venerdì 4 dicembre 2009
cantona e ken loach da oggi nei cinema italiani
Di Diego Del Pozzo
Chi avrebbe mai creduto, fino a qualche anno fa, di poter trovare Ken Loach ed Eric Cantona (qui sotto, insieme, nella foto) impegnati in un progetto comune, per di più cinematografico? In realtà, però, il grande ex-calciatore del Manchester United ha sempre nutrito un profondo amore per il cinema, fino a decidere di trasformarlo in nuova professione una volta ritiratosi dal calcio attivo (peraltro, a soli 31 anni, perché non si divertiva più...). Così, dopo aver interpretato in questi anni vari ruoli in pellicole più o meno note e più o meno riuscite, Cantona rischia ora di aver finalmente trovato il personaggio cinematografico destinato ad accompagnarlo per il resto della sua nuova carriera. E questo personaggio altri non è che egli stesso...
Dopo il successo dei mesi scorsi al Festival di Cannes, esce oggi nelle sale italiane, infatti, il nuovo film diretto da Ken Loach, intitolato Il mio amico Eric (in originale Looking for Eric). E proprio Cantona vi appare nei suoi stessi panni e, contemporaneamente, come originalissimo deus ex machina capace di risollevare lo scoraggiato protagonista - l'altro Eric, quello del titolo, interpretato dal bravo attore Steve Evets - dalla depressione alla quale pareva destinato. Come un novello genio della lampada, Cantona si materializza nella stanza di questo suo fan sfegatato, tifosissimo dello United, prendendo letteralmente vita dal suo poster affisso alla parete: e, pian piano, grazie alla contagiosa e beffarda voglia di vivere e a quell'allegria un po' guascona che ne ha caratterizzato pure la carriera calcistica, il nostro Eric saprà restituire autostima all'altro Eric e gli darà la forza, anzitutto morale, per affrontare al meglio le difficoltà della vita quotidiana (qui sotto, una scena di dialogo tra i due protagonisti).
Durante il film ci si diverte e, spesso, proprio grazie alla debordante presenza di un Cantona perfettamente a suo agio, si ride persino di vero gusto. "Non so perché ci si sia stupiti; in tanti dei miei film si ride...", sottolinea proprio Ken Loach in questa bella intervista realizzata, nella sua casa di Soho, dalla giornalista Fulvia Caprara per il quotidiano La Stampa. E il regista di Riff Raff e Piovono pietre aggiunge: "Parlo spesso di amicizia, di solidarietà, di senso di comunità. E lo faccio anche qui, perché, intorno al calciatore Cantona, ci sono i compagni di lavoro che lo aiutano e lo sostengono. La cosa più importante è che un attore sia giusto per il ruolo, Cantona lo era e soprattutto, in quanto calciatore, è abituato al gioco di squadra, a lavorare in gruppo. Fare un film vuol dire esattamente questo".
Nel finale della stessa intervista, il regista inglese si sofferma, poi, anche sul suo amore per il calcio, che appare evidente a chiunque vedrà questo film, attraversato interamente da un senso di fascinazione sincero e derivante non soltanto dalla presenza di Eric Cantona: "Il calcio è un gioco magnifico, perché è importante, dopo una settimana dura, avere un appuntamento con la squadra del cuore, con qualcosa in cui si crede profondamente. Io sono stato allo stadio - conclude Loach - per la prima volta a cinque anni, con mio padre... E ricordo soprattutto gli uomini che fumavano intorno a me".
Insomma, gli appassionati di calcio e del buon cinema non perdano questa divertita ma lucida riflessione cinematografica sul senso della vita...
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Bel film. Ken Loach lo apprezzo molto (anche al netto di qualche schematismo e ripetizione di alcuni suoi film), poi la figura di Cantona mi ha sempre appassionato.
RispondiEliminaUn film leggero (anche se il tocco classico di Loach c'è tutto nel film, penso alla vicenda drammatica che c'è anche all'interno di questo film), ma comunque ricco di significati. Significati che soprattutto vengono espressi in maniera sobria, e questo è un merito storico del cinema "asciutto" di Loach.
Molti altri registi con un soggetto del genere avrebbero ceduto alla tentazione di strizzare l'occhio allo spettatore facendo di Cantona il centro di tutto il film, o anche di eccedere nella retorica, invece in questa occasione Loach è stato bravo a fare di Cantona una figura che caratterizza sì il film ma mai in maniera invadente, un elemento della storia importante come tutti gli altri.
Ciao
ho usato un po' troppo la parola film, sorry :-)
RispondiEliminaCiao Valentino,
RispondiEliminanoto con grande piacere che, da qualche settimana, il tuo bel blog sul calcio spagnolo (che consiglio a tutti i lettori) è ripartito con regolarità.