sabato 22 febbraio 2014

calcio italiano sempre più indietro: manca l'intensità di gioco...

Di Diego Del Pozzo

Chi ha avuto la fortuna, come me, di gustarsi nel primo pomeriggio di oggi Chelsea-Everton valida per la 27esima giornata di Premier League avrà, probabilmente, compreso con accecante chiarezza perché lo 0-0 del Napoli di giovedì sera in Europa League sul campo dello Swansea debba essere considerato, senza se e senza ma, un ottimo risultato.
Una bella parata di Rafael in Swansea-Napoli 0-0
Ovviamente, rispetto agli avversari europei degli azzurri, i team guidati da José Mourinho e Roberto Martinez sono di un altro livello, ma l'intensità e la velocità con le quali si sono appena affrontati a Stamford Bridge sono le stesse messe in campo giovedì sera dai gallesi e sono nettamente superiori a quelle mostrate ogni settimana dalla quasi totalità delle squadre di Serie A (torneo che, non a caso, un tecnico esperto e giramondo come Fabio Capello ha definito "non allenante" per i match internazionali).
La verità è che nella sempre più declinante Italia del 2014, ormai, si gioca quasi un altro sport, rispetto a quello che va in scena nei principali tornei continentali, a partire dal massiccio utilizzo di un modulo tattico come il 3-5-2 (e sue varianti) che in Europa, invece, non pratica quasi più nessuno, almeno ad alti livelli. In Italia continua a dominare la tattica - e questa è sempre stata una caratteristica tipica della via nostrana al dio pallone - ma, parallelamente, oggi c'è sempre minore attenzione per la tecnica, per la velocità d'esecuzione e, soprattutto, per l'intensità di gioco, principale differenza rispetto al calcio dei "top team" europei inglesi, tedeschi, spagnoli, francesi, persino olandesi.
Ben vengano, dunque, maestri non italiani come Rafa Benitez e Rudi Garcia, portatori di idee nuove e di una mentalità realmente internazionale. Conserviamoceli il più a lungo possibile, perché sono loro a indicare il futuro...
© RIPRODUZIONE RISERVATA