Ma come avrebbe potuto un pur notevole saggio mettere sul chi va là scafati uomini di calcio come Moratti e Branca? Avrebbe potuto, certamente, per come tratteggia la psicologia di José Mourinho, per come ne approfondisce le dinamiche comportamentali, ne analizza i metodi di training calcistico, ne rintraccia origini e influenze anche involontarie.
L'alieno Mourinho, infatti, è davvero un libro straordinario e raro, coltissimo senza mai essere pedante, pieno zeppo di spunti e suggestioni inattese e a tratti geniali; un libro che miscela sapientemente le neuroscienze e Houdini, Bela Guttmann e la storia portoghese, Arthur Jorge e il cinema di fantascienza, il calcio totale dell'Olanda anni Settanta e gli esperimenti ucraini di Lobanovskij e Zelentsov. Naturalmente, però, lo fa soffermandosi sugli snodi principali dell'avventura interista di Mourinho, con particolare attenzione alla probabilmente irripetibile stagione del Triplete. Sì, perché Modeo parla comunque di calcio, con ottima capacità di indagine negli aspetti tecnico-tattici, commentando per esempio i vari schemi alternati dal Mou nerazzurro fino al "definitivo" 4-2-3-1 imposto nella storica vittoria esterna a Stamford Bridge contro il Chelsea (punto di svolta dell'Inter vinci-tutto mourinhiana 2009-2010).
Di particolare interesse sono le pagine dedicate al rapporto tra José Mourinho e le neuroscienze. Particolarmente interessanti - e qui torno alla provocazione iniziale - anche per quel dirigente che avesse saputo leggervi tra le righe. L'altra faccia della teoria mourinhiana dell'atleta neuronale inteso come unità funzionale di cui vanno allenati simultaneamente corpo e cervello è, infatti, il completo "prosciugamento" mentale al quale sono andati incontro i giocatori interisti dopo due anni nei quali gli è stato imposto di tenere sempre il pedale dell'acceleratore premuto fino in fondo. Mourinho, si legge nel libro, imposta la scansione di una stagione agonistica come una vera e propria narrazione, all'interno della quale hanno uguale peso gli aspetti mitici-irrazionali-affettivi-emotivi e quelli razionali: in questa narrazione, lui è il leader e la vittoria è il premio finale per il gruppo che vorrà seguirlo, dandogli tutto se stesso. Diventa persino ovvio, dunque, che nel momento in cui si è raggiunto il premio e la narrazione è terminata vi sia, da parte di un gruppo come quello nerazzurro (peraltro dall'età media avanzata e privo di Balotelli rispetto alle stagioni mourinhiane e manciniane), l'esigenza quasi fisica di rifiatare, prima di ricominciare una nuova avventura. Ebbene, il comunque ottimo Benitez si è trovato coinvolto, suo malgrado, proprio in questo momento di rifiatamento collettivo, che s'è tradotto in crolli psico-fisici assolutamente inattesi e imprevedibili (basti pensare al "Robocop" Javier Zanetti che s'è riposato quasi per un mese, prima di ripartire più fresco che mai, o agli strani malanni di Sneijder e ai "mal di pancia" di Maicon) e che è durato quanto doveva durare: qualche mese.
Dopo questo "periodo-cuscinetto" - che, forse, i vertici interisti avrebbero dovuto avere l'onestà di far gestire da un allenatore meno blasonato di Rafa Benitez, una sorta di traghettatore giovane oppure una scommessa alla Zeman - il nuovo allenatore dell'Inter, cioè "l'entusiasmatore" ex milanista Leonardo, si troverà in mano una squadra che avrà, finalmente, superato lo shock del distacco da Mourinho e, credo, sarà pronta per vincere ancora una volta. Anche perché il nuovo tecnico, intelligentemente, ha capito che per entrare nei cuori e nelle teste dei propri uomini non dovrà rinnegare l'eredità mourinhiana (come fatto da Benitez, nemico sincero del Mou) ma a lei ricollegarsi idealmente.
Sandro Modeo, L'alieno Mourinho. Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio, Isbn Edizioni - 184 pagine, 13.50 euro (con prefazione di Arrigo Sacchi e postfazione di Irvine Welsh).
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