mercoledì 4 marzo 2009

"caso mourinho": l'editoriale di paolo condò


Il commento più lucido sul ridicolo "gioco mentale" nel quale si è prodotto ieri l'allenatore dell'Inter arriva dal sempre ottimo Paolo Condò, in un suo editoriale sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport odierna. Ecco l'articolo. (d.d.p.)
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E pensare che è tutto un calcolo
Di Paolo Condò (La Gazzetta dello Sport - 4 marzo 2009)
Gli inglesi, che conoscono bene Josè Mourinho, definiscono le sue conferenze mind games, raffinati esercizi dialettici rivolti al dominio della situazione, e al conseguente vantaggio da trarne. La scorsa settimana Mourinho ha provocato Alex Ferguson dicendo alla vigilia della Champions che mai e poi mai il Manchester Utd avrebbe schierato tutte le sue punte.
Era un tentativo di indurre il tecnico scozzese a sbagliare formazione per il puro gusto di smentirlo: non solo sir Alex non c'è cascato ma, togliendo un altro attaccante, ha totalmente dominato la gara.
Di Ferguson ce n'è uno, però. Gli altri finiscono regolarmente per incespicare nelle trappole preparate dal portoghese. Prendiamo il famoso rigore fasullo - perché era fasullo - concesso a Balotelli: Mourinho è andato a Sky ad appiccare l'incendio definendolo giusto e sostenendo che a essere danneggiata era stata semmai l'Inter, per un fallo di Baptista su Cambiasso in occasione del gol di Brighi. Spalletti è saltato in aria - "questi ci prendono anche per il culo" - offrendosi al facile (e letale) contropiede di Mourinho. Perché è vero che la Roma ha tanti campioni eppure quest'anno difficilmente vincerà un titolo, è vero che il Milan sta facendo pena eppure se ne parla pochissimo, è vero che il solidale (con Spalletti) Ranieri guida una Juve che quest'anno non è stata flagellata dagli arbitri, è vero che la mozione di condanna dell'errore di Rizzoli ha assunto toni grotteschi: il rigore non c'era, e lo ribadiamo, ma non si è trattato della più grande svista nella storia del calcio. Se però a fine gara Mourinho avesse ammesso il vantaggio ottenuto, il caso si sarebbe sgonfiato subito e il tecnico non avrebbe ottenuto il suo scopo: portarsi avanti nell'opera di condizionamento dell'arbitro di Juve-Inter.
Nelle prime settimane dell'esperienza italiana di questo personaggio - lo è, nessun dubbio - ci chiedevamo se saremmo riusciti a cambiarlo. Al fixing di marzo la sensazione è che nel profondo sia sempre lo stesso, un uomo insondabile, ma che si sia adattato in maniera impressionante al nuovo habitat, trasformandolo al solito in un vantaggio: esiste qualche dubbio sul gioco dell'Inter, ma parlarne è impossibile perchè si discute solo di arbitri. E' una strategia precisa, basata sul nostro punto debole.
Succedeva anche a Londra. [...] "Non sono un pirla" sembrava un'allegra battuta d'esordio, e invece era un manifesto culturale. La popolarità della serie A ne ha guadagnato, perché Mourinho è la più grande calamita mediatica dai tempi di Maradona, e dunque un certo tipo di fatturato è cresciuto. Ma tra accuse di prostituzione intellettuale e guerre di comunicati, l'aria si sta facendo irrespirabile anche per colpa dei suoi calcoli: se dovessimo uscire dalla Champions, diventerebbe una camera a gas.

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