giovedì 12 marzo 2009

ancora beccantini: le parole amare di mou


Le parole amare del tecnico portoghese in un altro articolo di Beccantini. (d.d.p.)
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Sindrome di Mourinho: "Ora tutta l'Italia sarà contenta"
Di Roberto Beccantini (La Stampa - 12 marzo 2009)
La notte speciale di Josè Mourinho finisce quando l’Old Trafford gli rovescia addosso l’ultimo dei cori, «you are no Special anymore». Gli oltre settantamila Diavoli rossi se lo sono tolti di torno una volta per tutte, ora i fantasmi possono tornare nei castelli. Lui, il portoghese, non l’ha presa bene, prima che cominciasse la partita ha messo il naso sul prato e dato un cinque a chi stava dalle parti del tunnel. Ora, però, è tutto finito. La sua notte e anche il viaggio dell’Inter in Europa. Come Mancini l’anno scorso. Peggio delle prime Inter del suo predecessore, fuori ai quarti. Si vede e si sente che gli rode: «Ora che l’Inter è uscita tutta l’Italia sarà contenta. Ma nessuno deve toccare la mia squadra, prima di farlo devono ammazzare me. Non siamo ancora pronti per vincere la Champions, ma per lo scudetto sì. Ed è quello che faremo».
Comincia in attacco l’arringa del portoghese. Che poi si scioglie: «Giocare all’Old Trafford non è facile, non è semplice avere occasioni e noi le abbiamo avute. Serve fortuna purtroppo e noi invece non ne abbiamo proprio avuta, perché con l’1-1 per Ibra o Stankovic nel primo tempo sarebbe stata dura per loro». La pugnalata di Vidic. Tutto è girato sul quel colpo di testa. Quella è la pistola fumante della partita. Niente di sorprendente, però. Mourinho sapeva che da quella testa sarebbe potuto grandinare. «Avevamo visto 50 dvd del Manchester, studiato tutte le situazioni di palla inattiva. E in molte di queste era proprio Vidic a fare gol». Il perché allora lo United abbia ugualmene segnato lo spiega proprio Mourinho. E poco a che fare con la sbadataggine di Vieira che il serbo non l’ha proprio visto: «C’è una sola persona -spiega Mourinho - che poteva marcare Vidic ed era Ibrahimovic, ma in quel momento era su Ronaldo. Perché c’è una sola persona capace di fermare Cristiano sui colpi di testa e quella è sempre Ibra».
Un rompicapo che ha fatto girare la testa all’Inter. Mourinho si liscia la faccia, ora sa che i bar sport diventeranno tribunali. L’Inter di Old Trafford è la migliore di questa corsa europea e venire eliminati è il veleno, assicura Mourinho, da trangugiare per diventare grandi. Snocciola il rosario delle squadre che prima di alzare la coppa o di arrivare a sfiorarla in finale hanno perso per strada il biglietto. Ci mette il Barça e il Chelsea, vorrebbe aggiungere l’Inter. «Il Manchester ha vinto perché ha giocatori abituati alla Champions. Si è dimostrato più forte di noi per velocità di base, struttura fisica e, appunto, perfezione sui calci piazzati. In attacco e in difesa». Ma, e qui sta il sereno che Mourinho vede all’orizzonte, l’Inter, la sua Inter, può soltanto crescere: «L’anno prossimo Balotelli e Santon avranno un anno in più e sapranno come gestire certe situazioni. Altri giocatori avranno accumulato altra esperienza. Per questo dico che ci serve tempo. La Champions si vince o spendendo una barca di milioni o crescendo in questo modo». L’impressione è che Moratti abbia scelto finora la terza via: spendere e crescere. Dar retta in toto a Mourinho, cosa che il presidente farà, sarebbe invertire la rotta. Per questo lo Special One mette subito le cose in chiaro. «Che domande mi farò da domani? Una sicuramente al presidente: quando ci possiamo vedere per parlare e decidere insieme che cosa manca a questa squadra. A lui farò le mie riflessioni, con lui tirerò le mie conclusioni».
Se ne va invece abbacchiato Ibrahimovic: «Ci tenevo tanto a vincere la Coppa, era il mio primo obiettivo». A lui, ieri sera, pareva cupo pure anche l’orizzonte.

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