lunedì 30 maggio 2011

champions: il barcellona di guardiola entra nella storia

Di Stefano Cantalupi
(Gazzetta.it - 28 maggio 2011)

Vince il Barcellona perché continua a essere la squadra più forte che esista. Vince il Barcellona perché manda in gol tutto il suo tridente e costruisce almeno un'altra decina di palle-gol. Vince il Barcellona perché contro questa squadra, se te la giochi a viso aperto, torni negli spogliatoi con dignità, ma immancabilmente sconfitto. A Wembley, i marziani di Guardiola fanno loro anche la rivincita della finale del 2009: il Manchester United cede 3-1 e resta fermo a quota tre Champions League/Coppe dei Campioni vinte, mentre i catalani salgono a quattro, agganciando Ajax e Bayern nell'albo d'oro. Di questo passo, Real Madrid, Milan e Liverpool (i club più titolati) se li ritroveranno col fiato sul collo molto presto.
Contrariamente alle previsioni della vigilia, nel Barça che si dispone in campo al fischio d'inizio c'è un'assenza pesante: quella di capitan Puyol (la fascia va a Xavi), che siede in panchina e lascia il posto da terzino sinistro ad Abidal, con Mascherano confermato centrale accanto a Piqué. In attacco, il tridente vede Messi partire centrale e Villa a destra, mentre Pedro è naturalmente sul lato opposto. Grande curiosità c'era sull'altro fronte, quello dei campioni d'Inghilterra: centrocampo infoltito per lo United o coppia di punte Rooney-Hernandez? Ferguson dà subito un segnale chiaro: niente barricate, ad aiutare i centrali di centrocampo Carrick e Giggs ci pensa un Rooney "tuttofare", che parte in posizione leggermente più arretrata rispetto a Chicharito.
L'avvio di gara sembra dare ragione a sir Alex, perché Valdes deve intervenire due volte in uscita fuori dall'area per fermare le volate dei due attaccanti dei Red Devils. Ma esattamente come a Roma 2009, il Barça lentamente entra nel match e prende il sopravvento. Se due anni fa fu il gol di Eto'o a mutare radicalmente il volto della gara, stavolta il cambio d'inerzia avviene in maniera più graduale, a colpi di triangoli stretti che "prendono in mezzo" l'avversario diretto e lanciano gli incursori blaugrana verso Vidic e Ferdinand. Percussioni centrali con allargamento a destra che fruttano due tiri per Villa, obbligano i centrali a un paio di scivolate miracolose e poi, alla lunga, portano al gol di Pedro. Minuto 27: Xavi allarga con l'esterno, la copertura di Vidic è tardiva e Van der Sar non può nulla sulla stoccata dell'1-0. "Adesso nascondono il pallone e gli inglesi non lo vedono più", si comincia a sospettare sulle tribune di Wembley. Invece no. Lo United vacilla, ma regge e pareggia alla prima chance degna di questo nome: Rooney va via sulla destra, duetta prima con Carrick e poi con Giggs, in fuorigioco per pochi centimetri, si presenta davanti a Valdes e lo fulmina con un gran destro. E' l'1-1 che rinfranca il pubblico in maglia rossa, in netta maggioranza, e soprattutto restituisce agli amanti del calcio la possibilità di gustare un secondo tempo più equilibrato. Almeno in teoria.
La ripresa, dopo una fiammata di Rooney, vede però il Barça ripartire in pressione. E se su Alves Van der Sar riesce a chiudere lo specchio, il portiere olandese (all'ultima partita in carriera) non è altrettanto pronto a bloccare il sinistro di Messi, liberato da un appoggio di Iniesta. Nove minuti sul cronometro, 2-1 Barcellona. E il Pallone d'oro fa un altro balzo (non certo da Pulce) nella storia. Stavolta i Blaugrana non accusano il minimo calo di tensione, anzi, continuano a spingere. Van der Sar quasi capitola ancora su una deviazione in area di Messi dopo aver parato un altro tentativo dell'argentino, poi dice di no alle bordate di Xavi e Iniesta. Ma proprio mentre Ferguson si gioca la carta offensiva di Nani al posto di Fabio, arriva il 3-1 del Barça. Nani è difettoso in disimpegno, Ferdinand non esce in tempo dall'area e Villa inventa un destro a giro da favola, che di fatto chiude i conti. Rooney è ammirevole, ci prova e ci riprova fino alla fine, tutto lo United mette in campo l'orgoglio che fa di questa squadra una leggenda del calcio europeo. Ma non basta. Al fischio finale, i giocatori del Barça si abbracciano per la conquista di una Champions League strameritata. E parte la festa catalana: prima con sfottò dalle tribune all'ex detentore Mourinho, poi con la coppa alzata al cielo da Abidal (nella foto in alto) su concessione di capitan Puyol, a due mesi e dieci giorni dall'intervento chirurgico per il tumore al fegato, e infine più in là, per le strade, nella notte di Londra.

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