mercoledì 26 novembre 2014

benitez lasci napoli e l'italia. noi ci meritiamo moggi in tv

Di Diego Del Pozzo
(Il Napolista - 24 novembre 2014)

Alla vigilia di Napoli – Cagliari, avevo netta la sensazione che la squadra di Benitez fosse circondata da cecchini armati pronti a far fuoco al primo intoppo, tanto artificiosa mi era parsa la tregua con media e ambiente siglata sull’onda travolgente delle due vittorie contro Roma e Fiorentina. E il 3-3 casalingo con la bella squadra del maestro Zeman ha, purtroppo, confermato i miei timori. Intendiamoci, di errori il Napoli ne ha commessi, soprattutto in difesa. Ma ciò che critico qui è l’atteggiamento che, sul piano nazionale e locale, troppi osservatori pseudo-autorevoli (ma che, comunque, fanno opinione) continuano ad avere, dall’inizio della stagione, nei confronti della squadra azzurra e, soprattutto, del suo allenatore spagnolo, quasi che quest’ultimo fosse un corpo estraneo da espellere a tutti i costi dall’organismo putrescente del calcio italiano.
Tregua finita, dunque, dopo il 3-3 contro il Cagliari e cecchini che sono tornati a far fuoco. Ha iniziato Massimo Mauro nel post-partita di Sky Sport. I suoi occhietti brillavano quando ha provato, piuttosto goffamente per la verità, a mettere in bocca a Zeman una serie di critiche mai pronunciate contro la difesa del Napoli. Critiche subito rispedite al mittente con la consueta imperturbabilità dall’esperto allenatore boemo (“Non ho mai detto queste cose, forse le hai dette tu”), il quale poi in diretta tv ha letteralmente umiliato Mauro provando a spiegargli – con scarso successo, purtroppo – quanto sia falso il luogo comune che vuole vincenti soltanto le squadre che subiscono meno gol: “Se io ne segno uno in più dell’avversario – gli ha detto a un certo punto – perché dovrei preoccuparmi di subirne troppi? In Spagna e in Inghilterra non la pensano come voi. E non mi pare che il loro calcio sia messo tanto male”. Si tratta, fondamentalmente, degli stessi concetti (eretici per l’Italia) espressi più volte da Benitez, che non a caso lo stesso Zeman – ancora ai microfoni di Sky Sport – ha definito “un uomo di calcio e di sport vero”.
La lettura dei quotidiani del giorno dopo (nazionali e locali), quindi, ha rafforzato la mia spiacevole sensazione, tra quel tifoso che non si sentiva da qualche settimana e che adesso è nuovamente triste e le tante pagelle impietose anche con chi, invece, tutto sommato non aveva demeritato. Probabilmente, adesso, ricomincerà lo stillicidio di critiche più o meno a orologeria da parte dei tuttologi dei giornali, delle radio e delle televisioni locali, che col Napoli di Benitez devono riempire i loro palinsesti. E, chissà, ricominceranno gli avvistamenti di sceicchi al largo di Capri o le trattative per portare Balotelli in città a gennaio. Intanto, dopo il perdono pubblico di Andrea Agnelli, Luciano Moggi passerà il suo lunedì sera negli studi di Rai Sport, come ospite d’onore del “Processo del lunedì” di Enrico Varriale. E certamente non perderà l’occasione, come ha spesso fatto in questi mesi, per dire la sua anche sul Napoli.
Tutto ciò mi pare nient’altro che un folle tentativo di “cupio dissolvi”, per di più praticato in un ambiente capace di perdere persino l’occasione epocale del Forum delle Culture (a proposito, complimenti a “Il Mattino” per l’inchiesta che ne ha portato alla luce le oscenità) e che dovrebbe trattare la sua squadra di calcio come un fiore all’occhiello (è un’azienda che funziona e che, comunque, è stabilmente ai vertici in Italia), invece di provare ad affossarla in tutti i modi, anche strumentalmente. Per me, Rafa Benitez alla guida del Napoli è proprio come il Forum delle Culture: un’occasione persa, non sfruttata a dovere da chi avrebbe potuto e dovuto innanzitutto capire. E, di fronte a tutto ciò, nel riflettere tra me e me con una certa amarezza, sono arrivato a pensare, contro i miei interessi di tifoso del Napoli, amante del bel calcio e rafaelita, che Benitez a fine stagione farebbe bene ad andarsene via in ogni caso, a prescindere dagli esiti, perché evidentemente questo ambiente e questo territorio – ma direi l’Italia in generale – non vogliono saperne di sprovincializzarsi e internazionalizzarsi realmente. E perché, in definitiva, questa Napoli che cerca la pagliuzza negli occhi altrui, ignorando le travi nei propri, merita una squadra di calcio allenata da Gigi De Canio (con tutto il rispetto per il professionista), con Pavarese come direttore sportivo, col mercato reinserito nella galassia di Alessandro Moggi e con papà Luciano a tirare i fili da dietro le quinte.

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