lunedì 29 giugno 2015

copa america: i quarti di finale e l'eliminazione-shock del brasile

Di Diego Del Pozzo

Dopo un primo turno a gironi tutto nel segno dei padroni di casa del Cile, la Copa America 2015 ha celebrato in questi giorni i quarti di finale, con l'eliminazione-shock del Brasile da parte del Paraguay della giovane stella Derlis Gonzalez e le qualificazioni piuttosto scontate della Roja, del Perù e dell'Argentina.
Derlis Gonzalez decisivo in Brasile - Paraguay 4-5 d. c. r.
Cile - Uruguay 1-0
Nel primo match, la Roja se l'è vista con i campioni uscenti uruguayani, sempre ostici da affrontare in confronti senza domani. In realtà, lo spauracchio celeste non s'è mai dimostrato tale, continuando a pagare oltre il lecito la pur determinante assenza di Luis Suarez per la nota squalifica post-morso-mondiale.
La descrizione perfetta per rendere l'idea di come l'Uruguay abbia deciso di affrontare il Cile allo stadio Nacional di Santiago l'ho sentita durante la telecronaca, inviata tramite Twitter da un telespettatore alla redazione di GazzettaTv: "L'Atletico Madrid del Cholo rispetto all'Uruguay di Tabarez gioca il calcio totale". E, in effetti, è proprio così, perché "El Maestro" ha puntato su 11 uomini dietro la linea della palla, su un atletismo esasperato, sulla "garra" oltre i limiti dell'intimidazione fisica, su una feroce rabbia agonistica e sul continuo ricorso a tanti trucchetti tipici dell'anti-calcio. Da parte sua, il Cile ha dominato la partita ma, per lunghi tratti, s'è fatto bloccare nella palude uruguayana, concedendo addirittura agli avversari anche due-tre insidiose palle-gol nel secondo tempo.
Alla fine, però, seppur con l'Uruguay ridotto in 9 per le espulsioni di Cavani e Fucile (oltre che di Tabarez), è stato giusto che in semifinale ci sia andata la Roja, protesa verso la vittoria per tutto il match. In tal senso, il gol di Isla (migliore in campo) per il decisivo 1-0 a una decina di minuti dalla fine è stato un premio meritato. 
Bolivia - Perù 1-3
Nel secondo quarto di finale, quindi, il Perù ha schiantato la Bolivia ben più di quanto dica il 3-1 finale, grazie a una tripletta di un inarrestabile Paolo Guerrero, "El Barbaro", appena mitigata a pochi minuti dal 90esimo da un rigore trasformato per la Verde da Marcelo Moreno.
S'è mostrato troppo più forte, per la malcapitata Bolivia, questo Perù ottimamente messo in campo dal "Tigre" Gareca (che belli i soprannomi nel calcio sudamericano!), abile e pragmatico nel puntare sulla buona tecnica dei suoi, sulle loro veloci ripartenze e su un notevole atletismo diffuso.
Tra le individualità peruviane, oltre al match-winner Guerrero, mi hanno colpito ancora una volta il poderoso terzino destro Advincula (che io comprerei subito) e l'esperto centrale difensivo Zambrano.
E, in semifinale, i padroni di casa del Cile faranno bene a tenere gli occhi aperti, perché con questo Perù c'è poco da scherzare. 
Argentina - Colombia 5-4 dopo i calci di rigore (0-0)
Dall'altra parte del tabellone dei quarti di finale, invece, tutto sembrava apparecchiato per arrivare a una semifinale "nobile" tra Argentina e Brasile. Ma gli enormi limiti tecnico-tattici e caratteriali dei verdeoro, ulteriormente ingigantiti dall'assenza per squalifica della stella Neymar, hanno avuto la meglio anche sulla volontà degli organizzatori.
La notte prima di Brasile-Paragyuay, però, aveva fatto il suo dovere l'Argentina del "Tata" Martino, qualificatasi alle spese della Colombia in quello che sulla carta era certamente il match clou dei quarti. La corazzata albiceleste, però, aveva comunque dovuto ricorrere ai calci di rigore (in Copa non si giocano i supplementari), dopo che le alchimie tattiche e la difesa a oltranza dei Cafetèros - che tiravano per la prima e unica volta nello specchio della porta addirittura al 67esimo minuto! - e almeno tre fantastiche parate del loro portiere Ospina (più due legni e tante altre occasioni sprecate) avevano impedito che si concretizzasse una superiorità tecnica piuttosto evidente degli argentini.
A tenere in gioco i colombiani, a mio avviso, hanno contribuito anche le cervellotiche scelte di Martino, che ha tenuto in campo oltre il lecito un Aguero evidentemente fuori partita e continua a ignorare il bisogno che la sua squadra ha di un centravanti come Higuaìn, di maggior peso fisico-atletico e, al tempo stesso, ideale per dialogare nello stretto con Leo Messi. Comunque, l'Argentina a tratti ha dato spettacolo e qualora dovesse realmente sbloccarsi in fase realizzativa potrebbe vincere a man bassa la Copa. Ai rigori, un errore del neointerista Murillo e la decisiva trasformazione di Tevez hanno fatto la differenza.  
Brasile - Paraguay 4-5 dopo i calci di rigore (1-1)
Infine, il Paraguay ottimamente allenato da Ramòn Diaz ha superato, con grande merito, il più blasonato Brasile, vincendo soltanto dopo i calci di rigore ma dopo aver dimostrato la propria superiorità già durante i 90 minuti.
La nazionale biancorossa non s'è scomposta, infatti, nemmeno di fronte al vantaggio brasiliano siglato da Robinho e ha continuato a giocare secondo il suo piano tattico, lineare ma efficace, contenendo gli avversari con una certa tranquillità e attaccandoli con costanti e pericolosissime ripartenze. Così, il pareggio giunto nel finale su un giusto calcio di rigore - assegnato per l'ennesimo, assurdo fallo di mano in area di un Thiago Silva in evidente fase calante della carriera; e trasformato con grande freddezza dalla stellina Derlis Gonzalez - è sembrato l'esito quasi logico di quanto si era visto fino a quel momento sul terreno di gioco.
Un Brasile costruito dallo spaesato Dunga con un onesto mestierante tra i pali (Jefferson), un centrocampo a due incapace di costruire gioco, un trio di pallidi trequartisti alle spalle di un centravanti inesistente non poteva, onestamente, puntare a niente di più, soprattutto nel momento che lo ha visto privo del suo unico calciatore di livello mondiale (Neymar). Il Paraguay, invece, ha dimostrato ancora una volta di non mollare mai - già nel match d'esordio aveva rimontato un doppio svantaggio alla corazzata Argentina - ma, soprattutto, ha messo in evidenza un gioco collaudato e con una sua logica, un grande ordine tattico (Diaz si conferma allenatore di rango) e alcuni uomini di notevole interesse, a partire dagli sguscianti e tecnici esterni offensivi Derlis Gonzalez (21 anni, del Basilea, tra le stelle del torneo) ed Edgar Benitez.
In semifinale, dunque, anche l'Argentina - come il Cile contro il Perù, dall'altra parte del tabellone - dovrà affrontare l'impegno col giusto spirito e con grande serietà, perché questa Copa America 2015 ha già dimostrato che le sorprese sono sempre dietro l'angolo.

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