(La Gazzetta dello Sport - 31 agosto 2011)
Non sono soltanto i nuovi acquisti come Sanchez e Fabregas a doversi adeguare (o riadeguare) al calcio catalano: dal Messi che a metà della seconda stagione trasloca dalla destra al centro - segnando di fatto l'emarginazione di Ibrahimovic - al Mascherano che nel giro di poche partite apprende alla perfezione l'arte della difesa, il panorama blaugrana resta in perenne movimento. O meglio, evoluzione. Perché il Barcellona è quanto di più simile a un organismo vivente si sia visto su un campo di calcio, e quindi ogni spostamento individuale incide su quello dei compagni. In due parole, nessun dorma.
E' probabile che lunedì la moria di difensori (tra infortuni e squalifiche mancavano Dani Alves, Piqué, Puyol, Adriano e Maxwell) abbia dato a Guardiola la spinta decisiva per provare la difesa a tre. L' idea in ogni caso parte da lontano. Già nella scorsa stagione la frequenza con la quale Alves e Abidal attaccavano contemporaneamente le fasce veniva messa in sicurezza dietro dall'arretramento di Busquets sulla linea di Piqué e Puyol; una mossa propedeutica alla trasformazione attesa per quest'anno, e "chiamata" dal fatto che quando il lungo inseguimento a Fabregas si è felicemente concluso, non è stata contemplata l'ipotesi di mandare a giocare da qualche parte in prestito l'emergente Thiago. E dunque la presenza in rosa di quattro centrocampisti di altissima qualità, i due appena citati più Xavi e Iniesta, si spiegava con l'intenzione di farne giocare tre alla volta. Essendo impensabile la sottrazione di un attaccante, non restava che togliere un difensore.A proposito degli antenati del suo Barça, Guardiola dice sempre che Johan Cruijff ha dipinto la Cappella Sistina e che i suoi successori - lui compreso - hanno aggiunto qualche dettaglio e un paio di rinfrescate. Il 3-4-3 di lunedì, capace di annichilire una squadra di livello come il Villarreal con un calcio entusiasmante, in qualche modo è anche un omaggio a Cruijff e al suo Dream Team, che vent'anni fa diede al Barcellona la prima Champions utilizzando quel modulo. In realtà le differenze sono molte, come molto però è anche il tempo passato senza che il club blaugrana perdesse la sua coerenza tattica: e questo è il motivo per cui il vivaio rifornisce così copiosamente la prima squadra. Cruijff resta ancora oggi il primo ispiratore dei movimenti offensivi - tagli e riccioli - del Barça; viceversa la blanda copertura difensiva del Dream Team non è paragonabile alla ferrea fase di riconquista del pallone allestita da Guardiola, molto più di un restauratore della Cappella. In realtà Pep ha fuso la lezione del suo maestro - Cruijff - con l'esperienza di Sacchi, che costruì uno storico Milan offensivo partendo dall'impermeabilità difensiva; in più, ci mette una sensibilità umana che a certi livelli non ha precedenti. Cruijff e Sacchi erano ammirati dallo spogliatoio. Guardiola è amato, ed è un'altra cosa.
E' probabile che il Barça d'ora in poi alterni i due moduli. Dani Alves - per citare un uomo fondamentale - nel 3-4-3 può giocare sia in difesa che a centrocampo, ma il suo impatto è pienamente devastante come terzino di un 4-3-3. La squadra che ha distrutto il Villarreal ha però cancellato il principale dubbio che aleggiava sull'aggiunta di un centrocampista, ovvero l'intasamento dello spazio alle spalle di Messi: Fabregas e Leo si sono intesi magnificamente scattando a turno nello spazio liberato dal compagno, in attesa del puntuale tracciante di Iniesta. Fatalmente il raddoppio dell'attaccante centrale - Cesc quest'anno segnerà molti gol - terrà più lontani dall'area gli esterni Sanchez, Pedro e soprattutto Villa, che potrebbe soffrirne (brutto mestiere fare il complemento di Messi). La fase difensiva del 3-4-3, riuscita benissimo con Mascherano e Busquets (e presto torneranno Piqué e Puyol), si fonda sul pressing selettivo: appena perduta la palla tre o quattro uomini vi si fiondano sopra mentre il resto della squadra si riposiziona. E' chiaro che il ruolo del centrocampista arretrato diventa decisivo, perché è lui a recitare da quarto difensore quando ce n'è necessità, mentre nelle "tre" tradizionali si abbassa uno dei due esterni. Ma il Barcellona di tradizionale ha davvero poco.
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