Alla fine la crisi è arrivata. O meglio, è esplosa in tutto il suo fragore, dato che in realtà - in modo meno dirompente - il Napoli era già in crisi almeno da prima della sosta natalizia, cioè da quando perse una inguardabile partita a Torino contro i granata, peraltro potendo trincerarsi dietro l'alibi della contemporanea assenza delle due stelle Lavezzi e Hamsik.
Da allora, due mesi dopo, il bilancio parla di una sola vittoria (1-0 col Catania, peraltro col favore di una decisione arbitrale piuttosto generosa), due pareggi casalinghi e ben cinque sconfitte, tra le quali l'ultima col Genoa, in uno stadio San Paolo in rivolta, culminata con l'assedio da parte di oltre quattrocento tifosi inferociti che hanno tenuto la squadra "in ostaggio" negli spogliatoi per più di tre ore e che alla fine le hanno imposto un ritiro punitivo da consumarsi a Castelvolturno, "per soffrire - hanno spiegato gli ultras - come state facendo soffrire noi".
Ebbene, l'ennesima sconfitta di questo difficile scorcio di stagione ha avuto almeno il pregio di fare, finalmente, esplodere le contraddizioni che da diverso tempo stavano sabotando, in maniera strisciante ma non per questo meno pericolosa, il presunto processo di crescita della squadra. Ormai, trincerarsi dietro dichiarazioni concordate e silenzi imposti non serve più a nulla; i mass media locali e nazionali hanno "scoperto" il bluff e, quindi, hanno deciso di iniziare a parlare più o meno apertamente di ciò che si cela dietro il velo definitivamente squarciato ieri pomeriggio.
Per ricapitolare, i problemi sembrano essere davvero tanti: i contrasti profondi tra l'allenatore Reja e il direttore generale Marino, la spaccatura tra i giocatori italiani e quelli sudamericani, le continue trasgressioni di questi ultimi nonostante i reiterati ritiri imposti dalla società, una preparazione estiva fatta per partire forte ma evidentemente non seguita da un adeguato carico di lavoro durante la deleteria sosta natalizia, una campagna acquisti dispendiosa dal punto di vista economico ma deludente sotto il profilo tecnico (l'orrendo Navarro, il sopravvalutato Rinaudo, il rozzo Denis, un Datolo inutile nell'attuale sistema di gioco, nessun regista a centrocampo, nessun esterno sinistro di ruolo, scarsissimi ricambi di qualità in ruoli chiave: tutte scelte di Marino, spesso non condivise da Reja che, però, le ha incassate senza mai protestare più di tanto); last but not least, una società ancora scarsamente organizzata e chiaramente inadeguata alle ambizioni dichiarate - almeno a parole - dal presidente De Laurentiis (inadeguata per scelta dello stesso presidente, che continua a gestirla in modo casereccio).
E a proposito del "buon Aurelio", è davvero interessante il retroscena rivelato dal come sempre ottimo Stefano Olivari in un articolo pubblicato sul suo blog Indiscreto. L'articolo, addirittura agghiacciante per il quadro di dilettantismo e pressappochismo che fa emergere, merita di essere letto interamente. Così, oltre a rimandare direttamente al sito di Stefano, mi piace riportarlo anche qui di seguito.
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"Oldoini è più bravo di te", di Stefano Olivari
Abbiamo visto presidenti insultare i propri allenatori in pubblico, alcuni anche mettergli le mani addosso, ma non avevamo mai sentito un discorso come quello fatto ieri da Aurelio De Laurentiis nello spogliatoio del Napoli.
Per la verità l'ha sentito per noi un amico con la maglia azzurra, come i compagni in ritiro perenne prima e dopo le sconfitte: il calcio è sempre quello dei presidenti 'vulcanici', anche infilando le parole marketing ed entertainment in ogni discorso. Mai nessuno che si renda conto che in una classifica fra venti squadre una che arriva decima ci deve essere per forza: oltretutto avendo alle spalle pari grado ambiziose come Udinese e Sampdoria.
Questo il piccolo episodio raccontatoci. Subito dopo la sconfitta con il Genoa De Laurentiis va ad arringare la sua squadra, giocatori ed allenatore si aspettano frustate ma il discorso del produttore è più sottile: ''Voi avete dato tutto, vi siete impegnati e non ho niente da rimproverarvi. Però Gasperini ha fatto tutte le mosse giuste, mentre il nostro allenatore tutte quelle sbagliate''. I giocatori non sanno come prenderla, Reja sbianca ma evita di fare Fantozzi: ''Se Gasperini è così bravo, come allenatore del Napoli doveva prendere lui''. Attimi di tensione, per dirla in giornalistese, e finale prevedibile: Reja riconfermato come parafulmine dopo tre ore di assedio dei tifosi, mentre per il ritiro ad oltranza si vedrà.
Del resto anche a Castelvolturno Lavezzi può trovare l'amato Fernet, che mischia alla Coca Cola per ottenere una delle bevande più cattive dell'universo. Meno cattivo del momento della squadra: entertainment, marketing e merchandising esigerebbero l'Europa. Di sicuro De Laurentiis non è mai andato su uno dei suoi set a dire a Neri Parenti che Oldoini, per non dire Spielberg, è più bravo di lui. Poi sabato il Pocho batterà da solo la Juventus e De Laurentiis sarà un grande motivatore: questo è il calcio, dove vale tutto.
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Particolarmente gustosa - e al tempo stesso significativa - mi sembra la notazione riguardante il mix di Fernet e Coca Cola tanto amato da Lavezzi. Ebbene, questa è una cosa che, già dallo scorso anno, conosce tutta Napoli: ci sono addirittura i beninformati che sottolineano come il "Pocho" utilizzi il Fernet a pranzo - anche in ritiro! - come i comuni mortali usano il vino, quindi bevendolo a bicchieri pieni per "innaffiare" i suoi pasti quotidiani. Ebbene, questo particolare non propriamente irrilevante per un professionista che dovrebbe essere la stella della squadra, non è mai stato riportato, finora, da nessun organo di informazione. Così come tante altre vicende, riguardanti in particolare gli irrequieti sudamericani della rosa.
Dunque, se deve esser colto un elemento positivo in seguito alla sconfitta casalinga col Genoa, questo può senz'altro riguardare il definitivo abbattimento del muro di omertà che, finora, aveva protetto i giocatori del Napoli da sguardi indiscreti. D'ora in poi, magari, la società si impegnerà di più per imporre loro comportamenti più consoni a calciatori professionisti.
Il "dilettantismo societario" è un problema che conosco bene, come tifoso dell'Inter: Moratti in questo può essere maestro a De Laurentiis e voci informate dicono che qualcosa del genere a quanto è successo negli spogliatoio del Napoli dopo la sconfitta con il Genoa sia accaduto l'anno scorso nello spogliatoio dell'Inter dopo la sconfitta con il Liverpool (dicono che Moratti abbia rimproverato Mancini davanti ai giocatori per non aver fatto giocare dall'inizio Figo... dal che lo sfogo successivo di Mancini davanti ai giornalisti).
RispondiEliminaNell'Inter le vittorie di questi ultimi anni hanno nascosto questa fragilità societaria, che tuttavia permane e potrebbe manifestarsi di nuovo quando arriverà inevitabilmente un momento di difficoltà.
Sì, però il Napoli è gestito davvero in maniera troppo "casereccia": la moglie è vicepresidente, il figlio team manager, altri due figli nel cda. Il solo Marino racchiude in sé i ruoli di direttore generale e direttore sportivo e, dunque, spesso "toppa" per il semplice fatto che non può fare tutto da solo. Di fatto, il Napoli non ha una vera e propria struttura societaria, ma solo due-tre persone che lo gestiscono nella quotidianità. Il vero limite dell'attuale società è proprio questo. Anzi, finora sono stati fatti i miracoli con siffatta (dis)organizzazione...
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