lunedì 24 ottobre 2011

premier league: a manchester va in onda "six and the mancity"

Di Paolo Condò
(La Gazzetta dello Sport - 24 ottobre 2011)

L'ultima volta che lo United aveva beccato sei gol a Old Trafford, Sir Alex Ferguson - che pure accusano di essere anziano - non era neanche nato. Successe nel 1930, e quando qualche storico glielo racconta in sala stampa Roberto Mancini annuisce meccanicamente, ma senza capire. Nessuno capisce più niente, nello spogliatoio del City, perché l'1-6 sul display di Old Trafford che brilla nella nebbiolina incipiente va talmente oltre le aspettative da essere metafisica allo stato puro. In altre parole, e viste anche le premesse, "non ci posso credere".
Prendiamo Mario Balotelli (qui, nella foto, esulta dopo il suo primo gol, esibendo una sottomaglia destinata a fare storia): riscaldatosi alla vigilia dando fuoco alla casa con i petardi, il suo impatto sul match produce devastazioni persino più evidenti di quelle domestiche. Il primo gol è un piatto preciso al millimetro, il secondo una più semplice correzione sotto porta, e in entrambi i casi gli inviti provengono dal portentoso Milner (che scelta di Mancini! E abbiate pazienza se ci scappa la volgarità dell'esclamativo); ma l'episodio che spacca la gara a inizio ripresa è l'espulsione di Evans, che Balotelli provoca prima dettando il triangolo ad Aguero e poi guadagnando la posizione - solo con la porta davanti - che costringe l'avversario al fallo. Se volete aggiungerci un po' di panna montata, un suo sapiente colpo di tacco scoperchia la difesa dello United in occasione del 3-0, che arriva da Aguero su assist di Richards. Insomma, tanti di questi incendi, caro SuperMario.
Lo strepitoso pomeriggio di Balotelli, mai visto in questo formato, è però soltanto una grande storia individuale dentro all'enorme storia collettiva del cambio di stagione a Manchester. In meno di due anni Mancini ha completato il trittico, battendo lo United prima in Carling Cup, poi in Fa Cup e adesso in Premier, oltre tutto a casa sua, infliggendo a Ferguson quella che lo stesso scozzese ha definito "la peggior sconfitta della mia carriera". Le dimensioni del sacco di Old Trafford sono un po' spinte, con i due contropiede in campo aperto nel recupero che dilatano un più corretto 4-1. Però Mancini vince perché centra alla perfezione ogni scelta, da quelle di formazione (Milner e Richards, in ballottaggio ancora sabato sera, gli danno tantissimo), a quella tattica di uscire in pressing sul portatore di palla, a quella psicologica di affrontare la superiorità numerica senza aggiungere una punta ma aumentando soltanto il controllo della palla. Il City si difende con ordine e qualche sofferenza nei primi 20', perché la qualità dello United è periferica - Young più di Nani - e quindi la linea arretrata deve tendersi chiamando Milner a rinforzo per coprire il campo nell'intera larghezza. L'1-0 di Balotelli nasce anche da una delle prime discese a sinistra di Clichy, altra chiave del match, ma a separare la gara in un prima e in un dopo è l'espulsione di Evans. Una volta tanto, nel frangente la delusione è Ferguson: anziché inserire Jones per difendere lo svantaggio minimo sino all'80', e lì giocarsi il tutto per tutto, Sir Alex accentra Smalling, sposta il combattente Fletcher a terzino, compatta il centrocampo arretrando ancor più Rooney (fa quasi il lavoro di Pirlo), e si consegna al possesso palla del City. Secondo e terzo gol - uguali - sono pure conseguenze di giochi a tre in superiorità numerica. Il quarto, che cancella l'estrema reazione di Fletcher, nasce da una disattenzione dell'invecchiato Ferdinand che regala il corner sul quale una coproduzione fra Barry, Lescott e Dzeko fissa il 4-1. Silva e Dzeko infine maramaldeggiano, mentre la gente dello United sta già lasciando il teatro dei sogni, trasformato in scena degli incubi.
Una vittoria così esagerata deve in qualche modo spaventare Mancini che infatti ripete come un mantra "sono solo tre punti". In classifica però, complice lo stop del Chelsea, le lunghezze di vantaggio (sullo United secondo) salgono a cinque, come sale la sensazione che questo sia l'anno del City. E di SuperMario, se dopo l'autista gli daranno di scorta pure un pompiere.

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