domenica 28 febbraio 2010

serie a: il week-end in cinque-punti-cinque

Di Diego Del Pozzo

1) E' bastato un arbitraggio attento e corretto, nel posticipo Juventus-Palermo 0-2, per fermare la "corsa" dei bianconeri verso il quarto posto valido per la qualificazione alla Champions League. Dopo i ripetuti aiutini e aiutoni arbitrali, infatti, la Juve si è arenata contro i rosanero di Delio Rossi per i grandi meriti dei propri avversari, per la stanchezza accumulata giovedì contro l'Ajax ma anche perché il direttore di gara ha avuto il coraggio di non convalidarle un gol in nettissimo fuorigioco. Il Palermo adesso è da solo al quarto posto e, sulla scia dell'entusiasmo e della vigorìa derivante anche dalla giovane età media, potrebbe persino decidere di far saltare il banco. Applausi per tutti, ma in particolare per ragazzi di grande talento come Kjaer, Pastore e l'eterno "maradonino" Miccoli (qui sotto, la gioia dei calciatori rosanero al termine del match).
2) L'Inter ha mostrato "palle", cuore, gioco e organizzazione nella vittoria (2-3) al Friuli contro una buona Udinese, certamente giovatasi del ritorno in panca di un allenatore bravo come Pasquale Marino. I nerazzurri hanno giocato un grande primo tempo, mettendo in ghiaccio la partita nonostante le enormi difficoltà della vigilia (squalifiche a raffica, infortuni, stanchezza post-europea); nel finale, poi, hanno controllato e portato a casa - anche con un pizzico di fortuna - un risultato davvero importante. Menzione speciale per un Mario Balotelli come sempre decisivo.
3) Fuochi d'artificio allo stadio San Paolo, dove il Napoli riesce a rimontare due gol alla Roma, grazie a un calcio di rigore di Hamsik al novantesimo, assegnato per un fallo di mani di Mexes che non andava fischiato. Prima, però, agli azzurri era stato negato un rigore evidente per fallo su Quagliarella, sgambettato da Juan che avrebbe anche dovuto essere sanzionato con la seconda ammonizione. Dopo un primo tempo caratterizzato dalla sola occasione fallita da Maggio, comunque, gli uomini di Mazzarri hanno schiacciato la Roma nella propria metà campo per quasi tutto il secondo tempo, con un ottimo Denis capace di rovesciare completamente il match grazie a un gol realizzato e altri due sfiorati a portiere battuto. Il 2-2 finale, in ogni caso, tiene gli azzurri ancora in corsa per la Champions League (hanno perso, infatti, Sampdoria, Juventus, Genoa e Cagliari), mentre frena la rincorsa giallorossa alla schiacciasassi interista.
4) Il Milan brasileiro di Leonardo resta a soli quattro punti dai cugini nerazzurri, schiantando l'Atalanta in casa senza dannarsi l'anima più di tanto. Peccato per l'infortunio - che sembra serio - di Pato, anche se adesso l'allenatore rossonero potrebbe provare a puntare con regolarità sul doppio centravanti Borriello-Huntelaar, con Ronaldinho trequartista alle loro spalle.
5) In coda, il Siena si rilancia con l'importantissima vittoria in trasferta a Livorno e restituisce una nuova nobiltà al pareggio che il Napoli aveva ottenuto la scorsa settimana al Franchi. Malesani sta lavorando davvero bene e chissà che non riesca addirittura a realizzare un miracolo.

venerdì 26 febbraio 2010

pensiero della settimana: un portiere e un centravanti

Di Diego Del Pozzo

Lancio una provocazione: se l'Arsenal di Wenger decidesse di investire una cifra ragionevolissima per comprare dal Napoli il portiere di riserva Gennaro Iezzo e il centravanti di riserva German Denis, per schierarli nell'undici titolare, farebbe un passo decisivo verso la conquista della Premier League. Il "buco" in questi due ruoli, infatti, è talmente evidente e doloroso che potrebbe essere coperto ottimamente anche così.

giovedì 25 febbraio 2010

champions league: il punto dopo l'andata degli ottavi

Di Diego Del Pozzo

Nell'arco di due settimane si sono conclusi i match d'andata degli ottavi di finale di Champions League. Un primo bilancio vede le tre squadre italiane ancora in gioco per la qualificazione, nonostante tutto, anche se a partire da risultati piuttosto diversi l'uno dall'altro.
Se il Milan, infatti, è incappato in una sanguinosa sconfitta interna contro lo strapotente Manchester United guidato dal futuro Pallone d'Oro Wayne Rooney (2-3: nella foto, l'attaccante inglese autore della doppietta decisiva), la Fiorentina avrebbe meritato di uscire imbattuta dalla "tana" del Bayern Monaco, se non fosse stato per l'allucinante arbitraggio di un direttore di gara improponibile a questi livelli - anzitutto per motivi fisico-atletici - come il norvegese Ovrebo, aiutato (si fa per dire...) da un implume guardalinee che ha contribuito, nell'ordine, all'affrettata espulsione del viola Gobbi, alla mancata cacciata di Klose per un'entrata assassina e alla convalida del gol decisivo dei bavaresi nonostante un fuorigioco di quasi due metri dello stesso centravanti di origini polacche. Poiché in questo confronto il calcio italiano e quello tedesco si giocano anche il terzo posto nel futuro ranking Uefa per Nazioni (indispensabile per la quarta squadra in Champions), i reiterati e ingiustificabili errori della terna norvegese appaiono ancora più gravi.
Il clou dell'intero turno, però, è andato in scena certamente a San Siro, dove s'è verificata la novità più gustosa - e per certi versi inattesa - degli ottavi: l'Inter è riuscita a tirar fuori in campo europeo il medesimo carattere normalmente mostrato all'interno dei confini nazionali, segnando due gol al fortissimo Chelsea di Carlo Ancelotti e partendo in vantaggio nel match di ritorno a Stamford Bridge (2-1: nella foto, la gioia di Cambiasso dopo aver siglato la rete decisiva). Certo, con un pizzico di fortuna in più i Blues avrebbero potuto persino chiudere la gara sul 3-1, ma dei nerazzurri di Mourinho è piaciuta soprattutto la reazione convinta dopo la rete del momentaneo 1-1 inglese. Con questa compattezza e unità d'intenti l'Inter potrebbe anche tentare il colpaccio in quel di Londra, dove però ai padroni di casa basterà anche uno striminzito 1-0 per passare il turno. La sensazione, comunque, è che proprio da questo confronto possa uscire una delle finaliste della manifestazione.
Negli altri match, il Siviglia s'è mostrata la migliore del terzetto spagnolo, conquistando un buon pareggio a Mosca (1-1, contro il CSKA), mentre il Real Madrid ha mantenuto l'abitudine della sconfitta col Lione (1-0) e il Barcellona s'è lasciato irretire dalla prestanza fisica e dal ritmo di un ottimo Stoccarda (1-1). Per il resto, l'Arsenal ha deciso di suicidarsi a Oporto (2-1, con orrori difensivi e arbitrali vari) e il Bordeaux ha continuato a marciare spedito verso quelle semifinali che gli ho pronosticato al termine della prima fase (0-1 ad Atene con l'Olympiakos).

martedì 23 febbraio 2010

serie a: brevi considerazioni sullo scorso week-end

Di Diego Del Pozzo

Tutto il casino fatto intorno a Inter-Sampdoria di sabato sera ha fatto passare sotto silenzio l'ennesimo contributo decisivo di Alex Del Piero alla rimonta juventina nella corsa verso la qualificazione europea: netto fallo di mano prima dell'azione che ha deciso il match di Bologna. Parallelamente, il Milan ha espugnato Bari, rimettendosi in scia ai cugini nerazzurri, con un grande Ronaldinho e un rigore netto negato ai pugliesi con conseguente mancata espulsione del difensore milanista. I campionati si decidono anche così.
Altre brevi considerazioni:
1) Juve a parte, un Napoli troppo brutto per essere vero fa 0-0 a Siena, schiantandosi contro le barricate degli uomini di Malesani ed evidenziando ancora una volta i consueti problemi in fase offensiva (la difesa, invece, è diventata solidissima e Paolo Cannavaro è il miglior difensore centrale italiano degli ultimi due mesi);
2) La Roma vola anche quando gioca male e, ormai, vede l'Inter a soli cinque punti più avanti. Ranieri sta facendo davvero i miracoli (senza Totti e Toni...);
3) Ritrovato il gol di Gilardino, la Fiorentina ritrova anche la vittoria: però, la squadra continua a mostrarsi fragile e altalenante e, forse, il progetto andrà "tarato" meglio per la prossima stagione;
4) Robert Acquafresca ha segnato la prima doppietta stagionale a suggello della prima convincente prestazione stagionale. Avendolo comprato al Fantacalcio ne sono davvero lieto. Come me, però, dovrebbero esserne lieti anche i tifosi del Genoa, poiché un Acquafresca ritrovato rappresenta una pericolosissima arma offensiva in più a disposizione di Gasperson (nella foto, l'esultanza genoana al termine del match vittorioso con l'Udinese);
5) L'Udinese ha capito che Gianni De Biasi la stava trascinando verso la Serie B e lo ha esonerato, richiamando Pasquale Marino: forse con questa mossa si salverà.

domenica 21 febbraio 2010

josé mourinho sull'orlo di una crisi di nervi...

Di Diego Del Pozzo

Ciò che è successo ieri sera a San Siro, in occasione dell'anticipo di Serie A tra Inter e Sampdoria (0-0), deve far riflettere molto seriamente i vertici del calcio italiano. Come volevasi dimostrare, infatti, le continue provocazioni, le urla, gli strepiti, gli attacchi verbali furibondi dell'allenatore portoghese dei nerazzurri, José Mourinho, hanno prodotto il pericolosissimo clima da corrida nel quale s'è trovato a dover lavorare, ieri sera, l'arbitro Tagliavento, autore comunque di una direzione di gara coraggiosissima e caratterizzata da decisioni corrette in tutti gli episodi-chiave del match (anzi, forse è stato persino tenero con gli interisti, poiché avrebbe dovuto espellere, oltre a Samuel e Cordoba, anche Diego Milito - per un'entrataccia che avrebbe potuto stroncare la carriera di Palombo - e Samuel Eto'o per le allucinanti proteste ben documentate nella foto qui a lato).
Nonostante ciò sia apparso abbastanza evidente a tutti gli osservatori neutrali, però, il vate lusitano è riuscito a infettare col suo delirio di onnipotenza l'intero stadio milanese, trasformandolo per l'occasione in una vera e propria Plaza de toros, ribollente di cattiveria e nevrosi diffusa: insomma, uno stadio sull'orlo - se non oltre - di una crisi di nervi. E, sul terreno di gioco, ovviamente c'era una squadra (quella nerazzurra) parimenti sull'orlo - se non oltre - della medesima crisi di nervi.
Tagliavento - arbitro che su questo sito è stato anche contestato duramente in occasione degli scempi di Genoa-Napoli - è riuscito a portare a termine nel migliore dei modi una gara che, a causa della scorrettezza e della maleducazione di Mourinho, s'era fatta difficilissima, dimostrando grande personalità e altrettanto sangue freddo. A tale proposito, mi sento di sottoscrivere alla virgola quanto scritto da Fabrizio Bocca nel suo commento presente nelle pagine sportive del sito de La Repubblica: "[...] Se nel derby l'arbitro Rocchi aveva sbagliato completamente l'impostazione del match - e lo disse il mondo intero - Tagliavento si è trovato ad arbitrare in una gabbia di matti ed è riuscito comunque a cavarsela benissimo. Non ha sbagliato, non ha condizionato lui la partita. In queste condizioni cercare di mettere ordine, di tenere tutti calmi è quasi impossibile. Erano tutti assatanati, stravolti, indemoniati. Sembrava quasi che l'intero stadio aspettasse un altro piccolo errore per poter sbranare l'arbitro, cui dovrebbe andare adesso anche un po' di solidarietà non solo della sua categoria ma di tutto il calcio. Non si può oggettivamente arbitrare in una situazione del genere ed è già un miracolo arrivare in fondo alla partita. Insopportabili le tensioni e le pressioni. Se gli arbitri domenica prossima decidessero di scioperare potremmo dar loro torto? [...] Il calcio-corrida non è ammissibile. Se una squadra - l'Inter nel caso - entra in campo e gioca un calcio stravolto - tutto fisico, nervi e intimidazione - questo è il presupposto di una guerra non di una partita di calcio. Se il suo allenatore, José Mourinho, trascorre tutto il tempo a fare l'indemoniato a bordo campo, molti vedranno in lui il grande leader che sicuramente è (non c'è bisogno di dimostrarlo: è un numero 1, non gli basta saperlo?), io personalmente ci vedo solo un atteggiamento pericoloso. Da condannare senza mezzi termini e senza paura. Ma quando mai si è visto un allenatore che guarda in direzione della telecamera e incrocia i polsi a significare le manette per l'arbitro? Quali sono le sue responsabilità dirette nella corrida in campo? Come si schiererà adesso Moratti? Lo difenderà o finalmente gli dirà di darsi una calmata? Se l'intero campionato viene trascorso in polemiche, veleni, dispetti e ripicche tra presidenti e allenatori, come è successo in questa settimana e nell'immediata vigilia di questo Inter-Samp, cosa ci si può aspettare, se non il peggio? Se a nemmeno uno, uno solo nel calcio italiano, è rimasto un po' di rispetto verso l'altro, un po' di senso dello humor, il piacere di stringere la mano all'avversario (non il nemico, l'avversario), il saper perdere una partita senza pensare a un complotto, il saper accettare serenamente le decisioni di un arbitro, non c'è più una partita di pallone da giocare ma solo una rissa in cui farsi tutti molto male".
Nella giornata di oggi, poi, è arrivato uno stringato ma durissimo commento del presidente dell'Aia, Marcello Nicchi, che ha commentato quanto accaduto ieri sera a San Siro parlando di "delirio evidente a tutti". Adesso, è probabile, anzi vivamente auspicabile, che la giustizia sportiva prenda qualche provvedimento - che si spera serio e non limitato a multarelle insignificanti per chi guadagna undici milioni di euro all'anno - nei confronti di un uomo (don José) che sta dimostrando, se non altro, scarsissimo senso di responsabilità.

venerdì 19 febbraio 2010

pensiero della settimana: veleno nell'aria

Di Diego Del Pozzo

Anche quest'anno, quando la stagione agonistica entra nel vivo, il tecnico portoghese dell'Inter, José Mourinho, inizia ad avvelenare l'ambiente calcistico italiano con polemiche roboanti e virulente, attaccando tutto e tutti. Negli ultimi giorni, i suoi strali si sono abbattuti - a torto o a ragione - sul Napoli, sulla Juventus, sulla Roma e su chissà chi altro ancora.
Insomma, siamo a febbraio e inizia a esserci già veleno nell'aria, anche stavolta (come era accaduto lo scorso anno, sempre di questi tempi). Ma a chi gioverà tutto ciò? Gli schizzi di veleno non rischiano di sporcare anche le divise della sua stessa squadra?

giovedì 18 febbraio 2010

f.a. cup: un quinto turno senza troppe sorprese

Di Diego Del Pozzo

Lo scorso week-end del calcio inglese è stato dominato dal quinto turno di F.A. Cup, che ha proposto poche sorprese ma, come al solito, tanto spettacolo e notevole intensità su tutti i campi: il match più divertente e agonisticamente rilevante è stato, senz'altro, l'attesissimo "South Coast Derby" vinto dal Portsmouth di Avram Grant sul campo degli acerrimi rivali del Southampton. In linea più generale, comunque, nei confronti diretti tra squadre appartenenti a serie differenti hanno prevalso quelle di categoria superiore, con la sola eccezione dello spettacolare confronto del Selhurst Park, nel quale un ottimo Crystal Palace è andato vicinissimo all'eliminazione dell'Aston Villa, che è stato, in ogni caso, rimandato al replay a campi invertiti.
Ecco i risultati completi del quinto turno, con i marcatori dei vari match disputati tra sabato e domenica: Chelsea - Cardiff City 4-1 [2' Drogba (Ch), 34' Chopra (Ca), 51' Ballack (Ch), 69' Sturridge (Ch), 86' Kalou (Ch)]; Derby County - Birmingham City 1-2 [55' McEveley (D), 73' Dann (B), 93' Ridgewell (B)]; Manchester City - Stoke City 1-1 [11' Wright-Phillips (M), 57' Fuller (S)]; Reading - West Bromwich Albion 2-2 [1' Kebe (R), 18' Koren (W), 73' Church (R), 87' Mattock (W)]; Southampton - Portsmouth 1-4 [66' Owusu-Abeyie (P: qui, nella foto, il suo gol), 70' Lambert (S), 75' Dindane (P), 82' Belhadj (P), 85' O'Hara (P)]; Bolton - Tottenham 1-1 [34' Kevin Davies (B), 61' Defoe (T)]; Crystal Palace - Aston Villa 2-2 [24' Ertl (C), 35' Collins (A), 70' Ambrose (C), 87' Petrov (A)]; Fulham - Notts County 4-0 [22' Simon Davies, 41' Zamora, 73' Duff, 79' Okaka].
In base a questi risultati, dunque, vanno ai replay i seguenti match: Aston Villa - Crystal Palace, Stoke City - Manchester City, Tottenham - Bolton, West Bromwich Albion - Reading.
In attesa di conoscere il quadro completo delle qualificate al turno successivo della Coppa d'Inghilterra, però, è stato già effettuato il sorteggio per i quarti di finale, che prevedono i seguenti abbinamenti: Chelsea - Stoke City o Manchester City, Fulham - Tottenham o Bolton, Portsmouth - Birmingham City, West Bromwich Albion o Reading - Aston Villa o Crystal Palace.

lunedì 15 febbraio 2010

un grande napoli mette alle corde una buona inter

Di Diego Del Pozzo

Il posticipo della 24a giornata di Serie A, andato in scena ieri sera in un San Paolo gremito ed entusiasta, ha confermato che il Napoli potrà dire la sua fino al termine della stagione per la qualificazione alla prossima edizione della Champions League.
Anche l'Inter capolista, infatti, è stata messa sotto sul piano del gioco, grazie a un match impostato alla perfezione da Walter Mazzarri e condotto dai giocatori azzurri davvero come se si trattasse di una finale senza domani: ritmo indiavolato, pressing alto, azzeramento delle fonti di gioco nerazzurre (encomiabile, a tale proposito, Pazienza su Sneijder), veloci e improvvisi capovolgimenti del fronte offensivo. Purtroppo, però, è mancata un po' di fortuna e quella cattiveria in zona-gol necessaria per compiere l'ultimo salto di qualità: così, anche stavolta, i legni delle porte del San Paolo hanno tremato un paio di volte (una per tempo: prima Hamsik, poi Quagliarella); Julio Cesar ha compiuto il consueto intervento soprannaturale su colpo di testa di Denis; e lo stesso centravanti argentino ha mancato, più o meno clamorosamente, almeno due comode palle-gol (sulle respinte dei due pali citati poco fa). Va detto, comunque, che l'Inter di Mourinho non è stata a guardare e, anzi, ha ribattuto colpo su colpo, contribuendo fortemente alla straordinaria intensità del match del San Paolo. I nerazzurri, infatti, hanno timbrato a loro volta un legno grazie a un bellissimo tiro da fuori di Muntari; hanno fallito un'occasione piuttosto semplice con Pandev (bravo, in ogni caso, il portiere azzurro De Sanctis); e hanno reclamato un rigore per fallo di mano in area di Aronica, giudicato involontario dall'arbitro Rosetti, che però ne aveva assegnato uno contro i nerazzurri, qualche domenica fa a Bari, per un intervento simile di Samuel (anzi, forse persino meno netto).
In definitiva, dunque, il posticipo di ieri sera può essere considerato un test assolutamente attendibile per le ambizioni partenopee, poiché a Fuorigrotta s'è esibita una Inter non certo in tono minore, anzi. Gli azzurri hanno reagito prontamente all'immeritato k.o. di Udine, facendo capire alle contendenti per la qualificazione Champions che dovranno fare i conti con loro fino alla fine. Spero solo che, di qui in avanti, a tutte sia consentito battersi ad armi pari.

un filmato svela come si allena la juventus

Sono state fortunosamente ritrovate, negli archivi di una emittente privata europea, le immagini "rubate" durante un recente allenamento della Juventus.
E' grazie ad allenamenti specifici come questo che, poi, si riescono a portare a compimento azioni decisive come quella che ha permesso al capitano Alex Del Piero di conquistare il calcio di rigore col quale la sua squadra ha superato ieri il Genoa 3-2.
Ecco qui le sconvolgenti immagini. (d.d.p.)

venerdì 12 febbraio 2010

che cosa è questo blog (e che cosa non è né vuole essere)

Di Diego Del Pozzo

Nel commentare alcuni miei recenti articoli riguardanti le ultime gare del Napoli e della Juventus in Serie A, con particolare riferimento alle reiterate sviste arbitrali a sfavore dell'uno e a favore dell'altra, alcuni lettori di Calciopassioni mi hanno rimproverato - con toni più o meno civili, a seconda dell'educazione di ciascuno - di aver utilizzato un taglio troppo "tifoso", parziale e persino volutamente provocatorio.
Dunque, a poco più di un anno dall'apertura di questo blog (che ha oltrepassato di slancio i diecimila contatti e che, dunque, immagino sia letto da più persone rispetto agli inizi), ritengo sia necessario ricapitolare velocemente che cosa vuol essere per me Calciopassioni e che cosa, invece, non vuol essere. Credevo di averlo esplicitato nei testi introduttivi che si possono leggere qui a destra (sotto allo spazio promozionale riservato al mio libro), ma evidentemente non è bastato.
E allora, proviamo a ricapitolare. In uno di questi due testi spiego quanto segue: "In questo luogo virtuale scrivo solo per passione, non per professione come faccio quotidianamente. Perciò, mi occuperò soltanto di ciò che ritengo appassionante, divertente, stimolante, interessante". Con questo ho dichiarato apertamente il mio approccio "parziale", che naturalmente non vuol essere offensivo nei confronti di nessuno (e credo che finora non lo sia mai stato) ma che mi porta, quando ne ho voglia, ad abbandonarmi liberamente alle mie passioni calcistiche. Nell'altro testo, infatti, presento quello che può essere considerato - anche se suona un po' pomposo - lo scarno ma denso "manifesto" di Calciopassioni, un sito nel quale voglio scrivere di ciò che segue: "Il calcio come passione, ma anche come fenomeno sociale da analizzare per capirne di più sul mondo che ci circonda: storie del presente e del passato, miti ma anche nomi dimenticati. Assieme al calcio, che per "fede" significa Napoli (e poi Arsenal), ci sono anche passioni come il cinema, la musica (rock e jazz, soprattutto), i fumetti, le serie tv, i libri e tutto ciò che rende più piacevole la vita quotidiana". Detto ciò, dunque, mi sembra di essere stato chiaro e onesto con i miei lettori fin dall'inizio, rendendo evidente ciò che il fruitore più o meno consapevole può aspettarsi leggendo Calciopassioni.
In questi mesi, infatti, qui si è discusso in modo stimolante di calcio italiano ed estero (con particolare attenzione a quello inglese, che mi appassiona di più...), di più o meno eminenti figure del passato e del presente, di tattiche e ricadute sociali; si è polemizzato nei confronti di ciò che mi disturba del pallone italico e/o mondiale; ci si è accalorati a difesa della propria squadra del cuore, ma senza mettersi le fette di prosciutto sugli occhi o negare l'evidenza; si è protestato per quelle che continuo a ritenere ingiustizie troppo regolari per essere soltanto casuali e che sono lo specchio di un Paese (l'Italia) nel quale è difficile scardinare le gerarchie pre-esistenti in qualsiasi ambiente, non soltanto in quello calcistico.
Tutto ciò, lo si è fatto senza nascondersi mai e, soprattutto, senza ingannare mai il lettore occultando le proprie opinioni che, come ho ricordato poco fa, sono state palesate fin dall'inizio.
Concludo, quindi, augurando buona lettura a tutti coloro che, soddisfatti da questo riepilogo delle puntate precedenti, vorranno continuare a essere dei nostri e ad assecondare a loro volta le proprie passioni.

giovedì 11 febbraio 2010

arsenal: la vittoria sul liverpool e un libro in regalo

Di Diego Del Pozzo

Dopo la disastrosa settimana segnata dalle due sconfitte contro Manchester United e Chelsea, l'Arsenal ritorna alla vittoria nel turno infrasettimanale, battendo il Liverpool col punteggio di 1-0 al termine di una partita abbastanza mediocre. Di Diaby la rete decisiva (qui nella foto), con un perentorio colpo di testa a secondo tempo inoltrato di un match che ha mostrato come entrambi le squadre non stiano poi così bene (cosa abbastanza preoccupante in particolare per i londinesi, attesi a breve dai marpioni del Porto negli ottavi di Champions League). Comunque, la nota positiva arriva dal fatto che i Gunners siano riusciti a portare a casa il successo, nonostante la presenza in campo di un centravanti indifendibile come Bendtner, uno dei misteri più insolubili della lunga e gloriosa gestione di Arsène Wenger.
Il mio amico Alberto, a Londra per una settimana di intensissimo calcio-turismo sotto la neve, ha assistito dal vivo alla partita e mi ha più o meno confermato le mie impressioni televisive. E, a proposito, mi ha portato da Londra un divertentissimo libro acquistato nello Store dell'Emirates Stadium: nei prossimi giorni la mia recensione qui su Calciopassioni.

mercoledì 10 febbraio 2010

l'odore della roma secondo valerio caprara

In occasione di Fiorentina-Roma andata in scena domenica sera, il Corriere Fiorentino - edizione toscana del Corriere della Sera - ha organizzato un bel "faccia a faccia" tra due importanti critici cinematografici, tifosi delle due squadre: il "viola" Claudio Carabba e il romanista Valerio Caprara. Così, sabato mattina, il quotidiano ha pubblicato gli articoli firmati dai due tifosi eccellenti, che la sera dopo hanno seguito il match l'uno accanto all'altro sugli spalti del "Franchi". Qui di seguito, ho il piacere di proporre l'articolo scritto da Valerio Caprara, critico cinematografico tra i più acuti e battaglieri dell'attuale panorama italiano nonché docente di Storia del Cinema presso l'Università L'Orientale di Napoli: il suo è un vero e proprio atto d'amore nei confronti dei colori giallorossi. Buona lettura. (d.d.p.)
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Adoro l'odore della Roma al mattino...
Di Valerio Caprara
(Corriere Fiorentino - 6 febbraio 2010)
Adoro l'odore della Roma al mattino… Non è però il bieco colonnello Kilgore che parla, bensì il pacifico critico che si scopre alterato come un personaggio di Apocalypse Now ogni volta che sta per scendere in campo la Magica. Specialmente in trasferta, s'intende, quando è necessario censire i minimi indizi, muoversi anonimi tra la folla, comprimere l'ansia, atteggiarsi a scettico e poi darsi da fare per rinvenire tra mille segnali ostili qualcosa che assomigli al raggio della speranza. Sentimenti contraddittori, com'è contraddittoria la nostra psiche: non l'ha scritto Freud, ma il sommo Nick Hornby di Febbre a 90', la bibbia di tutti coloro che capiscono al volo di cosa stiamo parlando: "D'altronde, gli ossessionati non hanno scelta; in occasioni come queste devono mentire. Se dicessimo sempre la verità, non riusciremmo a mantenere rapporti con chi vive nel mondo reale".
Peccato che per questo match tra Fiorentina e Roma, la missione rischi di diventare impossibile: come se non bastassero gli assalti di Jovetic, Gilardino e Vargas, dovrò guardarmi anche da quelli di Claudio Carabba. Perché si sa che a Firenze non custodite solo il David, gli Uffizi e Prandelli, ma anche il carisma di un grande giornalista antitetico ai modelli correnti. Al contrario dei professorini che spaccano il fotogramma in quattro senza capirci niente, il confratello Claudio coltiva i poteri dell'occhio e del cuore e non disdegna, ma anzi invoca l'adrenalina che il trip della sala nonostante le recessioni continua da cent'anni a secernere. Si capisce subito, quindi, perché faccia parte della tribù degli adepti con la fede viola attaccata alla pelle e si capisce anche perché mi ospiti generosamente con lo slancio d'affetto unito al piacere d'incalzarmi con l'affilato sarcasmo di cui è notorio maestro.
Il bello è che il sottoscritto è anche un romanista "unico", perché abituato da cinquant'anni a esserlo (perennemente) proprio in trasferta. Una volta impresso l'indelebile marchio, in effetti, ho avuto la ventura d'insediarmi stabilmente a Napoli,
odiosamata metropoli dove vige il più intransigente fondamentalismo calcistico. E' stata dura, come potrebbe testimoniare la serie infinita d'aneddoti che hanno accompagnato la napoletanizzazione imperfetta: dal cazzotto sul labbro (con esito ancora oggi visibile) incassato dal massiccio ripetente compagno di classe perché irremovibile nel sostenere la superiorità del portiere romanista Panetti su quello napoletano Bugatti al servizio da inviato del Mattino dal festival di Cannes saltato perché fuggito a Genova a festeggiare la partita scudetto dell'83; dal viaggio per il derby Roma-Napoli intrapreso, per risparmiare, mimetizzato in un pullman di ultrà azzurri al premuroso ragguaglio offerto agli studenti dai bidelli dell'università dove insegno: "O' professore è tanto 'na brava persona. Tene l'unico difetto ch'è tifoso r'a Roma". In compenso, eccomi corazzato contro le avversità da autentico paladino votato a combattere "in partibus infidelium".
Un duro e glorioso destino. E dire che in quest'occasione contavo su Luca Toni per farmi assistere - a dispetto degli ululati della curva feroce - dalla cosiddetta legge dell'ex puntualmente subita a sfavore… Meno male che il fato ha voluto che il gioco fosse rimesso in pari, grazie alla maledizione calata sul cecchino Mutu sempre più incline a calarsi nel ruolo di un simpatico balordo di
Pulp Fiction. Anzi, a proposito di film da Oscar, qualcuno sa che Avatar non mi ha entusiasmato e gli ho contrapposto un fuoco di sbarramento alquanto robusto in nome delle insolite e incisive (re)visioni belliche di Bastardi senza gloria di Tarantino e The Hurt Locker della Bigelow. Ma siccome proprio l'eloquente Claudio ha dispiegato le sue armi dialettiche a favore del kolossal, sono disposto a pentirmi facendo sì che il prossimo en plein di Cameron nella Notte delle stelle possa contare su un nuovo supporter. Anche perché, pensandoci bene, credo che almeno un avatar esista e possa aiutarmi a sopravvivere nella bolgia del Franchi. E' grande e forte, certo, come un ex marine. I cattivi l'hanno più volte torturato e distrutto, ma non sono riusciti a metterlo su una sedia a rotelle. Non abita il pianeta Pandora bensì Trigoria e non è blu bensì giallorosso. Non parla la lingua dei Na'vi bensì il gergo romano e soprattutto non si chiama Jake Sully ma Francesco Totti.

martedì 9 febbraio 2010

il napoli non piange, ma purtroppo non può nemmeno ridere

Di Diego Del Pozzo

Prendo spunto da alcuni commenti in calce al mio articolo di domenica sugli allucinanti arbitraggi che il Napoli ha subito nelle ultime due giornate (e, in particolare, domenica pomeriggio a Udine) per precisare alcuni concetti. Se un allenatore serio e che dà tutto se stesso per il proprio lavoro inizia a far notare che qualcosa non va nelle direzioni arbitrali delle sue partite non è automaticamente un "piagnone". D'altra parte, rispetto a Walter Mazzarri, altri allenatori - più o meno importanti - avrebbero scatenato l'inferno dai teleschermi per molto, molto meno di quanto accaduto domenica allo stadio Friuli (si pensi, volendo citare un unico esempio, a José Mourinho). Io credo che Mazzarri pretenda dagli arbitri semplicemente la medesima serietà e abnegazione che mette lui nel suo lavoro quotidiano, senza superficialità né pregiudizi di sorta.
Tutto ciò, purtroppo, non si sta verificando praticamente dall'inizio del campionato (chi ricorda le gare di Palermo e Marassi col Genoa?) e, anzi, in queste ultime settimane gli errori arbitrali a sfavore del Napoli si stanno moltiplicando con una regolarità persino sinistra e che, pur non volendo necessariamente pensar male, non depongono certo a favore di una classe arbitrale che non è ancora riuscita a superare il "trauma" di Calciopoli. O forse è l'intero movimento calcistico italiano che, al di là di sentenze mai emesse e condanne mai applicate, continua a guardare con nostalgia verso un passato che sarebbe, invece, meglio dimenticare per sempre?

lunedì 8 febbraio 2010

del piero avverte il napoli (che se ne era accorto già...)

Di Diego Del Pozzo

Oggi pomeriggio, il capitano juventino Alex Del Piero ha "avvertito" il Napoli - almeno così hanno interpretato i mass media italioti - che la squadra bianconera è ancora in piena corsa per l'accesso ai preliminari di Champions League. D'altra parte, chi ha osservato con attenzione i match delle ultime giornate di Serie A non ne ha mai davvero dubitato...
Se la Juventus fosse riuscita ad approfittare con maggiore abilità dei graziosi regali arbitrali ricevuti in occasione delle gare con Lazio e Livorno, infatti, adesso avrebbe già superato il Napoli al quarto posto in classifica. Ricapitoliamo al volo: rigore inventato contro i biancocelesti e gol in fuorigioco convalidato contro gli uomini di Cosmi. Per fortuna, in entrambi i casi, giustizia è stata fatta e gli avversari hanno conquistato un pareggio legittimo e, nel caso del Livorno, persino stretto.
Del Piero non si preoccupi, comunque: il Napoli ha capito che la Juve non può permettersi di mancare la qualificazione alla Champions League (e lo hanno capito anche Palermo, Sampdoria e Fiorentina). D'altra parte, se "il buongiorno si vede dal mattino", penso proprio che nelle prossime settimane continueranno a succederne delle belle...

domenica 7 febbraio 2010

napoli stai attento! le gerarchie non devono cambiare!

Di Diego Del Pozzo

La settimana scorsa, dopo il discutibile arbitraggio di Napoli-Genoa 0-0, mi ero chiesto se il Napoli ai vertici non desse fastidio a qualcuno. Ebbene, dopo quanto successo oggi pomeriggio a Udine, il mio sospetto si rafforza ancora di più.
Insomma, vorrei davvero non dover scrivere di cose che con lo sport hanno poco a che vedere - giochi di potere, affarismi vari e assortiti - né sembrare un paranoico che vede complotti a ogni angolo di strada, ma una partita come Udinese-Napoli si sarebbe dovuta chiudere 3-1 per gli azzurri e non, come purtroppo è avvenuto, per i friulani. Un allucinante arbitraggio di Damato - che da oggi, a Napoli e dintorni, sarà ribattezzato "Dodiato" - ha, infatti, irrimediabilmente falsato il match e compromesso l'ottima prestazione degli uomini di Mazzarri, costretti a disputare l'intero secondo tempo in inferiorità numerica a causa di una incredibile espulsione di Maggio per una inesistente simulazione costatagli il secondo cartellino giallo: l'esterno destro del Napoli aveva subìto un nettissimo fallo da rigore (del quale portava ancora i segni sul polpaccio, dopo la gara), che soltanto il pessimo arbitro di Barletta non aveva voluto vedere...

sabato 6 febbraio 2010

pensiero della settimana: notti più o meno brave

Di Diego Del Pozzo

Appena il Milan inizia a perdere o pareggiare qualche partita ecco spuntare, con puntualità svizzera, le voci su presunte notti brave di Ronaldinho, che prima del derby con l'Inter avrebbe addirittura partecipato a un festino durato tre giorni.
Trovo davvero strano che una società come il Milan, che ha fatto del controllo della comunicazione un suo cavallo di battaglia, riesca a gestire in maniera così altalenante l'immagine del suo campione brasiliano: santo quando si vince, diavolo quando si perde.
Quasi come se tutto ciò facesse comodo a qualcuno...

venerdì 5 febbraio 2010

chelsea girl

Il titolo di questo pezzetto non si riferisce all'album di Nico o al film di Andy Warhol, bensì a Vanessa Perroncel, la modella francese che sognava di diventare una "superwag" (sic!) e che ha raggiunto la notorietà, in questi giorni, per una relazione col capitano del Chelsea John Terry e, pare, con altri sei suoi compagni di squadra (una tifosa vera, insomma...).Dopo aver conquistato le prime pagine dei giornali di mezzo mondo, la signorina starebbe per vendere il memoriale delle sue imprese ai tabloid britannici, per la modica cifra di 300mila sterline. A quando la presenza nel cast dell'edizione inglese del Grande Fratello? (d.d.p.)

mercoledì 3 febbraio 2010

i due no di josef bican

Di Stefano Olivari
(Indiscreto - 26 gennaio 2010)

Le classifiche storico-cialtrone hanno almeno un merito: l'appiglio per ricordare fenomeni del calcio senza addentrarsi nella discussione su chi sia stato più forte, con il partito del "Taci tu che non hai visto giocare Sallustro" contrapposto a quello del "Simone Inzaghi negli anni Cinquanta avrebbe segnato sei gol a partita". Josef Bican non è stato solo uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi, oltre che una gloria con entrambi i suoi passaporti (austriaco e cecoslovacco), ma anche un uomo con una storia personale incredibile ed un destino politico meno strano di quello che si pensi: cioè di perseguitato sia dal nazismo che poi dal comunismo, sempre per quella sua mania di non prendere tessere a comando.
Nato nel 1913 Vienna da una famiglia ceca e cresciuto in povertà vera, il teorico primo passaporto di Bican sarebbe quindi austro-ungarico visto che nel 1913 Francesco Giuseppe era ancora saldamente al comando dell'Impero. Comunque da austriaco "puro" non se la passa bene: papà Frantisek, calciatore nell'Hertha Vienna, sopravvive alla guerra passata in prima linea ma non alle complicazioni di un'operazione ad un rene e così a otto anni Josef rimane orfano. Con la madre Ludmila, cameriera, che asseconda la sua passione. Le ristrettezze non gli impediscono di emergere come super-talento delle giovanili dell'Hertha e più tardi del Rapid Vienna: gran fisico, velocità (100 metri in 10''8) all'epoca da finale olimpica, concretezza sotto porta.
Uno così non può sfuggire agli occhi di Hugo Meisl, che lo chiama a far parte del Wunderteam di Sindelar e di tutti gli altri. La squadra favorita al Mondiale 1934, dove verrà bloccata in semifinale dall'Italia di Pozzo in modi e con retroscena che lo stesso Bican ha tante volte raccontato (è morto nel 2001) durante premiazioni e operazioni nostalgia: difficile verificare se l'arbitro svedese Eklind abbia cenato con Mussolini alla vigilia della partita (eppure i diari del Duce non mancano, fra veri e falsi), di sicuro l'assenza della televisione permette porcherie incredibili. Non è però di calcio o dei mille record di Bican che vogliamo parlare - visto che gli almanacchi sono più precisi (forse) di noi e che i libri sono pieni di campioni inarrivabili che nessuno ha mai visto giocare - ma della sua vita. Che nel 1937 ha una sterzata: annusando aria di Anschluss si trasferisce allo Slavia Praga, guadagnando qualche mese di libertà. Poi le note (speriamo) vicende mondiali, mentre nel suo piccolo il grande Bican si rifiuta più volte di prendere la tessera del partito nazista ed anche di farsi naturalizzare tedesco.
La popolarità gli permette almeno di non farsi ammazzare dall'invasore e anche di regalare i pochi momenti di gioia di quegli anni, con valanghe di gol nei tornei bellici che oggi fanno discutere inutilmente gli statistici. A fine guerra è sul punto di passare alla Juventus, su segnalazione dell'allora giovane Avvocato, ma rimane titubante perchè come spiegherà poco prima di morire ''Sui giornali di Praga avevo letto che l'Italia stava per diventare comunista''. Invece nel 1948 la poco simpatica situazione si verifica in Cecoslovacchia, aprendo il capitolo più doloroso della vita di Bican. Che rifiuta sia la tessera del partito che di prendere parte a manifestazioni di regime: per questo, pur continuando ad avere il calcio come assicurazione sulla vita, viene attaccato da giornali non esattamente indipendenti che lo definiscono "Borghese viennese" ignorando l'origine dei genitori e la povertà assoluta in cui è cresciuto (al di là del fatto che essere borghese e viennese sia un crimine).
Povertà che conosce di nuovo, visto che alla fine della carriera calcistica gli si chiudono tutte le porte. A meno che... Senza scendere a compromessi Bican si reinventa operaio, prima alle ferrovie e poi in un'acciaieria. Solo a 56 anni, qualche mese dopo la Primavera di Praga, gli permettono di espatriare per allenare una piccola squadra belga, il Tongeren. Nel 1989 vive la cosiddetta "Rivoluzione di velluto" senza protagonismo, nonostante abbia tutti i titoli e la fama per poter dire "Nessuno mi ha sconfitto". Muore senza figli, lasciando un grande esempio.

lunedì 1 febbraio 2010

e se il napoli ai vertici desse fastidio a qualcuno?

Di Diego Del Pozzo

Ciò che ho visto in questo week-end di Serie A, con particolare riferimento ai match di Napoli e Juventus, non mi fa stare tranquillo, se penso alla possibilità degli uomini di Mazzarri di concorrere per un posto nella prossima Champions League.
Sia sabato sera al San Paolo che ieri all'Olimpico di Torino, infatti, ho assistito a decisioni arbitrali abbastanza incomprensibili, a meno di non voler fare dietrologia o complottismo a buon mercato: il Napoli, che per fortuna resta con quattro punti di vantaggio sui bianconeri anche dopo questa giornata di campionato, è stato penalizzato da un arbitraggio assolutamente discutibile da parte del mediocre - spero che sia soltanto mediocre... - arbitro Morganti: almeno due rigori chiari negati, un vantaggio clamorosamente non applicato con Gargano solo in area di rigore avversaria, tanti falli di confusione rovesciati ai limiti dell'area genoana, una direzione complessivamente contraria ai padroni di casa...

"off-topic": il rock italiano? per carlo verdone non esiste

Il rock italiano? Non esiste: parola di Carlo Verdone. "Quello che esiste - spiega il regista, campione d'incasso nei cinema con Io, loro e Lara - è soltanto una riproposizione del rock inglese o americano. La musica rock non è nata in Italia. In Italia sono nati Claudio Villa, Gigliola Cinquetti, Nilla Pizzi, Gino Latilla e Ricchi e Poveri. Non riesco ad appassionarmi alla musica italiana perché ha sempre un occhio e un piede a Sanremo: Vasco Rossi ha prodotto cose eccellenti ma Ligabue, ad esempio, mi sembra Guccini con la chitarra elettrica". Di questo e altro, Verdone parla in una lunga intervista sulla sua grande passione per il rock, pubblicata all'interno del libro Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop, curato dal giornalista e critico Diego Del Pozzo e dallo storico del cinema Vincenzo Esposito. Il volume, pubblicato dall'editore napoletano Liguori, esce domani in libreria.
Nell'intervista, realizzata da Fabio Maiello, Carlo Verdone svela le sue passioni rock - da Jimi Hendrix ai Led Zeppelin, da Scott Walker a Nick Drake - ma anche gli artisti e le tendenze che detesta: per esempio, i Clash ("Un'altra bufala: se questi tizi sono considerati dei grandi, dove dobbiamo allora mettere gli Allman Brothers"), i Queen ("Il loro è un rock trash, cafone, mieloso") o le iniziative benefiche di big come Bono degli U2 o Bob Geldof ("È molto fastidioso vedere personaggi come Bono che salgono sul palco per fare proclami contro questo e per salvare quello. Come prima di lui Bob Geldof. Quelle operazioni benefiche, alla fine, sono state soltanto delle grandi messinscene. Degli eventi promozionali. La situazione di quei paesi non è migliorata e le cose vanno sempre peggio").
Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop (294 pagine, 24.50 euro, Liguori Editore) è una raccolta di saggi e interviste a cura di Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito. "Quelle che abbiamo voluto raccontare in questo libro - spiegano i due curatori - sono storie artistiche e produttive, culturali e industriali che si sono sviluppate, per tutta la seconda metà del Novecento e fino a oggi, all'insegna dell'affascinante "abbraccio" tra cinema giovane, innanzitutto nello spirito, e musica rock. Lo abbiamo fatto cercando di dare conto dei principali snodi cronologici, privilegiando però itinerari volutamente ondivaghi che fossero in grado di far percepire al lettore il "suono" e magari il "corpo" del rock al cinema e del cinema più rock".
Il libro si apre con due lunghi saggi dei curatori, dedicati ai teen-rock movies degli anni Cinquanta con e senza Elvis Presley (Del Pozzo) e ai grandi raduni rock che, a cavallo del Sessantotto, decretarono la perdita d'innocenza della cosiddetta "Woodstock Generation" (Esposito). Nelle sezioni successive, poi, Rock Around the Screen propone saggi storico-critici su forme e sottogeneri specifici (Simone Arcagni sui rockumentaries, Rosario Gallone sui falsi documentari rock, Alberto Castellano sugli "sguardi d'autore", Giacomo Fabbrocino sulla rock opera, Bruno Di Marino sulla citazione video-filmica), filmografie emblematiche (Michelangelo Iossa sui Beatles e Giandomenico Curi sui Pink Floyd), originali cortocircuiti psico-autoriali (Antonio Tricomi su un Bob Dylan perennemente "altrove" e Corrado Morra sulle mille mutazioni del corpo della rockstar). La sezione conclusiva presenta, infine, quattro interviste, tutte realizzate da Fabio Maiello, a registi rock come Julien Temple e Carlo Verdone e a musicisti come Gaetano Curreri degli Stadio e Fabio Liberatori, compositore di fiducia dello stesso Verdone e autore, tra l'altro, anche della colonna sonora del recente Io, loro e Lara.
"Non abbiamo voluto inseguire intenti di natura enciclopedica, lasciando liberi i vari autori - sottolineano Del Pozzo ed Esposito - di declinare secondo i propri interessi e le rispettive inclinazioni un tema talmente vasto da coincidere quasi con quello dello sviluppo della cultura giovanile tardo-novecentesca". Diego Del Pozzo, giornalista e critico, si occupa prevalentemente di cinema, televisione e fumetti. È autore di Ai confini della realtà. Cinquant'anni di telefilm americani e dei testi del volume fotografico Scenari. Dieci anni di cinema in Campania, oltre che di numerosi saggi in volumi collettivi, cataloghi di festival, riviste specializzate. Attualmente collabora col quotidiano Il Mattino. Vincenzo Esposito, storico del cinema, è autore, tra l'altro, di una monografia su Alf Sjoberg e di un libro sul cinema svedese, La luce e il silenzio. Dirige l'Italian Film Festival di Stoccolma, è vicepresidente della F.I.C.C. – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema e insegna Storia del Cinema all'Università degli Studi di Napoli "Federico II".