giovedì 29 gennaio 2015

una nuova coppa italia è possibile? perché non facciamo le final eight?

Di Diego Del Pozzo

Ieri pomeriggio, sono intervenuto come ospite telefonico durante il programma calcistico ClubNapoli AllNews in onda sull'emittente locale napoletana Teleclubitalia. L'argomento della puntata era la possibile e, anzi, auspicabile riforma della Coppa Italia, per renderla più appetibile per gli appassionati (come avviene un po' ovunque, nelle nazioni calcisticamente evolute, dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Germania alla Francia) e, magari, anche per porre fine alle sconcezze che si stanno verificando nell'edizione di quest'anno, funestata da ricorrenti errori arbitrali, spesso decisivi, ai danni delle società meno potenti, blasonate e mediaticamente rilevanti.
La più recente è di ieri sera, quando la grande Juventus ha eliminato il piccolo e derelitto Parma soltanto al novantesimo minuto grazie a un gol palesemente irregolare (fuorigioco non fischiato). Ma già negli altri match disputati durante il mese di gennaio avevano potuto godere di favori arbitrali evidentissimi anche Roma e Fiorentina (rigori inesistenti fischiati contro Empoli e Atalanta) e, seppur in misura minore, Inter, Napoli e Milan (opposte a Sampdoria, Udinese e Sassuolo). A un osservatore esterno, completamente neutrale, una tale meccanica ripetizione dell'errore arbitrale a senso unico (sempre a favore delle cosiddette "grandi") potrebbe persino suggerire l'ipotesi paranoica di una regia unica Lega-Rai-Tim (il torneo si chiama Tim Cup ed è la sola esclusiva calcistica Rai di un certo rilievo) finalizzata a ridurre al minimo qualsiasi rischio di non avere tutte le squadre più importanti presenti nelle fasi finali della coppa. Tutto ciò, peraltro, avviene nel quasi totale disinteresse dei mass media e di fronte agli spalti semivuoti di stadi anche prestigiosi come San Siro, l'Olimpico, il San Paolo.
E allora? Che cosa si può fare per rilanciare una competizione che, così com'è, è destinata a una vita ancora più ingloriosa e probabilmente non troppo lunga? Se lo sono chiesto gli amici di ClubNapoli AllNews, i quali dopo aver letto alcune mie considerazioni pubblicate nei giorni scorsi su Facebook hanno avuto la bontà di ospitare il mio intervento telefonico (qui una loro sintesi dal sito web dell'emittente) nel corso della puntata monografica interamente dedicata al tema della riforma della Coppa Italia (per la quale hanno lanciato anche un apposito hashtag: #unanuovacoppaitalia).
La mia idea-provocazione parte da un semplice assunto: se i vertici del calcio italiano vogliono una coppa riservata soltanto alle squadre d'elite, allora perché non ufficializzare tutto ciò con una nuova formula, che però sia capace anche di trasformare il torneo in un evento (cosa che oggi certamente non è), di valorizzare il brand "Coppa Italia" per attrarre più sponsor, catturare più attenzione mediatica e, magari, tornare a riempire gli stadi evitando così gli spettacoli indecorosi di queste settimane? La soluzione per me è molto semplice: il calcio deve copiare dal basket e adottare la formula delle Final Eight. Coppa Italia, dunque, riservata alle prime otto classificate al termine del girone d'andata di Serie A (così, si lotterebbe nei primi mesi della stagione anche per un ottavo o un settimo posto); tabellone tennistico con incroci tra la prima e l'ottava, la seconda e la settima, la terza e la sesta, la quarta e la quinta; partite a eliminazione diretta da disputare in campo neutro; intero torneo da realizzare in una sola città (con i soli quarti di finale divisi tra due località) nella seconda metà di gennaio, fermando la Serie A per una settimana, con partite previste di giovedì (quarti di finale: due in una città, alle ore 15 e alle 19; due in un'altra, alle 17 e alle 21), domenica (le due semifinali, alle 18 e alle 21) e mercoledì (la finale, alle ore 21); copertura mediatica massiccia, con diretta tv di tutti gli incontri, forte presenza sui social network e attività collaterali di vario tipo, diffuse sull'intero territorio della città ospitante (premi, mostre, concerti, incontri con i protagonisti, concorsi on line, iniziative di marketing virale, ecc.); inserti speciali realizzati sui principali quotidiani sportivi nei giorni precedenti; spazio apposito all'interno dell'album Calciatori Panini, con l'azienda modenese che, per esempio, potrebbe presentare proprio in quei giorni e in quel contesto le speciali figurine raffiguranti i protagonisti del girone d'andata di Serie A. In tal modo, il brand inizierebbe ad acquisire valore e il torneo potrebbe recuperare quei connotati di evento che oggi, purtroppo, non ha affatto.
Alle accuse di scarsa democraticità di un torneo impostato in questo modo, potrei rispondere facendo notare che con la formula d'elite almeno non si prenderebbe in giro nessuno e non si farebbero perdere energie preziose a piccole squadre come l'Empoli che, magari, provano a dare tutto nella partita di coppa, vengono umiliate da pessimi arbitraggi ed eliminate e poi pagano dazio nella successiva giornata di campionato, per l'eccessivo dispendio di energie e la rosa non adeguata al doppio impegno rispetto a una società più importante e ricca.
Detto ciò, però, alla mia provocazione mi piacerebbe che si potesse rispondere, invece, con una Coppa Italia completamente agli antipodi rispetto a questa da me immaginata, sul modello della F.A. Cup, con apertura all'intero movimento calcistico nazionale (anche a quello dilettantistico), sorteggio integrale senza nessuna tutela sia dell'avversario che del campo di gioco, partita secca a eliminazione diretta con eventuale replay a campi invertiti in caso di parità, semifinali e finale in campo neutro. Ma questa penso che sia un'utopia. D'altra parte, loro sono inglesi, mentre noi siamo italiani...

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