giovedì 26 novembre 2009

la mentalità europea della fiorentina

Di Diego Del Pozzo

Chiacchierando col mio amico Pippo, oggi pomeriggio sono stato portato, da lui, a riflettere su un aspetto interessante del disastroso ultimo turno disputato dalle squadre italiane in Champions League: soltanto la Fiorentina di Cesare Prandelli, sulla carta la più debole del quartetto italiano, è dotata di un gioco realmente europeo, che le deriva anche da una mentalità simile a quella dei club dominanti a livello continentale, pur non potendo contare sul loro medesimo livello tecnico (e sui loro medesimi mezzi economici, andrebbe aggiunto).
La Fiorentina, non a caso l'unica italiana già qualificata per gli ottavi di finale (qui sopra, il decisivo calcio di rigore trasformato da Vargas contro il Lione; più sotto, l'esultanza dopo il gol), scende in campo sempre per vincere, gioca a viso aperto, privilegia la qualità rispetto alla quantità, la tecnica e la velocità rispetto alla forza atletica e alla potenza fisica. Da quando, di fatto, non esiste più la Roma di Luciano Spalletti - la squadra più europea tra quelle italiane degli ultimi anni, come certificato anche dai risultati, oltre che dalla disposizione mentale - sono proprio i viola, infatti, ad adattarsi meglio ai match internazionali, nonostante una rosa neanche minimamente paragonabile, per esempio, a quelle dei tre squadroni del Nord con la maglia a strisce verticali.
La principale pecca degli uomini di Prandelli, cioè la mancanza di esperienza a livello europeo, è stata eliminata in modo naturale, grazie alle tante gare disputate fuori confine nelle ultime due stagioni, tra Champions League e una Coppa Uefa (oggi Europa League) disputata fino alle semifinali. Oggi, dunque, la Fiorentina è una squadra che sa davvero come si gioca in Europa, a differenza di qualche altra compagine italiana, che continua a dominare in campo nazionale e a rimediare magrissime figure oltre confine. Nonostante un allenatore che, caso più unico che raro, guadagna addirittura più dei suoi comunque strapagati giocatori.

2 commenti:

  1. Mi sembra ineccepibile il tuo ragionamento e oltretutto, col tesoretto della qualificazione agli ottavi che si aggiunge al gruzzolo messo da parte dopo l'accesso alla fase a gironi, Corvino può dare un' ulteriore iniezione di fiducia (che in soldoni si traduce in giocatori) ad un tecnico già bravo di par suo.
    Un centrocampista e un difensore di livello internazionale potrebbero consentire ai viola di spingersi almeno sino ai quarti, magari anche in collaborazione con un pò di buona sorte derivante dai sorteggi.
    Detto ciò mi pare di poter affermare che in Italia ci si riempie molto la bocca (emissioni tv, giornali, interviste etc...) con i moduli tattici e sulle varianti varie ed eventuali da applicare, senza parlare di tecnica e valore dei giocatori. Un pò per nascondere una certa mancanza di qualità ed erigersi a luminari nella materia.
    Mi sembra un giochetto volto a sviare dai limiti qualitativi attuali del calcio italiano cercando di vendere un prodotto diverso e presuntamente di livello sotto l'inganno di formule e numeri con cui è facile riempire foglietti, lavagne, taccuini e quotidiani e riempirsi di sapienza e scienza ma che non regge alla realtà del campo...(internazionale...che è quello che conta...)!

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  2. Effettivamente, la qualità media attuale del calcio italiano è bassina. Basti pensare a quale nazionale - al di là dell'assenza extratecnica di Cassano - porteremo in Sudafrica il prossimo anno.
    Hai ragione tu: è più facile riempirsi la bocca con 4-2-3-1 o 4-3-1-2 piuttosto che ammettere che tecnicamente siamo ridotti maluccio...

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