mercoledì 31 agosto 2011

quest'anno il barcellona cambia e pep prova la difesa a tre

Di Paolo Condò
(La Gazzetta dello Sport - 31 agosto 2011)

La filosofia che permette a Pep Guardiola di mantenere altissima la determinazione a vincere del Barcellona, malgrado una pancia ormai strapiena di trionfi, è la rivoluzione permanente. Guardiola innova di continuo per perpetuare il vantaggio sugli inseguitori - Mourinho in Supercoppa ha dimostrato di aver imparato a leggere il Barça "vecchio": urge una nuova accelerata - e per impedire ai suoi senatori di impigrirsi, pericolo concreto quando un sistema è così digerito da poterlo giocare a occhi chiusi.
Non sono soltanto i nuovi acquisti come Sanchez e Fabregas a doversi adeguare (o riadeguare) al calcio catalano: dal Messi che a metà della seconda stagione trasloca dalla destra al centro - segnando di fatto l'emarginazione di Ibrahimovic - al Mascherano che nel giro di poche partite apprende alla perfezione l'arte della difesa, il panorama blaugrana resta in perenne movimento. O meglio, evoluzione. Perché il Barcellona è quanto di più simile a un organismo vivente si sia visto su un campo di calcio, e quindi ogni spostamento individuale incide su quello dei compagni. In due parole, nessun dorma.E' probabile che lunedì la moria di difensori (tra infortuni e squalifiche mancavano Dani Alves, Piqué, Puyol, Adriano e Maxwell) abbia dato a Guardiola la spinta decisiva per provare la difesa a tre. L' idea in ogni caso parte da lontano. Già nella scorsa stagione la frequenza con la quale Alves e Abidal attaccavano contemporaneamente le fasce veniva messa in sicurezza dietro dall'arretramento di Busquets sulla linea di Piqué e Puyol; una mossa propedeutica alla trasformazione attesa per quest'anno, e "chiamata" dal fatto che quando il lungo inseguimento a Fabregas si è felicemente concluso, non è stata contemplata l'ipotesi di mandare a giocare da qualche parte in prestito l'emergente Thiago. E dunque la presenza in rosa di quattro centrocampisti di altissima qualità, i due appena citati più Xavi e Iniesta, si spiegava con l'intenzione di farne giocare tre alla volta. Essendo impensabile la sottrazione di un attaccante, non restava che togliere un difensore.
A proposito degli antenati del suo Barça, Guardiola dice sempre che Johan Cruijff ha dipinto la Cappella Sistina e che i suoi successori - lui compreso - hanno aggiunto qualche dettaglio e un paio di rinfrescate. Il 3-4-3 di lunedì, capace di annichilire una squadra di livello come il Villarreal con un calcio entusiasmante, in qualche modo è anche un omaggio a Cruijff e al suo Dream Team, che vent'anni fa diede al Barcellona la prima Champions utilizzando quel modulo. In realtà le differenze sono molte, come molto però è anche il tempo passato senza che il club blaugrana perdesse la sua coerenza tattica: e questo è il motivo per cui il vivaio rifornisce così copiosamente la prima squadra. Cruijff resta ancora oggi il primo ispiratore dei movimenti offensivi - tagli e riccioli - del Barça; viceversa la blanda copertura difensiva del Dream Team non è paragonabile alla ferrea fase di riconquista del pallone allestita da Guardiola, molto più di un restauratore della Cappella. In realtà Pep ha fuso la lezione del suo maestro - Cruijff - con l'esperienza di Sacchi, che costruì uno storico Milan offensivo partendo dall'impermeabilità difensiva; in più, ci mette una sensibilità umana che a certi livelli non ha precedenti. Cruijff e Sacchi erano ammirati dallo spogliatoio. Guardiola è amato, ed è un'altra cosa.
E' probabile che il Barça d'ora in poi alterni i due moduli. Dani Alves - per citare un uomo fondamentale - nel 3-4-3 può giocare sia in difesa che a centrocampo, ma il suo impatto è pienamente devastante come terzino di un 4-3-3. La squadra che ha distrutto il Villarreal ha però cancellato il principale dubbio che aleggiava sull'aggiunta di un centrocampista, ovvero l'intasamento dello spazio alle spalle di Messi: Fabregas e Leo si sono intesi magnificamente scattando a turno nello spazio liberato dal compagno, in attesa del puntuale tracciante di Iniesta. Fatalmente il raddoppio dell'attaccante centrale - Cesc quest'anno segnerà molti gol - terrà più lontani dall'area gli esterni Sanchez, Pedro e soprattutto Villa, che potrebbe soffrirne (brutto mestiere fare il complemento di Messi). La fase difensiva del 3-4-3, riuscita benissimo con Mascherano e Busquets (e presto torneranno Piqué e Puyol), si fonda sul pressing selettivo: appena perduta la palla tre o quattro uomini vi si fiondano sopra mentre il resto della squadra si riposiziona. E' chiaro che il ruolo del centrocampista arretrato diventa decisivo, perché è lui a recitare da quarto difensore quando ce n'è necessità, mentre nelle "tre" tradizionali si abbassa uno dei due esterni. Ma il Barcellona di tradizionale ha davvero poco.

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