martedì 29 settembre 2009

elogio di zemanlandia

Di Diego Del Pozzo

Parla poco, ma quando lo fa lascia sempre il segno. Sì, perché Zdenek Zeman è quasi condannato, in un mondo di omini fatti con lo stampino, a non essere mai banale, pagando sempre e comunque in prima persona per le proprie prese di posizione. Il suo silenzio di questi ultimi mesi è stato rotto ieri, alla Casa del Cinema di Roma, durante la presentazione del bel documentario Zemanlandia di Giuseppe Sansonna, dedicato all'epopea del suo "mitico" Foggia di inizio anni Novanta. Nel corso dell'incontro con la stampa, infatti, il boemo ha detto la sua, tra le altre cose, anche sul sempre chiacchierato José Mourinho, definito - secondo me con qualche ragione - "un tecnico mediocre ma un grandissimo comunicatore". "Io penso - ha proseguito Zeman - che Mourinho si trovi all'Inter, perché è un grande gestore di giocatori. Anche se è ancora più bravo a gestire i giornalisti. Certo, con lui i tifosi nerazzurri non vedranno mai un bel gioco".
Bel gioco che, invece, le sue squadre hanno sempre mostrato. E, da parte mia, avrei voluto vederlo seduto sulla panchina di una grande squadra, il Boemo. Per intenderci, sulla panca della Juve di Lippi o su quella della Roma di Capello, o magari - perché no? - al posto del vate portoghese a guidare l'Inter spaziale odierna. Secondo me, infatti, Zdenek Zeman è (stato?) uno tra i più grandi MAESTRI di calcio e di sport che abbiamo avuto in Italia in questi anni: un uomo coerente fino all'eccesso, con una sua idea forte di sport e di vita; uno capace, checché se ne possa comunemente pensare, di instaurare rapporti profondi e proficui anche con campioni affermati e di livello superiore (basti pensare a quello che Totti ha sempre detto su di lui...) e non soltanto con i giovani o con atleti sconosciuti.
Il suo 4-3-3 iper-offensivo ha fatto letteralmente epoca, con i tre attaccanti a segnare caterve di gol a prescindere dal loro nome e spesso dalle loro qualità (che in molti casi pure erano ben evidenti...), con quella difesa altissima sempre pronta a far scattare la trappola del fuorigioco o a essere "bucata" in velocità, col portiere trasformato in autentico libero moderno, col pressing esasperato, con i tagli, gli inserimenti, tutto applicato alla velocità della luce. Attraverso l'unico credo del Gioco (e la maiuscola non è casuale), è stato sempre pronto a trasportare le sue squadre oltre i loro limiti strutturali e, ai tempi d'oro, a coniugare davvero bel gioco e risultati (non come alcuni santoni contemporanei, che predicano gioco offensivo e, invece, applicano la dura legge del "primo: non prenderle").
Personalmente, a Zeman è legato un mio grande rimpianto, risalente ai tempi dell'Impero Moggiano: ricordo bene, infatti, quando il Boemo fu assunto come allenatore del Napoli appena ritornato in Serie A nel 2000, ricordo le attese dell'estate, ricordo una entusiasmante prima giornata di campionato con un San Paolo stracolmo e una Juventus letteralmente annichilita da un grande primo tempo del Napoli (la partita finì, purtroppo, 2-1 per la Juve, con rimonta nel secondo tempo), ricordo poi l'esonero in diretta tv - corsi e ricorsi storici... - alla Domenica sportiva dopo un buon pareggio a Perugia con una squadra in netta crescita, ricordo durante quella trasmissione l'annuncio tv di Corbelli (all'epoca nefasto presidente-ombra degli azzurri) dopo un imbarazzante e all'epoca inspiegabile servizio nel quale un rumoroso gruppo di ultrà del Napoli chiedeva alla società di esonerare il tecnico, ricordo infine le ammissioni successive a Calciopoli dalle quali emergeva che Moggi aveva imposto Zeman a Corbelli col disegno di farlo esonerare dopo poche giornate (usando, nel caso, anche trasmissioni televisive amiche... come avvenne) e di "bruciarlo" ancora più di quanto non avesse già fatto, in modo da fargli pagare le denunce sul doping in casa bianconera. E, in effetti, l'esonero napoletano fu, per il Boemo, l'autentico colpo di grazia, dal quale probabilmente non s'è più ripreso...

A proposito di quel Napoli-Juve che ho citato poco fa, ho ritrovato uno stralcio della cronaca dell'epoca, sul sito di Raisport. Ve lo sottopongo, senza ulteriori commenti: "[...] Ed in effetti, nel primo tempo, spinto anche dagli ottantamila del San Paolo, il Napoli impone alla Juve la maggiore freschezza atletica. La cura-Zeman comincia a dare i suoi frutti. Il più elevato tasso tecnico dei bianconeri scolorisce di fronte all'aggressività dei partenopei. La sofferenza juventina è maggiore a centrocampo, dove, teoricamente, la linea a quattro, coadiuvata da Zidane, dovrebbe poter facilmente prevalere su quella a tre predisposta da Zeman. Ma nel Napoli gli esterni di difesa, Saber e Baccin, e quelli di attacco, Sesa e Bellucci, si sacrificano moltissimo per dare una mano a centrocampo. L'inferiorità numerica finisce così, molto spesso, per trasformarsi in superiorità, a tutto vantaggio del Napoli. Ed è sempre l'aggressività degli azzurri, i loro raddoppi di marcatura, la loro veemenza, ad impedire al duo Del Piero-Inzaghi, nel primo tempo, di finalizzare il dialogo stretto ai limiti dell'area di rigore. D'altronde anche Zidane, la fonte principale del gioco offensivo juventino, è costantemente tenuta a freno da un esuberante Matuzalem, perno del centrocampo napoletano, presentatosi alla prima di campionato in splendide condizioni di forma. E quando non ci arriva Matuzalem a mettere una pezza per chiudere le falle, ci pensano Vidigal e Tedesco a dargli una mano".
Chissà, in un mondo diverso, come sarebbe andata a finire questa storia...
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Libri consigliati: Stefano Marsiglia, Zeman. L'ultimo ribelle, Malatempora, 2005 - 94 pagine, 8 euro.

2 commenti:

  1. Grande Diego! Mi hai commosso...Parlare e scrivere di Zeman è una delle poche cose che mi toccano il cuore. E' stato l'unico vero, grande allenatore degli ultimi vent'anni. La partita del 30 settembre 2000 al San Paolo la ricordo come se fosse oggi. Un Napoli come quello del primo tempo di quella sera non si era mai visto. Forse solo con Vinicio nel 1975 ma non è epoca nostra..Una prestazione straordinaria con undici giocatori quasi tutti mediocri. Eppure dopo quella partita Zeman era già in croce. All'interno della società sentii uno che disse: "Chiste parla, parla..nun ha capito ca si perde sabato cull'inter sta già dinte a nu' casino..." Il Napoli perse e Zeman era praticamente già fuori dal Napoli. Gli concessero solo altre quattro partite. A Perugia, dopo la partita, intervistai Zeman. Era già rassegnato. Non so se fosse più triste lui o io che lo intervistavo..Vabbè, questo documentario vediamo di scaricarcelo..
    Buonanotte
    Valerio Iuliano

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  2. Caro Valerio,
    grazie per i complimenti e, soprattutto, grazie per la testimonianza di "prima mano" che arricchisce ulteriormente la rievocazione di una stagione brevissima ma che ha lasciato qualcosa in tutti noi.
    Fatti sentire più spesso, mi raccomando.

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