martedì 10 marzo 2009

quando brera sopravvisse all'old trafford


Per introdurre degnamente il ritorno degli ottavi di finale di Champions League, il cui culmine è previsto per domani sera all'Old Trafford tra Manchester United e Inter, propongo ai lettori di Calciopassioni questo bell'articolo di Giorgio Porrà tratto dal quotidiano Il Mattino di domenica. (d.d.p.)
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Old Trafford, l'arena che spaventò Brera
Di Giorgio Porrà (Il Mattino - 8 marzo 2009)
Quale sarà l'accoglienza riservata all'Inter mercoledì prossimo a Manchester? Quale sarà la temperatura all'Old Trafford? Mourinho ha già le risposte, ed è per questo che prima dell'ottavo d'andata aveva chiamato a raccolta il popolo di San Siro invitandolo ad una "prestazione" all'inglese, energia a fiumi per corroborare i suoi e annebbiare l'avversario.
Il fatto è che il portoghese teme il furore dell'Old Trafford almeno quanto la qualità di Rooney e Ronaldo. Ha ragione, quello non è uno stadio qualsiasi, è un bunker che terrorizza per la storia che si porta appresso, per le vittorie in serie fabbricate dalla banda Ferguson, per la passione alitata ad un soffio dal prato.
Lo sa bene Mourinho, ne prese atto, molto prima di lui, nel lontano 1969, Gianni Brera che per la prima volta si calò nell'atmosfera dell'Old Trafford in occasione della semifinale di ritorno dell'allora Coppa Campioni tra il Milan di Rivera e il Manchester di George Best. Il resoconto affolla il percorso del libro "La bocca del leone" (Baldini & Castoldi), lo stesso titolo della rubrica di corrispondenza coi lettori tenuta per anni da Brera sul Guerin Sportivo. Una preziosa raccolta di memorie, aneddoti, confessioni, che spazia dal ritratto di Tarcisio Burgnich agli scambi di auguri natalizi col bandito sardo Graziano Mesina supertifoso di Gigi Riva ("Non è coerente tifare per il Cagliari ed offrire nel contempo tanti pretesti antisardi alla cronaca nera").
Anche il pezzo da Manchester è in purissimo stile breriano, col freddo britannico a congelargli i polpastrelli. Quel Manchester era il detentore della Coppa, ma il Milan, 15 giorni prima a San Siro, era stato capace di stenderlo con i gol di Sormani ed Hamrin. Una dote non sufficiente per vivere di rendita nella bolgia dell'Old Trafford ("Furor anglicanus incarognito dalla perfidia antica. I tedeschi sono poveri vitelli, al confronto. Boati al ritmo di 'unài-tèd'. Sta' calmo, Gioan"). Il Milan regge sino a venti minuti dalla fine, poi soccombe davanti al talento di Bobby Charlton ("La cannonata di Charlton si vede solo al termine, quando alza la rete, gli dà la palla-gol Best in dribbling triplicato"). Il finale è roba per cuori forti. Anche perché Cudicini, tra i pali, viene centrato da un oggetto lanciato dalla curva inglese ("Un pezzo di piombo arrotolato a pigna. È svenuto. Viene avvertito l'arbitro. Cudicini steso bocconi nel fango. L'hanno colto sulla nuca. Indignazioni. Maledizioni. Sentenzio: gente così grama non può aver bene"). E infatti Cudicini si rialza e decide di collezionare prodigi davanti al Manchester scatenato a caccia dei supplementari ("Il dramma agonistico è così intenso da riuscire ossessivo. Non respiro, non deglutisco. Gioco anch'io. Non capisco quasi niente. (...) Così morirai Gioan: sul desk d'una qualsiasi polverosa tribuna, in gir per el mond"). Il novantesimo, col Milan a conservare il minimo svantaggio, diventa liberatorio, soprattutto per il cronista ("Il fischio della fine è una canna da soccorso per minatori, mi entra in gola con l'ossigeno").
Sono passati quarant'anni ma nulla è cambiato da quelle parti, l'Inter ritroverà lo stesso clima torrido. Con un doppio handicap rispetto al Milan di Rocco, nessun gol segnato all'andata, nessun Brera ad accompagnarne l'impresa. Ma dovesse farcela vedrebbe impennarsi le sue quotazioni in ottica trofeo. Del resto è quanto accadde a Rivera e compagni: dopo la battaglia di Manchester, la finale con l'Ajax di Cruyff si rivelò una passeggiata di salute, 4-1 con tripletta di Pierino Prati e seconda Coppa Campioni sistemata in bacheca. Auguri Mourinho.

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