giovedì 30 settembre 2010

un napoli sempre più schizofrenico rimonta tre gol a bucarest

Di Diego Del Pozzo

Alla fine il "miracolo" è riuscito! Ma anche il pazzesco 3-3 di Bucarest ha confermato la schizofrenia assoluta di questo inizio di stagione del Napoli di Walter Mazzarri, capace dapprima di farsi travolgere dalla Steaua in soli quindici minuti (subito sotto di tre reti) e poi di rimontare perentoriamente fino al definitivo pareggio, siglato dal solito Cavani addirittura al 98'.
Com'era prevedibile, il Napoli ha pagato anche durante questa seconda giornata del girone di Europa League la sua scarsa personalità e la quasi inesistente esperienza in campo europeo: la Steaua, infatti, lo ha aggredito fin dal fischio d'inizio e lo ha spazzato via in maniera indegna. Pur volendo concedere agli azzurri, infatti, gli "alibi" della formazione rimaneggiata dall'ampio turnover e dei gravi errori difensivi in occasione di tutte e tre le reti rumene, non è possibile approcciare in questo modo, molle e tremebondo, un match internazionale.
Peccato, perché una volta ritrovato un minimo di equilibrio e di ordine, anche se favorita dalla superiorità numerica causata dall'espulsione di Kapetanos, la squadra di Mazzarri ha saputo chiudere la Steaua nella propria metà campo per l'intero secondo tempo, sfiorando il gol a più riprese (ma, subito dopo l'intervallo, subendo anche due traverse clamorose). E magari, a ripensarci dopo, con un po' di attenzione in più e con un diverso approccio alla gara, gli azzurri avrebbero anche potuto risparmiare energie preziose in vista del difficile match di domenica contro la Roma.
Note liete della serata, comunque, arrivano dal reinserito Vitale (autore del primo gol azzurro e di una buona prova sulla fascia sinistra), dalla personalità di Hamsik (nettamente il migliore in campo, oltre che marcatore della seconda, straordinaria rete partenopea) e dalla puntualità sotto porta del Matadòr uruguayano Cavani. Destano serie preoccupazioni, invece, il già citato approccio inadeguato a una gara europea, l'enorme fragilità difensiva (ingigantita anche dalla serata-no di De Sanctis) e la necessità di dover ricorrere sempre ai soliti noti - su tutti Hamsik e Lavezzi, che riposavano placidamente in panchina - per riuscire a rovesciare partite ormai compromesse anche per colpa della scarsità di rincalzi di livello, con buona pace di un turnover reale. Con la Roma in campionato e col Liverpool nelle prossime due partite di Europa League, comunque, servirà decisamente un'altra squadra.

il napoli a bucarest: un disastro in tempo reale...

Di Diego Del Pozzo

Sarebbe esilarante, se non ci fosse da piangere! Il tempo di sedermi per seguire Steaua Bucarest - Napoli e i rumeni avevano già seppellito gli azzurri sotto il peso di tre gol; e ancora adesso stanno continuando a schiacciarli nella propria metà campo. Insomma, un autentico shock!
E io che mi preoccupavo dell'impatto emotivo che gli uomini di Mazzarri avrebbero potuto subìre ad Anfield contro il Liverpool... Invece, è bastata Bucarest per far capire quale peso hanno, a questi livelli, l'esperienza e la "caratura" internazionale... Sarà per un'altra volta...
Ps: Intanto, con la Steaua ridotta in dieci per un'espulsione, il Napoli è riuscito a portarsi sul 3-1.

mercoledì 29 settembre 2010

lunedì 27 settembre 2010

napoli: grande vittoria a cesena, ma decidono sempre gli stessi

Di Diego Del Pozzo

La sconcertante altalena di risultati del Napoli in questo stranissimo inizio di stagione prosegue con la squillante vittoria di ieri a Cesena (1-4), dove gli azzurri sono riusciti a rimontare uno svantaggio immeritato provocato da un grave errore difensivo di Cribari, schierato da Mazzarri al posto di Paolo Cannavaro in ossequio alle regole del turnover.
Ma proprio i risultati della rotazione tra gli uomini della rosa, col conseguente riposo di alcuni titolari più stanchi di altri per aver giocato sempre (il citato Cannavaro, Gargano e Cavani, ai quali sono stati preferiti i per ora improponibili Cribari, Yebda e Sosa) hanno offerto ulteriori motivi di apprensione a chi, come me, ritiene che il Napoli 2010-2011 non abbia un organico adeguato per poter affrontare con buoni risultati Serie A, Europa League e Coppa Italia. Alla fine, infatti, anche a Cesena a decidere sono stati sempre gli stessi: i subentrati Gargano e Cavani e i già presenti Hamsik e Lavezzi, che hanno a loro volta tratto grande giovamento dai nuovi ingressi. Fino a quel momento, nonostante un dominio territoriale piuttosto netto, il Napoli stava perdendo 1-0 e soltanto negli ultimi venti minuti, quando i nuovi entrati hanno rovesciato il match come un guanto, c'è stato il decisivo sorpasso ai danni degli uomini di Ficcadenti, peraltro col determinante aiuto dell'arbitro Damato - che ha concesso agli azzurri un rigore inesistente - e con tanto di show finale targato Cavani (autore di due reti straordinarie che lo hanno issato in vetta alla classifica dei marcatori assieme a Eto'o, entrambi a quota 5).
Il concetto, insomma, è sempre lo stesso, anche dopo il trionfo di Cesena: per fare bene, il Napoli di quest'anno deve pregare che ai vari Gargano, Hamsik, Lavezzi, Cavani non venga nemmeno un raffreddore. E, intanto, alla finestra ci sono la Steaua a Bucarest (giovedì) e la rilanciata Roma al San Paolo (domenica).

sabato 25 settembre 2010

amarcord cine-calcistico: napoli, cesena e massimo troisi

Sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi c'è una mia intervista all'attrice Giuliana De Sio per rievocare simpaticamente, alla vigilia di Cesena-Napoli, la "mitica" sequenza contenuta in Scusate il ritardo, il secondo film di Massimo Troisi, del 1983. La sequenza è visibile qui sotto. Chi volesse leggere l'articolo, invece, può cliccare qui. (d.d.p.)

napoli: e se semplicemente la rosa fosse inadeguata?

Di Diego Del Pozzo

Quella di mercoledì sera col Chievo è stata la classica partita che il Napoli dello scorso anno avrebbe rovesciato grazie agli innesti in corso d'opera degli uomini presenti in panchina. D'altra parte, quanti match spinosi, durante lo scorso campionato, sono stati risolti in extremis attraverso i guizzi di subentranti di qualità come Cigarini, Denis, Bogliacino? Certamente non pochi.
Ebbene, la dolorosa ma meritatissima sconfitta casalinga, 1-3, inflitta dai veronesi a una compagine azzurra spompatissima per non essere abituata a giocare due gare alla settimana, getta ombre pesanti sulle strategie estive della società, che ha preferito circoscrivere la rosa a 22-23 calciatori, privandosi però di alcuni elementi che, se fossero stati convinti - come fa una società di primo livello - ad accettare una stagione non da riserve ma da titolari aggiunti (penso a quelli citati poco fa, oltre naturalmente a Quagliarella), avrebbero potuto rivelarsi estremamente utili alla causa. Invece, nel momento in cui i vari Cavani o Gargano o Lavezzi o Hamsik appaiono stanchi per il super-lavoro di queste settimane, dalla panca possono alzarsi soltanto giocatori che, chiaramente, non sono ancora pronti per incidere come dovrebbero: dagli ancora inguardabili Sosa e Yebda (spero che per loro sia solo una questione di scarsa condizione...) al pur promettentissimo Dumitru.
Insomma, se queste sono le premesse, la stagione 2010-2011 degli azzurri si preannuncia durissima.

mercoledì 22 settembre 2010

il finto sciopero e le vacanze lunghe

Di Diego Del Pozzo

Come tutti sapevano fin dall'inizio, la minaccia di sciopero dei calciatori è puntualmente rientrata a tre giorni esatti dalla giornata di campionato che si sarebbe voluto far rinviare (cioè quella di domenica). L'Aic - inesistente quando si tratta di discutere questioni realmente decisive per la categoria - ha ottenuto una vittoria storica (si fa per dire...): la concessione, da parte della Lega, di non giocare nel giorno dell'Epifania, prolungando la già lunga sosta invernale e, di fatto, le vacanze degli stressati atleti attivi in Italia di un altro paio di giorni. Ovviamente, in questa antipatica vicenda nessuno ha pensato ai tifosi che, avendo più tempo libero a loro disposizione in quel periodo, avrebbero potuto andare allo stadio più facilmente e volentieri, magari assieme ai propri familiari, come avviene in quegli stessi giorni per il cinema, il teatro e qualsiasi altra forma di intrattenimento (e come avviene, restando allo specifico calcistico, in Paesi civili come l'Inghilterra e la Spagna, dove evidentemente i calciatori si stressano molto di meno rispetto ai "nostri").
Sul sito della Gazzetta dello Sport ho trovato un commento di un utente del forum residente all'estero. Mi piace riportarlo per esteso qui di seguito, perché esprime molto bene un punto di vista del quale coloro che gestiscono il "giocattolo-calcio" non tengono per niente conto, mai: "Io vivo all'estero - scrive l'utente che si firma Beneamata 1908 - e posso tornare in italia solamente per passare le due o tre settimane delle feste natalizie. Come sempre, spero che finalmente tornino a giocare il campionato nei giorni di Santo Stefano ed Epifania, così da poter andare allo stadio e vedere almeno una partita della mia squadra del cuore (l'Inter). Immagino che il mio desiderio sia espresso da tanti altri emigranti di qualsiasi altra fede calcistica, non solamente interisti. É un peccato che giocatori che lavorano due ore al giorno per quattro o cinque giorni alla settimana e che possono passare il resto del tempo con le loro famiglie o dove gli pare, fuorché a lavorare, oltretutto superpagati, facciano i capricci per non lavorare in quei giorni che sarebbero ideali per le famiglie e per tanta gente che come me non può andare allo stadio durante tutto l'anno. Si vergognino!!!".

martedì 21 settembre 2010

il riscatto del napoli: travolgente vittoria in casa della samp

Di Diego Del Pozzo

Domenica sera a Marassi è accaduto ciò che nessuno si sarebbe aspettato alla vigilia della terza giornata di Serie A: la lanciatissima Sampdoria di Antonio Cassano, infatti, è stata battuta a domicilio da quello stesso Napoli che, appena pochi giorni prima, aveva mostrato il volto peggiore di sé in occasione dei deludenti pareggi casalinghi con Bari e Utrecht. A Genova, invece, gli uomini di Walter Mazzarri hanno giocato un match bellissimo, dominando i blucerchiati ben oltre il singolo gol di scarto (1-2 il punteggio al fischio finale).
In particolare nel corso del primo tempo, poi, il dominio del Napoli è stato quasi assoluto, con la Sampdoria letteralmente schiacciata nella propria area di rigore e le offensive partenopee che giungevano da tutte le direzioni a un ritmo elevatissimo. Purtroppo, però, proprio durante questo autentico assedio a Fort Apache è emerso, ancora una volta, il limite principale della squadra di Mazzarri: la scarsa capacità di concretizzare il notevole volume di gioco prodotto. Prima o poi questo difetto potrebbe rivelarsi decisivo...
Comunque, tornando al match di Marassi, va sottolineato come tra le fila del Napoli abbia funzionato davvero tutto: dalla ritrovata solidità difensiva del trio Grava-Cannavaro-Campagnaro (davanti a un De Sanctis sempre attentissimo) al gioco sulle fasce dei dinamici Maggio e Dossena, dalla diga di centrocampo Pazienza-Gargano al resuscitato Lavezzi e a un Hamsik davvero a tutto campo, fino a un Cavani letale come i veri bomber. Inoltre, mi piace mettere in evidenza come il Napoli abbia avuto l'ulteriore merito di saper rimontare nel finale l'immeritato svantaggio giunto su calcio di rigore di Cassano, fischiato per un fallo di Paolo Cannavaro su Pozzi in netto fuorigioco. Nel giro di un paio di minuti, infatti, gli azzurri hanno ribaltato la situazione, grazie ai guizzi dei due giocatori più forti presenti in rosa, cioè Marek Hamsik e il capocannoniere della Serie A - assieme a Samuel Eto'o e Antonio Cassano - Edinson Cavani.
O meglio, per ora i fiori all'occhiello del Napoli sono loro due, ma se Walter Gargano dovesse dare continuità alla mostruosa prestazione individuale sfoderata contro i blucerchiati entrerebbe di diritto nel ristrettissimo club dei migliori centrocampisti del mondo: il trottolino uruguayano, infatti, ha preso per mano la sua squadra, guidandola con personalità e raziocinio, gestendo i ritmi di gioco - quasi sempre elevatissimi - e dosando sapientemente la palla; a tutto ciò ha abbinato la consueta vitalità nel pressing (feroce più che mai sul malcapitato Palombo, tolto dal cuore del gioco) e un dinamismo con pochi eguali a livello internazionale. Insomma, quello visto domenica sera a Marassi sembrava davvero un riuscito mix tra Pizarro e Gattuso e, alla lunga, potrebbe rivelarsi il calciatore decisivo per le sorti del Napoli nel corso della stagione appena avviata. Certo, vista l'assenza di alternative in panchina (per scellerata scelta della società), sarà altrettanto importante che a Cavani non venga nemmeno un raffreddore...

domenica 19 settembre 2010

l'interismo-leninismo in un saggio davvero originale

Di Alberto Castellano*

"Interisti-leninisti di tutto il mondo unitevi!". Lo slogan sintetizza la reazione spontanea e ironica al libro Interismo-Leninismo (manifestolibri, 142 pagine, 15 euro). Il saggio di Luigi Cavallaro, magistrato del lavoro a Palermo, è un libro serio, colto e sofisticato che fa incontrare la politica e il football, vuole parlare di comunismo attraverso il calcio, propone audaci ma plausibili comparazioni tra le strategie politiche e gli schemi di gioco, applica il materialismo storico marxista alle tattiche calcistiche come recita il sottotitolo La concezione materialistica della zona: breve corso.
Le suggestioni anche scherzose che attiva lo stravagante connubio tra la fede nerazzurra e l'ideologia leninista non sono poche: dal nome originario del club, Internazionale come l'inno dei lavoratori (diventato Ambrosiana Inter per volere di Mussolini, prima di quello definitivo di Inter), alla vocazione internazionalista e multietnica della squadra nata da una costola del Milan; dal magico "sinistro" di Mariolino Corso all'anarchismo ribelle che ha accompagnato varie generazioni di calciatori (fuoriclasse e gregari) sempre poco aziendalisti; dai presidenti Moratti (padre e figlio), capitalisti illuminati, alla recente presa del Palazzo d'Inverno del potere calcistico dopo i misfatti di Calciopoli.
I primi a ipotizzare un "interismo bolscevico" sono stati i fondatori a Ravenna nel 1993 del circolo "Interisti-leninisti" (nel logo campeggiano affiancati i volti di Moratti e Lenin). Ma Cavallaro, interista e leninista convinto, con la sua analisi vuole andare oltre facili accostamenti e schematiche analogie. Il concetto-chiave intorno al quale ruota il saggio è che la zona se applicata bene può trasformare undici giocatori in un gruppo vincente, in un collettivo capace di sprigionare una straordinaria forza d'urto e di esaltare il ruolo dell'allenatore-guida; e che la si può adottare come paradigma comunista del rapporto tra una società collettivistica e l'indidualismo capitalistico. Citando Barthes e Bentham, Adorno e naturalmente Marx e Lenin e come modelli il grande Ajax degli anni Settanta e il Milan di Sacchi degli anni Ottanta, Cavallaro con competenza calcistica e raffinate considerazioni di filosofia politica si ritaglia un interismo-leninismo sull'asse Herrera-Mourinho complici i presidenti Moratti (padre e figlio), petrolieri democratici. La tesi del magistrato è suggestiva sul piano del leaderismo carismatico dei due maghi dell'Inter legati da evidenti analogie: lo spirito di sacrificio totale chiesto ai giocatori, lo studio maniacale dell'avversario, l'impegno psico-fisico estremo di ognuno per la "causa". E il Mourinho della stagione coronata dalla leggendaria tripletta, più di Herrera irradia un'aura leninista per come sfida il Sistema, i media, gli avversari, trasforma ogni partita in una battaglia che va oltre il risultato, trasmette al gruppo la determinazione e concentrazione necessarie per arrivare alla "meta". Anche se poi le argomentazioni calcistiche di Cavallaro si dimostrano un po' deboli: l'Inter, compresa quella di Mourinho, non ha quasi mai giocato a zona (se si esclude il disastroso esperimento dell'intellettuale Orrico), ha nel suo Dna il contropiede, il gioco di rimessa, il Catenaccio.
In definitiva, comunque, Interismo-Leninismo è un libro piacevole, intelligente, interessante non solo per gli interisti (che sono tanti) o per i leninisti (che in Italia sono pochi) e stimola un interrogativo: può convincere un interista di destra a diventare leninista o un milanista-leninista a diventare interista?

* Una versione più breve di questo articolo è stata pubblicata nella pagina dei libri del quotidiano Il Mattino in edicola oggi.

venerdì 17 settembre 2010

un pessimo napoli "stecca" l'esordio in europa league

Di Diego Del Pozzo

La "pareggite" del Napoli continua anche in occasione dell'esordio casalingo nell'Europa League 2010-2011, con i non certo irresistibili olandesi dell'Utrecht che arrivano al San Paolo e, con tranquillità e naturalezza, portano a casa uno 0-0 che gli sta persino stretto, poiché per lunghi tratti del match hanno preso letteralmente a pallate una squadra azzurra timida, spaesata e ancora lontana da una condizione psico-fisica accettabile.
A colpirmi in maniera particolarmente negativa sono stati i seguenti elementi:
1) Il turnover voluto da Mazzarri in vista di Genova non ha sortito effetti positivi, tranne quello di far riposare alcuni titolari, perché i nuovi acquisti sono apparsi indietro nella condizione (spero che non sia, invece, un problema di scarsa qualità);
2) La difesa è stata ancora una volta letteralmente inguardabile, con Santacroce da schiaffi e la coppia Cannavaro-Aronica schiacciata dal peso del match europeo;
3) In mezzo al campo, accanto al "moviolesco" Yebda, Gargano ha sbagliato tutto lo sbagliabile, persino peggio dei suoi standard, penalizzando inevitabilmente la manovra della squadra;
4) In attacco, il solo Cavani ha mostrato di essere almeno all'altezza della situazione, con Lavezzi spettatore non pagante e il subentrato Cristiano Lucarelli che, per completare il quadro di una serata nerissima, si è rotto un ginocchio e ha chiuso la stagione e forse la carriera (e in panchina non ci sono più né Quagliarella, né Denis, né Hoffer, né Ciano qualora a Cavani venisse un raffreddore...).
Intanto, nell'altro match del girone, il Liverpool ha regolato 4-1 la Steaua Bucarest, mettendo subito in chiaro quelle che saranno le gerarchie del gruppo.

mercoledì 15 settembre 2010

champions league 2010-2011: arsenal - sporting braga 6-0

Quel che si dice un esordio col botto!

martedì 14 settembre 2010

il napoli è affetto da "pareggite" e il bari ne approfitta

C'è qualcosa che non va, in questo Napoli che sta affrontando le prime gare della stagione 2010-2011, anche se giocare contro il Bari di questi tempi non è facile per nessuno (ne sa qualcosa la Juve, sconfitta alla prima giornata). Oltre al tradizionale difetto dello scarso cinismo sotto porta, infatti, nel deludente 2-2 casalingo di domenica sera contro i pugliesi si è vista una serie di svarioni difensivi davvero da brividi, anche a causa di un centrocampo in pessima serata dal punto di vista atletico e della concentrazione. Mi consola il fatto che giocare peggio di così è davvero difficile. (d.d.p)

lunedì 13 settembre 2010

al voto, al voto... oppure no?

(La vignetta di Massimo Bucchi su La Repubblica di ieri)

sabato 11 settembre 2010

il "guerin sportivo" arriva su internet!

Di Diego Del Pozzo

Anche il Guerin Sportivo è finalmente presente su Internet, come promesso dal direttore Matteo Marani ai tempi del passaggio dalla storica versione settimanale a quella attuale mensile del giornale cartaceo (qui a sinistra, la copertina del nuovo numero, in edicola da oggi).
A prima vista, il sito sembra davvero interessante e ben fatto, anche grazie al coinvolgimento di giornalisti-blogger-calciofili esperti e competenti come Alec Cordolcini, Stefano Olivari e Roberto Gotta.
Per leggere il nuovo Guerino on line, comunque, basta semplicemente cliccare qui o su uno qualsiasi degli altri link presenti all'interno di questo articoletto.
Com'è ovvio, il sito entra subito a far parte dell'elenco di testate amiche di Calciopassioni, regolarmente consultabile in fondo alla home page con l'indicazione delle principali novità di ciascuna testata messe ben in evidenza.
Dunque, buona lettura a tutti e... "In bocca al lupo", nuovo vecchio Guerino!

giovedì 9 settembre 2010

nicolao dumitru: il perfetto "calciatore globalizzato"

Di Diego Del Pozzo

Gran bel personaggio, il più giovane tra gli acquisti del Napoli nel calciomercato estivo 2010. Sì, perché Nicolao Dumitru - nome completo Nicolao Manuel Dumitru Cardoso (qui sotto, sorridente durante la presentazione con la nuova maglia azzurra) - è il perfetto calciatore dell'era della Globalizzazione, forte di un talento fisico-atletico e tecnico che gli deriva anche dal riuscito mix tra etnie, nazionalità e tradizioni culturali differenti. Nato a Nacka (in Svezia) il 12 ottobre 1991, da padre rumeno e madre brasiliana, il giovane attaccante vive in Italia dall'età di otto anni e calcisticamente è cresciuto nel florido vivaio dell'Empoli. Empolese d'adozione, dunque, sta facendo la trafila delle varie nazionali giovanili italiane e, attualmente, è tra i punti di forza dell'Under 19. Nel campionato 2008-09, il tecnico della squadra toscana, Silvio Baldini, l'ha fatto esordire giovanissimo in Serie B, facendogli disputare uno scampolo di partita contro il Sassuolo. Nella scorsa stagione, poi, anche Salvatore Campilongo gli ha dato fiducia in più di una occasione, nonostante qualche infortunio e gli impegni con la Primavera ne abbiano consigliato una gestione accorta. La Serie B 2010-2011 sarebbe stato il campionato del suo definitivo lancio in prima squadra, se il Napoli non avesse anticipato i tempi del suo acquisto per battere la concorrenza dei grandi club (Inter e Juventus su tutti) che avevano messo gli occhi sul talento empolese.
Anche all'ombra del Vesuvio, comunque, Dumitru potrebbe ritagliarsi un suo spazio fin da subito, se quanto si dice di lui troverà conferme. Centravanti dal fisico possente ma anche veloce ed elegante, colpisce l'occhio per la progressione palla al piede, con una falcata che ricorda davvero Thierry Henry, ma anche per la potenza e il "timing" del colpo di testa. Fisicità e rapidità nella conclusione a rete sono le sue qualità migliori, rese ancora più significative dalla buona tecnica di base affinata dagli anni di lavoro nel vivaio dell'Empoli. Poiché Nicolao Dumitru si sente italiano a tutti gli effetti, una sua esplosione nel grande calcio potrebbe fare felici non soltanto i tifosi del Napoli, ma tutti gli italiani appassionati di football e sostenitori di una Nazionale più bisognosa che mai di "sangue fresco".

mercoledì 8 settembre 2010

una grande argentina schianta i campioni del mondo!

Di Diego Del Pozzo

Dietro il 4-1 dell'Argentina sulla Spagna campione del mondo, maturato stanotte allo stadio Monumental di Buenos Aires in un match amichevole extralusso, ci sono tante cose di un certo rilievo. Ecco le prime cinque che mi vengono in mente:
1) La voglia di urlare al mondo la propria forza, da parte dei campioni con la camiseta albiceleste umiliati al Mondiale sudafricano;
2) La rilassatezza con la quale, al contrario, gli spagnoli hanno affrontato la trasferta Oltreoceano, facendo riposare quasi tutta la difesa titolare;
3) Le potenzialità enormi dei sudamericani, se schierati con una formazione appena appena razionale;
4) L'orgoglio di Sergio Batista che cerca di conquistarsi la conferma sulla panchina della Nazionale a suon di risultati;
5) Il "rovesciamento di senso" tra le due squadre, con la Spagna diventata all'improvviso una macchina da vittorie in gare ufficiali e l'Argentina che rischia di prolungare la sinistra fama di "campione del mondo" delle amichevoli.
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Argentina - Spagna 4 - 1 (3-0)
Reti: Messi (A) al 9', Higuaín (A) al 12', Tévez (A) al 34', Llorente (S) all'83', Agüero (A) al 90'.
Formazioni:
Argentina (4-3-3) - Sergio Romero; Javier Zanetti, Martín Demichelis, Gabriel Milito, Gabriel Heinze; Ever Banega, Javier Mascherano, Esteban Cambiasso; Lionel Messi (D'Alessandro dall'89'), Gonzalo Higuaín (Sergio Agüero dal 67'), Carlos Tevez (Angel Di María dal 59'). Commissario tecnico: Sergio Batista.
Spagna (4-2-3-1) - José Manuel Reina (Víctor Valdés dal 46'); Alvaro Arbeloa, Gerald Pique, Carlos Marchena, Ignacio Monreal; Sergio Busquets, Xabi Alonso (Pedro Hernández dal 70'); Andrés Iniesta (Santiago Cazorla dal 46'), Cesc Fábregas (Xavi Hernández dall'11'), David Silva (Jesùs Navas dal 46'); David Villa (Fernando Llorente dal 46'). Commissario tecnico: Vicente Del Bosque.

martedì 7 settembre 2010

nazionale e mass media: sant'antonio da bari...

Di Diego Del Pozzo

Per il secondo match ufficiale consecutivo, Antonio Cassano è risultato il migliore in campo tra le fila della Nazionale italiana impegnata nelle qualificazioni per gli Europei del 2012. Certo, l'avversario di stasera si chiamava Isole Far Oer, però il 5-0 finale ha ricordato agli osservatori dalla memoria più lunga che gli azzurri non vincevano con un punteggio tanto largo addirittura da ventitre anni.
Il problema, però, è un altro. Come da italico costume, infatti, su tutti i principali mezzi di comunicazione è partita l'operazione di santificazione di Cassano, con eccessi persino stucchevoli. Un esempio tra tanti, per render bene l'idea, è quello del giovane attaccante di scuola doriana Mustacchio (decisivo, peraltro, nel match senza domani contro i pari età del Galles, vinto 1-0 dall'Under 21 di Casiraghi, così qualificatasi per i play-off europei di categoria). Ebbene, dai microfoni di Sky Sport, l'ho sentito magnificare il grande cuore di Cassano, che "si ferma sempre a dare un passaggio in auto a noi della Primavera, quando restiamo senza mezzi di trasporto per tornare a casa". Tutto molto bello e molto nobile. Peccato, però, che tutti i giornalisti al seguito della Sampdoria sappiano come proprio Mustacchio sia tra le vittime preferite di FantAntonio e dei suoi scherzi da spogliatoio (particolare, naturalmente, omesso dal giovanotto).
Comunque, al di là del processo di santificazione ormai in atto, un Antonio Cassano pienamente conscio dei propri mezzi, tranquillo e responsabilizzato, può davvero essere l'uomo in grado di fare la differenza - magari assieme a Mario Balotelli - nella Nazionale italiana dei prossimi tre-quattro anni. E questo Cesare Prandelli lo ha capito benissimo e immediatamente...

lunedì 6 settembre 2010

un bell'articolo su "tifosi finti, calcio sempre più falso"

Di Maurizio Crosetti
(La Repubblica - 6 settembre 2010)

In un calcio sempre più falso, i tifosi di plastica sono qualcosa di coerente. E così, per risparmiare sui costi di gestione di una curva (intitolata a un grande del passato, Colaussi, campione del mondo nel '38: quando non c'erano tifosi finti, però si doveva tendere il braccio verso il Duce), il presidente della Triestina chiude quel settore (risparmio di 100mila euro all'anno, malcontati) e invece delle persone mette un telone (qui nella foto). Le sagome non tifano, non menano, non pagano: nessuno è perfetto. Lo stadio di Trieste si chiama "Nereo Rocco", e il paròn si starà rivoltando nella tomba.
E' quasi una deriva giapponese, sia detto senza offesa. Perché viene in mente quando, nelle prime edizioni della famigerata Toyota Cup (vale a dire, il nome che provarono a dare alla gloriosa Coppa Intercontinentale), sulle tribune dello stadio di Tokyo risuonava il tifo in playback, diffuso dagli altoparlanti. Un po' come accade in certi meravigliosi giardini giapponesi, dove neppure una fogliolina è fuori posto e dove, per esempio a Kobe, a volte cinguettano passerotti meccanici. E pure le mai troppo vituperate vuvuzelas, nella recente estate del nostro scontento, non erano tutte vere: venivano infatti sparate dalla regia degli impianti, alzando il volume di questa specie di base sonora da karaoke quando una delle due squadre si avvicinava alla porta avversaria.
I tifosi di plastica sono un risparmio economico, ma più che altro una metafora. Raccontano di un calcio che ha venduto l'anima (ma anche quella parte del corpo appena sotto la cintura dei pantaloni, vista però da dietro) alle tivù, dunque alla virtualità, senza la quale non si sopravvive perché garantisce gli unici soldi freschi, non come le banconote del Monopoli con cui si è svolto l'ultimo mercato, comprando con debiti, con promesse, mica cash. E chissà come saranno contenti i giocatori, visti da occhi disegnati, applauditi da mani dipinte: anche se poi i loro stipendi li pagano le televisioni, dunque il cerchio è chiuso. Come la curva.

sabato 4 settembre 2010

estonia-italia 1-2: il talento serve sempre...

Di Diego Del Pozzo

La partita di ieri sera vinta in casa dell'Estonia - match inaugurale delle qualificazioni per gli Europei di Polonia-Ucraina 2012 - ha dimostrato in maniera ancora più chiara ciò che era stato evidentissimo già durante il ridicolo Mondiale sudafricano della Nazionale italiana: il talento individuale serve per sbloccare e magari vincere quelle gare nelle quali s'incontrano difficoltà di ordine tattico, psicologico o fisico-atletico; per questo motivo, è sempre meglio averne a disposizione in rosa, piuttosto che privarsene senza motivazioni plausibili.
Non so se l'Estonia di ieri sera fosse più o meno forte della Nuova Zelanda incontrata in terra sudafricana prima dell'estate. Ciò che so è che l'Italia di Prandelli, in particolare nel primo tempo, somigliava tremendamente all'ultima di Lippi. L'unica vera, grande differenza è stata, però, la presenza, nell'attuale versione, di Antonio Cassano, escluso per ripicche personali dalla trasferta iridata. Ebbene, ieri a Tallinn, la presenza di un Cassano poco più che sufficiente ha fatto tutta la differenza esistente tra un pareggio e una vittoria, prima impattando il gol estone con un colpo di testa da centravanti puro e poi assistendo la decisiva rete di Bonucci con un passaggio smarcante di tacco. Il tutto in soli due minuti del secondo tempo, come si conviene al genio autentico...

giovedì 2 settembre 2010

napoli: chi si accontenta gode?

C'è chi compra Ibrahimovic e Robinho e chi, invece, deve accontentarsi di Dumitru e Cribari, oppure di José Sosa e Yebda... (d.d.p.)

mercoledì 1 settembre 2010

serie a: dopo il mercato e le nazionali si farà sul serio...

Di Diego Del Pozzo

La chiusura della sessione estiva di calciomercato, ieri sera alle ore 19, permette di avere un quadro definitivo delle forze in campo nella Serie A 2010-2011, che ha sì disputato la giornata inaugurale domenica scorsa ma che, in realtà, inizierà a fare sul serio soltanto dopo la pausa per le gare delle Nazionali, proprio a causa dei sommovimenti provocati dalle trattative andate in porto in extremis. Diverse squadre italiane, infatti, escono profondamente modificate dalle giornate conclusive del calciomercato: basti pensare - per citare soltanto i casi più clamorosi - a Cesena, Roma e Milan.
I titoli di testa li meritano certamente i rossoneri che hanno acquistato a prezzi di saldo due campioni come Ibrahimovic (nella foto, al momento della sua presentazione a San Siro) e Robinho e che, forti di un attacco che sulla carta non ha eguali al mondo, sono pronti a lanciare - "finalmente", direbbe Massimo Moratti - il guanto di sfida ai cugini interisti, per la supremazia in Italia e in Europa. Ovviamente, però, molto dipenderà dalla salute di uomini decisivi come Nesta, Thiago Silva, Pirlo e Ambrosini, dando per scontato che in avanti non ce ne sarà per nessuno, con i vari Pato, Ronaldinho, Ibra e Robinho a darsi il cambio. Certo che anche l'escalation del mercato milanista in questi giorni fa capire tanto sul Paese nel quale viviamo, col presidente del Consiglio (anche presidente del Milan e di tante altre cose...) prontissimo a stupire gli elettori con effetti speciali appena ha intravisto all'orizzonte la possibilità di andare alle urne...
Appena dietro i rossoneri, merita un applauso la finanziariamente derelitta ma furbissima Roma, che con gli arrivi di Burdisso senior (un ritorno) e, soprattutto, del centravanti Marco Borriello (nella foto qui sotto) - entrambi "benedetti" dalla banca che controlla la società - trova la quadratura del cerchio e ripropone la propria candidatura per la lotta-scudetto. Stavolta, infatti, i giallorossi possono contare pure sulle giuste alternative in panchina, forti di una rosa ampia e qualitativa in tutti i ruoli in modo da non dover sempre chiedere miracoli ai leader storici Totti e De Rossi (si pensi a Castellini vice-Riise a sinistra e Mexes in alternativa ai due centrali di difesa; Simplicio, Taddei, Brighi e Menez pronti a dire la loro in mezzo al campo; Adriano da recuperare).
Ma anche la lotta per la salvezza potrà essere influenzata dagli ultimi giorni del calciomercato, col neo-promosso Cesena reso decisamente più qualitativo dagli innesti di Jimenez, Paonessa e Budan, che vanno ad aggiungersi ai "gioiellini" già presenti in rosa, cioè Schelotto, Giaccherini e il sorprendente "razzo" giapponese Nagatomo (destinato a inserirsi tra le sorprese della nuova stagione). Sul filo di lana si sono mosse anche le altre due compagini provenienti dalla Serie B. Da parte sua, infatti, il Lecce - asfaltato a San Siro dal Milan nell'esordio stagionale - punta forte sul "figliol prodigo" Chevanton e su Jeda per aumentare il proprio peso offensivo; il Brescia, invece, dopo Eder, sfrutta al meglio il saldo legame col West Ham per aggiungere il promettente laterale sinistro Daprela e, soprattutto, il rientrante trequartista Diamanti, atteso alla definitiva consacrazione dopo anni trascorsi a convivere con l'etichetta di eterna promessa.
In precedenza, c'erano state diverse altre operazioni di mercato degne d'interesse e potenzialmente influenti sullo sviluppo della prossima Serie A: innanzitutto, l'assurda cessione di Mario Balotelli dall'Inter al Manchester City, aggravata dal quasi totale immobilismo nerazzurro in entrata (Mourinho era riuscito a farsi comprare persino Quaresma...); poi, ottimi colpi come Hernanes alla Lazio, Cavani al Napoli (compensato negativamente dalla partenza di Quagliarella), Giovinco al Parma, D'Agostino alla Fiorentina, Gelson Fernandes al Chievo, Ranocchia e Miguel Veloso (più un'altra decina di calciatori) al bulimico Genoa. La situazione monitorata con maggiore attenzione da parte dei semplici appassionati e degli operatori specializzati è stata, comunque, quella della grande delusa della passata stagione, cioè la Juventus del nuovo corso (nuovo?), che ha letteralmente rivoluzionato la squadra spendendo più di 56 milioni di euro senza, però, aggiungere nessun campione realmente in grado di spostare gli equilibri (anzi, cedendo al Wolfsburg il talentuoso Diego, desideroso di una rivincita che non arriverà mai): alla fine, otto possibili nuovi titolari su undici potrebbero non essere sufficienti a colmare il consistente gap che ancora separa i bianconeri dalle due milanesi e dalla Roma.