Stamattina un caro amico mi ha segnalato un curioso articolo pubblicato oggi sul quotidiano napoletano "Il Mattino". Mi piace riproporlo anche qui su Calciopassioni. Ne è autrice la corrispondente dalla Spagna, Paola Del Vecchio. Ecco il testo.
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Saviano-Cannavaro, su "Gomorra" continua la polemica
Di Paola Del Vecchio
(Il Mattino, sabato 7 febbraio 2009)
"Dopo che Fabio Cannavaro ha dichiarato che il mio lavoro dava una cattiva immagine del nostro paese, mi hanno scritto tantissimi tifosi del Barça per dirmi: cosa ti aspettavi da un merengue? Non so se sia merengue o no, ma so che il suo discorso è condiviso da molti italiani che credono che il semplice fatto di raccontare possa infangare un paese. Per me, invece, raccontare è resistere. Aiuta a creare gli anticorpi alla mafia". Roberto Saviano a Barcellona ha rilanciato la palla a Cannavaro, ieri sera, nello splendido scenario de La Predrera di Gaudì, dove ha ricevuto il premio di giornalismo Vazquez Montalban per la cultura e politica, che nella categoria sport è stato assegnato all'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò. Fra imponenti misure di sicurezza, l'autore di "Gomorra" ha ritirato il premio dalle mani del presidente dell' F.C. Barcellona, Joan La Porta. "Solo una grande squadra di calcio come il Barcellona poteva premiare l'intelligenza dello sport e della cultura che difende un paese", ha detto Saviano. Nonostante la difficoltà logistica che comporta ogni suo spostamento, lo scrittore non ha "resistito alla tentazione di venire a Barcellona", la città che l'altra sera al Camp Nou gli ha consentito di assistere alla partita di Coppa vinta dal Barça. "Ho realizzato un sogno - ha detto Saviano -. Sono innamorato di Messi perché mi ricorda Maradona che ho avuto da ragazzino l'onore di vedere giocare a Napoli". Saviano ha dedicato il premio agli italiani che vivono in Catalogna: "Negli ultimi dieci anni - ha ricordato - dieci milioni di persone sono emigrate dall'Italia, operai specializzati, la forza migliore è andata via. Spero solo che possano tornare per essere utili alla mia terra".
Effettivamente è un bell'articolo.
RispondiEliminaComprendo ma non giustifico l'affermazione di Cannavaro, spesso condivisa nella sostanza da chi si trova a vivere e lavorare lontano da Napoli e dalla Campania e che vorrebbe che la sua terra (all'estero, Napoli=Italia, nel Nord Italia, Napoli=Meridione) fosse rappresentata sempre in modo positivo.
Aggiungo io, pensano costoro, meglio pizza, pomodoro, canzoni e mandolino (ma anche scavi di Pompei, gondole di Venezia, Firenze, Roma nelle loro vesti "turistiche", etc) che camorra, tangenti e cumuli di rifiuti (forse anche radioattivi). Perchè questo è quello che pensano molti campani (e spesso molti italiani all'estero) stanchi di essere etichettati o guardati come appartenenti ad un popolo di mafiosi e di furbi. Mettiamo la polvere sotto il tappeto di casa, quando vengono gli ospiti, e presentiamo il nostro aspetto migliore!
Anni fa, ospite al Club Med di Corfù, ricordo che un cuoco greco salutava me ed i miei amici, col sorriso sulle labbra, sapendo che eravamo italiani e con una gestualità complice ed esagerata, come per farci un complimento diceva "Italiani 'mmaffiosi!", come se fosse un sinonimo di fighi, furbi, capaci! Mi dava molto fastidio, anche pensando, tra l'altro, che da un lato mia mamma è siciliana, e dall'altro, mio padre, campano, ha indossato con onore la divisa dei carabinieri per 40 anni!!
Sul punto sono convinto della bontà del pensiero di Saviano, raccontare non "infanga un paese": ne mette certamente a nudo le difficoltà e i "difetti", ma anche "per me, invece, raccontare è resistere. Aiuta a creare gli anticorpi alla mafia". Solo gli stupidi possono davvero credere che tutti i casalesi siano camorristi o che tutti gli italiani siano dei furbetti pronti a tirarti una sola.
E' nel silenzio che il cancro della mafia cresce, è dell'omertà che le complicità della camorra si alimentano.
Farebbe forse meglio Cannavaro - che mi è molto simpatico e che stimo per bravura e fair-play in campo - ad utilizzare il suo sorriso e la sua napoletanità anche per rimarcare che le persone oneste come lui questi problemi li conoscono e vogliono che siano al più presto dimenticati, ma non con il silenzio (ignavo e dannoso) ma con la forza della denuncia, con l'impegno in prima persona, per far arrivare ai giovanissimi - che sempre più guardano ai campioni del calcio come a modelli esemplari di stili di vita - il messaggio che la Camorra esiste ed è il male, allo stato puro, sfuggente e camaleontico, ma mortale ed instancabile, attraente ma falso.
Un male assoluto da debellare con l'azione delle forze di polizia e della magistratura, ma anche con la crescita di una cultura civica che privilegi l'essere all'apparire, il parlare al tacere, l'educare con la parola e con la forza dei principi al nichilismo dell'apparenza e dell'autocompiacimento del vuoto mostrarsi di questi ultimi tempi (...avete presente il Grande Fratello?).