sabato 10 ottobre 2009

croke park, lo stadio che odiava il calcio

Di Fabrizio Bocca

DUBLINO - Benvenuti al Croke Park di Dublino, 125 anni di storia, sport, sangue ma soprattutto mai calcio. Benvenuti al Croke Park, lo stadio che il calcio non lo ha mai amato. Anzi, non lo ha mai voluto e probabilmente lo ha odiato. Non tanto perché non piacesse, quanto perché proveniva da una cultura con cui si era in guerra. Tanti, tantissimi anni fa. Anche nello sport si fa fatica a dimenticare. Fino a ieri.
Al Croke Park fino a pochi anni fa gli sport di discendenza inglese - rugby e calcio appunto, ma anche cricket, corse dei cavalli e dei cani, e non sono disclipline dettate a caso, attenzione - erano assolutamente banditi. Il bellissimo prato del Croke Park doveva essere calpestato, per legge, esclusivamente da giocatori di "calcio gaelico", hurling (una specie di hockey prato) e tutte le discipline previste dalla Gaelic Athletic Association. L'unica vera depositaria della cultura irlandese in fatto di sport. La nazionale di calcio dell'Irlanda, e quindi anche quella di Trapattoni, vi accede solamente da un paio d'anni, lo stesso la nazionale di rugby del "Sei Nazioni". L'impianto più bello d'Irlanda, il quarto stadio europeo per capienza fino a qualche tempo fa non aveva nulla a che fare col soccer. Ecco perché in occasione di Irlanda-Italia si entra, stranamente ma maestosamente, in un impianto di gioco grandissimo - questi sport richiedono grandi spazi - e grandi tribune coperte praticamente solo su tre lati. Un'architettura studiata in maniera particolare perché il pubblico non rimanesse troppo lontano dal maestoso campo in erba.
Il calcio gaelico, un mix tra rugby, pallamano e calcio (porte ad H con tanto di rete nella parte sottostante e con un portiere, pallone non ovale ma tondo, si può palleggiare tipo pallacanestro e far gol lanciando la palla con le mani) è molto popolare in Irlanda. Forse è un po' buffo a vederlo le prime volte, se guardato con la nostra mentalità, ma assolutamente divertente. Vi è un vero e proprio campionato tra le città irlandesi e gli spettatori sono migliaia. Non solo, campi di "gaelic football" sono sparsi un po' dappertutto nei meravigliosi parchi della verdissima Irlanda, i giovani ci giocano regolarmente anche a scuola. Così come la cultura gaelica ha una sua storia e una sua lingua, così anche lo sport ha una sua radicale tradizione che ha fatto fatica ad integrarsi con quella degli antichi dominatori inglesi. Il calcio gaelico quindi è sempre stato opposto agli sport di origine inglese. Una vera guerra. Tanto che i tesserati della Gaa rischiavano addirittura la radiazione se sorpresi a tradire giocando a rugby o a calcio. Nello statuto della Gaa, proprietaria del Croke Park, c'era una "Rule 42", una regola estremamente rigida, che vietava l'uso di quell'impianto agli sport inglesi. Le cose adesso sono cambiate, va bene, ma non molto tempo fa.
Per affrontare i costi di ristrutturazione dell'impianto dagli anni '90 in poi (una quindicina di anni si è impiegato per una ristrutturazione molto complessa in 4 fasi) si è dovuto modificare quella norma così da poter affittare lo stadio ad altre federazioni. Tra polemiche enormi comunque, erano tanti quelli che volevano che il muro non cadesse. In ogni caso ora la federcalcio irlandese - alle prese a sua volta con la ristrutturazione dello stadio di calcio di Lansdowne Road - ha un complesso contratto con la Gaa e paga circa un 1.250.000 euro a evento. In passato lo stadio si apriva malvolentieri in genere ad eventi estranei agli sport gaelici. Si fecero però eccezioni clamorose per un match di Mohammad Ali negli anni '70 e anche per un favoloso concerto degli U2 (la prima volta nel 1985, l'ultimo nel luglio di quest'anno).
Le prime fondamenta dell'impianto dedicato ai Gaelic Games risalgono addirittura al 1884, 125 anni fa appunto. A piena capacità il Croke Park - adesso uno stadio a tre livelli con tanto di ristoranti e bar al primo e un bellissimo museo - ha superato i novantamila spettatori. Attualmente ha una capienza da oltre ottantamila. Con 11 euro di accesso al museo si può fare un salto particolare dentro la storia dell'Irlanda. Croke Park e calcio gaelico, si diceva, sono un tutt'uno con la storia irlandese dell'ultimo secolo.
Il 21 novembre 1920, durante la guerra civile, una divisione di ausiliari dell'esercito inglese, fece irruzione con i blindati nello stadio durante la partita Dublin-Tipperary uccidendo 13 spettatori e il capitano del Tipperary, Hogan. E infatti c'è tutt'ora una tribuna Hogan dedicata alla sua memoria. La strage fu una rappresaglia per l'azione che aveva portato alla morte di 14 agenti della British Intelligence, rivendicata dal leader rivoluzionario dell'IRA Michael Collins. La storia è raccontata anche nell'omonimo film degli anni '90 interpretato dall'attore nord-irlandese Liam Neeson. La strage divenne nota come "Bloody Sunday 1", seguita poi, 50 anni dopo, dalla "Bloody Sunday 2" di Derry nell'Irlanda del Nord nel 1972 (anche lì 14 morti) e cantata poi dagli U2. Fu proprio la strage del 1920 ad allontanare ancora di più il Croke Park da tutto ciò che ricordasse l'Inghilterra. Una storia di calcio e di sangue, ormai finalmente chiusa.

1 commento:

  1. Direi che è un bene per il calcio che uno stadio del genere abbia deciso finalmente di aprire le sue porte al calcio.
    E' uno scenario stupendo!!!

    Ciao

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