mercoledì 25 febbraio 2009

napoli ancora in ostaggio di se stesso e dei tifosi

Di Diego Del Pozzo

Mentre le vere grandi del calcio italiano si giocano gli ottavi di finale di Champions League, la situazione del Napoli resta piuttosto seria: la squadra continua a essere reclusa nel centro sportivo di Castelvolturno, dove gli ultras hanno fatto pervenire il loro nuovo messaggio: "Sabato andrete a Torino senza indossare la maglia azzurra, perché non ve la meritate!".
Si tratta di una situazione mai verificatasi prima in Italia, con la società che continua a balbettare silenzi imbarazzati e, fondamentalmente, non sa davvero che pesci pigliare.
L'atmosfera di questi giorni è descritta benissimo in un articolo di Maurizio Nicita pubblicato sulla Gazzetta dello sport di ieri mattina.
Ecco, qui di seguito, l'articolo in questione, purtroppo ancora attuale anche un giorno dopo
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Napoli sotto scorta: ostaggio degli ultrà
Di Maurizio Nicita (La Gazzetta dello Sport - 24 febbraio 2009)
La bella favola del Napoli di Aurelio De Laurentiis, volato per lavoro a Los Angeles più lontano possibile, rischia di evaporare per una serie di eventi sconcertanti. Il club proiettato verso una dimensione internazionale di colpo è ripiombato in un passato buio, con gli ultrà a dettare legge e la squadra lasciata in ostaggio da una società incapace di farsi rispettare. Ieri sera, dopo tentativi di depistaggio per un incontro che doveva rimanere segreto, un gruppo di rappresentanti delle curve è stato ospitato a Castelvolturno - lì dove ai mass media è stato vietato nell'ultima settimana di seguire persino gli allenamenti - per un incontro con la squadra, col d.g. Pierpaolo Marino che abdica al proprio ruolo e consente un ulteriore precedente incredibile, dopo l'assedio di domenica e la decisione di un ritiro presa dai capi ultrà.
Silenzi inquietanti. I giocatori sono smarriti, sconcertati per l' incontro "imposto" di ieri sera, impauriti e imbavagliati da una società che impedisce loro di parlare in pubblico, di difendersi dopo essere stati lasciati in pasto a una piazza ora inferocita. Inoltre i silenzi di Marino - unico dirigente con pieni poteri: conferiti dal patron De Laurentiis - a bocca chiusa dalla gara col Bologna, fa sì che all'apparenza tutte le colpe ricadano sul tecnico Reja e sul suo gruppo sfilacciato. Così non si fa altro che peggiorare la situazione sotto il profilo psicologico, con giocatori che da gennaio hanno passato più giorni in ritiro che a casa e che ieri sono stati costretti a ricevere le famiglie come "reclusi" a Castelvolturno, per le poche... ore d'aria concesse. Perché una cosa è giocare male, un'altra minacciare violenze.
Quale progetto? Idee e capacità non mancano a De Laurentiis, riuscito in 4 anni a rilanciare la squadra dalla C alla A, ma adesso si è a un punto di non ritorno. Per compiere un ulteriore salto di qualità occorre un'organizzazione societaria di ben altro profilo. Mentre, per esempio, Zalayeta (infortunato?) viene mandato a curarsi a Villa Stuart a Roma, perché la palestra di Castelvolturno ha ancora i macchinari acquistati in saldo nel fallimento della vecchia s.p.a. Quando dagli albori del 2004 si parla virtualmente di Napoli Lab e di una struttura sanitaria che non c' è. È il momento dei nervi saldi e delle scelte coerenti, non degli scaricabarile. Questa non è una squadra da Champions, ma nemmeno da prestazioni insulse come le ultime. E allora occorre ritrovare un minimo di serenità, smarrita completamente. Perché per un anno si può anche fallire obiettivo (l'Europa), senza che diventi un dramma per la piazza. Ma se si perde la trebisonda alla prima difficoltà forse è il momento di riflettere sull'impostazione
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