Le gare amichevoli di metà settimana mi hanno stimolato a fare un punto della situazione sull'attuale stato di salute delle principali squadre nazionali, quelle che sono comunemente considerate come le grandi tradizionali del calcio internazionale.
Dunque, procedendo con ordine, va anzitutto sottolineata la nettissima differenza di valori - deflagrata in tutta la sua esplosiva evidenza nel lussuoso anticipo londinese di martedì sera - che esiste attualmente tra il Brasile e l'Italia: all'Emirates Stadium, infatti, non c'è quasi mai stata partita, con i brasiliani capaci di fare a meno del loro miglior giocatore (cioè Kakà), proponendo alla platea un efficace mix di classe, velocità e atletismo abbinati a un inconsueto furore agonistico tradottosi in annichilente pressing a tutto campo che ha prodotto i suoi risultati in particolare su uno smarrito Andrea Pirlo. In quanto all'Italia, tenendo da parte le consuete riserve sul modo nel quale i nostri calciatori sono soliti approcciare le amichevoli (ed è questo l'unico motivo di speranza per le future partite ufficiali...), devo rilevare l'ormai preoccupante incapacità dei c.t. italici di far giocare assieme Pirlo e De Rossi in modo efficace. Secondo me, le prospettive future dell'Italia ai Mondiali 2010 ruotano tutte attorno alla risoluzione di questo rompicapo. Detto ciò, preoccupa un Cannavaro sempre meno solido e tempestivo a causa dell'anagrafe; preoccupa, conseguentemente, l'assenza di alternative di qualità in difesa; fa riflettere la timidezza di Montolivo a centrocampo e di Pepe sulla fascia destra (magari Lippi avrebbe potuto iniziare la prestigiosa amichevole col Brasile schierando qualcuno più temprato dell'esterno udinese).
Il mercoledì ha offerto, poi, altre due partite di notevole interesse: Francia - Argentina e Spagna - Inghilterra. Al Velòdrome di Marsiglia, la nazionale albiceleste di Diego Maradona ha dato una stordente impressione di solidità e di sicurezza nei propri mezzi, facendo risaltare al tempo stesso la pochezza dei transalpini in alcuni ruoli, in particolare quelli di portiere - con l'acerbo Mandanda preferito a Frey - e interni di centrocampo (Toulalan e Lassana Diarra letteralmente distrutti nel confronto con Mascherano e Gago). La lezione tattica impartita dal neofita Maradona a Domenech, inoltre, rende sempre più misteriosa la permanenza di un allenatore tanto inadeguato su una panchina così prestigiosa, in particolare dopo il disastroso Europeo dello scorso anno.
Venendo all'Argentina, la guida del "Diè" sembra aver dato ai suoi uomini una inedita sicurezza nei propri mezzi, quasi ai limiti della sfacciataggine, come se l'avere Maradona come condottiero possa fornire all'Argentina automaticamente una patente di imbattibilità: il 4-4-2 proposto per la seconda volta dopo Glasgow funziona già benissimo, gli esterni di centrocampo Maxi Rodriguez e Jonàs fanno in pieno il loro dovere, i centrali Gago e Mascherano sono di un altro pianeta, l'attacco ha alternative infinite, le fasce della difesa sono ottimamente presidiate da Zanetti e Papa. Va registrata meglio la coppia centrale difensiva, quasi mai impeccabile; e va data fiducia incondizionata a Carrizo per riportarlo ai livelli che gli appartengono.
A Siviglia, invece, la Spagna ha letteralmente dominato un'Inghilterra però largamente sperimentale e quasi intimorita dall'ambiente spettacolare e calorosissimo. Ciò detto, gli uomini di Del Bosque sono, ormai, nel pieno della maturità e sanno giocare calcio a livelli vicinissimi a quelli proposti da Brasile e Argentina. L'Inghilterra, anche perché guidata da un "mastino" come Fabio Capello, va testata in partite nelle quali ci saranno punti in palio, magari potendo contare sui tanti suoi fuoriclasse assenti mercoledì sera (Gerrard, Rooney, Ferdinand, Walcott... mica pizza e fichi...).
Volendo dare dei voti, dopo le esibizioni di questa settimana, mi potrei sbilanciare in questo modo:
Brasile = 7,5;
Argentina = 7;
Spagna = 7;
Italia = 5,5;
Francia = 5;
Inghilterra = 5;
Germania (sconfitta in casa dalla Norvegia) = 4,5.
Comunque, in prospettiva Sudafrica 2010, Brasile e Argentina fanno già paura.
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