domenica 29 giugno 2014

serie a 2013-2014: il bilancio del napoli di rafa benitez

Di Diego Del Pozzo

Mentre i Mondiali brasiliani entrano nel vivo, voglio tornare di qualche settimana indietro nel tempo per archiviare definitivamente la stagione per club 2013-2014 facendo un bilancio, a freddo, dell'annata vissuta dal Napoli di Rafa Benitez, al suo primo anno sulla panchina azzurra.
Ebbene, Benitez - che in risposta ai detrattori, durante i mesi invernali, ripeteva continuamente che "i conti si fanno alla fine" - ha eguagliato il record di punti nella storia del Napoli in Serie A, 78, vincendo però nella stessa stagione la Coppa Italia (e, a tale proposito, quest'anno in Italia hanno vinto un trofeo soltanto Juventus e Napoli: per gli altri, iperpubblicizzata Roma compresa, "zeru tituli") e terminando un complicatissimo girone di Champions League con 4 vittorie su 6 match e 12 punti in classifica, alla pari con le qualificate Borussia Dortmund e Arsenal. Sì, sto parlando proprio di quella stessa Champions League che, secondo il precedente allenatore, portava via tra i 10 e i 15 punti in classifica in campionato. E ha fatto tutto ciò con una squadra quasi totalmente rinnovata e con un nuovo sistema di gioco, grazie al quale il Napoli ha segnato 104 gol in stagione, altro record societario.
L'aspetto divertente è che c'è persino chi ha storto la bocca, di fronte a questi risultati, perché il Napoli sarebbe passato dal secondo posto dello scorso anno al terzo di quest'anno, cosa che, in effetti, lo costringerà a disputare i fastidiosi preliminari della prossima Champions League in pieno agosto (unico inconveniente derivante da questa annata). A parte i distinguo che ho elencato poco più su, però, mi pare piuttosto evidente che, in futuro, sarà difficilissimo se non impossibile rivedere una Juventus da 102 punti, anche perché è una squadra abbastanza vecchia e a fine ciclo; così come sarà altrettanto difficile che una Roma l'anno prossimo impegnata anche in Champions League e, quindi, con due match a settimana da disputare, possa arrivare nuovamente alla soglia-scudetto degli 85 punti. E come sarà complicatissimo rivedere la sequenza di infortuni che, per almeno due-tre mesi, ha costretto gli azzurri a giocare, in pratica, senza terzini di ruolo (Maggio, Mesto, Zuniga fuori quasi in contemporanea).
La differenza sostanziale tra i 78 punti del Napoli di Mazzarri dello scorso campionato, rispetto ai 78 di questo di Benitez, comunque, risiede in un aspetto semplicissimo: con quel secondo posto, quella squadra aveva chiuso un ciclo che, in quattro anni e mezzo, ha prodotto concretamente una Coppa Italia; questa di Benitez è evidentemente a inizio ciclo, ha ampie possibilità di crescita e in soli 9 mesi ha già raggiunto lo stesso risultato della precedente incarnazione, una Coppa Italia. Il precedente trofeo, però, era probabilmente il massimo raggiungibile; questo rappresenta un evidente punto di partenza.
Merita qualche riga a parte l'esperienza del Napoli di Benitez nella Champions League 2013-2014, partendo dai fatti e dai numeri. Per la prima volta nella storia della Champions League una squadra è stata eliminata nella fase a gironi dopo aver totalizzato addirittura 12 punti, nel caso del Napoli frutto di 4 vittorie su 6 match, raccolte in un raggruppamento durissimo, composto dall'Arsenal che all'epoca stava dominando la Premier League (cioè il campionato più bello e competitivo del mondo), dal sempre scoppiettante Borussia Dortmund vicecampione d'Europa 2012-2013 e da un Olympique Marsiglia poi rivelatosi poco competitivo (ha terminato con sole sconfitte) ma, comunque, in partenza dotato di blasone e di solida tradizione internazionale (ha in bacheca anche una Coppa dei Campioni). Ebbene, in un simile girone, il rinnovato Napoli di Rafa Benitez - ripeto: appena all'alba di un nuovo progetto tecnico-tattico, con sei-sette titolari diversi rispetto allo scorso anno e, soprattutto, con un epocale passaggio, dopo anni, dalla linea difensiva a tre a quella a quattro - ha saputo chiudere a pari punti con tedeschi e inglesi ed è stato eliminato soltanto grazie alla classifica avulsa, dopo essere riuscito a vincere tutti e tre i match casalinghi (2-1 al Borussia, 3-2 al Marsiglia e 2-0 all'Arsenal) e quello in Francia (2-1 al Velodrome), perdendo soltanto a Londra e a Dortmund e, in quest'ultimo caso, con parecchie recriminazioni e anche un pizzico di sfortuna (basti pensare al rigore generoso dato ai tedeschi dopo pochi minuti e agli svarioni difensivi di Armero sul 2-0 e, soprattutto, sul decisivo 3-1). Di più, onestamente, non era lecito chiedere, anche perché sarebbe bastato un pareggio in una delle due gare tra Borussia e Arsenal per fare fuori una delle due e far avanzare gli azzurri.
Negli occhi dei tifosi partenopei, ma anche in quelli dei semplici appassionati, c'è ancora la bellissima prova del Napoli al San Paolo contro la forte squadra di Arsène Wenger, ridotta ai minimi termini dalla ferocia di un pressing altissimo e costante, dai continui aiuti degli esterni d'attacco ai due centrocampisti, da una difesa disposta quasi a centrocampo e sempre pronta a rilanciare l'azione con cambi di gioco profondi e precisi, dal movimento continuo e dai tagli e controtagli degli attaccanti, da una ritrovata solidità mentale generale che ha positivamente influito sull'equilibrio complessivo della formazione di un Benitez che, incurante delle critiche di quel periodo, ha preparato e condotto il match a modo suo e, come volevasi dimostrare, nella singola gara ha avuto ragione.
Riallargando la visuale all'intera stagione, il migliore in assoluto tra gli azzurri versione 2013-2014 è stato certamente José Callejon, autore di ben 15 gol in campionato e 20 totali, ma soprattutto inesauribile sulla fascia di competenza e sempre a suo agio di fronte a qualsiasi avversario. Dopo di lui, collocherei Dries Mertens (11 gol in Serie A e 13 totali) e Gonzalo Higuaìn (17 in campionato e 24 totali), entrambi con ulteriori margini di crescita per il prossimo anno. Ciascuno di questi tre campioni, peraltro, s'è distinto anche per aver servito tanti assist decisivi ai compagni. Tra i più positivi, a mio avviso, vanno inseriti anche un Lorenzo Insigne tatticamente miglioratissimo e atleticamente instancabile, un Pepe Reina leader naturale che andrebbe in tutti i modi riconfermato, un Federico Fernandez enormemente cresciuto grazie alla fiducia dell'allenatore. Da recuperare, ma in futuro tornerà certamente al centro del gioco, il capitano Marek Hamsik.

Insomma, dopo una stagione così, il Napoli targato Rafa Benitez per me è destinato senza ombra di dubbio a crescere ulteriormente.
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