Sul sito della Gazzetta dello Sport ho trovato un commento di un utente del forum residente all'estero. Mi piace riportarlo per esteso qui di seguito, perché esprime molto bene un punto di vista del quale coloro che gestiscono il "giocattolo-calcio" non tengono per niente conto, mai: "Io vivo all'estero - scrive l'utente che si firma Beneamata 1908 - e posso tornare in italia solamente per passare le due o tre settimane delle feste natalizie. Come sempre, spero che finalmente tornino a giocare il campionato nei giorni di Santo Stefano ed Epifania, così da poter andare allo stadio e vedere almeno una partita della mia squadra del cuore (l'Inter). Immagino che il mio desiderio sia espresso da tanti altri emigranti di qualsiasi altra fede calcistica, non solamente interisti. É un peccato che giocatori che lavorano due ore al giorno per quattro o cinque giorni alla settimana e che possono passare il resto del tempo con le loro famiglie o dove gli pare, fuorché a lavorare, oltretutto superpagati, facciano i capricci per non lavorare in quei giorni che sarebbero ideali per le famiglie e per tanta gente che come me non può andare allo stadio durante tutto l'anno. Si vergognino!!!".
mercoledì 22 settembre 2010
il finto sciopero e le vacanze lunghe
Di Diego Del Pozzo
Come tutti sapevano fin dall'inizio, la minaccia di sciopero dei calciatori è puntualmente rientrata a tre giorni esatti dalla giornata di campionato che si sarebbe voluto far rinviare (cioè quella di domenica). L'Aic - inesistente quando si tratta di discutere questioni realmente decisive per la categoria - ha ottenuto una vittoria storica (si fa per dire...): la concessione, da parte della Lega, di non giocare nel giorno dell'Epifania, prolungando la già lunga sosta invernale e, di fatto, le vacanze degli stressati atleti attivi in Italia di un altro paio di giorni. Ovviamente, in questa antipatica vicenda nessuno ha pensato ai tifosi che, avendo più tempo libero a loro disposizione in quel periodo, avrebbero potuto andare allo stadio più facilmente e volentieri, magari assieme ai propri familiari, come avviene in quegli stessi giorni per il cinema, il teatro e qualsiasi altra forma di intrattenimento (e come avviene, restando allo specifico calcistico, in Paesi civili come l'Inghilterra e la Spagna, dove evidentemente i calciatori si stressano molto di meno rispetto ai "nostri").
Sul sito della Gazzetta dello Sport ho trovato un commento di un utente del forum residente all'estero. Mi piace riportarlo per esteso qui di seguito, perché esprime molto bene un punto di vista del quale coloro che gestiscono il "giocattolo-calcio" non tengono per niente conto, mai: "Io vivo all'estero - scrive l'utente che si firma Beneamata 1908 - e posso tornare in italia solamente per passare le due o tre settimane delle feste natalizie. Come sempre, spero che finalmente tornino a giocare il campionato nei giorni di Santo Stefano ed Epifania, così da poter andare allo stadio e vedere almeno una partita della mia squadra del cuore (l'Inter). Immagino che il mio desiderio sia espresso da tanti altri emigranti di qualsiasi altra fede calcistica, non solamente interisti. É un peccato che giocatori che lavorano due ore al giorno per quattro o cinque giorni alla settimana e che possono passare il resto del tempo con le loro famiglie o dove gli pare, fuorché a lavorare, oltretutto superpagati, facciano i capricci per non lavorare in quei giorni che sarebbero ideali per le famiglie e per tanta gente che come me non può andare allo stadio durante tutto l'anno. Si vergognino!!!".
Sul sito della Gazzetta dello Sport ho trovato un commento di un utente del forum residente all'estero. Mi piace riportarlo per esteso qui di seguito, perché esprime molto bene un punto di vista del quale coloro che gestiscono il "giocattolo-calcio" non tengono per niente conto, mai: "Io vivo all'estero - scrive l'utente che si firma Beneamata 1908 - e posso tornare in italia solamente per passare le due o tre settimane delle feste natalizie. Come sempre, spero che finalmente tornino a giocare il campionato nei giorni di Santo Stefano ed Epifania, così da poter andare allo stadio e vedere almeno una partita della mia squadra del cuore (l'Inter). Immagino che il mio desiderio sia espresso da tanti altri emigranti di qualsiasi altra fede calcistica, non solamente interisti. É un peccato che giocatori che lavorano due ore al giorno per quattro o cinque giorni alla settimana e che possono passare il resto del tempo con le loro famiglie o dove gli pare, fuorché a lavorare, oltretutto superpagati, facciano i capricci per non lavorare in quei giorni che sarebbero ideali per le famiglie e per tanta gente che come me non può andare allo stadio durante tutto l'anno. Si vergognino!!!".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento