martedì 16 giugno 2009

confederations cup: la prima giornata

Di Diego Del Pozzo

Al di là delle considerazioni, condivisibili o meno, sul senso reale di un torneo come la Confederations Cup, ieri e l'altro ieri in Sudafrica si è giocato a pallone. Mi sembra giusto, dunque, fare un breve punto della situazione dopo aver visto all'opera tutte e otto le squadre partecipanti.
Con una indispensabile premessa: per motivi "politici" i due gironi del primo turno sono assolutamente squilibrati tra loro: da una parte, infatti, ci sono la Spagna e tre compagini semi-dilettantistiche; dall'altra, l'Italia campione del mondo in carica, il Brasile e gli ottimi Egitto e Stati Uniti. Naturalmente, si qualificheranno per le semifinali le prime due di ciascun girone: cioè Spagna e presumibilmente Sudafrica (ecco il motivo "politico"...) da un lato; due tra Italia, Brasile, Egitto (nella foto qui sotto) e Stati Uniti dall'altro.
Passando ad analizzare, in breve, ciò che si è visto finora, non si può che partire da una considerazione derivante dal 5-0 col quale la Spagna ha spazzato via la Nuova Zelanda: una partita tra "Furie Rosse" e Aversa Normanna sarebbe stata sicuramente più combattuta! Gli All Whites, infatti, sono la dimostrazione vivente del perché l'Australia - che è una nazionale decente - abbia tanto insistito per farsi inserire nel tabellone asiatico di qualificazione mondiale, in modo da poter disputare qualche partita vera e non semplici sgambature. E, si badi bene, la Nuova Zelanda è la nazionale calcisticamente più forte di Oceania, ovviamente dopo i Canguri.
Da parte loro, sempre nello stesso girone, Iraq e Sudafrica hanno mostrato evidenti limiti tecnico-tattici, derivanti però principalmente dalle rispettive difficoltà ambientali: per gli iracheni l'esplosiva (in tutti i sensi) situazione interna, con la Federcalcio locale costretta addirittura a "fuggire" all'estero; per i sudafricani un panorama calcistico connotato da corruzione e maneggi, in grado di sprecare potenzialità che, sulla carta, sarebbero enormi.
Nell'altro girone, Egitto e Stati Uniti hanno dimostrato di essere due nazionali di buona caratura internazionale, con alcune individualità interessanti, chiare identità tecnico-tattiche e filosofie di gioco caratterizzanti: grande tecnica e velocità per i Faraoni, atletismo e buona organizzazione tattica per gli statunitensi. Non a caso, nella prima giornata, hanno impegnato le due favorite Brasile e Italia, tutte e due apparse non proprio totalmente "in palla" e vittime di alcune "fissazioni" dei rispettivi commissari tecnici.
In particolare, i sudamericani sono apparsi un po' limitati dalla mancanza di un mediano in grado di costruire gioco con continuità e in modo fluido e veloce, difetto reso ancora più evidente dalla serata non particolarmente positiva dei tre trequartisti (Elano-Kakà-Robinho). L'Italia, da parte sua, rischia di pagare più del dovuto la cocciutagine di Marcello Lippi nell'affidarsi ai reduci del 2006, che sembrano sempre più vecchi e, comunque, ormai provati da mille battaglie: tutto ciò, anche ben oltre l'evidenza, rappresentata da giovani in gran spolvero come Giuseppe Rossi - ancora utilizzato come semplice alternativa ai titolari - e da altri giocatori di talento (Cassano) ignorati per motivi chiaramente extratecnici.

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