martedì 27 aprile 2010

champions league: strano clima a barcellona, nel pre-gara

Di Diego Del Pozzo

C'è uno stranissimo clima a Barcellona, a poche ore dal fischio d'inizio del match con l'Inter valevole per il ritorno delle semifinali di Champions League. Si respira nell'aria, infatti, una sorta di isteria collettiva, derivante probabilmente dalla paura concreta di essere eliminati da una squadra forte, che per giunta ha già vinto la gara di andata col punteggio di 3-1.
L'Inter è solida, esperta e ben allenata; e questo tifosi e tecnici dei campioni d'Europa lo sanno bene. Stavolta, dunque, il rischio di uscire prima dell'atto finale è forte. Però, devo dire che quanto organizzato in queste ore, per caricare artificialmente l'ambiente, mi sa tanto di paura. E credo proprio che l'allenatore e i giocatori interisti abbiano già fiutato questa paura, più o meno strisciante, più o meno paralizzante...

lunedì 26 aprile 2010

serie a: suicidio-roma contro un'ottima samp

Di Diego Del Pozzo

La giornata di Serie A che introduce il ritorno delle semifinali di Champions League ridà all'Inter la testa della classifica, grazie al successo casalingo contro l'Atalanta (3-1) ma, soprattutto, allo scivolone casalingo della Roma, che si fa rimontare all'Olimpico da un'ottima Sampdoria (1-2), trascinata dalla sua straordinaria coppia d'attacco Cassano-Pazzini.
Dopo un primo tempo che, in quanto a qualità della manovra e a sprechi sotto porta, la riporta ai livelli del miglior Spalletti, nella ripresa la Roma smarrisce il bandolo della matassa e si fa irretire dalla squadra di Gigi Del Neri, concreta come sempre e assolutamente letale nelle ripartenze. Alla fine, dunque, il successo doriano è meritato e la marcia verso il quarto posto prosegue sulla scia di un indicibile entusiasmo.
Nella stessa giornata, il Napoli spreca, invece, l'ennesima occasione d'oro, pareggiando a reti bianche in casa col non certo irresistibile Cagliari di queste settimane. Per gli uomini di Mazzarri, sempre poco concreti in area avversaria, il sogno Champions sembra ormai svanito, mentre va fatto un altro piccolo sforzo per blindare la qualificazione alla prossima Europa League.

domenica 25 aprile 2010

libri: il viaggio londinese di gabriella greison

Di Diego Del Pozzo

La cosa divertente è che mi sono imbattuto in questo libro, sugli scaffali di FNAC, assieme al mio amico Alberto, reduce (da appena una decina di giorni) dallo stesso tipo di viaggio a Londra che l'ottima Gabriella Greison ha messo nero su bianco in questo suo Prossima fermata Highbury. E in entrambi i casi, Alberto e la Greison, s'è trattato evidentemente di viaggi appassionati, stadio per stadio, fermata della metro dopo fermata della metro.
Nelle pagine del suo libro, comunque, Gabriella Greison riesce a disegnare una vera e propria mappa ideale di quella che deve necessariamente essere considerata come la capitale mondiale del calcio: una mappa che si snoda attraverso ben ventidue stazioni "calcistiche" dell'Underground londinese, trasformandole in scenari perfetti per altrettanti racconti veri di vita e di calcio, ulteriormente arricchiti dalle testimonianze dirette di alcuni protagonisti italiani che hanno avuto la fortuna di confrontarsi col football d'Oltremanica (tra gli altri, Gianluca Vialli, Gianfranco Zola, Damiano Tommasi). Ma, soprattutto, arricchiti dalla presenza maestosa e poetica degli autentici protagonisti del libro: stadi mitici come - volendone citare solo alcuni - White Hart Lane, Upton Park, Stamford Bridge, Craven Cottage, Wembley, Emirates Stadium e, ovviamente, il "defunto" Highbury.

Gabriella Greison, Prossima fermata Highbury, Scritturapura Editore - 118 pagine, 13 euro.

venerdì 23 aprile 2010

champions: ancora robben dà il vantaggio al bayern sul lione

Di Diego Del Pozzo

E' bastata l'ennesima grande giocata di Robben (qui sotto nella foto) per permettere al Bayern Monaco di chiudere sul 1-0 la gara d'andata delle semifinali di Champions League, contro un Lione apparso inferiore ai bavaresi innanzitutto a livello mentale. A forza di incursioni tra le maglie della difesa avversaria, infatti, l'ala olandese ex Real Madrid è riuscita a dare la vittoria alla propria squadra, grazie a un fendente da applausi deviato impercettibilmente dal compagno di squadra Muller, che s'è trovato sulla traiettoria e ha ingannato, così, il portiere avversario Lloris.
La rete di Robben-Muller ha sbloccato un match assolutamente dominato dal Bayern, nonostante parecchi minuti giocati in inferiorità numerica a causa della scellerata espulsione di un Ribery forse innervosito anche dallo scandalo a luci rosse nel quale è coinvolto in questi giorni. Comunque, pure in dieci uomini i tedeschi allenati da Louis Van Gaal sono riusciti a sfiorare ripetutamente la rete del vantaggio, trovata poi grazie alla prodezza di Robben.
Al ritorno, dunque, alle due squadre indietro nel punteggio - Barcellona (sconfitto 3-1 a Milano dall'Inter) e Lione (1-0, appunto col Bayern) - servirà un successo per 2-0, per ribaltare la situazione e approdare alla finale di Madrid. Per ciò che s'è visto nelle gare d'andata, per il Lione la cosa pare piuttosto difficile...

giovedì 22 aprile 2010

pensiero della settimana: un bambino...

Di Diego Del Pozzo

Un bambino di sei anni ha rischiato di rovinare la serata più importante della storia europea dell'Inter da qualche decennio a questa parte.
Si spera che il bimbo prima o poi possa crescere...
(nella foto, qui a lato, Mario Balotelli getta con rabbia la maglia della propria squadra, per protesta contro i tifosi interisti che lo avevano fischiato ripetutamente a causa dello scarso impegno e dell'atteggiamento indolente mostrati nel quarto d'ora scarso di impiego in campo, mentre i compagni stremati avrebbero avuto bisogno delle sue forze fresche)

mercoledì 21 aprile 2010

champions league: l'inter si conferma tra le grandi d'europa

Di Diego Del Pozzo

Una volta tanto sono perfettamente d'accordo con José Mourinho, che nel dopogara di ieri sera, dopo che la sua Inter aveva appena superato 3-1 il Barcellona nella semifinale d'andata di Champions League, ha sottolineato la definitiva maturità conseguita dalla squadra, tornando su concetti già espressi dopo il blitz di Londra contro il Chelsea: "Noi vogliamo la finale, ma anche se dovessimo essere eliminati, l'Inter - ha spiegato il tecnico portoghese - potrà vincere la Champions League l'anno prossimo o tra due anni, perché adesso è definitivamente entrata nell'elite d'Europa: da questo punto di vista, la sua storia è completamente cambiata rispetto al passato".
Sì, perché il successo casalingo di ieri sera sul Barcellona campione d'Europa e del mondo in carica - il sesto consecutivo nella Champions League di quest'anno - è la prova finale della mutazione europea che ha interessato l'Inter da quattro-cinque mesi a questa parte, grazie alla piena integrazione degli innesti di qualità giunti col mercato estivo per espressa volontà dell'allenatore e, soprattutto, grazie al carattere d'acciaio e all'inesauribile voglia di vincere che Mourinho è riuscito a trasmettere ai suoi uomini (qui, nella foto, il gol del 2-1 siglato da Maicon). Certo, per avere la meglio sul Barcellona c'è voluta anche la prova piuttosto opaca dei catalani, che hanno giocato come sanno soltanto per una ventina di minuti nel primo tempo e negli ultimi quindici minuti di gara, peraltro senza poter mai contare sui decisivi apporti delle due stelle Messi e Ibrahimovic, entrambi assenti ingiustificati. E va ammesso, per onestà e dovere di cronaca, che per ottenere il prezioso 3-1 col quale i nerazzurri si affacceranno tra una settimana al Nou Camp, sono stati determinanti pure i due gravi errori arbitrali dell'arbitro portoghese Benquerenca - connazionale di Mourinho, dunque - che la UEFA, non troppo saggiamente, ha designato per questa gara: la rete di Diego Milito (3-1) è stata, infatti, segnata in evidente fuorigioco, così come, nei minuti finali, non è stato sanzionato col sacrosanto calcio di rigore un netto fallo da dietro di Sneijder su Dani Alves in piena area nerazzurra. D'altra parte, anche nella gara d'andata degli ottavi di finale, contro il Chelsea, l'Inter aveva beneficiato di un paio di clamorose sviste arbitrali. E pensare che proprio Mourinho è, forse, l'allenatore di vertice che si lamenta con maggiore regolarità dei torti arbitrali, veri o presunti...
Comunque, la fortuna bisogna anche sapersela meritare. E l'Inter di ieri sera ha certamente meritato più del Barcellona di portare a casa il risultato: per grinta, ordine tattico, spirito di sacrificio, forza di volontà, "fame" di grandi successi (come ben sintetizzato da Roberto Baggio, presente in tribuna...), capacità di reagire immediatamente allo svantaggio iniziale (appena dieci minuti, infatti, per pareggiare con Sneijder la rete dello 0-1 di Pedrito). Al ritorno, in ogni caso, per i nerazzurri sarà dura; e fa benissimo Mourinho a tenere sulla corda i suoi, continuando a sottolineare come, ancora adesso, le due contendenti abbiano il cinquanta per cento di possibilità a testa di passare il turno.
Anche perché Pep Guardiola - che, in quasi due anni sulla panchina blaugrana, non aveva mai perso una gara con due gol di scarto - e i suoi giocatori sono apparsi a dir poco arrabbiati al fischio finale e, pur con l'eleganza e la signorilità che caratterizza il club catalano, le hanno in pratica già promesse agli interisti: "Al Nou Camp - ha sibilato, infatti, il Pep nel dopogara - i novanta minuti possono essere molto, molto lunghi. E noi cercheremo di segnare più dei due gol che ci servono per ribaltare il risultato. Per quanto riguarda Messi, poi, sono sicuro - ha risposto ai giornalisti che lo interrogavano sulla scialba prestazione della sua star - che di lui vi accorgerete tutti nel match di ritorno...". Ma, in ogni caso, come dimostrato dalla grande partita di ieri sera, se c'è una squadra in grado di eliminare questo Barcellona dalla Champions League 2009-2010 questa squadra si chiama Inter e il suo condottiero José Mourinho.

lunedì 19 aprile 2010

il decalogo del week-end italiano ed europeo

Di Diego Del Pozzo

Dieci fatti rilevanti, naturalmente dal mio personalissimo punto di vista, verificatisi in Italia e in Europa nel week-end calcistico appena trascorso:
1) In Serie A, detto nel precedente articolo della Roma e di un Ranieri dalle "palle fumanti", registro con piacere il ritorno del Napoli alla vittoria in trasferta, con un Lavezzi finalmente convincente anche in zona-gol, grazie alla splendida doppietta realizzata sul campo del Bari (vittoria azzurra per 1-2). Il Pocho sembra tornato in piena forma atletica e, se si confermasse così concreto sotto porta, potrebbe rivelarsi decisivo nella rincorsa partenopea a un posto in Champions o Europa League. Il calendario non è proibitivo, ma lo si era detto anche prima dell'inopinata sconfitta casalinga contro il Parma.
2) Sempre nel campionato italiano, sono ancora in gioco tutti i possibili obiettivi: scudetto (tra Roma e Inter), qualificazione alle coppe europee (Sampdoria, Palermo, Napoli, Juventus, Genoa, Fiorentina, Parma), salvezza (Livorno, Siena, Atalanta, Udinese, Lazio, Bologna). Appare in caduta libera il Milan di Leonardo, travolto dalle polemiche più o meno sotterranee tra proprietà e tecnico, ma anche dalle gravi carenze d'organico. Sempre più sorprendenti, invece, il Palermo dello scatenato Fabrizio Miccoli e la Samp di Del Neri e della coppia offensiva Cassano-Pazzini (entrambi da nazionale), issatasi meritatamente al quarto posto in graduatoria.
3) In Premier League, anche quest'anno l'Arsenal saluta la compagnia delle contendenti al titolo a poche giornate dalla fine: nel giro di quattro giorni incamera due sconfitte e dice addio a qualunque sogno di gloria. Però, mentre nel North London Derby di metà settimana avrebbe potuto pure pareggiare sul difficile campo del Tottenham, a Wigan subisce una sconfitta allucinante, contro una squadra che le è decisamente inferiore e che, negli ultimi dieci minuti, riesce a rimontarla dallo 0-2 al 3-2, grazie anche all'ormai consueta papera di uno dei due scarsissimi portieri presenti nella rosa dei londinesi. Stavolta è toccato a Fabianski, invece che ad Almunia, ma la sostanza non cambia: se Wenger non risolve, una volte per tutte, il problema del portiere non andrà mai da nessuna parte. Comunque, dopo la disfatta di Wigan fossi un giocatore dei Gunners, mi vergognerei un pochettino (nella foto in alto, la delusione di Nasri e Bendtner).
4) E a proposito di Pochettino, inteso come l'allenatore dell'Espanyol, il trentottenne tecnico argentino riesce nell'impresa di fermare sullo 0-0 i concittadini del Barcellona, in un derby catalano come al solito acceso e intensissimo: imbrigliato Xavi con un feroce pressing a centrocampo, l'allenatore della seconda squadra cittadina blocca la fonte di gioco blaugrana e limita i pericoli verso la porta della sua squadra. Mourinho avrà senz'altro preso appunti. Intanto, il Real Madrid vince col Valencia e si riporta a un solo punto dagli storici rivali. Dopo questa gara, diventa ancora più ridicolo il divario tra le prime due della Liga (Barcellona e Real) e la terza (appunto il Valencia): ben ventiquattro punti! Ma che campionato è?
5) Tornando in Inghilterra, va certamente registrata l'impetuosa rimonta del Tottenham di Harry Redknapp, che sull'onda di due derby casalinghi consecutivi vinti in pochi giorni - prima contro l'Arsenal, poi col Chelsea, distrutto ben oltre il punteggio finale - gli Spurs sorpassano di nuovo il Manchester City al quarto posto della Premier League, approfittando della sconfitta di questi ultimi nel derby di Manchester, vinto dallo United grazie a un bel colpo di testa del solito Paul Scholes al novantaduesimo minuto. Tra l'altro, i risultati di queste due gare riaprono pure la lotta al vertice, con la squadra di sir Alex Ferguson nuovamente a un solo punto dai Blues di Carlo Ancelotti (nella foto qui sotto, Defoe durante il match contro il Chelsea).
6) Anche in Bundesliga è in atto una rimonta nelle prime posizioni di classifica, dove il Werder Brema - che, come tradizione vuole, ha anche quest'anno il miglior attacco di Germania - riesce ad agganciare il Bayer Leverkusen al terzo posto, grazie al roboante 4-2 esterno col Wolfsburg. Da parte sua, invece, la squadra allenata da Heynckes perde pure a Stoccarda e prosegue nella sua caduta libera, che adesso rischia di compromettere seriamente anche quella qualificazione alla Champions League che sembrava sicura fino a qualche settimana fa. In testa, naturalmente, prosegue il bel duello tra la capolista Bayern Monaco (7-0 all'Hannover) e lo Schalke 04 di Felix Magath.
7) In Francia, termina 2-2 il match-rivincita tra Bordeaux e Lione, dopo che l'OL aveva eliminato i Girondini nel recente confronto diretto di Champions League. Dunque, la squadra di Laurent Blanc continua ad aumentare il proprio svantaggio dalla lanciatissima capolista Marsiglia, entrata in forma al momento culminante della stagione, a differenza di un Bordeaux letteralmente crollato quando avrebbe dovuto raccogliere i risultati di quanto seminato in autunno e inverno. Purtroppo, credo che le voci di mercato sull'allenatore e su troppe stelle della squadra siano state decisive in tal senso. A proposito di calcio francese, Sportitalia ha acquisito i diritti italiani della Ligue 1 e ha appena iniziato - proprio con Bordeaux-Lione - a trasmetterne i match in chiaro sui suoi due canali tematici.
8) In Belgio, l'Anderlecht interrompe il dominio biennale dello Standard Liegi e conquista, con ben quattro giornate di anticipo, il suo trentesimo titolo di campione nazionale, al termine di una stagione dominata in lungo e in largo. Beffato proprio dallo Standard l'anno scorso, in una doppia sfida decisiva dopo aver chiuso il torneo a pari punti, stavolta l'Anderlecht non ha voluto rischiare arrivi in volata, dominando il campionato belga fin dall'inizio, prima durante la stagione regolare e poi nel corso del girone di playoff, organizzato con una formula assolutamente cervellotica che, per fortuna, non ha impedito un successo legittimo. Tra l'altro, tra le fila dell'Anderlecht si è messo in ottima evidenza il possibile crack Romelu Lukaku, sedici anni e quindici gol che lo hanno laureato capocannoniere del torneo.
9) La Eredivisie olandese, invece, rinvia il verdetto sulla sua vincitrice all'ultimo turno di campionato, in programma il 2 maggio (dopo la pausa per la finale della Coppa d'Olanda). Attualmente, infatti, dopo le rispettive vittorie casalinghe, resta invariata l'unica lunghezza di vantaggio della capolista Twente sull'Ajax seconda in classifica. I Tukkers si sono imposti 2-0 sul Feyenoord allenato da Mario Been, mentre i Lancieri hanno travolto l'Heracles 4-0, arrivando alla tredicesima vittoria consecutiva in campionato.
10) Chiusura per la Russian Premier League, un campionato del quale, per la verità, mi sono sempre occupato pochissimo. Ebbene, in Russia continua a sorprendere la capolista Spartak Nalchik, che dopo la vittoria sul Kriliya Sovietov resta in vetta a 14 punti, in attesa che il CSKA Mosca e lo Zenit San Pietroburgo di Luciano Spalletti recuperino la gara che fu rinviata prima del match di Champions dei moscoviti contro l'Inter. Alle spalle della sorprendente capolista, quindi, salgono i campioni in carica del Rubin Kazan (a quota 12), vittoriosi di misura sul campo dell'Amkar Perm, mentre scivolano al terzo posto (a 11 punti), appunto, Zenit e CSKA, tutte e due bloccate sul pari, rispettivamente dalla Lokomotiv (1-1) e dal Tom Tomsk (0-0).

domenica 18 aprile 2010

serie a: la roma resta prima grazie alle "palle" di ranieri

Di Diego Del Pozzo

"Ti ricordi quel derby di tanti anni fa, nel quale la Roma si stava giocando lo scudetto con l'Inter, ma alla fine del primo tenpo era sotto di un gol contro la Lazio e stava per compromettere le sue possibilità di arrivare al titolo? Sì, sì, proprio quello nel quale, durante l'intervallo, l'allenatore Claudio Ranieri ebbe il coraggio di lasciare negli spogliatoi contemporaneamente i due simboli della Roma di allora, Francesco Totti e Daniele De Rossi, rischiando tutto con una mossa che, se fosse andata male, lo avrebbe rovinato per sempre... E ti ricordi come, dopo un calcio di rigore sbagliato dalla Lazio, i giallorossi riuscirono a ribaltare la partita proprio grazie a due spunti dei nuovi entrati Taddei e Menez, finalizzati da quel grande attaccante che era Mirko Vucinic? Fu proprio grazie a quella doppia mossa pazzesca che la Roma riuscì a conservare il primo posto...".
Questo potrebbe essere un dialogo-tipo tra due tifosi romanisti da qui a trenta o quarant'anni. Sì, perché con la coraggiosissima decisione presa tra primo e secondo tempo del derby romano di oggi pomeriggio Claudio Ranieri è già entrato di diritto nella storia della società giallorossa, a prescindere da come si concluderà questa avvincente stagione che, comunque, per il momento vede ancora la Roma in testa alla classifica di Serie A, con un punto di vantaggio sulla corazzata nerazzurra di José Mourinho a sole quattro gare dal termine.
Il mio amico Pippo, la scorsa settimana, mi mandò un sms al fischio finale della soffertissima vittoria giallorossa contro l'Atalanta, 2-1 col secondo tempo dominato dai bergamaschi, scrivendomi "Ranieri non è Spalletti...". Ebbene, dopo ciò che ha fatto nel derby il concetto è ulteriormente rafforzato. Claudio Ranieri da Testaccio, romano e romanista, oggi pare davvero un tecnico in stato di grazia, padrone assoluto dello spogliatoio, pieno di motivazioni, convinto delle proprie mosse e sicuro di sé senza essere mai presuntuoso. Ciò che ha fatto finora alla guida della sua squadra del cuore lascia veramente stupefatti e ammirati. Proprio mentre la società che lo scorso anno lo esonerò a due giornate dal termine (con la squadra seconda in classifica), come il peggiore dei dilettanti, rischia seriamente di restare fuori da tutte le competizioni europee della prossima stagione, dopo l'ennesima sconfitta - proprio contro l'Inter (2-0 nell'anticipo di venerdì sera) - di quest'annata disgraziata per i colori bianconeri. Annata che, invece, potrebbe diventare storica per la Roma guidata in panchina dal figlio del macellaio di Testaccio...

sabato 17 aprile 2010

un libro sul calcio in carcere nel sudafrica dell'apartheid

Di Diego Del Pozzo

Da qualche settimana, è uscito un libro davvero di estremo interesse per gli appassionati di calcio e di storia: un libro che può essere perfetto per coloro che vogliono avvicinarsi al Mondiale sudafricano in maniera non banale.
Il volume in questione, scritto da Chuck Korr e Marvin Close, s'intitola Molto più di un gioco. Il calcio contro l'apartheid (235 pagine, 15 euro, Iacobelli editore) e ricostruisce la storia straordinaria dei detenuti politici di Robben Island, il terribile carcere del regime razzista sudafricano negli anni dell'apartheid. In particolare, però, il libro approfondisce il rapporto che quegli uomini ebbero col gioco del calcio, in quanto strumento capace di aiutarli, letteralmente, a restare sani di mente in quel luogo infernale: all'interno del carcere, infatti, si organizzarono, per diversi anni, regolari campionati di calcio, con tanto di lega ufficialmente riconosciuta dalla FIFA (anche se solo come membro onorario), regolamenti dettagliatissimi, promozioni e retrocessioni in categorie differenti. Tutto ciò servì a quegli uomini per sentirsi ancora vivi.
"Il regime instaurato dal Partito nazionalista sudafricano - si legge sulla quarta di copertina - ha appena aperto il fuoco su una folla di manifestanti neri dichiarando guerra a qualsiasi opposizione politica. È in questi anni di lotta e repressione che prende le mosse questo volume, la vera storia di chi per aver combattuto contro l'apartheid, si è trovato scaraventato su un'isoletta piatta e brulla in mezzo alla baia di Cape Town: l'isola-carcere di Robben Island. Circondati dall'oceano e isolati dal mondo, spogliati di ogni diritto, i detenuti di Robben Island hanno imparato non solo a convivere col carcere duro e col lavoro forzato, ma anche a riappropriarsi della propria dignità e a proseguire la battaglia contro il sistema: grazie a un pallone e all'amore per il calcio. Un libro per credere ancora nella magia e nel valore dello sport".

venerdì 16 aprile 2010

il liverpool è in vendita! davvero!

Di Diego Del Pozzo

I contestatissimi proprietari americani del Liverpool, Tom Hicks e George Gillet, alla fine hanno dovuto cedere: non riuscendo, infatti, a far fronte al debito con le banche creato proprio al momento dell'acquisto della società, che comprarono facendosi prestare i soldi da Royal Bank of Scotland e Wachovia, hanno deciso di "fuggire" dalle loro responsabilità e di mettere in vendita il club, in profonda crisi finanziaria per la decisione dei due proprietari di trasferire quel loro debito direttamente sulle casse societarie.
La complessa operazione di vendita sarà coordinata dall'attuale presidente della compagnia aerea British Airways, Martin Broughton, che è stato nominato dalle banche - ansiose di recuperare al più presto i soldi prestati a Hicks e Gillet - presidente e supervisore per la vendita del club. In tale processo, il Liverpool ha deciso di affidarsi anche alla banca Barclays Capital, per avere un appoggio durante un'operazione che non si annuncia per niente semplice, dato che, secondo le stime più recenti, il glorioso club avrebbe raggiunto un debito con le banche pari a quasi 270 milioni di euro.
Naturalmente, le difficoltà del Liverpool potranno influenzare pesantemente il prossimo calciomercato estivo. In ogni caso, da parte mia spero vivamente che questo club così importante possa ritrovare una sua solidità economica e, soprattutto, una proprietà più vicina agli interessi dei suoi tifosi.

mercoledì 14 aprile 2010

f.a. cup: nel week-end il portsmouth in finale contro il chelsea

Di Diego Del Pozzo

Da non crederci, ma ancora una volta la cara, vecchia Coppa d'Inghilterra ha partorito un miracolo calcistico. Domenica pomeriggio, infatti, il derelitto Portsmouth allenato da Avram Grant, nonostante sia appena retrocesso matematicamente dalla Premier League alla Championship e si trovi sempre sull'orlo del fallimento economico, è riuscito a superare 2-0 il favoritissimo Tottenham di Harry Redknapp nella seconda semifinale della F.A. Cup e ad approdare alla finale, che disputerà sempre a Wembley contro il Chelsea ancelottiano (vincitore sull'Aston Villa, il giorno prima: 3-0, al termine di una gara brutta e noiosa, decisa soltanto negli ultimi venti minuti).
Nessuno ci avrebbe puntato un solo penny, dunque, ma gli uomini di Grant sono riusciti prima a portare il match ai supplementari, evitando più volte la capitolazione contro i più dotati Spurs; poi, nel prolungamento, hanno saputo addirittura far loro la gara, grazie alle reti del solito Piquionne (qui nella foto) e di Boateng su calcio di rigore. E pensare che, in vista di questa semifinale, il tecnico del Pompey era riuscito a stento a mettere assieme diciotto giocatori convocabili, tra mille difficoltà tecnico-societarie. Onore al merito, dunque, per una squadra che ha saputo far quadrato, isolandosi da tutte le difficoltà circostanti. A questo punto, sono certo che anche in finale il Portsmouth saprà vendere cara la pelle, per provare a impedire l'eventuale double a Carlo Ancelotti e ai suoi giocatori.
Ps: Intanto, stasera il Tottenham ha ritrovato la vittoria nel recupero della giornata di Premier League, battendo l'Arsenal in un intensissimo North London Derby disputatosi in un ribollente White Hart Lane: 2-1 il punteggio finale, con i Gunners abbastanza abulici per ottanta minuti ma capaci, sotto di due reti a una decina di minuti dal fischio finale, di schiacciare gli avversari nella propria area di rigore, segnare la rete della bandiera, costringere il portiere di casa ad almeno tre interventi miracolosi. Peccato, però, che le partite si giochino dal primo all'ultimo minuto... E, con questa sconfitta, gli uomini di Wenger escono definitivamente dalla lotta per il titolo, per giunta proprio sul terreno dei loro acerrimi rivali.

martedì 13 aprile 2010

un interessante articolo, mentre moggi fa casino in aula

Di Diego Del Pozzo

Mentre a Napoli è in corso di svolgimento l'attesa udienza del processo contro Luciano Moggi, nel corso della quale i suoi legali produrranno nuove intercettazioni telefoniche destinate a far esplodere quella che i media già chiamano Calciopoli 2, mi piace riproporre qui di seguito alcuni stralci di un interessante articolo di Marco Lombardo pubblicato oggi sul quotidiano Il Giornale. Chi volesse leggerlo intergralmente può cliccare qui.
"[...] Il problema - scrive Lombardo - non è essere juventini o no, interisti o no, milanisti o no. Il problema è che ormai su Calciopoli, l'unica finora accertata, l'informazione è ormai al doping conclamato, di quello impossibile da fermare. La pratica, diciamolo, ormai è quotidiana: si butta fango nel ventilatore spacciandolo per essenza, tanto ci sarà sempre qualcuno che lo troverà profumato. E le ricostruzioni che montano e rismontano Calciopoli sono tutte giuste, tanto chi si ricorda? Il tifo, in fondo, è l'oblìo della memoria. L'Italia, lo sappiamo, è diventata una Repubblica fondata sulle intercettazioni e siccome leggere certe frasi non è come sentirle, ci si può inventare di tutto. Per questo l'udienza di oggi a Napoli non porterà nessuna novità nell'inchiesta, ma solo tanta confusione in più: basta trovare l'intercettazione giusta, con frasi ed inflessioni ad hoc, e il gioco è fatto. E poi: basta tirare in ballo un morto e la verità diventa assoluta, tanto in giro non c'è più un Facchetti che possa dire il contrario. Sì, è vero: Moggi e i suoi avvocati fanno il loro mestiere ed è probabile - ormai quasi certo - che tutta la vicenda penale finisca con un'assoluzione piena, visto il caos a cui siamo arrivati. Cosa che, se qualcuno ha ancora in testa un po' di diritto, non c'entra nulla con quello che è successo nel processo sportivo: lì le intercettazioni sono una prova, nel giudizio penale invece materiale di investigazione per accertare se la prova esista concretamente. Quindi: assolviamo pure Moggi, saremo tutti più felici. Ma il calcio italiano che figura ci fa?".

lunedì 12 aprile 2010

liga: il barcellona impartisce una nuova lezione al real madrid

Madrid, Stadio Santiago Bernabeu, sabato 10 aprile 2010
Real Madrid - Barcellona 0-2 (gol di Messi e Pedrito)
Una nuova, severa lezione di calcio. Gratis e a domicilio...

serie a: la roma completa la sua rimonta e va in testa

Di Diego Del Pozzo

E alla fine il sorpasso tanto a lungo inseguito c'è stato davvero. Da ieri, infatti, l'Inter non è più in testa alla classifica della Serie A, superata dalla Roma dopo la sofferta vittoria casalinga dei giallorossi, 2-1 contro l'Atalanta (nella foto, l'esultanza del tifo romanista con la nuova classifica sul tabellone in fondo). Gli uomini di Claudio Ranieri, così, hanno completato una rimonta di ben quindici punti in poco più di un girone su quelli di José Mourinho, confermandosi come la squadra più in forma di questa stagione italiana, dato che i numeri dicono che l'Inter non è più la stessa ormai addirittura da metà novembre (e adesso siamo ad aprile).
La formazione allenata da Mourinho sembra come consumata dalle stesse tensioni create ad arte dal proprio condottiero portoghese: una tesi che sostengo da molto tempo e che, in questi giorni, è stata finalmente analizzata con la giusta attenzione anche dai mass media nazionali. Il fatto che don José carichi ogni match di significati degni quasi di una "guerra di religione" ha, secondo me, prosciugato le energie mentali di una squadra già di per sé sottoposta a stress psico-fisico elevatissimo, derivante dall'essere "quella da battere" in Italia e, soprattutto, dal voler finalmente sfatare, una volta per tutte, il tabù europeo che impedisce a una società tanto gloriosa e potente di vincere la Coppa dei Campioni - Champions League da più di quarant'anni.
Claudio Ranieri, invece, ha gestito la sua Roma col buon senso e l'esperienza che gli appartengono, caricandoli di quel surplus fatto di rivincita personale (in particolare, nei confronti della miope dirigenza juventina che lo giubilò in malo modo l'anno scorso...) e di appartenenza a una società e una città che gli sono nel cuore (Ranieri è romano di Testaccio, oltre che romanista da sempre...). Se a questo aggiungiamo la legittima voglia di avere la meglio nei confronti di un allenatore come Mourinho, col quale in carriera ha spesso incrociato la strada (a Londra, innanzitutto) e al quale non è certo legato da solida amicizia (per usare un eufemismo), allora ciò che ne vien fuori diventa un mix potentissimo di motivazioni, che il tecnico romano è stato bravissimo a trasmettere ai propri uomini. I quali, da parte loro, hanno saputo far valere la qualità di una rosa che, per me, sulla carta resta seconda in Italia soltanto a quella dell'Inter e che, quindi, aveva in sé le potenzialità per tentare quella che, se dovesse riuscire, sarebbe un'impresa senza precedenti nella storia del calcio italiano.

un napoli presuntuoso e distratto perde in casa col parma

Di Diego Del Pozzo

Dopo una decina di minuti di gioco, nonostante il repentino gol di Fabio Quagliarella, mi ero detto che quella partita, l'anticipo della trentatreesima giornata di Serie A tra Napoli e Parma, sarebbe finito male per i colori azzurri. Purtroppo, i fatti mi hanno dato ragione.
Le ragioni del mio scoramento erano da ricercarsi in un atteggiamento inedito da parte di tanti, troppi calciatori partenopei: presuntuosi, distratti, quasi convinti di aver già portato a casa il risultato di una gara che tutti gli osservatori, superficialmente, avevano assegnato prima del fischio d'inizio. Così, nonostante una superiorità abbastanza netta per l'intero primo tempo, il Napoli riusciva a sprecare un paio di occasioni da gol piuttosto nette, per poca "cattiveria" agonistica e scarsa concretezza nell'area avversaria. Nella seconda parte di gara, poi, il quadro peggiorava addirittura, grazie a un Parma meglio disposto sul terreno di gioco e a una ingiustificabile "mollezza" da parte azzurra.
Non a caso, il furore tipico di tante rimonte partenopee riemergeva soltanto dopo che i parmensi avevano rovesciato il punteggio: solo allora, infatti, il Napoli si ricordava di ciò che si stava giocando e schiacciava gli avversari nella propria area di rigore, riuscendo a raggiungerli sul 2-2 grazie a una spettacolare combinazione in area tra Quagliarella e Hamsik, concretizzata ottimamente dall'incursore slovacco.
In quel momento, l'inerzia del match cambiava e il Napoli mi sembrava in grado addirittura di ribaltare il risultato a fil di sirena. Peccato, invece, che un Fabio Quagliarella nervosissimo avesse deciso di farsi cacciare dall'arbitro, dopo averlo insultato ripetutamente. Era lì che il Parma vinceva la partita. Di lì a poco, infatti, gli uomini di Guidolin avrebbero trovato la rete del definitivo 3-2, mettendo probabilmente una pietra tombale sui residui sogni di Champions League che il Napoli ancora cullava fino a sabato pomeriggio.
Magari, adesso qualcuno la smetterà di parlare di "calendario favorevole ai partenopei nella corsa verso il quarto posto"...

venerdì 9 aprile 2010

le semifinaliste delle due competizioni europee

Di Diego Del Pozzo

La stagione calcistica europea entra nel vivo, con la composizione delle due semifinali della Champions League e della neonata Europa League (la ex Coppa Uefa).
Nel massimo torneo continentale, il tabellone di semifinale - in programma il 20 e 21 aprile (andata) e il 27 e 28 (ritorno) - appare decisamente sbilanciato, con un match da disputarsi tra le due favorite Inter e Barcellona (qui nella foto, l'immenso Messi che ha distrutto l'Arsenal addirittura con quattro reti) e l'altro tra Bayern Monaco e Olympique Lione. Sulla carta, infatti, mi sembra altamente probabile che la vincente del confronto italo-spagnolo possa poi confermarsi pure nella finale madrilena del Santiago Bernabeu, anche se, però, io andrei sempre molto cauto nel giocarmi una gara secca contro una squadra allenata da quella vecchia volpe di Louis van Gaal.
Volendomi lanciare in un pronostico secco, infatti, credo che nella parte di tabellone "meno nobile" i bavaresi possano avere la meglio sul Lione, grazie ad alcune individualità di livello superiore - Ribery e Robben su tutti - e ai "trucchetti" dell'esperto tecnico olandese, oltre che a tradizione e peso politico, che a questi livelli contano sempre. Dall'altra parte, invece, francamente non vedo come il Barcellona possa essere eliminato dall'Inter, nonostante la nuova mentalità europea dei nerazzurri e l'inedita sicurezza data da José Mourinho. Infatti, è vero che "il pallone è rotondo" ma, se i catalani dovessero ripetersi semplicemente ai livelli poco più che discreti del ritorno dei quarti di finale con l'Arsenal, dovrebbero comunque riuscire ad avere la meglio sui campioni d'Italia, anche perché a fare la differenza ci penserebbe, in ogni caso, l'immenso Messi di questo periodo. Dunque, Barcellona - Bayern Monaco in quel di Madrid. Niente male...
Così come niente male sono anche le due semifinali di Europa League, nelle quali il calcio inglese si prende la parziale rivincita dopo le delusioni di Champions. Sui due lati del tabellone, dunque, se la vedranno tra loro Fulham - Amburgo e Atletico Madrid - Liverpool, con le gare d'andata in programma il 22 aprile e quelle di ritorno il 29. Anche qui mi lancio in un pronostico secco e vedo in finale i Reds di Rafa Benitez (qui in alto, nella foto, Fernando Torres esultante dopo il suo secondo gol al Benfica) e i tedeschi guidati in attacco da Ruud van Nistelrooy, anche se il già sorprendente Fulham di "mastro" Roy Hodgson vuole continuare a lasciare a bocca aperta l'intero continente.

giovedì 8 aprile 2010

champions league: the fall of british empire?

Di Diego Del Pozzo

Francia, Germania, Italia, Spagna: sono queste, in rigoroso ordine alfabetico, le quattro nazioni presenti nelle semifinali della Champions League 2009-2010, rappresentate rispettivamente da Olympique Lione, Bayern Monaco, Inter e Barcellona.
Dopo i quarti di finale terminati ieri sera, dunque, la notizia più rilevante dell'attuale edizione della ex Coppa dei Campioni è, certamente, la "Caduta dell'Impero Britannico", ovvero il mancato accesso alle semifinali da parte del movimento calcistico dominante a livello continentale e, probabilmente, mondiale: lo stesso movimento che produce il campionato più spettacolare, redditizio e seguito dell'intero pianeta (una sorta di NBA del calcio contemporaneo) e che, durante ciascuna delle ultime tre edizioni di Champions, ha portato ogni volta ben tre rappresentanti sulle quattro possibili al turno di semifinale, rischiando di ridurre la massima competizione calcistica europea a una specie di proprietà privata.
In realtà, la Champions League conferma di essere - per citare una celebre definizione di José Mourinho - "la competizione dei dettagli". E spesso riescono a vincerla proprio coloro che si dimostrano più abili a sfruttare tali dettagli e a trasformarli in vantaggi, anche minimi. A livello di calcio europeo di vertice, infatti, esiste una rosa di club, piuttosto ristretta ma abbastanza equilibrata, all'interno della quale, a volte, sono proprio i dettagli a fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta: siamo davvero sicuri che, dal punto di vista tecnico, tattico e agonistico, ci siano così tante differenze, per citare solo qualche esempio, tra le due semifinaliste "nobili" Inter e Barcellona e squadroni come Chelsea e Real Madrid eliminati negli ottavi di finale? O tra l'altra semifinalista Lione e il Porto andato fuori già agli ottavi? O il Liverpool eliminato al primo turno? Non credo proprio.
La differenza possono farla, di volta in volta, le maggiori o minori motivazioni, la qualità della gestione societaria, una decisione arbitrale, un errore clamoroso sotto porta, l'intuizione di un allenatore particolarmente ispirato, il "miracolo" di un portiere in serata di grazia, l'inatteso infortunio a un fuoriclasse decisivo... D'altra parte, sono proprio questi dettagli a rendere il calcio così affascinante e a proporlo regolarmente come metafora efficacissima della vita.

mercoledì 7 aprile 2010

il doveroso omaggio a un genio del calcio

martedì 6 aprile 2010

la "toon army" festeggia: il newcastle ritorna in premier league

Di Diego Del Pozzo

Per fortuna è durato appena un anno il periodo di "Purgatorio" del Newcastle United, che da ieri è matematicamente promosso in Premier League pochi mesi dopo la dolorosissima retrocessione della stagione scorsa, ufficializzata il 24 maggio con la sconfitta contro l'Aston Villa. Dopo il pareggio di ieri tra Nottingham Forest e Cardiff City (0-0), infatti, i Magpies hanno potuto festeggiare la promozione ufficiale prima ancora di scendere in campo per il loro match casalingo contro lo Sheffield United, poi vinto col punteggio di 2-1.
Così, quando mancano ancora quattro giornate al termine della Championship - ma la squadra allenata da Chris Hughton deve recuperare un ulteriore match - il Newcastle è primo in classifica con 89 punti, davanti al West Bromwich Albion di Roberto Di Matteo con 83 e proprio al Forest con 72 e al Cardiff con 69: dunque, non può più scendere, matematicamente, al di sotto del secondo posto, l'ultimo valido per la promozione diretta in Premier League (mentre, ricordo, le classificate dalla terza alla sesta posizione disputeranno i play-off, per decidere la terza e ultima promossa nella massima divisione). Tra l'altro, anche il WBA, in caso di successo sul campo del Doncaster Rovers, potrà festeggiare il salto di categoria già dalla prossima giornata.
Col ritorno del Newcastle United in Premier League, il calcio inglese di vertice ritrova una delle sue squadre più popolari e amate, nonché una delle peggio gestite dal discusso proprietario Mike Ashley. Anche durante la stagione in Championship, infatti, la Toon Army (nella foto qui sopra, un suo autorevole esponente), cioè la tifoseria più calda d'Inghilterra, ha sostenuto la propria squadra in maniera assolutamente commovente, riempiendo il St. James' Park con una media-presenze davvero sconvolgente: 42.522 spettatori a partita!
Adesso, spero vivamente che, col ritorno nella massima serie, il club possa ripartire su basi nuove, degne del suo glorioso passato e di una bacheca nella quale fanno bella mostra di sé quattro titoli di campioni d'Inghilterra e ben sei F.A. Cup.

lunedì 5 aprile 2010

champions league: mourinho attacca di nuovo il cska

Di Diego Del Pozzo

L'occasione era davvero troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. E così, José Mourinho non s'è fermato nemmeno di fronte a cose ben più serie di una partita di calcio, pur di preparare il clima per la gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League contro il CSKA Mosca, in programma domani pomeriggio nella capitale russa.
Le agenzie, infatti, hanno diffuso qualche ora fa questa raffinata dichiarazione del tecnico portoghese, che merita di essere letta, qui di seguito, senza ulteriori commenti: "Il CSKA - ha attaccato Mourinho, di fronte a una platea di giornalisti russi sbigottiti - ha già fatto una cosa per vincere domani: non ha giocato sabato. Hanno utilizzato una scusa un po' triste, ma l'hanno fatto molto bene". Il riferimento, naturalmente, è al rinvio della sfida di campionato russo tra CSKA e Zenit San Pietroburgo, per motivi di sicurezza dopo l'attentato nella metropolitana di Mosca: una decisione che, secondo l'allenatore interista, avrebbe garantito al CSKA qualche giorno di riposo in più, in vista del match di domani. "Qualche mese fa ho fatto i miei complimenti al dottor Galliani, quando ha fatto quella cosa che nei nostri paesi chiamiamo una giocata intelligente", ha aggiunto Mourinho ritornando sulle polemiche seguite ad altre modifiche di calendario disposte dalla Lega calcio italiana, nei mesi scorsi, su richiesta del Milan: "Allo stesso modo - ha concluso, polemicamente, il vate lusitano - faccio i complimenti al CSKA, che ha fatto molto bene: però potevano dire la verità...".

sabato 3 aprile 2010

serie a: la pasqua non porta sorprese nell'uovo

Di Diego Del Pozzo

Nessuna sorpresa nel turno pasquale della Serie A 2009-2010:
1) Il ritorno di Mario Balotelli ridà verve e imprevedibilità all'Inter, che supera di slancio il Bologna (3-0) e si prepara per le due settimane di fuoco che l'attendono, in Italia e in Europa;
2) La Roma conferma di essere matura per raggiungere un obiettivo impensabile fino a poco tempo fa, supera il Bari a domicilio e resta a un solo punto dalla vetta, con calendario decisamente più favorevole rispetto alle due contendenti;
3) Per battere il Cagliari al Sant'Elia, al Milan è servito un gol del dodicesimo rossonero presente sul terreno di gioco, cioè il difensore Astori in prestito al Cagliari e di proprietà rossonera (tornerà alla base in estate): la sua autorete è davvero molto, molto imbarazzante. E sono certo che José Mourinho avrà pensato male;
4) Un pallido Napoli fa il minimo indispensabile per uscire imbattuto dall'Olimpico e non fare troppo male alla Lazio allenata dall'amico Edy Reja: gran gol di Marek Hamsik (undicesimo in campionato), qualche altro spunto interessante, ma poco altro da segnalare. Sabato, col Parma in casa, servirà ben altra voglia per fare risultato pieno;
5) Nella lotta per la quarta piazza che vale i preliminari di Champions League, detto del Napoli che resta in corsa col pareggio di Roma, l'ottima Sampdoria del girone di ritorno raggiunge il Palermo sconfitto 2-0 nel derby dal Catania (nella foto, qui sopra, Maxi Lopez mentre segna uno dei suoi due gol). La Juve, invece, va di male in peggio: si fa distruggere da una discreta Udinese, si chiude in un ingiustificabile silenzio stampa e mostra una volta di più di non meritare nemmeno un posto nella prossima Europa League. Insomma, quello bianconero di questa stagione è un fallimento sotto tutti i punti di vista.
Buona Pasqua a tutti!!!

premier league: l'arsenal rientra in gioco (in extremis)

Di Diego Del Pozzo

Sembrava finita, dopo il rocambolesco pareggio di Birmingham (raggiunti dal City al novantatreesimo a causa di una paperaccia di Almunia) e quando anche il match casalingo col Wolverhampton si avviava alla conclusione sul punteggio di 0-0. Invece, i Gunners di Arsène Wenger sono rientrati prepotentemente in corsa per il titolo di campioni d'Inghilterra quando, quattro minuti oltre il novantesimo, il provvidenziale Nicklas Bendtner di queste settimane è riuscito a insaccare di testa un bellissimo cross dalla destra di Bacary Sagna (nella foto).
Va detto subito che l'Arsenal ha meritato ampiamente il successo, avendo schiacciato i Wolves - che hanno difeso in dieci, tutti rigorosamente dietro la linea della palla - nella loro metà campo per l'intera gara e avendo totalizzato addirittura ventidue tiri verso la porta avversaria (la maggior parte dei quali indirizzati tra i pali). Insomma, la mancata vittoria sarebbe stata una disdetta, anche se i ragazzi di Wenger, al di là del "catenaccio" avversario, devono imparare a essere decisamente più pratici e concreti.
Comunque, il rientro in corsa dell'Arsenal è causato - oltre che dalla vittoria interna di cui sopra - soprattutto dall'esito favorevole del "big match" dell'Old Trafford tra Manchester United e Chelsea, con la squadra di Carlo Ancelotti che è riuscita a espugnare il "Teatro dei Sogni" mancuniano e a superare in vetta alla graduatoria gli uomini di sir Alex Ferguson. Gara davvero autorevole, quella dei Blues londinesi, con doppio vantaggio siglato da Joe Cole e Didier Drogba (in netto fuorigioco, però), prima della rete del giovane attaccante taliano Macheda, che serviva soltanto a fissare il definitivo 1-2.
Adesso, la classifica di Premier League, dopo trentatre giornate, propone il seguente "podio": Chelsea 74 punti, Manchester United 72, Arsenal 71. Sarà molto importante la prossima giornata, imperniata innanzitutto sul North London Derby tra Tottenham e Arsenal a White Hart Lane, mentre i Red Devils andranno a Blackburn e il Chelsea ospiterà il Bolton. Per citare il Poeta, mi verrebbe da dire a Wenger e alla sua squadra: "Qui si parrà la tua nobilitate...". Perché, qualora i Gunners superassero a pieni voti la "guerra" calcistica con i cugini - peraltro sconfitti oggi 3-1 a Sunderland e superati al quarto posto dall'esplosivo Mancioster City vittorioso 6-1 a Burnley -, allora sì che le loro prospettive di titolo potrebbero farsi concrete, considerando anche i calendari complicati delle due dirette concorrenti.

giovedì 1 aprile 2010

la farsa della pace tra balotelli e mourinho

Di Diego Del Pozzo

Con precisione molto sospetta, cioè a pochi giorni dalla "Pasqua-quando-tutti-siamo-più-buoni" e soprattutto dalla gara di Serie A contro il Bologna (che l'Inter affronterà falcidiata dalle assenze), viene scritta la parola "fine" alla telenovela calcistica più seguita del momento: Mario Balotelli, infatti, ha fatto la pace con la sua squadra e il suo allenatore - che, però, il giorno prima aveva tenuto a precisare come il problema non fosse tra lui e il giocatore, bensì tra la società e il giocatore - con tanto di comunicato stampa ufficiale pubblicato sul sito nerazzurro.
Evidentemente, i vertici dell'Inter hanno capito che sarà più utile alla causa recuperare un calciatore che potrebbe essere determinante per inseguire il successo in campionato e Champions League, per poi, magari, scaricarlo cinicamente a fine stagione senza vederselo deprezzare da un finale di stagione vissuto senza giocare. Da parte sua, Balotelli si sarà visto suggerire da quel vecchio volpone di Mino Raiola il modo migliore per lasciare un ambiente nel quale, è ormai evidente, non si trova più a suo agio: giocare bene fino a fine anno, magari mostrarsi decisivo com'è nelle sue possibilità e, quindi, a bocce ferme far valere i diritti del proprio inevitabile "mal di pancia", materia nella quale lo stesso Raiola è grande esperto...
Naturalmente, però, tutto verrebbe rimesso in discussione da un'eventuale partenza di José Mourinho verso altri lidi...