Per i tifosi del Napoli sono parole che suonano dolcissime: sono quelle tradotte dal sito specializzato
CalcioNapoli24 (
http://www.calcionapoli24.it/primo_piano/focus-cn24-napoli-benitez-discorso-liverpool-n128920.html) e tratte dal libro d
i Rafa Benitez (il nuovo allenatore degli azzurri) Champions League Dreams.
Il brano che segue si riferisce, in particolare, a ciò che Benitez
disse ai propri calciatori nell'intervallo tra primo e secondo tempo di
quella che è passata alla storia come una tra le rimonte più clamorose
di sempre, soprattutto perché verificatasi durante una finale di
Champions League, quella del 25 maggio 2005 a Istanbul tra Milan e
Liverpool (3-0 per i rossoneri dopo il primo tempo, poi rimonta dei reds
fino al 3-3 e loro vittoria ai calci di rigore).
Ecco, dunque, il
racconto di Rafa Benitez, dal quale si capiscono tante cose di colui che
guiderà il Napoli nella prossima stagione:
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Rafael Benitez, il nuovo allenatore del Napoli |
"Intorno a me, le teste
erano chine. I giocatori fissavano il pavimento degli spogliatoi
dell’Ataturk Stadium. Il rumore dei 50mila tifosi del Liverpool si era
offuscato. La squadra sedeva sconsolata e disperata. Non capivano cosa
era appena accaduto, o come si fosse arrivati a questo. Tre gol nella
partita più importante della loro vita, ed erano incapaci di comprendere
dove e perché tutto era andato storto. Questo era il cammino che
volgeva al termine, quello che avevamo iniziato nel ritiro pre-stagione,
il primo giorno che incontrai i calciatori nella posizione di
allenatore del Liverpool. Ci sono due modi per gestire la squadra. Uno è
l’allenamento dei giocatori come calciatori, migliorando la forma
fisica e la loro tecnica, insegnando loro le proprie tattiche. L'altro è
quello di convincerli che, qualunque cosa accada, non importa quanto
sia disastrosa la situazione, si ha sempre una risposta. Si deve far
credere loro di avere un piano. In ogni sessione di allenamento, in ogni
partita che si gioca, si deve rafforzare quel messaggio. Questo è il
motivo per cui li avevo incoraggiati di non seguire semplicemente le mie
istruzioni, ma di metterle in discussione, in modo che io potessi
spiegare il mio pensiero. Si allena il corpo, sì. Ma si allenano anche
le loro menti. Sono queste le volte in cui ti misuri come manager,
quando il mondo sta cadendo a pezzi, quando tutto ciò che per cui hai
lavorato nel corso di una lunga estenuante stagione sembra andar
perduto. Questi sono i momenti in cui hai bisogno che i tuoi giocatori
dimostrino di avere fiducia in te. Questo è quando si sta in piedi o si
cade. Non avevo preparato un lungo discorso per i giocatori. Le mie note
sulla partita evidenziavano un messaggio, una parola, sopra tutte le
altre, che volevo far si che facessero loro. E' scritta in spagnolo.
“Lucharlo”. “Combattere per essa”. Avevamo solo pochi minuti per
preparare i giocatori agli schemi con cui avevamo intenzione di giocare
nel secondo tempo: tre difensori, due terzini, due centrocampisti - Xabi
Alonso e Dietmar Hamann – bloccati dietro a proteggerci dalle sfuriate
di Kakà che ci avevano causato tanti problemi nel primo tempo, e Steven
Gerrard appena dietro Milan Baros. Hamann avrebbe sostituito Djimi
Traore, il che significava Jamie Carragher spostato a sinistra della
nostra difesa a tre, con Sami Hyypia al centro e Steve Finnan sulla
destra. 'Andremo in campo, poi dopo le ultime rassicurazioni tattiche
prenderai Hamann e lo porterai a riscaldare' dissi al mio assistente,
Pako Ayesterán, appena scendemmo nel tunnel all'intervallo. Stavo già
pensando quello che stavo per dire ai giocatori, immaginando come
esprimere il mio messaggio in inglese, e fare in modo che fosse il più
chiaro e positivo possibile, così come doveva essere. 'Djimi, fatti una
doccia, ti cambio' gli dissi quando raggiungemmo gli spogliatoi. Mi
presi un attimo per raccogliere i miei pensieri, prima di passare al
resto della squadra. 'Ascoltate', dissi. Quel poco rumore che c’era si
placò. Come manager, si può tranquillamente capire quando i tuoi
giocatori si rivolgono a te per la speranza e per l'ispirazione. Era
importante mantenere la calma, presentarsi fiduciosi. Non potevo far
loro pensare che era finita. Le parole vennero facilmente, anche in una
seconda lingua (inglese e spagnolo). 'Non abbiamo niente da perdere,'
dissi. 'Se ci rilassiamo, possiamo fare un gol. E se facciamo un gol,
siamo in grado di tornare in partita. Dobbiamo combattere. Lo dobbiamo
ai tifosi. Non lasciate che la vostra testa tremi. Siamo il Liverpool.
State giocando per Liverpool. Non dimenticatelo. Dovete tenere la testa
alta per i tifosi. Non è possibile definirsi giocatori del Liverpool ed
avere la testa bassa. Abbiamo lavorato tanto per essere qui, battuto
tante buone squadre. Lottate per 45 minuti. Se segniamo, siamo in corsa.
Se credete che possiamo farcela, ce la possiamo fare. 'Avete la
possibilità di essere eroi.' Spiegai i cambiamenti che avremmo fatto
tatticamente. Carragher a sinistra, Hyypia nel mezzo, Finnan sulla
destra. Hamann e Xabi Alonso davanti a loro. Avremmo dovuto essere
stretti, compatti, e avremmo dovuto cercare di spingerci in avanti. Il
Milan avrebbe giocato con passaggi lunghi, così avvertii i difensori di
essere attenti a questi palloni. Appena finii di parlare, Dave Galley,
il fisioterapista, mi tirò da parte. Aveva lavorato su Steve Finnan, su
uno dei lettini da massaggio, mentre parlavo. ‘Lui non durerà 45
minuti,' mi disse. Avevamo già fatto una sostituzione, Vladimir Smicer
al posto dell'infortunato Harry Kewell a metà del primo tempo, e non
potevamo rischiare di giocare per il resto della partita, con quella
pressione, con un solo cambio da fare. Avevamo solo due minuti prima che
i giocatori ritornassero fuori, ma senza Finnan avremmo avuto un
problema sul lato destro. Anche allora, però, sapevo che non potevo
permettermi di essere nervoso. Non si può mettere a fuoco la situazione
quando si è nervosi. Non si può mantenere la lucidità. Ebbi solo un
secondo di pausa di riflessione, per cambiare i nostri piani. Chiamai
indietro Djimi. Aveva tolto gli scarpini e stava andando verso la
doccia. Invece sarebbe andato in campo per il secondo tempo. Finnan
sarebbe uscito, si vedeva nei suoi occhi che avrebbe voluto uccidere
Dave. Carragher lo avrebbe sostituito a destra, con Traore sulla
sinistra. Smicer, non un esterno naturale, avrebbe giocator largo a
destra nel secondo tempo, con Gerrard pronto a sostituirlo. 'I tifosi
sono con noi,' dissi, mentre i giocatori iniziarono a muoversi verso la
porta. Non so se potevano sentirli cantare, 50.000 persone che
intonavano l’inno del Liverpool, 'You'll Never Walk Alone’, nonostante
quel primo tempo. Durante una partita, sono così concentrato che non
riesco nemmeno a scorgere la mia famiglia in mezzo alla folla. Blocchi
tutto. Vedi solo i giocatori e la partita. Ma sapevamo tutti quanti
sostenitori avevano viaggiato fino a qui. Avevamo visto tutti le fasce
rosse del Liverpool sugli spalti. Sapevamo quanto era stato lungo il
viaggio, e sapevamo che dovevamo lottare per loro. 'Loro sono dietro di
noi.' I giocatori avevano sopportato probabilmente i peggiori 45 minuti
della loro carriera. Dal primo tocco di palla, tutto era andato storto.
Avevano una possibilità per rimediare. Era una situazione che nessuno di
noi avrebbe osato immaginare. Non doveva essere così, in teoria. Tutte
le nostre speranze erano riposte nei giocatori che credevano che
avessimo un piano, confidando in noi per cambiare le cose attorno a
loro. Si alzarono e cominciarono a dirigersi verso la porta, verso il
tunnel, verso il campo. Verso la storia".
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