mercoledì 21 ottobre 2009

mondiali: come renderne più equa la formula?

Di Diego Del Pozzo

Il sorteggio per gli spareggi europei in vista di Sudafrica 2010 mi offre l'occasione per alcune considerazioni sulla validità di una formula che, al termine di questi doppi confronti (andata il 14 novembre, ritorno il 18), potrebbe impedire la qualificazione ai Mondiali a squadre forti e di tradizione come Francia, Russia o Portogallo, mentre Corea del Nord, Honduras e una tra Bahrein e Nuova Zelanda allieteranno (?) gli spettatori di tutto il mondo sui campi di gioco sudafricani.
Innanzitutto, apro una breve parentesi per ricordare gli accoppiamenti degli spareggi europei (qui sotto, i giocatori irlandesi abbracciati prima di un match): Irlanda-Francia, Portogallo-Bosnia Erzegovina, Grecia-Ucraina e Russia-Slovenia.
Chiusa la parentesi, quindi, mi rifaccio a una intelligente ma decisamente utopistica proposta lanciata dall'ottimo blogger Vojvoda sul suo sito personale: un Mondiale di calcio a 48 squadre, con durata di un mese e mezzo e rose ampliate a 28-30 calciatori. Ecco ciò che scrive Vojvoda (a proposito, ma perché questo intelligente blogger non firma col proprio nome?): "Io sono un fautore del mondiale allargato a 48. Oramai si dovrebbe andare in quella direzione poiché sono troppe le squadre di valore e di compagini cosiddette materasso ce ne è sempre meno. [...] D'altra parte, l'Europeo 2016 sarà a 24 squadre e il Mondiale deve andare verso le 48: 12 gironi da 4 con 2 promozioni dirette e le 8 migliori terze così da formare la griglia dei sedicesimi di finale. Certo: più partite, più squadre, quindi di conseguenza rose più larghe (magari 28-30 elementi a dispetto dei 23 attuali) e mondiale dilatato nel tempo (magari un mese e mezzo). Però, se si vuole la soluzione si trova: basta ridurre le compagini dei campionati nazionali e, a fronte delle 20 squadre di molti di questi, scendere a 16 potrebbe essere il primo passo".
La proposta di Vojvoda è sicuramente suggestiva e, tra l'altro, avrebbe pure il pregio di avvicinare ulteriormente il Mondiale di calcio all'ecumenismo tipico delle Olimpiadi, con un maggior numero di Paesi partecipanti alla fase finale che non andrebbe a discapito della qualità delle qualificate. Il problema, però, è che il calcio mondiale attuale va in una direzione completamente opposta, con le competizioni per club che schiacciano sempre di più quelle per squadre nazionali, ormai tollerate o poco più. Da questo punto di vista, dunque, ho definito utopistica la proposta di Vojvoda: già le tante partite di qualificazione e il mese del Mondiale sono visti come un fastidioso intoppo da chi gestisce (male, purtroppo!) le sorti del football; figuriamoci come sarebbe presa una Coppa del Mondo lunga quasi due mesi!
Certo che, così com'è attualmente, la fase di qualificazione ai Mondiali lascia troppo spazio al peso politico delle varie Confederazioni più che all'effettivo valore tecnico di alcuni movimenti: e da questo punto di vista, è emblematico l'ampio e immotivato spazio dato al Centro-nordamerica del potentissimo vicepresidente FIFA Jack Warner (qui sotto, nella foto Reuters) o all'Asia, a discapito di movimenti ben più vivi e rappresentativi come quello africano o, naturalmente, quello europeo.
A questo punto, dunque, avanzo anch'io una proposta per una possibile riforma della Coppa del Mondo: lasciarne intatta la fase finale, ma valorizzare ulteriormente le qualificazioni, dividendole in due turni successivi separati, "spalmati" come oggi lungo i due anni precedenti alla fase finale, naturalmente con alcune modifiche nei criteri geografici a favore di scuole calcistiche più forti (si potrebbero semplicemente seguire le indicazioni del "famigerato" ranking FIFA). Il secondo turno di queste qualificazioni verrebbe trasformato in una sorta di turno eliminatorio della fase finale (servirebbe pure un po' di marketing, poiché ne andrebbe cambiato anche il nome, per "nobilitarlo" maggiormente, un po' come ha fatto in Italia la Serie C, quando ha deciso di diventare Lega Pro). Le qualificate dopo questo turno, quindi, accederebbero alla "vera" fase finale del Mondiale, da disputarsi nel Paese ospitante la manifestazione. In questo modo, resterebbe intatta la sostanza (giorni dedicati alle nazionali durante la stagione dei club, durata della competizione finale, ecc.) ma si cambierebbe qualcosa nella forma, dando la percezione a molte più squadre, infatti, di partecipare a un turno eliminatorio di un Mondiale (seppur decentrato un po' in giro per il mondo) e non più a una semplice fase di qualificazione. E la FIFA potrebbe anche stipulare contratti con i network televisivi in modo maggiormente vantaggioso per le varie Federazioni nazionali coinvolte nelle partite di questo turno.
Certo, in realtà non cambierebbe nulla, tranne che la forma. Però, come si sa, molto spesso è proprio la forma a fare il contenuto. Soprattutto in una società come la nostra, retta innanzitutto sull'immagine e sulla comunicazione.

1 commento:

  1. Troppo gentile Diego....e comunque sono Luca e scrivo da Torino...:-)
    P.S. Adesso sai un paio di notizie in piu' su chi posta questi intelligenti (eh,eh...grazie ancora) articoli.
    A Torino c'e' la nebbia ma qualche idea riesce comunque a perforare la compatta coltre grigia che avvolge la citta' del mistero.
    Salutoni:-)

    RispondiElimina