domenica 22 marzo 2009

il "cuore toro" del portiere di riserva


Stavolta l'ottimo Giorgio Porrà ha voluto riservare lo spazio della rubrica settimanale che tiene sul quotidiano Il Mattino, significativamente intitolata "La domenica dello sciagurato" (in omaggio al programma tv che conduceva una volta su Sky...), a un libro che mi era capitato di leggere qualche tempo fa e che, secondo me, era passato ingiustamente sotto silenzio.
Mi ha fatto davvero piacere, dunque, ritrovarlo così ben raccontato, "in punta di penna", anche da questo brillante giornalista. Il libro in questione è la bella biografia del "mitico" - e i tifosi granata saranno d'accordo con me - portiere di riserva del Torino, Alberto Maria Fontana (quest'anno addirittura terzo, dietro Sereni e Calderoni, ma sempre primo nei cuori dei supporters).
Ecco allora, qui di seguito, l'articolo che Porrà ha dedicato a questo libro e, più in generale, alle caratteristiche peculiari del cosiddetto "cuore toro". (d.d.p.)
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Fontana, quando "il portiere di riserva" diventa l'esempio migliore della razza Toro.
Di Giorgio Porrà (Il Mattino - 22 marzo 2009)
Razza Toro, razza speciale. Non finisce di sorprendere questa schiera di eletti. I tifosi granata sono fatti così, più la loro squadra rotola sul fondo più fanno quadrato, si tengono stretti, tornano in pellegrinaggio nei luoghi storici, straziati da una stagione lastricata di sconfitte.
Domenica scorsa, con i ragazzi di Novellino di scena a Bergamo, si erano ritrovati in centinaia su quello che resta del prato del Filadelfia, il tempio del Grande Torino, il glorioso stadio chiuso nel '94 e abbattuto tre anni dopo. Tutti insieme, attraverso la radio, avevano sofferto per l'ennesimo tracollo. Tutti insieme, riavvolte le bandiere, avevano liberato le lacrime sulle macerie della vecchia casa. È questa la diversità del Toro, non è un club, e neppure una fede, è qualcosa di più forte e misterioso assieme, è uno straordinario sentimento la cui profondità supera qualsiasi barriera generazionale, declassamento, collasso societario. Quelli del Toro hanno sviluppato anticorpi per sopravvivere a tutto. Anche al modesto spirito di corpo di chi, indossando questa maglia, fatica a percepire fino in fondo quale privilegio gli è toccato in sorte.
Di certo non è il caso di Alberto Maria Fontana, detto Jimmy, il portiere di riserva, ("Quello che guarda il calcio dalla panchina: la maglia, i calzoncini, la tuta, i guanti, tutto sembra più pesante di ciò che indossano i compagni. Sai che sarai l'ultimo ad entrare in campo, se ci entri"), torinese e torinista nato nel '74 proprio davanti al Filadelfia, idolo assoluto della Maratona nonostante un percorso apparentemente sotto traccia, con i glutei troppo spesso incollati al legno. Lui, nell'estate del 2005, quando il Torino Calcio era stato dichiarato "non idoneo all'iscrizione del campionato di serie A", con l'ombra minacciosa della definitiva cancellazione, fu l'unico calciatore a firmare il contratto in bianco, a rendere effettiva la dichiarazione di appartenenza troppe volte esibita. "Perdoni la domanda Fontana - fu la prima curiosità del presidente Cairo appena insediatosi - ma come fa ad essere così famoso tra i tifosi del Toro?".
La risposta è nelle pagine del libro "Il portiere di riserva", scritto dal giornalista Marco Mathieu, che ripercorre le tappe della carriera di questo "dodicesimo" molto speciale, capace di tener duro per lunghi anni nel calcio di periferia prima di riacciuffare il sogno accarezzato da ragazzino, quando la sua avventura decollò assieme ai vari Scifo, Martin Vasquez, Lentini, Annoni, Casagrande, Policano. Un libro che racconta l'ostinato inseguimento ad una vocazione, ad un paio di guanti granata, ma che soprattutto ha il merito di illuminare la sensibilità di un calciatore decisamente atipico. Che su certe derive dell'ambiente ha idee lucidissime e nulla fa per mascherarle. Sulla fiera del calciomercato, per esempio ("Ci sono giocatori che quasi piangono per avere un contratto, gente che non c'entra nulla con nessuno ma millanta conoscenze, chiede percentuali e prova a concludere fantomatici affari. Caporalato di lusso. Invece che sui camion che battono le strade per raccogliere la manodopera necessaria ai cantieri edili, qui si sta in albergo a trattare con le conoscenze giuste. Ma la logica è la stessa"). Sulle plusvalenze, altra esperienza vissuta in prima persona ("In pratica vieni supervalutato e servi come pedina di scambio. In questo modo le società possono mettere a bilancio attivi fittizi, che poi risaneranno l'anno successivo, poi quello dopo ancora. Siamo nel pieno della bolla speculativa del calcio, i dirigenti ragionano sempre sul presente"). Sul doping, sull'abuso di farmaci ("Il calciatore medio è ignorante e in genere non chiede nulla ai medici, si preoccupa solo di poter giocare. In qualsiasi categoria... La percezione del pericolo è assolutamente relativa").
È così che Alberto Maria Fontana, detto Jimmy, portiere tifoso, guarda il mondo dal suo oblò. Anche per questo è diventato una piccola icona granata. In carriera avrà anche giocato poco, sempre lì in panchina, ad osservare e riflettere. Ma resta lui il più bravo nel deviare l'ovvio oltre la traversa.
Marco Mathieu, Il portiere di riserva, Cairo Editore, 2008 - 176 pagine, 12 euro.

2 commenti:

  1. A proposito di "cuore toro": mi è capitato, proprio in queti giorni, di leggere alcuni scritti giornalistici di Dino Buzzati, raccolti in due volumi per i tipi della Mondadori con un semplice, ma incisico, titolo, "La nera di Dino Buzzati".
    Tra questi straordinari esempi di grande giornalismo italiano, in massima parte apparsi sulle pagine del Corriere della Sera, mi ha particolarmente colpito uno dei pezzi dedicati alla tragedia di Superga, e ve ne trascrivo un breve brano tratto dal Corsera del 6 maggio del 1949:
    "E domenica, in sede o in trasferta? La vecchietta che da qualche mese gioca al totocalcio annaspa col mozzicone di matita copiativa, sulla scheda delle scommesse settimanali: là, in corrispondenza del Torino, incontra un inspiegabile vuoto, come un buco nero e profondo che sconvolge i suoi miti calcoli. In sede o in trasferta domenica? Appartandosi in un angolo della casa, il ragazzetto ha aperto il suo quaderno dove al posto d'onore sono incollate, ritagli di giornale, le facce rassicuranti di Mazzola, Maroso, Bacigalupo, con le annotazioni meticolose delle loro imprese; di nascosto li ha contemplati, e piangeva adagio adagio senza singhozzi perché gli eroi dei bambini possono morire tra i nembi di una epica battaglia o travolti dai tifoni del Mar dei Caraibi, ma così, no, una fine simile è per loro una insensata e incosolabile ingiustizia."

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  2. Grazie per il bel commento e per il bellissimo brano tratto dall'antologia di Dino Buzzati.

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