dei cori contro Mario Balotelli (nella foto qui sopra, a terra sconfortato) da parte di tanti tifosi juventini presenti sugli spalti: cori razzisti, auguri di morte, apprezzamenti sulle virtù della mamma e altre volgarità assortite. Il tutto nei confronti di un ragazzo di soli diciannove anni, antipatico e arrogante quanto si vuole, ma che certamente non diventerà più simpatico e conciliante sentendosi offendere e attaccare continuamente. Nel finale, poi, Juve-Inter - coerentemente col nervosismo quasi isterico che la accompagna da anni - s'è trasformata in autentica corrida, tra gomitate, simulazioni, testate e inevitabile maxi-rissa a centrocampo. Insomma, un'autentica vergogna, indegna di essere proposta sulle frequenze delle televisioni di mezzo mondo, come purtroppo è successo.
Per capire meglio quanto in basso si trovi il calcio italiano - ma, forse, il discorso andrebbe allargato all'intero Paese - basta tornare con la mente a quanto Barcellona e Real Madrid hanno saputo offrire la settimana scorsa, in una cornice di pubblico caldissima ma di straordinaria correttezza, davvero incomparabile con le schifezze alle quali abbiamo dovuto assistere, impotenti, ieri sera.

sabato 5 dicembre 2009

mondiali 2010: il buon sorteggio e il culo di lippi

Di Diego Del Pozzo

Dal sorteggio mondiale di ieri pomeriggio a Città del Capo è scaturito un primo turno fatto di gironi dagli equilibri abbastanza chiari e con poche partite davvero interessanti. Già dagli ottavi di finale, però, potrebbero verificarsi molti scontri diretti tra alcune delle grandi favorite per la vittoria finale.
Sicuramente, all'Italia lippiana campione del mondo in carica è toccato il girone più facile dell'intero lotto. E pure l'abbinamento negli ottavi col non irresistibile gruppo dell'Olanda potrebbe persino permettere a una squadra ormai al capolinea di raggiungere i quarti di finale senza troppi intoppi (Camerun permettendo...). Per non rendere troppo evidente il profilo extralarge del suo sedere, comunque, appare lodevole il tentativo del commissario tecnico italiano Marcello Lippi (qui sopra), che ha subito provato a scovare possibili pericoli anche dove, obiettivamente, non possono esserci, soprattutto per una nazionale che intenda riconfermarsi campione, o quantomeno riproporsi ai massimi livelli: come può, una squadra con simili obiettivi, temere seriamente un girone con paraguayani, neo-zelandesi e slovacchi? Sarebbe meglio, a quel punto, risparmiare i soldi per la trasferta sudafricana...
Secondo pronostico, a meno di impensabili crolli degli azzurri, proprio il Paraguay dovrebbe imporsi come seconda forza di questo gruppo H, con la "rampante" Slovacchia di Marek Hamsik nel ruolo di possibile sorpresa. Negli ottavi, poi, per il gioco degli accoppiamenti tra i vari gironi, a un'Italia prima classificata toccherebbe - come detto - la seconda del raggruppamento dell'Olanda: magari la non irresistibile Danimarca o, probabilmente, il più coriaceo ma comunque superabile Camerun. In seguito, giunti ai quarti di finale, potrebbe esserci un big match con Spagna o Brasile: e allora sì che se ne vedrebbero delle belle...
Guardando un po' la composizione degli altri gironi di primo turno, spiccano sicuramente per difficoltà e livello tecnico quello D (con Germania, Serbia e Ghana) e il G (con Brasile, Costa d'Avorio e Portogallo), mentre la "truffaldina" Francia del pallavolista Thierry Henry ha avuto come premi non meritati i padroni di casa sudafricani e due nazionali non certo di primissimo livello come Messico e Uruguay. Saranno tre i possibili match clou del primo turno: Argentina-Nigeria, Germania-Serbia e Brasile-Portogallo (qui sopra, Kakà e Cristiano Ronaldo si salutano prima dell'inizio dell'amichevole disputata nei mesi scorsi); con ottimi sotto-clou come le due partite del Ghana contro tedeschi e serbi e quelle della Costa d'Avorio contro brasiliani e portoghesi: i due squadroni africani potrebbero, infatti, essere le autentiche "mine vaganti" dell'intero torneo.
Ma ecco qui, più nel dettaglio, la composizione dei vari gironi del primo turno di Sudafrica 2010:
Girone A: Sudafrica, Messico, Uruguay, Francia;
Girone B: Argentina, Nigeria, Corea del Sud, Grecia;
Girone C: Inghilterra, Stati Uniti, Algeria, Slovenia;
Girone D: Germania, Australia, Serbia, Ghana;
Girone E: Olanda, Danimarca, Giappone, Camerun;
Girone F: Italia, Paraguay, Nuova Zelanda, Slovacchia;
Girone G: Brasile, Corea del Nord, Costa d'Avorio, Portogallo;
Girone H: Spagna, Svizzera, Honduras, Cile.