Di Diego Del Pozzo
Lo ha detto ieri in conferenza stampa, Luciano Spalletti. E come dargli torto? L'allenatore del Napoli ha risposto a una domanda col sorriso sulle labbra, spiegando che questo scudetto annunciato, che arriverà prima o poi, dopo un campionato dominato dagli azzurri, l'ambiente Napoli se lo sta "trezziando". Il verbo indica il godimento prolungato e piacevolissimo di un qualcosa che si gusta pian pianino per moltiplicare il più possibile il già grande piacere derivante da una specifica esperienza. E nel corso di questa irripetibile stagione calcistica i tifosi del Napoli possono affermarlo con convinzione: questo scudetto, che potrebbe arrivare stasera o magari domenica, ce lo stiamo davvero "trezziando".
Io personalmente ho vissuto anche gli altri due scudetti azzurri, ai tempi di Diego Armando Maradona: all'epoca del primo avevo 15 anni e mezzo, mentre il secondo l'ho festeggiato tra i 18 e i 19 anni. Oggi che ne ho più di 51 ho avuto la fortuna, trentatré anni dopo, di poter provare una sensazione inedita, credo rarissima per un tifoso di una squadra vincente: quella di riuscire a godermi una vittoria epocale non al momento del suo concretizzarsi ma già nel corso dei mesi precedenti, contrassegnati da continue esplosioni di gioia e da un certo relax dovuto alla consapevolezza di una superiorità talmente netta da sfociare in alcuni momenti del campionato quasi nel ridicolo. In effetti, mi sono convinto dello scudetto già a fine gennaio, col Napoli in fuga sicuro e le altre presunte inseguitrici a dibattersi a turno in crisi e discontinuità varie e assortite. Da allora, ho capito che sarebbe stato quasi impossibile riprendere la squadra di Spalletti.
Questa curiosa sensazione, di domenica in domenica, ha fatto sì che potessi gustarmi i successivi match di campionato del Napoli godendo al massimo del loro aspetto estetico, con poca sofferenza e con la consapevolezza che tanto in ogni partita prima o poi sarebbero arrivati i gol della vittoria azzurra. Da inizio marzo, cioè da due mesi a questa parte, la città ha deciso di esternare queste mie stesse sensazioni, evidentemente condivise da milioni di altri tifosi partenopei, vestendosi a festa e dando il via a quella che ha presto assunto i connotati di una meravigliosa festa mobile, liquida, espansa, capace di protrarsi nel corso delle settimane accompagnando le vittorie della squadra e rendendo più superabili persino i piccoli passi falsi (la sfortunatissima doppia sfida di Champions League col Milan, per esempio).
Da inizio marzo, la città si sveglia ogni mattina col sorriso, sprizzando felicità e trasmettendola alle centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo che ogni giorno ne affollano le strade e le piazze. L'azzurro è ovunque, nei vicoli, sui balconi, sulle facciate dei palazzi. Migliaia di scolaresche in gita (giunte soprattutto da regioni centrosettentrionali) attraversano le arterie cittadine con tantissimi ragazzi e tantissime ragazze che indossano le maglie del Napoli e che, una volta tornati a casa, probabilmente diventano testimonial viventi di quella stessa felicità provata all'ombra del Vesuvio, riportandola in famiglia e tra gli amici, magari riuscendo proprio grazie alla forza del bello e della gioia a far emergere quanto di sbagliato e di orribile vi sia in quel razzismo verso i meridionali che, purtroppo, continua a infestare gli spalti di troppi stadi del Nord Italia.
In molti hanno criticato questa festa troppo anticipata, non comprendendo che in realtà era semplicemente un modo per condividere una felicità troppo grande per essere trattenuta nel proprio animo e per restare confinata nei confini del calendario. La scelta più giusta di fronte a un percorso come quello del Napoli di quest'anno, insomma, era proprio quella di "trezziarsi" questo scudetto diluito e annunciato nel tempo e goderselo pian piano per goderselo fino in fondo e massimizzare il piacere. D'altronde, la gente di Napoli in questi mesi ha festeggiato innanzitutto la grande bellezza di una squadra che, non da quest'anno ma almeno dai tempi di Rafa Benitez, ha saputo divulgare in Italia e in Europa innanzitutto il piacere per il gioco e la felicità di vincere nel modo giusto, mentre nell'ultimo decennio il resto del calcio italiano (con poche eccezioni) continuava a consumarsi tra proteste, isterie, simulazioni, ruberìe, brutto eretto a sistema, scorrettezze varie. Naturalmente, questo "trezziamento" è stato reso possibile dal dominio assoluto del Napoli sul resto della Serie A e ha prodotto un unicum credo assoluto nella storia del calcio italiano e forse non soltanto di quello italiano. E, allora, ben venga la festa anticipata: una festa che è innanzitutto orgoglio e gioia per qualcosa di enorme e di assolutamente inatteso all'inizio della stagione calcistica. Il tempo per le analisi tecnico-tattiche arriverà. Per il momento, continuiamo a gioire e a "trezziarci" questo meraviglioso scudetto di un Napoli altrettanto meraviglioso.
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