giovedì 28 maggio 2009

champions league: barcellona in trionfo

Di Diego Del Pozzo

La finale romana di ieri sera è stata, comunque, uno spettacolo per intenditori: non scoppiettante com'era lecito attendersi, ma comunque ottimo esempio di calcio propositivo e moderno, soprattutto per merito del Barcellona neo-campione d'Europa. I Blaugrana di Pep Guardiola, infatti, hanno praticamente dominato la partita, chiudendola col classico 2-0 - gol di Eto'o al 10' e Messi (nella foto qui sotto) al 70' - e lasciando al Manchester United soltanto i primi dieci minuti di gara. E se la finale della Champions League 2009 non è stata ancora più bella, la responsabilità è da attribuire certamente agli uomini di sir Alex Ferguson, abbastanza deludenti soprattutto sul piano del ritmo e dell'intensità, anche perché ottimamente imbrigliati nella ragnatela di passaggi e nel "gioco controllato" dei catalani. E deludenti sono apparse anche le "stelle" del team inglese: da Cristiano Ronaldo a Rooney a Giggs.Il senso della finale di Champions League di ieri sera può essere racchiuso nelle dignitose parole di Patrice Evra, l'ottimo terzino sinistro del Manchester United, pronunciate nel dopogara ai microfoni delle televisioni italiane: "Il Barcellona ha meritato di vincere, perché ha giocato meglio di noi. Anche se noi non siamo stati il solito United. Guardiola - ha aggiunto Evra - è stato proprio forte tatticamente: non ci aspettavamo alcune sue mosse, che ci hanno messo molto in difficoltà". Il giocatore francese si riferisce, in particolare, all'idea del giovane tecnico di schierare largo a destra, nel tridente d'attacco blaugrana, Samuel Eto'o invece di Leo Messi: mossa che ha impedito al laterale sinistro dei Red Devils di attaccare con continuità, dovendosi preoccupare di due fasi di gioco (difensiva e offensiva) contro lo strapotere fisico del camerunense. Allo stesso tempo, Guardiola (nella foto qui a lato, portato in trionfo dai suoi giocatori) ha spostato Messi al centro dell'attacco, rovesciando a favore della sua squadra il gap fisico rispetto ai centrali difensivi dello United, Ferdinand e Vidic, andati costantemente in difficoltà in quanto attaccati sempre in velocità dalla "pulce atomica" e sbilanciati dai suoi scambi stretti con i due "signori del centrocampo" Xavi e Iniesta.
Il Barcellona di ieri sera, dunque, ha sgombrato il campo anche dalle perplessità di coloro che lo ritenevano capace di battere i Red Devils unicamente grazie a una partita perfetta. Gli è bastata, infatti, una gara di buon livello, ordinata e corretta, nella quale comunque si sono messe in evidenza le straordinarie individualità di una squadra che, quest'anno, ha battuto tutti i record: da un Leo Messi ormai avviato alla conquista del meritato Pallone d'Oro a uno Xavi per il quale non ci sono aggettivi possibili, dall'uomo della provvidenza Andrés Iniesta al sempre rapace Samuel Eto'o, da un sorprendente e sempre più sicuro Gerard Piqué al commovente capitano Carles Puyol (notevole nell'interpretazione dell'originario ruolo di terzino destro). Tutti guidati dalla mano sicura, dal carisma, dall'acutezza tattica - ha avuto la meglio su sir Alex! - di un Pep Guardiola che, al suo anno d'esordio come allenatore della prima squadra, ha saputo conquistare - unico nella storia del club - un memorabile e inedito "triplete" (Coppa del Re, Liga e Champions League), entrando di diritto nel ristretto novero dei tecnici più vincenti dell'epopea blaugrana oltre che nella cerchia degli allenatori di punta dell'attuale panorama internazionale. Di Guardiola, tra l'altro, continua a colpire anche la straordinaria sportività e raffinatezza, ben simboleggiate dalla sentita dedica al calcio italiano e a Paolo Maldini fatta "a caldo", con la coppa ancora stretta tra le mani.
Adesso per il Barcellona (qui sopra, esultante, nella foto) inizierà il difficile: cioè provare a ripetersi a livelli tanto alti. Il Manchester United, invece, già dal fischio finale di ieri sera ha cominciato a pensare alla possibile rivincita del prossimo anno, a riprova dello spirito indomabile di una squadra capace di conquistare - come il suo allenatore - ben trentadue trofei negli ultimi ventitré anni.
Un plauso finale va necessariamente fatto per la magnifica cornice romana della finale di Champions League e - perché no? - per la qualità dell'accoglienza - orrende "puncicature" escluse - da parte della città e delle sue istituzioni.

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