domenica 18 maggio 2014

spettacolo liga: l'atletico madrid e gli umani che battono gli dei

Di Diego Del Pozzo

L'impresa più bella e significativa del week-end calcistico, ma direi dell'intera stagione agonistica 2013-2014, l'ha firmata certamente il magnifico Atletico Madrid forgiato pezzo dopo pezzo da quel grandissimo allenatore che s'è dimostrato essere Diego Simeone. Pareggiando 1-1 al Camp Nou, in casa di un Barcellona che era rimasto l'unico rivale nella corsa al titolo spagnolo e che aveva trasformato il match di ieri pomeriggio in un'autentica finale, i Colchoneros sono riusciti, infatti, a conquistare il titolo di campioni di Spagna, 18 anni dopo l'ultimo successo, che vedeva l'attuale tecnico biancorosso leader in campo della compagine guidata allora in panchina dal mitico Radomir Antic.
La festa dell'Atletico Madrid al Camp Nou
L'Atletico Madrid merita la Liga 2013-2014, per essere stato in testa alla classifica praticamente per l'intera stagione, annullando grazie a un'organizzazione tattica perfetta e a uno straordinario agonismo e spirito di squadra l'evidente gap tecnico ed economico rispetto ai cugini del Real e a un Barcellona forse un po' declinante ma comunque ancora fortissimo. E merita ancora di più la vittoria finale per come s'è andato a giocare il match decisivo di ieri sul campo della rivale diretta, senza poter contare, in pratica, sui suoi due migliori calciatori, Diego Costa e Arda Turan, entrambi usciti per infortunio nei primi venti minuti. E per la lucidità e il furore agonistico col quale ha saputo rimontare il bellissimo gol blaugrana siglato da Alexis Sanchez, uno svantaggio che in quelle condizioni (anche ambientali, con 100mila tifosi di casa presenti sugli spalti contro soli 447 temerari giunti da Madrid), avrebbe potuto tagliare le gambe a chiunque.
E, invece, dal quarantesimo del primo tempo, i Colchoneros hanno praticamente quasi cancellato dal campo il Barcellona del dimissionario Gerardo "Tata" Martino, annichilito dal pressing feroce e dall'applicazione straordinaria degli undici calciatori biancorossi (ieri in divisa gialla). Il pareggio è stato, dunque, una logica conseguenza di ciò che si stava verificando sul rettangolo verde.
Per tutto il secondo tempo, i calciatori dell'Atletico Madrid mi sono sembrati lupi affamati in cerca di sangue, confermando anche al Camp Nou di essere davvero una grande squadra, che al fischio finale è stata meritatamente salutata dai 100mila tifosi rivali, tutti in piedi ad applaudire con convinzione ed enorme sportività i neo-campioni di Spagna.
Simeone portato in trionfo dai suoi giocatori
Va detto che la Liga di quest'anno ha sfatato tutti coloro che la consideravano un torneo noioso dominato dal binomio Barca-Real. Quest'anno, infatti, il trionfo dell'Atletico ha detto una parola chiara sulla questione, ma soprattutto l'intero campionato ha messo in evidenza parecchie altre squadre di grande interesse, dal giovane Athletic Bilbao quarto in classifica e qualificato ai preliminari di Champions League al Siviglia fresco vincitore dell'Europa League, dal sempre solido Valencia al rinato Villarreal, con sorprese continue da tutti i campi e con le grandi tradizionali spesso in difficoltà (e qualche volta sconfitte) in casa delle cosiddette provinciali. Probabilmente, negli anni, il fatto di avere nello stesso torneo le due società e squadre più forti e famose del mondo ha contribuito a innalzare, per tentativi successivi, il livello medio di un campionato che, oggi più che mai, rappresenta degnamente il movimento calcistico campione del mondo e campione d'Europa in carica a livello di squadre nazionali.
Non è un caso che, anche per ciò che concerne i tornei internazionali per club, la Spagna quest'anno l'abbia fatta da padrona, col Siviglia che ha già portato a casa l'Europa League nella finale di Torino contro il Benfica e con le due squadre di Madrid che, sabato prossimo a Lisbona, si contenderanno la Champions League 2013-2014. E, attenzione, finora i numeri dicono che l'Atletico Madrid è stata la squadra migliore anche a livello di ex Coppa dei Campioni. Dunque, nonostante la festa di questi giorni per il fresco titolo spagnolo, gli uomini di Simeone restano comunque pericolosissimi in una partita secca contro un Real Madrid ossessionato dalla "Decima", ma meno abituato dei cugini - sembra paradossale, ma è così - a giocare una finale europea, che ai Blancos manca da 12 anni, mentre dal 2005 a oggi i meno ricchi Colchoneros hanno saputo vincere due volte ciascuna l'Europa League e la Supercoppa Europea.
In ogni caso, vada come vada il derby madrileno di sabato prossimo, fin da ora Diego Pablo "El Cholo" Simeone va considerato senza dubbi l'allenatore dell'anno.
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germania: il bayern monaco di guardiola porta a casa anche la coppa

Stagione di club terminata anche in Germania, dove il Bayern Monaco di Pep Guardiola ha vinto anche la coppa nazionale battendo ieri pomeriggio 2-0 ai tempi supplementari i rivali storici del Borussia Dortmund, con i gol di Robben e Müller.
Così, alla faccia delle polemiche (anche interne) che ne hanno accompagnato la prima annata tedesca, Guardiola chiude la sua stagione d'esordio sulla prestigiosa panchina dei bavaresi con ben quattro trofei in bacheca: Bundesliga, Coppa di Germania, Supercoppa europea e Mondiale per club.
Niente male, Pep... 
Qui, il servizio tratto dal sito Gazzetta.it. (d.d.p.)

inghilterra: dopo 9 anni, l'arsenal torna a vincere la f.a.cup

Di Diego Del Pozzo

Dopo 9 anni di attesa, uno stadio (fantastico e costosissimo) nuovo e tanti giocatori passati sotto i ponti, finalmente l'Arsenal di Arsène Wenger torna ad alzare di nuovo un trofeo, conquistando in rimonta la prestigiosa F.A. Cup contro un coriaceo Hull City, che nella finale di ieri a Wembley riesce a portare i Gunners fino ai tempi supplementari, grazie a un cuore grande così e a una difesa a oltranza.
Il momento del trionfo
Dopo soli 8 minuti, addirittura, i volitivi Tigers allenati da Steve Bruce sono avanti a sorpresa 2-0, con le reti dei centrali di difesa Chester e Davies, quasi imitati poco dopo dal loro collega di reparto Alex Bruce (figlio dell'allenatore), il cui colpo di testa viene salvato sulla linea dal provvidenziale intervento di Gibbs, il quale evita un triplo svantaggio che, probabilmente, sarebbe stato non più rimediabile.
Di fronte a questo inizio-shock (non una novità in questa stagione, peraltro), i Gunners decidono che è ora di iniziare a giocare, soprattutto dopo che, pochi minuti più tardi, Cazorla dimezza lo svantaggio con una magnifica punizione dai venticinque metri, sulla quale però il portiere dell'Hull City avrebbe potuto fare certamente meglio. Il secondo tempo diventa un vero e proprio assedio, con l'Arsenal che schiaccia gli uomini di Bruce senior nella loro metà campo - grazie anche all'ingresso di un convincente Sanogo, il quale affianca Giroud in attacco e dà maggior peso offensivo ai londinesi - fino al pareggio in mischia di Koscielny e a una serie di altre occasioni non trasformate in gol per troppa imprecisione o mancanza di freddezza (clamorosa quella fallita da Gibbs).
Il gol del definitivo 3-2 di Ramsey
Al novantesimo è 2-2 e si va, dunque, ai tempi supplementari, dove il canovaccio del match non cambia: Arsenal in attacco e Hull City con dieci uomini, sempre più stanchi, dietro la linea della palla. Così, prima la traversa centrata di testa da Giroud e poi, nel secondo extratime, il bel gol decisivo di Ramsey su imbeccata di tacco dello stesso centravanti francese portano al definitivo 3-2, anche se nel finale un contropiede dell'Hull City fa correre un ultimo brivido lungo la schiena dei supporters biancorossi.
Al fischio finale, la festa può esplodere, fragorosa e irrefrenabile: Wenger conquista l'ennesimo titolo della sua carriera (e sarà ripagato con un nuovo contratto triennale) e i Gunners addolciscono l'amaro in bocca ai loro tifosi per una stagione partita magnificamente anche in Premier League, ma che poi, anche a causa dei troppi infortuni, s'è conclusa col "solito" quarto posto valevole per l'accesso ai preliminari della prossima Champions League.
In ogni caso, sia come sia, la splendida stagione calcistica inglese 2013-2014 si conclude con due soli allenatori capaci di conquistare concretamente uno tra i vari "tituli" in palio (e una menzione e tanto onore al bellissimo Liverpool di Brendan Rodgers, secondo in campionato): "l'ingegnere" Manuel Pellegrini (vincitore col suo fortissimo Manchester City di Premier League e Coppa di Lega) e mastro Arsène Wenger (trionfatore ieri in F.A. Cup). Il loro nemico storico, José Mourinho, resta desolatamente a "zero tituli", nonostante il tanto urlare che, come sempre, ha caratterizzato anche la stagione del suo ritorno in Inghilterra sulla panchina del Chelsea. 
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