Le ragioni del mio scoramento erano da ricercarsi in un atteggiamento inedito da parte di tanti, troppi calciatori partenopei: presuntuosi, distratti, quasi convinti di aver già portato a casa il risultato di una gara che tutti gli osservatori, superficialmente, avevano assegnato prima del fischio d'inizio. Così, nonostante una superiorità abbastanza netta per l'intero primo tempo, il Napoli riusciva a sprecare un paio di occasioni da gol piuttosto nette, per poca "cattiveria" agonistica e scarsa concretezza nell'area avversaria. Nella seconda parte di gara, poi, il quadro peggiorava addirittura, grazie a un Parma meglio disposto sul terreno di gioco e a una ingiustificabile "mollezza" da parte azzurra.
Non a caso, il furore tipico di tante rimonte partenopee riemergeva soltanto dopo che i parmensi avevano rovesciato il punteggio: solo allora, infatti, il Napoli si ricordava di ciò che si stava giocando e schiacciava gli avversari nella propria area di rigore, riuscendo a raggiungerli sul 2-2 grazie a una spettacolare combinazione in area tra Quagliarella e Hamsik, concretizzata ottimamente dall'incursore slovacco.
In quel momento, l'inerzia del match cambiava e il Napoli mi sembrava in grado addirittura di ribaltare il risultato a fil di sirena. Peccato, invece, che un Fabio Quagliarella nervosissimo avesse deciso di farsi cacciare dall'arbitro, dopo averlo insultato ripetutamente. Era lì che il Parma vinceva la partita. Di lì a poco, infatti, gli uomini di Guidolin avrebbero trovato la rete del definitivo 3-2, mettendo probabilmente una pietra tombale sui residui sogni di Champions League che il Napoli ancora cullava fino a sabato pomeriggio.
Magari, adesso qualcuno la smetterà di parlare di "calendario favorevole ai partenopei nella corsa verso il quarto posto"...
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