domenica 27 settembre 2009

napoli: s'è svegliata la "bella addormentata"...

Di Diego Del Pozzo

Almeno sette delle nostre dieci-domande-dieci sulla crisi del Napoli hanno avuto oggi pomeriggio l'unica risposta possibile, da parte del presidente Aurelio De Laurentiis, che ha praticamente licenziato il direttore generale Pier Paolo Marino in diretta televisiva.
Il numero uno della società azzurra si è, in pratica, lavato le mani delle tante questioni controverse, accumulate in questi ultimi due anni di sua gestione ed esplose fragorosamente a partire dalla seconda metà della scorsa stagione, scaricando tutta la colpa dei recenti fallimenti sull'uomo che, fino a quando gli ha fatto comodo, lo ha aiutato a costruire il suo costoso giocattolo, al tempo stesso introducendolo nei salotti del calcio italiano che conta.
La "bella addormentata", dunque, s'è finalmente svegliata. E, rumorosamente com'è nel suo carattere, ha dato in pasto alla folla e alla critica il colpevole che tutti stavano cercando, esponendolo al pubblico ludibrio.
Da domani, dunque, si volta pagina. Con uomini nuovi e idee inedite. Almeno fino al prossimo fallimento e al prossimo colpevole.
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Ecco il resoconto dell'esplosiva conferenza stampa odierna di Aurelio De Laurentiis, tratto dal sito Napoli Magazine. Sono intervenuto il meno possibile sul testo originale, proprio per lasciare intatto l'effetto voluto dell'onda che travolge tutto al suo passaggio:
"Tutti quanti sono curiosi di sapere cosa farò. Io sono tornato per fare. Ho grande rispetto per i tifosi del Napoli, ai quali voglio dare un calcio vincente. Sono il primo ad essere dispiaciuto. Sto seguendo due film importanti all'estero, per cui non dovevo tornare in Italia. Ho capito però che c'era qualcosa che non andava. Ho un incontro in programma con Marino nella giornata di lunedì per chiarire il nostro rapporto. Io non voglio vincere con la ragione. E' un chiarimento per fare il bene del Napoli. Le mie decisioni saranno prese solo per il bene del Napoli. Non so cosa può venire fuori da questo incontro. Se mi aspetto le dimissioni? Non è questo il punto. Mi aspetto delle spiegazioni. Se qualcosa non ha funzionato voglio capire cos'è che non va. Negli ultimi anni quando chiedevo qualcosa le mie domande sono state disattese. Spesso e volentieri dicevo: "Perché non facciamo così?", e mi si rispondeva che in base ai suoi trentacinque anni di esperienza non era possibile fare in quel modo. Per me non è una frattura, ma un'esigenza. Io non sono quello che mette sulla graticola e che ha bisogno di prendersi rivincite. Io sono per il gruppo di lavoro. Al momento in cui arrivai sottolineai la necessità della figura del direttore sportivo, oltre al direttore generale: a suo tempo mi disse "Se prendiamo il ds allora me ne vado". E per togliere occasione tolsi di mezzo. Il Napoli, nel tempo, è diventato troppo un club monocratico. Io ho trenta società. Ho sempre avuto un grande rapporto con Reja: quando si sarà stancato, non ci sono problemi. Ho detto a Marino che volevo sfondare anche nel calcio scozzese e americano, ma non abbiamo mai fatto un tubo. Per cui ho capito che Marino lavorava a mezzo servizio o come dg o come ds. Nella sede del club c'erano i pavimenti color vomito: in un attimo ho fatto cambiare tutto. Marino ha 52 anni e io 60: non è possibile gestire un club di A in maniera provinciale. Quest'estate, da maggio con il signor Formisano, mi sono messo a lavorare sullo stadio: con un dg si fa squadra, si fa team. Se il dg è in Lega, serve un ds sul campo di allenamento. Perché non ci sono altre figure nel club? Bisognerebbe chiederlo a Marino. Io chiudo con un utile, quest'anno, di 18 milioni di euro: solo la Lazio è riuscita ad andare bene come il Napoli. A livello dirigenziale io non ho in società una persona che parla in inglese e francese. Perché a Roma non ho mai ricevuto il resoconto settimanale della rete degli osservatori? Io, prendendo il numero uno, pensavo di arrivare in alto, al primo posto. Devo ringraziare Formisano che ha creato 450 prodotti: gli ho fatto venire le emorroidi al cervello. Abbiamo inventato le biciclette, il profumo, l'auto, le barche e la motocicletta del Napoli. L'impostazione monocratica non l'ho data io. A un certo punto mi sono chiesto: perché devo pagare i calciatori con un valore eccessivo e poi non riesco nemmeno a piazzarli ad altre squadre? Se nel cinema non riesco a vendere un film all'estero rimuovo in due minuti il responsabile. Non voglio attaccare Marino. A Castelvolturno ho fatto interventi precisi per evitare malattie: mancavano i bocchettoni alle docce. La palestra? L'ho pagata centodiecimila euro, me l'ha chiesta Donadoni ma doveva chiedermela Marino. La situazione è chiara a tutti. Quest'anno ho fatto una settimana di vacanze. Non è che si chiude il mercato e allora me ne vado quindici giorni in vacanza... Che uomo società sei? Così non sei sul pezzo. A Marino dirò che forse l'entusiasmo è finito, la mission si è esaurita. Non è che perché ho scelto io Donadoni, allora me ne vado in vacanza. Che discorso è? Non oserei mai pensare che uno come Marino, che ha dato tanto al Napoli, possa compromettere questa sua fede per sposare posizioni poco obiettive. Donadoni fa l'allenatore. Ho comprato i diritti dei Gormiti, per il film alle Hawaii: sono in concorrenza con la Disney e la Pixar. Il problema non è Donadoni: Donadoni è un professionista. Bisogna capire solo se il gioco va bene o no. Da anni chiedo di giocare con il 4-4-2 e non con il 3-5-2. Un allenatore libero che mi piace? Non ci ho pensato, lo farò con calma. Un direttore libero che mi piace? Non ho pensato a un direttore, ma a una struttura societaria. Ad esempio su Obinna abbiamo aspettato inutilmente un mese per capire che non cedeva i diritti d'immagine. De Ceglie non è arrivato così come quell'altro esterno, allora è chiaro che scommetto su Datolo. Non mi fate ricordare il giro di campo con Datolo... Mannini? Nel 4-4-2 si esprime bene".

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