La formazione allenata da Mourinho sembra come consumata dalle stesse tensioni create ad arte dal proprio condottiero portoghese: una tesi che sostengo da molto tempo e che, in questi giorni, è stata finalmente analizzata con la giusta attenzione anche dai mass media nazionali. Il fatto che don José carichi ogni match di significati degni quasi di una "guerra di religione" ha, secondo me, prosciugato le energie mentali di una squadra già di per sé sottoposta a stress psico-fisico elevatissimo, derivante dall'essere "quella da battere" in Italia e, soprattutto, dal voler finalmente sfatare, una volta per tutte, il tabù europeo che impedisce a una società tanto gloriosa e potente di vincere la Coppa dei Campioni - Champions League da più di quarant'anni.
Claudio Ranieri, invece, ha gestito la sua Roma col buon senso e l'esperienza che gli appartengono, caricandoli di quel surplus fatto di rivincita personale (in particolare, nei confronti della miope dirigenza juventina che lo giubilò in malo modo l'anno scorso...) e di appartenenza a una società e una città che gli sono nel cuore (Ranieri è romano di Testaccio, oltre che romanista da sempre...). Se a questo aggiungiamo la legittima voglia di avere la meglio nei confronti di un allenatore come Mourinho, col quale in carriera ha spesso incrociato la strada (a Londra, innanzitutto) e al quale non è certo legato da solida amicizia (per usare un eufemismo), allora ciò che ne vien fuori diventa un mix potentissimo di motivazioni, che il tecnico romano è stato bravissimo a trasmettere ai propri uomini. I quali, da parte loro, hanno saputo far valere la qualità di una rosa che, per me, sulla carta resta seconda in Italia soltanto a quella dell'Inter e che, quindi, aveva in sé le potenzialità per tentare quella che, se dovesse riuscire, sarebbe un'impresa senza precedenti nella storia del calcio italiano.
La Roma è l'avversaria che non ci aspettavamo, anche perché aveva perso punti preziosi con Napoli e Livorno, facendosi rimontare. Temevamo piuttosto il Milan.
RispondiEliminaNessun dubbio sui meriti della Roma in questa bella rimonta. Sarebbe ora di tornare all'antica sportività britannica e riconoscere i meriti dell'avversario. Difficile che avvenga qui in Italia, impossibile che lo faccia Mourinho, mi ha confortato che l'abbia fatto il presidente Moratti.
Quanto agli errori di Mourinho, sicuramente ha sbagliato nell'accreditare la tesi dell'accerchiamento, inimicandosi gli arbitri italiani, rendendo l'Inter antipatica a tutta Italia e rendendo nervosa la squadra. Ma ciò vale fino alla partita con la Sampdoria e ali limite a quelle immediatamente successive, quando l'avversario temuto era il Milan, di cui si paventava godesse si favori arbitrali. Posso testimoniare che nella partita con il Genoa la squadra non era nervosa, ma piuttosto svuotata, stanca, poco motivata.
Credo che l'errore di Mourinho sia stato nell'aver insistito troppo sul modulo a tre punte, efficace ma molto dispendioso per tutta la squadra: quindi valido più per la Champions che per il campionato, dove non è realistico aspettarsi che in tutte le partite tutti corrano come dei matti. Un altro errore è stato l'insistere sempre sugli stessi giocatori, senza turn-over (opzione in cui Mancini era maestro). I giocatori sono molto concentrati sulla Champions, che toglie energie mentali e fisiche. Urge trovare alternative: siamo ancora in tempo.