L'Inter vista ieri sera a Stamford Bridge, infatti, ha mostrato finalmente quella mentalità europea tante (troppe) volte invocata e mai realmente emersa, nonostante il blasone societario e le ingenti risorse tecnico-economiche a disposizione. Ebbene, Mourinho è riuscito a trapiantare definitivamente questa mentalità nella propria squadra che, dopo il match di ieri, credo abbia ormai ultimato la propria mutazione genetica. L'Inter, infatti, in una gara "senza domani" ha mostrato cuore, "palle", atletismo, intensità, velocità di corpo e di mente, unità d'intenti assoluta tra tutti i suoi giocatori, propensione al sacrificio da parte delle sue stelle, ma anche apprezzabili trame di gioco con scambi veloci nel breve tra i suoi rinomati solisti (Sneijder su tutti...).
Queste e altre qualità mostrate ieri a Londra sono state certamente amplificate dall'approccio sfrontato del proprio allenatore, che - a proposito di "palle" fumanti - ha urlato chiaro ciò che aveva in mente fin dall'ingresso delle squadre sul terreno di gioco, schierando contemporaneamente tutti gli attaccanti a disposizione (Eto'o, Milito, Pandev) assieme a Sneijder (dando al tempo stesso, con questa mossa, una ulteriore "lezione" al "ribelle" Mario Balotelli, esplicitamente richiamato all'ordine dai "senatori" nel dopo-gara). Le mosse di Mourinho, poi, sono state ulteriormente rafforzate dalla straordinaria attitudine al sacrificio mostrata in particolare dagli attaccanti esterni Eto'o (qui nella foto) e Pandev, sempre pronti a ripiegare sulle fasce di centrocampo per impedire le discese di Ivanovic e Zhirkov, contrastare, pressare come due medianacci. Quindi, naturalmente, a decidere è stata la qualità dei singoli, con Sneijder che ha lanciato "alla Suarez" Samuel Eto'o e il camerunense che ha finalizzato alla sua maniera, fredda e senza possibilità di ritorno: d'altra parte, stiamo parlando dell'uomo che ha già deciso ben due finali di Champions League e che, a differenza dell'Ibrahimovic scambiato senza rimpianti col Barcellona, ha sempre fatto della sua mentalità vincente una caratteristica primaria.
Con la partita di ieri, José Mourinho si giocava tantissimo, soprattutto dopo la contestata esclusione di Balotelli per motivi disciplinari. Su di lui, infatti, erano già spianati i "fucili" della critica, pronta ad aprire il linciaggio mediatico in caso di eventuale passo falso. Bene: ieri ha vinto lui, su tutti i fronti.
Adesso, però, per l'Inter si apre una prospettiva inedita, con una Champions da affrontare per vincerla e un campionato ancora tutto da decidere. Insomma, il livello di gioco si alzerà ulteriormente e soltanto i più forti - e quelli con i nervi più saldi - potranno uscirne vincitori...
onore alla tua onesta' intellettuale e pienamente d'accordo con quello che hai scritto, solo una piccola chiosa da tifoso interistaleninista : non mi "interessa" uscirne vincitore, ma vorrei lottare su tutti i fronti fino alla fine e allora e solo allora chiudere la contabilità che potrebbe annoverare tra gli zeru e i tre tituli.
RispondiEliminaCruyff
Bel pezzo, Diego: alla fine la tua passione per il calcio, autentica e supportata da una competenza non comune, ha avuto la meglio sulla tua antipatia per il Mou ;-)
RispondiEliminaIeri ho visto la partita e condivido con te che il vincitore sia soprattutto Mourinho, che ha preparato tatticamente la partita con molta cura, ha fatto scelte coraggiose (la non convocazione di Balotelli, le tre punte + trequartista), trasmesso il suo carattere alla squadra.
Personalmente trovo che la genialità del Mou si sia manifestata soprattutto nella scelta delle 3 punte più trequartista, una scelta azzeccata, che ha suscitato qualche timore e tremore anche a me (oltre che a insigni critici nel prepartita): una scelta in cui tattica e comunicazione si sono fuse armoniosamente, rinforzandosi a vicenda. Perché la genialità del Mou è nell'essere comunicatore anche quando è tattico: il massaggio di questo modulo ai suoi giocatori è stato infatti: "Ragazzi, con questo modulo non potete neanche provare a chiudervi in difesa dello 0-0, potete solo giocare in avanti e provare a segnare qualche goal". E la squadra ci ha creduto e lo ha seguito.
La cosa interessante nella analisi di Diego riguarda lo spirito di sacrificio dei tre attaccanti. Non ho vissto la partita, l'ho sentita alla radio come ai vecchi tempi. Ma, dal racconto radiofonico e dalle immagini (oggi si dice Higliths...), è emerso con chiarezza che i tre attaccanti hanno combattuto come leoni. E qui vengo al mio caro Napoli, al dibattito sul suo attacco improduttivo: qui discutiamo da tempo sulla scelta tra Denis e Quagliarella, sulla posizione di Lavezzi e di Hamsik. La partita di ieri sera (ma penso anche al lavoro richiesto a Borriello e Pato nel Milan) dimostra che la differenza la fanno - anche - l'umiltà e la grinta dei campioni. Se Eto'o, da micidiale serprnte a sonagli alla Inzaghi, può trasformarsi in un mediano alla Gattuso che "pressa" gli esterni, la suqadra ne può solo trarre benefici. Ecco allora la suggestione che mi lascia la serata di ieri: Hamsik, Quagliarella, Lavezzi, Denis. Un pocker coraggioso e corsaro a S. Siro contro il Milan!
RispondiEliminaPippo
Caro Pippo, purtroppo Hamsik-Quagliarella-Lavezzi-Denis non sono Sneijder-Eto'o-Pandev-Milito, da nessun punto di vista.
RispondiEliminaAgli amici interisti rinnovo i miei complimenti e li ringrazio per le belle parole nei miei confronti.