(Il Mattino - 28 agosto 2010)
Anche Peppino Di Capri si dice "dispiaciuto perché va via un napoletano che i tifosi avevano eletto a simbolo di questa nuova squadra". Però, il cantante allarga la sua analisi: "Non so come spiegarlo, ma Quagliarella mi ha sempre dato l'impressione - aggiunge - di non essersi inserito nel gruppo, quasi come se il fatto di essere titolare in Nazionale lo rendesse un po' diverso. Anche per questo, ho sempre considerato la sua cessione come una cosa che si sarebbe verificata. E poi, con Lucarelli, in attacco iniziavano a essere in troppi". Pure per Gino Rivieccio non è il caso di fasciarsi la testa: "Io che seguo il Napoli da quarant'anni, ho assistito - spiega il comico napoletano - a cessioni ben più dolorose di questa, peraltro sempre alla Juve: per esempio, quelle di Zoff o di Ferrara. Insomma, c'è di peggio. Anche perché non è che Quagliarella l'anno scorso abbia entusiasmato. E poi, credo che tutta l'operazione sia stata avallata da Mazzarri, che adesso potrà contare su una squadra più in linea con le sue idee". Su una lunghezza d'onda simile è anche la showgirl Caterina Balivo, per la quale "nel calcio come nella vita nessuno è indispensabile. Quindi, se il Napoli ha deciso di vendere Quagliarella alla Juve - aggiunge - avrà avuto le sue buone ragioni, dal punto di vista tecnico e aziendale".
E' fortissima, invece, la delusione del regista teatrale e cinematografico Eduardo Tartaglia, per il quale "questa operazione non ha motivazioni né economiche né di strategia, ma va soltanto a interrompere un percorso di crescita e fa capire che il Napoli non potrà mai competere seriamente con le prime della classe. Infatti, una società di primo livello - conclude Tartaglia - non dovrebbe mai rafforzare una diretta concorrente. Ma, evidentemente, questa mossa è l'ammissione di un orizzonte limitato e della voglia di restare nella medietà. La cosa triste è che così si spezzano i sogni dei tifosi prima ancora che la stagione abbia inizio, ponendo un chiaro limite alle ambizioni della squadra".
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