mercoledì 23 ottobre 2013

diego armando maradona: the last punk rocker in the world

Di Diego Del Pozzo

Diego Armando Maradona non può essere né sarà mai un uomo comune. Non può esserlo, infatti, colui che è stato il più grande calciatore mai nato (con buona pace di Pelé), colui che ha saputo regalare gioie immense e momenti indimenticabili ad almeno due generazioni di appassionati di tutto il mondo, colui che ha rischiato di autodistruggersi con la droga e con gli eccessi e che, nonostante ciò, ha saputo vincere e far sognare.
Non può essere un uomo comune chi si accompagna quotidianamente con i principali capi di Stato del Sudamerica e si propone alla guida dei movimenti anti-globalizzazione e a favore dei diseredati. E non può esserlo colui al quale sono stati dedicati film (dall’omonimo documentario di Emir Kusturica a La mano de Dios di Marco Risi, da Amando Maradona di Javier Vázquez alla meravigliosa collana di dieci documentari curata da Gianni Minà per La gazzetta dello sport e recentemente arricchitasi di un undicesimo capitolo inedito), canzoni, libri (imperdibile l’autobiografia Io sono el Diego, edita in Italia da Fandango), fumetti (il più recente è stato pubblicato l’anno scorso dalla casa editrice Becco Giallo, s’intitola semplicemente Diego Armando Maradona e l’ha realizzato, in maniera davvero poetica, il trentunenne Paolo Castaldi) e persino un culto religioso (la Iglesia maradoniana, forte di oltre centomila adepti).
Indubbiamente, Maradona è personaggio complesso e persino controverso. E proprio il suo essere così controverso è riemerso con forza, nei giorni scorsi, durante la sua recente presenza in Italia in occasione dell’uscita del nuovo dvd di Gianni Minà che ho citato in precedenza. In questi giorni, infatti, si è riaperta, ancora una volta, la vicenda della molto presunta evasione fiscale di Diego Armando Maradona, che ormai sta assumendo contorni più che grotteschi e, purtroppo, fortemente indicativi dell’attuale deriva della società italiana, ormai in ginocchio dopo un ventennio di collusioni tra interesse pubblico e privato erette a sistema e di impunità eletta a metodo di governo. In particolare, ha destato scandalo il gesto dell’ombrello nei confronti di Equitalia, esibito da Maradona in tv durante la trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa (della quale era ospite), mentre rispondeva a una domanda del conduttore riguardante l’annoso contenzioso fiscale e provava a spiegare la sua posizione, condivisibile e assolutamente realistica se soltanto chi lo giudica perdesse cinque minuti per studiarsi bene tutta la faccenda. Invece, dopo quel gesto, Maradona è stato esposto alla gogna mediatica e subito additato come esempio negativo dai moralizzatori dell’ultima ora, in primis da personaggi politici di quarta fascia come Brunetta e Fassina, ai quali non dovrebbe nemmeno essere permesso di poter parlare di uno come El Diez.
Qualche giorno dopo, sono emersi alcuni retroscena di quel gesto e del suo reale significato. Infatti, il giorno prima della presenza in tv da Fazio, mentre Maradona si recava da Milano a Roma per assistere alla partita di Serie A Roma-Napoli, alla quale era stato invitato dalla società giallorossa, appena sbarcato da un volo privato - come riportato dal quotidiano Il Mattino di oggi, 23 ottobre - veniva fermato nella sala dell’aeroporto di Ciampino da un rappresentante di Equitalia, a poche ore dalla notifica già ricevuta nell’albergo di Milano dall’ente riscossore. Davanti al suo legale Angelo Pisani, alla figlia Dalma e alla compagna Rocio, l’ex capitano del Napoli veniva fatto oggetto di un’ispezione per verificare se avesse con sé oggetti di valore, da sequestrare. E tutto ciò, com’è umano, lo faceva letteralmente infuriare, con replica plateale il giorno dopo durante Che tempo che fa e successivo annuncio di azione legale nei confronti dello Stato italiano “per ingiusta attività esecutiva degli organi tributari”.
Ma vi sembra normale - mi chiedo - un Paese nel quale accadono queste cose? Oppure siamo in un circo senza più né capo né coda? Se uno è davvero un evasore, infatti, è serio metterci più di vent’anni per accertarlo senza più dubbi? E chi alza il sopracciglio perbenista nei confronti del gesto dell’ombrello maradoniano esibito in tv trova civile e logica una perquisizione con tranello fatta in aeroporto, a fronte di una presunta evasione da 39 milioni di euro? Ma l’ispettore che cosa si aspettava di trovare addosso a Maradona, 39 milioni di euro in contanti?
E, allora, voglio gridarlo forte ancora una volta: dal mio punto di vista, di fronte a tutto ciò, l’ombrelo de dios di Maradona è un pugno in faccia alle ipocrisie di questo Paese senza più pudore né dignità, uno sberleffo da artista, una performance che spiazza, la scarica di adrenalina che dissolve la nube di cloroformio del “prime time” catodico italiano. E Maradona è l’ultimo punk rocker possibile in questo Paese ormai morto dentro!

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