E proprio questo era uno dei motivi che mi rendeva fiducioso in vista dell’esordio al City of Manchester Stadium, poi superato in maniera assolutamente brillante (nella foto, Inler e Campagnaro fermano Aguero). In ottica Champions, infatti, il principale difetto degli uomini di Mazzarri, dopo una campagna acquisti estiva che aveva certamente rafforzato la rosa dal punto di vista tecnico, poteva essere quello dell’inesperienza a certi livelli, con conseguente emozione da mettere in conto quantomeno in occasione delle prime uscite. E, da questo punto di vista, esordire in trasferta a Manchester, contro una squadra a sua volta assente dalla massima competizione europea da più di quarant’anni e dotata di un blasone tranquillamente paragonabile a quello partenopeo, era sicuramente da preferire piuttosto che farlo, per esempio, contro il Bayern all’Allianz Arena.
Scorrendo il calendario, poi, il secondo match in casa col Villarreal - cioè quello, sulla carta, meno ostico rispetto agli altri - potrebbe fare da trampolino di lancio per le ambizioni europee azzurre, che sarebbero poi messe definitivamente alla prova alla terza giornata, ancora al San Paolo (in un contesto ambientale, presumibilmente, traboccante di entusiasmo), dal Bayern Monaco. La proibitiva trasferta in Germania, quindi, giungerebbe quando il Napoli dovrebbe aver già preso familiarità con la massima competizione europea per club e, dunque, potrebbe risultare meno temibile dal punto di vista perlomeno psicologico. La rivincita della scorsa Europa League a Vila-Real e la conclusione-spareggio in casa col Manchester City già bloccato a domicilio potrebbero, a quel punto, certificare l’inatteso passaggio del Napoli alla fase a eliminazione diretta. E, per qualificarsi in un girone tanto equilibrato, potrebbero bastare anche soltanto 8 punti, magari frutto di due vittorie (Villarreal e City in casa), due pareggi (quello già ottenuto a Manchester e uno in casa col Bayern) e due sconfitte (a Monaco e Vila-Real).
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