Ma ecco, secondo me, le principali tendenze "geopolitiche" emerse dalle prime quarantotto gare:
1) Il calcio sudamericano ha letteralmente dominato questa prima fase, qualificando d'autorità tutte e cinque le sue rappresentanti e vincendo ben quattro gruppi (con Uruguay, Argentina, Paraguay e Brasile) su cinque (col Cile finito a pari punti con la Spagna e classificatosi secondo soltanto per la differenza reti). La congiuntura è certamente favorevole, ma forse c'è anche qualcos'altro che può spiegare un simile risultato: probabilmente, infatti, le durissime qualificazioni sudamericane hanno fatto arrivare queste nazionali più rodate al Mondiale, rispetto alle squadre europee. Tra l'altro, alcuni sorteggi favorevoli e l'oggettiva forza delle capofila potrebbero produrre una massiccia presenza sudamericana pure al livello dei quarti di finale;
2) L'Africa fallisce ancora una volta; e quello che doveva essere il "Calcio del Duemila" rischia di diventare quello del "Tremila". Cinque partecipanti su sei (compresi i padroni di casa) sono già fuori dal torneo, col solo Ghana presente agli ottavi di finale. Sempre i soliti, i difetti evidenziati dalle africane: anarchia tattica, disorganizzazione complessiva, scarse capacità di concentrazione, età media elevata a causa delle torbide politiche con le quali vengono gestite le rappresentative giovanili (non a caso, proprio nel Ghana tali difetti sono poco presenti). In più, stavolta, ha contato molto anche l'enorme pressione derivante dal dover giocare il Mondiale per la prima volta nel proprio continente;
3) Rispetto all'Africa, si lascia preferire ancora una volta l'Asia, quantomeno a livello di vertice. Le due "punte di diamante" del movimento calcistico continentale, Corea del Sud e Giappone, si qualificano agevolmente, superando due gironi non proprio semplicissimi ed evidenziando la consueta ottima condizione atletica, ma anche una certa sapienza tattica e, nel caso del Giappone, pure una tecnica individuale superiore alla media (con punte d'eccellenza come il fantasista Honda);
4) Assieme al dominio sudamericano, fa scalpore la facilità con la quale Messico e Stati Uniti hanno superato i rispettivi gironi di qualificazione, in entrambi i casi mettendo in mostra squadre compatte e già pronte per fare ulteriore strada (soprattutto gli americani, ben più esperti degli sbarazzini e talentuosi messicani, ma anche più fortunati nel sorteggio...);
5) Tante grandi "storiche", soprattutto europee, hanno fatto enorme fatica e "acchiappato" la qualificazione soltanto all'ultima gara (Inghilterra, Germania, Spagna). Naturalmente, però, a fare rumore sono state soprattutto le clamorose eliminazioni delle due finaliste della passata edizione, Italia e Francia, tutte e due classificatesi in coda ai rispettivi gruppi e giunte alla fine di un'epoca della loro gloriosa storia calcistica.
Nel pomeriggio, comunque, prendono il via gli ottavi di finale a eliminazione diretta, dei quali ricapitolo il quadro completo: Uruguay - Corea del Sud, Stati Uniti - Ghana, Germania - Inghilterra, Argentina - Messico, Olanda - Slovacchia, Brasile - Cile, Paraguay - Giappone, Spagna - Portogallo. Il livello di difficoltà del tabellone è sbilanciato dal lato dell'Argentina, dove ci sono anche tedeschi e inglesi, mentre per Spagna e Brasile il cammino potrebbe essere appena appena più agevole (ma i sudamericani potrebbero trovare l'Olanda nei quarti). Assolutamente privo di squadroni tradizionali - la Celeste ha tradizione, ma non è più uno squadrone da decenni - è, invece, il primo quarto del tabellone, dove una tra Uruguay, Sud Corea, Ghana e Stati Uniti arriverà certamente alla semifinale. E già questa sarà una piccola rivoluzione...
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