mercoledì 30 giugno 2010

sudafrica 2010: finora è un dominio sudamericano!

Di Diego Del Pozzo

La prima giornata di pausa nel programma di Sudafrica 2010, dopo cinquantasei (56!) match visti in diciannove giorni, mi permette di lasciarmi andare ad alcune considerazioni con un minimo di calma, senza comprimerle tra una partita e l'altra (inclusi i commenti televisivi "pre" e "post" gara).
Le "tendenze" generali emerse finora mi sembrano abbastanza chiare. Ecco le tre a mio avviso più significative:
1) Il calcio sudamericano sta letteralmente dominando questa Coppa del Mondo e riesce a portare, per la prima volta nella storia, ben quattro sue rappresentanti al livello dei quarti di finale (le "scontate" Argentina e Brasile, più Paraguay e Uruguay), cioè la metà delle otto qualificate. Il quadro è completato da tre europee (Germania, Olanda e Spagna) e da un'unica africana (Ghana). E la divisione tra i due lati del tabellone potrebbe addirittura produrre un clamoroso - e, francamente, quasi impossibile - quattro su quattro sudamericano in semifinale e, magari, la prima finale tra Argentina e Brasile nella storia dei Mondiali (qui, nella foto, la splendida modella e showgirl argentina Dorismar, distintasi ripetutamente sugli spalti sudafricani al seguito della squadra del ct Diego Armando Maradona);
2) Per motivi diversi, i "vecchi" e, più in generale, coloro che si sono mostrati incapaci di rinnovarsi e di adeguarsi alle sollecitazioni della Globalizzazione vanno a casa, in maniera più o meno clamorosa. Detto delle due finaliste di quattro anni fa, Italia e Francia, va certamente registrato l'ennesimo flop del calcio africano, che continua a essere gestito, a livello di federazioni nazionali, secondo logiche assolutamente improponibili nel Terzo millennio. Tornando all'Europa, anche la stessa Inghilterra ha pagato a caro prezzo il logorìo fisico di troppe sue star, quasi tutte piuttosto in là con gli anni. L'eccezione perfetta sarebbe stato il venticinquenne Wayne Rooney, che però ha deluso tanto, anche a causa di una ripresa non perfetta dopo gli infortuni di questi mesi. In tal senso, invece, m'è sembrata davvero strana - anzi, quasi masochistica - la rinuncia di un confuso Fabio Capello a Theo Walcott. E, dopo questa ennesima figuraccia della nazionale inglese in una competizione ufficiale, la Golden Generation dei vari Lampard, Gerrard, Terry, Ferdinand, Ashley Cole e compagnia rischia seriamente di ritirarsi senza aver vinto nulla con la maglia dei Tre Leoni;
3) Come scrivevo in conclusione del precedente intervento, ma com'era piuttosto facile da capire anche alla vigilia del Mondiale, chi ha la qualità e la fantasia vince, mentre chi ha puntato tutto sulla forza fisica e sull'atletismo va a casa. Si pensi, in tal senso, alla profonda differenza "filosofica" tra la grigia e derelitta Italia di Marcello Lippi - che ha preferito non chiamare talenti assoluti come Antonio Cassano e Mario Balotelli, per non turbare il gruppo (almeno questa è stata la "scusa" ufficiale) - e nazionali calcisticamente vivaci e tecnicamente superiori alla media come l'Argentina, l'Olanda, la Spagna, il Brasile, ma anche la giovane Germania e il più "quadrato" Uruguay. L'ovvietà di tutto ciò deriva dalla facile constatazione di come, in un calcio ormai atleticamente "eccessivo" e tatticamente maturo a tutte le latitudini, proprio la fantasia e la giocata qualitativamente superiore da parte di coloro che possono permettersela sono destinate a scompaginare le carte, a sbloccare le partite cosiddette "bloccate" e a risolvere le situazioni spinose che, inevitabilmente, si presentano durante una Coppa del Mondo (torneo che, non va mai dimenticato, dura soltanto un mese e non un'intera stagione!).
Adesso, i quarti di finale proporranno due partite sulla carta davvero straordinarie, cioè Olanda-Brasile e Argentina-Germania, ma anche due confronti stimolanti come Uruguay-Ghana e Paraguay-Spagna. E, dopo di allora, ne saranno rimaste soltanto quattro...

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