Questo potrebbe essere un dialogo-tipo tra due tifosi romanisti da qui a trenta o quarant'anni. Sì, perché con la coraggiosissima decisione presa tra primo e secondo tempo del derby romano di oggi pomeriggio Claudio Ranieri è già entrato di diritto nella storia della società giallorossa, a prescindere da come si concluderà questa avvincente stagione che, comunque, per il momento vede ancora la Roma in testa alla classifica di Serie A, con un punto di vantaggio sulla corazzata nerazzurra di José Mourinho a sole quattro gare dal termine.
Il mio amico Pippo, la scorsa settimana, mi mandò un sms al fischio finale della soffertissima vittoria giallorossa contro l'Atalanta, 2-1 col secondo tempo dominato dai bergamaschi, scrivendomi "Ranieri non è Spalletti...". Ebbene, dopo ciò che ha fatto nel derby il concetto è ulteriormente rafforzato. Claudio Ranieri da Testaccio, romano e romanista, oggi pare davvero un tecnico in stato di grazia, padrone assoluto dello spogliatoio, pieno di motivazioni, convinto delle proprie mosse e sicuro di sé senza essere mai presuntuoso. Ciò che ha fatto finora alla guida della sua squadra del cuore lascia veramente stupefatti e ammirati. Proprio mentre la società che lo scorso anno lo esonerò a due giornate dal termine (con la squadra seconda in classifica), come il peggiore dei dilettanti, rischia seriamente di restare fuori da tutte le competizioni europee della prossima stagione, dopo l'ennesima sconfitta - proprio contro l'Inter (2-0 nell'anticipo di venerdì sera) - di quest'annata disgraziata per i colori bianconeri. Annata che, invece, potrebbe diventare storica per la Roma guidata in panchina dal figlio del macellaio di Testaccio...
Dispiace sempre perdere uno scudetto e ancora di più uno scudetto in cui avevamo accumulato distacchi rassicuranti dalle contendenti.
RispondiEliminaPur da interista rammaricato non posso che manifestare la mia stima e simpatia per Ranieri, allenatore assennato, misurato, umile, che avrebbe meritato di più da una carriera comunque onorevole. Davvero Ranieri non è Spalletti, ha più esperienza, più capacità di gestire lo spogliatoio, più flessibilità e pragmatismo rispetto ai moduli (dove Spalletti più volte si è dimostrato dogmatico), con l'umiltà necessaria per chiudersi in difesa anche contro squadre di bassa classifica, se è necessario, senza vergognarsi. E potremmo citare anche un 2-1 contro la Fiorentina, maturata dopo tenace difesa di forte Apache, ben prima del vantaggio, fin dai primi minuti.
E nel constatare un indubbia fortuna che soffia nelle vele di una Roma, aiutando la sua ammirevole rimonta (vedi palo di Milito a tempo scaduto, papera ridicola del portiere dell'Atalanta, rigore sbagliato da Floccari, per citare solo alcuni episodi), mi viene da pensare che a volte il calcio restituisce quello che si è preso. La Roma infatti in questi anni è stata l'avversaria più degna dell'Inter e si sarebbe meritata qualcosa di più di un paio di Coppe Italia. Ricordo ad esempio l'ultimo scudetto vinto da Mancini contro Spalletti, con fatica e grazie anche a un goal, appunto a tempo scaduto, segnato contro la Roma da capitan Zanetti, un un finale inopinato di una partita ormai perduta.
E pure Ranieri si sarebbe meritato qualcosa di più, forse dalla sorte, sicuramente da datori di lavoro che gli dovevano più rispetto (vedi Abramovic e Blanc).