venerdì 12 giugno 2009

l'ingordigia del real madrid

Di Diego Del Pozzo

Dopo Kakà anche Cristiano Ronaldo! Ormai, l'ingordigia del Real Madrid (qui a lato, il logo ufficiale del club) sembra non avere più limiti, dato che nel giro di una sola settimana il neo-presidente merengue Florentino Perez ha già speso 67 milioni di euro per l'asso brasiliano del Milan e addirittura 93 per quello portoghese del Manchester United. E tutto ciò in periodo di crisi economica globale!
Cosa sta succedendo, dunque, al mercato calcistico europeo e, conseguentemente, mondiale, in una estate che si preannuncia ancora ricca di possibili colpi di scena?
Dopo l'era dei Galacticos della prima presidenza di don Florentino, il Real aveva scelto una strada di - relativa - maggiore sobrietà per allestire squadre comunque piene di campioni e a modo loro vincenti e dominanti, pur senza esibire la medesima spettacolare grandeur galactica, naturalmente. Così, negli ultimi anni, lo scettro di "re" delle spese pazze di Calciolandia era stato conquistato dall'oligarca russo Roman Abramovich, che in questo campo specifico aveva sgominato la concorrenza, contribuendo massicciamente a fare della Premier League frequentata dal suo Chelsea il campionato più ricco e desiderato del pianeta.
Ebbene, dall'estate 2009 non è più così, con la Liga che mette la freccia e sorpassa, con enorme decisione e impudica irriverenza, la massima serie inglese, soprattutto per quanto concerne il vertice dei rispettivi movimenti: quello, cioè, che veste i colori del Barcellona stellare "campione di tutto" e del Real Madrid neo-galactico di don Florentino.
Ma, da oggi in poi, nonostante le sempre più vacue e sterili grida di Platini contro il "doping finanziario", come si farà a gestire correttamente un mercato (fanta)calcistico nel quale persino i vicecampioni d'Europa del Manchester United accettano di vendere il proprio miglior giocatore (nonché miglior calciatore del campionato di appartenenza dei
Red Devils) e dove un ristrettissimo gruppuscolo di club può permettersi di tutto e di più, persino al di là delle proprie reali limitazioni di bilancio, vivendo di fatto in un altro universo rispetto al resto del movimento? Sarà ancora possibile assistere a campionati caratterizzati da un minimo di equilibrio e interesse? E il pubblico, sia televisivo che da stadio, accetterà di buon grado, oltre a "picchi" qualitativi che diventano di ora in ora sempre più circensi, di sorbirsi uno spettacolo dal finale sempre più "già scritto"?
Per essere ancora più chiari: immaginate un appassionato di basket Nba che preferisce nove mesi di esibizioni degli Harlem Globetrotters alle emozioni di un reale - e combattuto - campionato con regole uguali per tutti e, almeno sulla carta, medesime possibilità di vincerlo da parte di tutte, o quasi, le squadre partecipanti. Negli Stati Uniti degli sport professionistici hanno riflettuto anni fa su questo paradosso. Bisognerebbe iniziare a farlo, seriamente, anche nell'Europa del calcio che conta.

3 commenti:

  1. Caro Diego ,
    tutti a stracciarsi le vesti che Perez fa sballare il mercato , che non c'è più "partita",che il calcio non è "tutto e subito" ma programmazione , costruzione , etc.....
    Tutto vero , ma quando Buffon, portiere, in piena era moggi (2001) fu pagato dalla juve 49,2 milioni di € (quasi 100 miliardi di allora) in Italia nessun giornale si disperò , anzi tutti a dire che il prezzo era giusto perchè era il miglior portiere del mondo, perchè una squadra fortissima aveva il dovere di rinforzarsi , di pensare al futuro , etc etc etc.
    Perchè oggi tutti si lamentano ?
    Marco Roccasalva

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  2. Io non credo affatto che vada demonizzato l'operato di Perez per rifondare un Real allo sbando. Se il presidente madridista ha le possibilità economiche per sostenere una campagna acquisti del genere, non vedo perchè non debba farlo.

    Anonimo, le lamentele nascono dal fatto che oggi in Italia non abbiamo nè i mezzi, nè il fascino per poter reggere il confronto con le campagne acquisti delle altre big d'Europa. E allora la soluzione per restare competitivi può essere davvero rappresentata da una buona pianificazione, sfruttamento dei settori giovanili, acquisti mirati.

    Già all'Inter dopo il doppio colpo Milito-Motta venivano fatti i conti in tasca per un'operazione che tutto sommato a Moratti costa relativamente poco, visto il numero di contropartite messe sul piatto. E a ballare sono comunque meno di una ventina di milioni, non 160.

    Leonardo, Ferrara e Mourinho sono adesso chiamati a una sfida difficile ma stuzzicante: ottenere risultati passando attraverso il gioco, prima che dai campioni (che comunque ci saranno). Partiamo da qui per colmare il gap con Inghilterra e Spagna.

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  3. Antonio, sono completamente d'accordo con te. E' attraverso le idee che, in mancanza degli stessi mezzi, si può cercare almeno di limitare i danni.

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